Scozia, giorno ignoto, ora ignota.
Caro marito,
Scruto silenziosamente l’oceano, mentre, con il mio stesso sangue indegno (come lo definivi tu), ti infliggo codeste, sofferte parole.
Ti scrivo questa ultima lettera.
Ti urlo il mio addio.
Vedila come desideri.
Dall’alto degli scogli più elevati, scelti come miglior teatro di morte, percepisco le voci profonde e cupe degli abissi più neri, confondersi con il mio pianto straziante. Mi chiamano a se. Resisto e scrivo.
Vedo le onde sgretolare, scalfire, distruggere le rocce, molto lentamente, come tu fai sempre con il mio cuore, con il nostro…il mio amore.
Tradendomi.
Ma ti perdono.
Sento il freddo, o meglio, la freddezza con cui fai sempre l’amore con me. Tutte le notti, per salvarti la faccia con i nostri genitori, con Lucius e il signore Oscuro in particolare.
Usandomi.
Ma ti perdono anche per ciò.
Tocco le ferite che mi hai inflitto e ne assaporo il male che secernano.
Disprezzandomi.
Picchiandomi.
Ma per quanto ancora ti ami, e ti possa dannatamente perdonare, non voglio più soffrire, non voglio più illudermi che tu possa provare…realmente…quel sentimento.
Perché non è così.
Non voglio più vivere desiderando il contrario.
Non voglio essere solo un immagine e non voglio darti la sola soddisfazione di essere sempre li, fedele.
Perciò ti dico addio e a mai più rivederci, se non nei sogni, Draco.
Pansy è libera ora.
Pansy Parkinson
Sigillai la lettera con la cera lacca. -Rapida e concisa, non potevo rendere l’idea in modo migliore- pensai sorridendo leggermente, il mio viso tradì un piccolissimo segno di emozione. Mi alzai dalla panchina. Il lungo vestito nero, che portavo quel giorno, oscillò al mio passo veloce verso la macchina. Una BMW nera. Aprì la portiera e appoggiai delicatamente la lettera, legata con un fiocco rosso ad una rosa, sul sedile del guidatore.
L’avrebbero di certo trovata.
-Cosa mancava?-
Portai lo sguardo, con maggior eccitazione, alla mano sinistra. L’anellino all’anulare brillava ai raggi del sole, mi faceva quasi male agli occhi il riflesso. Lo sfilai e misi anche quello al suo posto.
Le voci sentenziate nella mia lettera continuavano a chiamarmi. Mi avvicinai al bordo dello scoglio e una volta fermatami sorrisi a pieno viso.
Non mi intimidiva la morte, volevo solo quello.
Morire e Rinascere.
“Finalmente libera” e mi gettai.