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Autore: shesafeandsound    27/02/2012    10 recensioni
non sempre le persone amano chi pensiamo noi. Non crediamo mai che le cose ci possano sfuggire di mano fino a farci scivolare in basso, perché se hai un cuore selvaggio non sempre l'amore dura.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Chapter 4
 

Come and take a walk on the wild side 
Let me kiss you hard in the pouring rain 
You like your girls insane.Choose your last words 
This is the last time 
Cause you and I, we were born to die 
(born to die- lana del rey)

 


 

Rosalie

 

“Allora è vero che i tuoi partono per due settimane?” mi chiese Liam circondando i miei fianchi con il braccio sinistro e tirandomi a sé.
“si,per 18 giorni! Vanno in Messico e a New York per il venticinquesimo di matrimonio e partono fra 2 giorni!” dissi guardandolo dal basso a causa della mia scarsa altezza. Gli sorrisi e lui mi diede un bacio sulla fronte.
Si alzò un forte vento che fece volare via tutti gli uccelli che si erano radunati nella piazza in cui stavamo passeggiando. C’erano delle mamme che compravano dei gelati ai loro bambini, anziane donne che uscivano dai negozi con carretti pieni di cibo e dei nonni che camminavano con il bastone da una parte, e dall’altra, si tenevano al braccio del loro nipote. Sembrava tutto così perfetto. Mi guardai intorno e mi accorsi di essermi dimenticata di Louis e, immediatamente, divenne tutto più spontaneo.
“prendiamo un caffè?” mi chiese Liam passando davanti ad un bar anni 90.
“si,certo!” risposi sorridendo. Aprii la porta di quell’aristocratico bar, che somigliava più ad una reggia color argento che ha un posto in cui sedersi a giocare a carte.
“buonasera” disse il mio accompagnatore avvicinandosi alla cassa, che stranamente non era bloccata da una fila chilometrica. “due caffè, macchiati?” mi chiesi girandosi verso di me. Io annuii e lui confermò l’ordine. Mi sedetti ad un tavolo qualunque, non importava. Era un tavolo molto bello a vedere e chiunque avesse arredato quel posto avevo molto stile. Sul tavolino rotondo c’era una tovaglia rettangolare che lasciava cadere gli angoli lungo i bordi del mobile, un portatovaglioli ed un piccolo vaso di vetro con dentro una rosa blu. Perfetto. Sistemai la borsa alla sedia per poi vedere avvicinarsi Liam con un vassoio che appoggiò delicatamente vicino alla mia mano.
“Ho preso anche due cornetti,va bene?” mi chiese lui sedendosi. Io non risposi, mi limitai a sorridere.
Aprii una bustina di zucchero e la versai nella tazza di caffè fumante.
“Ti sei fatta molto bella” esclamò Liam avvicinandosi a me con la testa. Non nascosi un sorriso imbarazzato “non è vero, ma grazie” risposi sorseggiando la bevanda.
“Comunque – disse leggendo un messaggio- ti saluta Claudia.”
“oh,risalutala! Che fa tua sorella? Sta con Zayn?” gli chiesi incuriosita. Sua sorella, Claudia, era la mia migliore amica e volevo sapere sempre tutto su di lei.
“un attimo che glielo chiedo!” mi rispose sorridendo per poi poggiare il telefono sul tavolo, dopo aver mandato il messaggio, e dare un mozzico al cornetto.


 


Harry

 

