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Autore: _Nica89_    26/02/2012    3 recensioni
Fanfiction già pubblicata sul forum "Elisa di Rivombrosa" sotto il titolo di "Voglia di sognare, la mia Elisa di Rivombrosa", riveduta e corretta. Ambientata sei anni dopo il "famoso" giorno di Natale e l'agguato al conte Ristori. Elisa non è mai partita per Napoli, e la tenuta è ancora gravata dai debiti. Riuscirà a salvare la sua casa?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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“Emilia, finalmente la zia ti ha concesso una pausa nei preparativi del matrimonio?” domandò Martino, vedendo la cugina scendere lo scalone centrale del palazzo.
“Non proprio – lo corresse la ragazza – devo andare a consegnare l’invito a Rebecca” spiegò ancora Emilia, mostrando al ragazzo la busta che teneva in mano.
“Credevo sarebbero stati Angelo e Titta a consegnare gli inviti” replicò Martino incerto.
“Sì, ma avevo promesso a Rebecca di consegnarglielo personalmente. Mi accompagneresti?” domandò la marchesina.
“Se non sono d’intralcio con molto piacere” accettò Martino, posando un bacio sulla guancia della cugina.
“Non ci tratterremo molto, non voglio incontrare il principe di Montesanto” spiegò ancora la ragazza.
“Non sapevo che fosse ospite dai duchi” continuò la conversazione Martino, aiutando la cugina a salire in carrozza.
“Il marito di Rebecca è un vecchio amico di Cristiano” spiegò Emilia, senza spendersi in ulteriori particolari.
“Tuttavia non riesco a capire perché non vuoi incontrare il principe, credevo ti piacesse” continuò il ragazzo, esitando sull’ultima parte della frase.
“Sei geloso?” domandò Emilia.
“Dovrei forse?” rispose a tono Martino, ma fu interrotto prima che potesse aggiungere altro.
“No.  –rispose secca Emilia, per poi continuare - Abbiamo già discusso di quello che è successo. Solo, non so come dovrei comportarmi nel caso lo incontrassimo”.
“Non è detto che il principe sia a palazzo, tutt’al più agiremo in base alla sua condotta” la rassicurò Martino, dando ordine al cocchiere di partire.
 Il breve tragitto in carrozza trascorse tranquillo e ben presto la coppia arrivò a palazzo Contarini, dove venne subito ricevuta dalla  duchessa.
“Emilia è un vero piacere rivederti così presto – esclamò la ragazza, abbracciando l’amica, per poi rivolgersi a Martino – conte Ristori, sono lieta che siate venuto anche voi. Prego, accomodiamoci; desiderate qualcosa da bere?” domandò, infine, la duchessa dopo aver condotto la coppia in un salotto molto luminoso.
“Grazie Rebecca, ma non sarà una visita molto lunga, volevo solo mantenere la mia promessa …” iniziò Emilia, porgendo l’invito all’amica con un sorriso sul volto. La duchessa lesse velocemente l’elegante grafia di Emilia, che annunciava le prossime nozze. Terminato di leggere, la duchessa fissò i suoi occhi smeraldo in quelli dell’amica:
“Allora, l’altro giorno, mi hai mentito quando affermavi di non aspettarti una proposta di matrimonio dal conte Ristori – iniziò seria, per poi allargarsi in un sorriso – sono così felice per te, cara!” esclamò, alzandosi per abbracciare l’amica.
“Congratulazioni anche a voi signor conte” si congratulò Rebecca. In quel momento una cameriera entrò nella stanza; appena la vide Rebecca le si fece incontro, discutendo fittamente con lei per qualche minuto, per poi rivolgersi ai suoi due ospiti.
“Emilia, conte Ristori, devo chiedervi di perdonare la mia assenza per pochi minuti: mio marito è fuori per affari e alcuni contadini richiedono di me” spiegò Rebecca.
