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Autore: kickingleaves    25/02/2012    0 recensioni
Hermione e Ginny sono all'inizio delle loro vite; immerse nel lavoro ed in matrimoni all'apparenza felici. Ma entrambe hanno una rivelazione da fare.
Genere: Drammatico, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Il trio protagonista, Luna Lovegood
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Sto ricordando, ricordo i tempi di Hogwarts. Mi ricordo di Ron, a letto con quella psicopatica della Brown; ricordo quando mi ha tradita, per mera ripicca.
I ricordi mi fanno male, in questo momento di dolore - lui mi ha tradita, una volta mi ha già tradita. Le lacrime mi salgono agli occhi, ed un vago senso di nausea accompagna il ricordo del mio uomo - di mio marito, per Merlino - con un'altra donna, l'orrore del tradimento subito.
Ho passato la notte da Luna, per una sorta di pigiama party in onore dei vecchi tempi - quando, appena uscite da Hogwarts, non facevamo che stare insieme, prima di trovare un lavoro: io, lei e Gin. Ma sono stata male la mattina, ed è per questo che ho deciso di tornare prima a casa.
Il terrore mi attanaglia alla porta, ma con difficoltà riesco a muovere un paio di passi all'interno. Ed è solo il rumore di questi miei passi, che mi accompagna all'interno, nel silenzio del corridoio di casa.
Mi trema la mano mentre la porto lentamente sulla maniglia della porta di camera mia. Prendo fiato, e la spalanco.
Sospiro sollevata: Ron è lì, davanti a me, ed è solo. Dorme come un bambino. Com'è bello.

Sto ricordando, ricordo i tempi di Hogwarts. Io ed Harry. Mi ricordo quell'estate, quell'estate che l'ho lasciato per un altro; ricordo che è stato allora, che ho iniziato a smettere di provare qualcosa per lui. Mi piaceva il suo arcinemico dei tempi della scuola; rido, ora, al pensiero: quanto deve esser stata dura, per lui, vedermi passare quel mese e mezzo con Malfoy.
L'avevo lasciato dicendogli che la nostra relazione era troppo intensa, che non volevo nulla di serio, e poi eccomi lì, dietro un albero, a pomiciare con un biondino. Rido, rido a voce alta - se mi sentissi dall'esterno, direi che è una risata un po' isterica. È che ho preso la mia decisione: voglio lasciarlo.
Non ho bisogno di lui, non ho bisogno del noiosissimo Harry Potter. È noioso quando fa lo sdolcinato, è noioso quando mi dedica troppe attenzioni, è noioso perfino a letto.
Sì, ho fatto sesso solo con lui - ma la cosa deve essere più interessante di così, ne parlano tutti bene. Ho bisogno di passione. Ho bisogno di fuoco.
Sapeva a cosa andava incontro, lo sapeva fin da quando mi ha chiesto di sposarlo. «Non posso sposarti. Sono innamorata di un altro,» gli avevo detto. «Ginevra, sposami,» aveva insistito. Ha solo colto un mio momento di debolezza, ha solo avuto fortuna.

È il momento di dirglielo.
Appoggio le chiavi sulla cassettiera, accanto alla porta, ed entro nella stanza. Silenziosamente, salgo sul letto, stendendomi accanto a lui. Ho ancora il timore che una biondona possa uscire dal bagno, avvolta in un corto asciugamano, ma non mi lascio prendere troppo dalle mie paranoiche fantasie: Lavanda Brown è stata un milione di anni fa, e lui ha sempre amato me.
«Ron» sussurro, nel suo orecchio, per svegliarlo. Lo vedo dischiudere leggermente gli occhi, e ripiombare immediatamente dopo nel sonno. Sorrido, intenerita.
«Ron!»
«Sì!» scatta lui, risvegliandosi di colpo. «Sono sveglio! Non avevo sentito la sveglia, ma ci sono, sono sveglio, mamma!»
Rido; è adorabile quando si sveglia così.
«Sono io, scemo» lo apostrofo, accarezzandogli una guancia con la punta dell'indice. Non so come ho potuto pensare a lui con un'altra: non mi tradirebbe mai. È mio.
Si guarda intorno qualche istante, spaesato - sono passati undici mesi da quando viviamo qui, ma a volte dimentica ancora che abitiamo nella casa nuova - poi pianta i suoi begli occhi azzurri su di me. Sorride, con dolcezza. «Da quando non mi svegli con un bicchiere d'acqua gelata?» domanda, con un sorriso furbetto. «Da quando ho una notizia da darti.»