Mi avvicinai alla finestra del bagno ed ammirai il paesaggio. La nostra casa si affacciava proprio sul Tamigi ed osservare il lago mi restituiva calma e tranquillità.
“Che succede?” mi chiese Louis entrando. Mi girai e diedi le spalle al fiume. Lo guardai, indossava una maglia bianca e rossa a righe, il suo solito, dei jeans e delle converse, niente di più normale.
“Tu lo sai che sono bisessuale vero?” gli chiesi abbassando lo sguardo come se mi vergognassi della mia domanda. “Non ti da fastidio che io possa lasciarti qui per andare con un’altra o un altro?” continuai a chiedergli.
Ci fu un istante di gelido silenzio fra noi due, ma poi lui decise di rispondere mantenendo i nervi saldi.
“certo che lo so. Ma ho capito che se voglio stare con te devo lasciarti libero, no? Come dice quel modo di dire? lascialo andare e se ti ama ritornerà, no?” esclamò perdendosi in una risata.
Non capivo veramente come potesse scherzare visto che io, al suo posto, avrei fatto una scenata, mentre lui sapeva di essere il mio fidanzato e si fidava, tutto ciò era magnifico e rassicurante.
“Ma come diamine fai?” dissi alterando il tono della mia voce, e divenni subito irrequieto.
Lui non rispose, si avvicinò lentamente a me, mise due dita sulle mie labbra e poi mi sussurrò all’orecchio destro “smettila di farti tutti questi problemi” esclamò. Prese le mie guancie fra la sua mano e mi guardò negli occhi ma c’era qualcosa nel suo sguardo che diceva “dannazione, baciami!” e così feci.
“andiamo in cucina?” gli chiesi dopo un lungo bacio.
Lui annuì ed oltrepassammo il salone e giungemmo nella stanza dove avevo proposto di andare due minuti prima. Aprii il frigorifero, presi del pancarré e del salame.
Preparai due panini ed uno lo porsi sul tavolo al mio “amico”.
“Non vedo l’ora che i miei partano!” dissi lasciando andare uno sbuffo.  Mi sedetti sullo sgabello posto davanti alla cucina a penisola.
Lui rise per poi addentare il panino che gli avevo preparato  e per un attimo desiderai che quelle fossero le mie labbra.
“Io vengo qui da te, quando i tuoi se ne vanno!” esclamò inghiottendo il boccone.
Mi si illuminarono gli occhi, non potevo chiedere nulla di meglio.
“Certo!” risposi sorridendo. Ok, ero il ragazzo più felice sulla faccia della terra, ma cercai di non darlo troppo a vedere.
Mangiammo il panino discutendo su cosa stesse facendo mia sorella con Liam e di quanto le donne fossero complicate da capire.
“Andiamo a giocare a freccette?” mi chiese pulendosi la bocca con il tovagliolo di carta.
Io non feci in tempo a rispondere che stavo già correndo nel garage. “Io prendo il blu!” urlai dalle scale interne di casa.


 

 

Claudia

 

Guardai Zayn persa nei dettagli del suo viso. Era perfetto.
Stava sudando ed aveva i brividi, si era addormentato da poco e temevo avesse la febbre, così appoggiai le mie labbra sulla sua fronte cercando di non svegliarlo. Era caldo, così mi affrettai a scendere dal letto per prendere la coperta che era stata gettata la sera prima su una sedia vicino l’armadio.
La poggiai delicatamente sul suo corpo ma le sue palpebre si aprirono lentamente mostrando i suoi occhi nocciola. Sorrise a fatica ma fece di tutto per non dimostrarsi debole. Era da un po’ di giorni che non stava tanto bene e da questa mattina aveva i brividi e la febbre alta. Mi stavo preoccupando.
“Ora ti faccio un the!” esclamai stampandogli un bacio sulla guancia. Stavo per scendere dal letto quando mi trattenne per il polso e mi baciò. “Grazie” sussurrò premendo le sue labbra sulle mie.
Mi sistemai un ciocca di capelli castani dietro l’orecchio e poi andai in cucina. Eravamo da soli in casa, il resto della famiglia di Zayn era andata a far visita a un loro parente ma, lui, viste le condizioni, aveva preferito rimanere a casa.
Aprii lo scaffale sopra il lavandino e presi una tazza. Nell’altro mobile presi una bustina di tè e il barattolo di zucchero, misi a riscaldare l’acqua nella tazza ed una volta preparato il tutto lo porta al mio fidanzato.
“Non ci serviva!” mi disse sedendosi sul letto per appoggiarsi alla spalliera.
Gli sorrisi e mi sedetti accanto a lui.
“domani io devo cominciare a studiare per il debito di matematica, quindi non potremo vederci tutti i giorni” dissi con un filo di tristezza nella voce.
“Va bene,tranquilla. Pensa a superare l’anno!” mi disse dandomi un bacio sulla guancia.