“Non preoccupatevi duchessa, capiamo benissimo, se siete impegnata possiamo tornare a Rivombrosa” cercò di rassicurarle Martino, ma la ragazza si oppose:
“Conte Ristori, insisto perché voi e vostra cugina vi intratteniate almeno per il tè, e poi non abbiamo ancora festeggiato la notizia in maniera adeguata”. Martino si scambiò un rapido sguardo con Emilia, prima di accettare.
“Molto bene, torno subito” si congedò la duchessa. I due giovani rimasero soli nel salone.
“Non me la ricordavo così espansiva” commentò a bassa voce Martino.
“Credimi, ho motivo di credere che la tua presenza l’abbia trattenuta” sorrise la cugina, portando una mano sul ginocchio del giovane. I due vennero interrotti dall’ingresso di Cristiano.
“Emilia, sono felice di rivedervi. Ho sentito l’arrivo di una carrozza, e mi era sembrato di riconoscervi, ma temevo di essermi sbagliato - la salutò il principe, portandosi alle labbra la mano che la ragazza gli porgeva – Siete ancora più bella dell’ultima volta che vi ho visto”. Continuò il giovane, esitando nel lasciare la mano della ragazza .
“Vi ringrazio, principe” rispose la marchesina, ritirando la mano. Solo in quel momento Cristiano prestò attenzione al giovane seduto accanto ad Emilia, e si rabbuiò, vedendo la mano di lei ancora appoggiata sulla gamba del cugino.
“Conte Ristori, già di ritorno in Piemonte?” domandò il principe con falsa cortesia.
“Come potete vedere – rispose asciutto il giovane conte, per poi spiegare – ho accompagnato Emilia a fare visita alla sua amica”.
“Capisco, temo che la duchessa Contarini sia dovuta uscire – riprese il principe, per poi rivolgersi nuovamente alla ragazza – Emilia, vorrei parlarvi in privato “.
“Principe, sono certa che anche Martino possa ascoltare quello che avete da dirmi” rispose la marchesina.
“Pochi mesi fa mi chiamavate per nome – le fece notare il principe, sedendosi sul divanetto prima occupato dalla padrona di casa- riguarda il nostro ultimo incontro a Rivombrosa” insistette il ragazzo, alludendo alla convenienza che quegli avvenimenti non fossero resi noti ad altri. Emilia iniziava a sentirsi a disagio dall’insistenza di Cristiano, ma rimase ferma sulle sue posizioni, decidendo di rivelare il vero motivo della visita.
“Come vi ho già detto, Martino conosce della vostra proposta di matrimonio, quindi non vedo ragione di escluderlo dalla conversazione; inoltre dovete sapere che a breve diventerò sua moglie. La mia visita a Rebecca era per annunciarle del mio matrimonio”.
 Cristiano rimase un momento in silenzio, prima di sorridere amaramente.
“Così ho avuto l’onore di conoscere il misterioso cavaliere che già vi faceva battere il cuore – disse il principe, rivolgendosi poi a Martino – Complimenti, conte Ristori, siete riuscito dove io ho fallito”.
“Temo di non capire, principe, anche se mi appare evidente che non vi stiate congratulando per le nostre nozze” rispose Martino infastidito.
“Avete inteso bene – replicò asciutto l’altro – mi domando solo cosa le abbiate promesso per legarla a voi”.
“Cristiano, vi prego …” lo richiamò Emilia, cercando di riportarlo alla ragione.
“No, Emilia. Io mi sono innamorato di voi sin dalla prima volta che vi ho vista scendere dalla carrozza, il giorno dell’agguato; ho cercato in ogni modo di mostrarvi i miei sentimenti, sia a Venezia sia una volta tornati in Piemonte; e voi mi avete illuso col vostro bacio e poi respinto. O forse avrei dovuto aspettarmelo, da una giovane tanto ammirata in società. Scommetto vi divertiate a sedurre e abbandonare i vostri cavalieri” riprese Cristiano, lasciando il suo posto e avvicinandosi alla ragazza.
“Principe, adesso state esagerando” s’intromise Martino, alzandosi dal sofà e avvicinandosi al suo interlocutore.