Mione, ti prego, dimmi che sei in casa. Ron, ti prego, dimmi che ci sei. Ho lasciato mio marito. Sono qui con una valigia, sulla vostra veranda. Vi prego, apritemi. Vi prego, non lasciatemi sulla soglia di casa vostra, attaccata al campanello.
Vi prego, apritemi, perché questo è il primo posto dove lui verrà a cercarmi. Vi prego, apritemi. Non voglio ritrovarmi a piangere come un'idiota.
«Arrivo!» lo strilla una voce piuttosto lontana; è Hermione. La porta si apre una manciata di secondi dopo ( il che non ha senso, perché nessuno ha mai preso in mano dei secondi ), e prima di vedere lei vedo quel nido di rondini che ha in testa, al posto dei capelli. Ah, no, sono i suoi capelli.
Poi vedo la sua espressione turbata, nel notare i miei occhi rossi di pianto e la valigia che mi accompagna. «Gin?! Cos'è successo?» guarda alle mie spalle, verifica la mancata presenza di Harry. «Entra, entra.»
Eseguo, trascino il piccolo trolley insieme a me. Mi è sempre piaciuta la luce che c'è qui dentro. È confortante, dà un senso di calma e serenità. Ma non mi calma, non oggi.

«L'ho lasciato.» Ho fatto sedere Ginevra al tavolo della cucina, ed ora sta parlando nonsense. Si è tolta la giacca - la sua nuova giacca delle Holyhead Harpies, quella che adora tanto e non smette di indossare - e si è lavata la faccia, ma non sembra in sé. Dice cose sconnesse e senza senso. Non ha lasciato Harry, non può aver lasciato Harry.
Mi fa pena vederla così, voglio aiutarla; ma detesto che sia qui proprio ora, che mi abbia interrotta mentre dicevo a Ron che aspetto un bambino.
E poi non può aver lasciato Harry. Eppure eccola qui, che lo ripete: «l'ho lasciato.» Non ha senso. Erano la coppia perfetta, lui così premuroso, lei così sorridente. «Ma Gin, perché?»
Sarò ingenua, ma a me sembrava davvero andasse tutto bene.
«Io lo amo ancora.»
Non capisco subito cosa intenda. Se lo ama ancora, perché lasciarlo?
Ma c'è una luce nei suoi occhi, uno sguardo che mi fa intendere che non sta parlando di Harry. Me lo ricordo. Quando ha lasciato Draco, lui le ha giurato amore eterno. Quando Harry le ha chiesto di sposarlo, le gli ha detto di essere innamorata di un altro.
Tutto fa clic nella mia testa, ogni pezzo del puzzle si inserisce al posto giusto, e la mia bocca va a formare una piccola "o" di stupore.
«Ma Gin, lui non si sta per sposare?»
Oh, Godric, non riesco neanche ad immaginare quanto Harry possa sentirsi triste e solo in questo momento - e a dire il vero non so perché penso a lui nel momento in cui Ginevra, la mia migliore amica, mi siede di fronte e piange - aiutata dalle mie ultime parole, a quanto pare.
Mi alzo, l'abbraccio. «Avevi promesso che l'avresti dimenticato, Gin. Me l'avevi promesso» le sussurro, scatenando singhiozzi più intensi.
  
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