 

Harry

 

Era da venti minuti che stavamo giocando, ormai sia io che Louis c’eravamo abituati a quell’aria consumata e all’odore di chiuso e allo stesso tempo di vino che aleggiava in garage da anni, ormai.
“Sei un asso,non è possibile che vinca sempre tu!” esclamai sbuffando per poi stravaccarmi sul divano color pesca con aria sconfitta.
“Sei un perdente” mi rispose ridendo.
Rimasi in silenzio e poi gli lanciai un guanto di sfida: una rivincita.
Mi alzai prontamente dal divano e presi le freccette, questa volta, dell’altro colore, sperando mi portassero fortuna ma, se non hai un certo stile nel tirare, come Louis, la fortuna non serve a nulla.
Cercai di andare il più vicino possibile al centro colorato di giallo,ma il massimo risultato che riuscì ad ottenere era lanciare la freccetta non troppo fuori dal tabellone. Sì, ero negato in questa specie di attività, ma d’altronde non era uno sport e non era neanche uno sport olimpico perciò potevo continuare a vivere felice anche se la mia mira faceva veramente pena.
Dopo due sconfitte imbarazzanti, tornai a sedermi, stavolta, sulla sedia vicino al tavolo. Con una mano sul tavolo e l’altra fra i capelli, la mia delusione nel vedere il mio fidanzato esultare per le sue vittorie era immensa.
Louis si mise seduto su di me e cominciò a baciarmi il collo, amavo quando lo faceva ed ora, era come se, mi stesse consolando.
“non sei capace a fare neanche 10 punti!” disse con aria di sufficienza e superiorità.
“smettila di sfottermi, forse non sono il massimo in questo gioco per bambini ma sai cosa so fare?” dissi ammiccando maliziosamente.
“cosa?” mi chiese avvicinandosi al mio volto.
Feci strusciare le mie labbra sulle sue, erano così calde e facevano sesso solo al pensiero di toccarle, per poi sorridergli. “ so fare ben …”
“Harry? Rosalie? C’è qualcuno a casa?” urlò mia madre dal piano di sopra facendo alzare in piedi Louis e bloccando il mio discorso ammaliante.
“Ci sono io! Rosa è uscita con Liam, io sto in garage con Louis!” strillai urtato, quella donna era capace di rovinare anche il migliore dei momenti.
“Va bene, chiedigli se si vuole fermare a cena!”  dopo aver sentito questa sua ultima frase andai a chiudere la porta che era sempre stata aperta, già sapevo che non serviva una risposta: era scontata, lui si sarebbe fermato come ogni sabato praticamente.
Nessuno nella mia famiglia sapeva che io fossi bi eccetto mia sorella che, speravo, non dicesse nulla. Non volevo essere lo zimbello del mio quartiere.
“Io amo tua madre” esclamò il mio fidanzato ridendo. Feci una smorfia infastidito per poi sentire il calore del fiato di Louis sulla mia bocca. Sentii i suoi denti mordere le mie labbra, così, preso da una voglia di sentire il suo corpo sul mio, feci scivolare le mie mani lungo la sua schiena e strinsi i suoi glutei.



 

Niall

 