“Conte Ristori, la vostra fidanzata vi ha forse taciuto qualche aneddoto accaduto in vostra assenza?” domandò il principe, fintamente sorpreso.
“Emilia non mi ha taciuto nulla, ma non trovo corretto che voi usiate un tale avvenimento per farla sentire in colpa”.
“Martino, per favore – lo trattenne Emilia, affiancandosi al cugino – Cristiano ha frainteso un mio momento di debolezza, e di questo me ne scuso” iniziò la ragazza, rivolgendosi prima al cugino e poi al principe.
“Tuttavia, vi avevo già spiegato le ragioni del mio comportamento. Vi avevo già spiegato a cosa era dovuto il bacio, e cosa mi spingeva a rifiutare la vostra proposta. Voglio però rinnovarvi la mia riconoscenza, per come mi avete aiutata a Venezia. Per questo, se vorrete venire a farci visita come un amico sincero, sarò felice di ricevervi”.
“Vi dichiarate mia amica solo per riconoscenza?” domandò Cristiano deluso.
“Questo è quello che mi lega a voi, mi dispiace che non corrisponda alle vostre aspettative, ma non mentirò dicendo che provo per voi un sentimento più forte” rispose sicura la ragazza. Il principe annuì col capo.
“Capisco. In questo caso, permettetemi almeno di farvi gli auguri per le vostre nozze imminenti, e perdonatemi se vi ho disturbata con la mia presenza. Marchesina Radicati, - continuò il principe, portando una mano di Emilia alla bocca per depositarvi un ultimo bacio – conte Ristori siete fortunato ad avere una donna così legata a voi ”.
“Grazie principe” rispose il ragazzo, in direzione dell’altro gentiluomo che presto uscì dalla stanza.
Emilia osservò il principe allontanarsi dal salone sospirando. Martino le porse un bicchiere d’acqua.
“Grazie” mormorò con un filo di voce la ragazza, riportandosi a sedere sul divano.
“Emilia, conte Ristori, non credevo di lasciarvi da soli così a lungo” si scusò Rebecca, tornando dai suoi ospiti.
“Duchessa non vi dovete preoccupare” la rassicurò Martino.
“Rebecca, si è fatto tardi e noi dovremmo tornare a Rivombrosa” iniziò la marchesina.
“Emilia, non siamo riuscite a festeggiare, fermatevi a cena. Sono sicura che a Rivombrosa capiranno”
“Mi dispiace Rebecca, ma i preparativi del matrimonio mi attendono” si giustificò nuovamente la ragazza.
“Allora vi accompagno alla carrozza” si lasciò vincere la duchessa.
Appena la carrozza intraprese la strada del ritorno, Emilia si abbandonò allo schienale, lasciandosi sfuggire un sospiro di sollievo. Subito Martino le si fece vicino, apprensivo:
“Emilia, va tutto bene?” la ragazza annuì.
“Non preoccuparti, solo, non vedo l’ora di arrivare a Rivombrosa e potermi stendere: la conversazione con Cristiano mi ha stancata parecchio” ammise la marchesina.
“Emilia, mi dispiace, non avrei dovuto comportarmi in quel modo”
“Martino, non hai nulla da farti perdonare. –lo rassicurò la cugina, accarezzandogli il volto – tu volevi solo difendermi, inoltre, ho visto come ha cercato di provocare una tua reazione e, sono convinta, avrebbe continuato fino a ottenere ciò che voleva”.
“Questo non giustifica l’aver ceduto alle sue istigazioni”. Emilia prese il volto del cugino tra le mani, e lo obbligò a fissarla negli occhi.
“Martino, credi che ti amerei se tu non fossi anche così impulsivo? “ domandò, posandogli un lieve bacio a fior di labbra. Il cugino biascicò una qualche risposta, ma la ragazza lo zittì nuovamente.
“Sono stanca di parlare di quello che è accaduto con Cristiano …” confidò al cugino, sorridendo sulle labbra del ragazzo, che affamate, tornarono presto a cercare quelle di lei.
  
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