Stavo tirando dei pugni al sacco da boxe che si trovava poco distanza dalla zona pesi dalle palestra in cui andavo da un anno, ormai.
Mi si avvicinò Sephora, la mia fidanzata, ancheggiando per poi darmi un bacio sulla guancia.
“è passata un’ora!” mi fece notare sorridendo. Aveva sulle mani la sua giacca di pelle che a breve tornò ad indossare.
“sì, andiamo!” dissi togliendomi i guantoni e gettandoli nella borsa. Mi infilai i jeans sopra i calzoncini e presi il giacchetto dall’attaccapanni. Salutai degli amici che stavano correndo sul tapis roulant mentre altri stavano alla zona pesi.
Salimmo sulla mia macchina e mi misi alla guida. Sephora si stava guardando allo specchio e si stava rifacendo il trucco. La matita nera esaltava i suoi occhi verdi e il rossetto rosso fuoco la sua carnagione chiara.
“speriamo che stasera mia mamma faccia qualcosa di buono per cena, almeno quando ci sei te!”  dissi fermandomi al semaforo rosso.
“ma piantala, cucina da Dio quella donna!” rispose chiudendo lo specchietto e posandolo nella sua borsa insieme ai trucchi.
“tanto ancora non ci sono a casa, quindi possiamo stare da soli per un’oretta, due!”
“perfetto!” esclamò accendendo la radio.  Stava passando la canzone circus di britney spears e ci mettemmo a cantare. Lo facevamo sempre, avevamo entrambi una voce orecchiabile e amavamo cantare.
Arrivammo davanti casa mia, parcheggiai la macchina e la chiusi a chiave. Cercai, fra il mazzo, quella per aprire casa e, dopo aver fatto scattare la serratura, aprii il portone. Accesi la luce ed un salone color panna si illuminò. C’erano mobili bianchi e color vaniglia ovunque: vetrine dove tenevamo foto e bomboniere, due poltrone, un tavolo in vetro ed un acquario che dominava la stanza. “vado a farmi la doccia. Due minuti e torno!” le dissi dandole un bacio a stampo per poi correre su per le scale. Una volta finito di lavarmi, tornai in sala e la presi per mano, gli diedi un bacio sulla guancia e poi salimmo al piano superiore.
 Giungemmo al pianerottolo del secondo piano, dove, proseguendo, c’erano tutte le camere
“sei – dissi fra un bacio e l’altro- bellissima” aprii la porta della mia stanza e, senza staccarmi dalle sue labbra, a tentoni, accesi  la luce.
Lei sorrise ed esternò una dolce risata per poi cominciare a togliermi la felpa. Passo le sue mani sul mio petto, facendole aderire per bene con la mia pelle. Le baciai il collo e lei tirò indietro la faccia assecondando i miei movimenti. La spinsi verso il letto e lei si distese sul materasso coperto da un lenzuolo azzurro e dei cuscini verdi. Nel resto della camera c’era un armadio nero ed una scrivania dello stesso colore con sopra dei quaderni messi là alla rinfusa ed un computer, e poco sopra alla scrivania, c’erano delle mensole dove tenevo libri. Mi prese per il colletto della polo e, delicatamente ma in modo deciso, mi tirò sopra di lei. Le sfilai la maglia verde acqua e le slacciai il reggiseno. Cominciai a baciarle la pancia – soffriva il solletico in quel punto e, come sempre, cercò di trattenere una risata ma alla fine scoppiò a ridere.-
Sentii il portone chiudersi e, impulsivamente, mi tolsi dal corpo di Sephora.
“Mamma io e Sephi stiamo vedendo un film di sopra!” urlai rivestendomi.
“Va bene, ora preparo la cena!”
Intanto la mia fidanzata mi chiese aiuto per allacciarsi il reggiseno, e, mentre la stavo aiutando, ci perdemmo in una risata: sapevamo che non potevamo fare nulla di tutto quello che facevamo ma a noi non interessava e dovevamo sempre nasconderci. Si rimise la maglia e si legò i capelli.

 
 
“Vuoi il caffè?” chiese mia mamma dirigendosi in cucina.”
“No, non mi centra più niente dentro lo stomaco!” rispose la mia ragazza togliendosi il tovagliolo dalle gambe. Ci alzammo e ci spostammo sul divano. Accendemmo la tv e, controllando non ci fosse nessuno,  le baciai il collo, la guancia per poi arrivare alla bocca.
“dai, Niall sai che se ci vedono dopo sono casini! Non complichiamo tutto!” esclamò mostrando il suo lato responsabile.
“ok” risposi quasi deluso, così mi scompigliò il ciuffo e mi rubò un bacio a stampo ritirandosi subito indietro.
Suonò il campanello così mi alzai ed andai ad aprire.
“Niall, come stai?” mi chiese Elvis, il padre di Sephi, con quel suo solito sorriso che incuteva abbastanza timore.
“Bene! Grazie mille!”  risposi cercando di non farci troppo caso.
“C’è Sephora?”
“Si, eccomi papà!” rispose lei stiracchiandosi sul divano.
“Bene, andiamo a casa che è tardi, domani dobbiamo andare dai nonni … vuoi venire anche te?” mi chiese mantenendo quel sorriso inquietante.
“No, li sono andato a trovare da poco” tagliai corto.
“Va bene, allora saluta mamma e papà!” esclamò porgendomi la mano come se fosse  un liceale dei nostri giorni. Gli strinsi la mano, sorrisi a Sephi e chiusi la porta.



*my space
eccomi :3 lo so, è passato tantissimo tempo ma sono viva ed ho aggiornato. ** 
devo dirvi un po' di cose:
Grazie a tutti per tutte le 39 recensioni in 3 capitoli ** per non parlare poi di chi la segue su twitter senza recensire ckxskncjksncfjkdnf siete tantissime e sono contentissima vi stia piacendo.
mi avevate chiesto di scrivere più grande e l'ho fatto, se c'è qualcos'altro che posso cambiare nell'impostazione ditemelo ;)
la prossima volta vi metterò la foto di Rosalie *-*
e quindi nulla,grazie mille ancora. spero che questo capitolo vi piaccia e se così sarà (?) spero di vedere delle recensioni  :3 vi voglio bene 
Noemi

  
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