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Autore: StylesMadCarrot    27/02/2012    1 recensioni
"One band, One dream, One Direction!"
Non ne sono sicuro. Ma domani ne parlerò con i ragazzi. Che bello dirlo. Che bello pensare ad un noi. Siamo già diventati un nucleo. Sappiamo pochissimo l'uno dell'altro, ma è come se ci leggessimo dentro.
Chiudo gli occhi, una bellissima sensazione nello stomaco, come un'attesa per l'immediato futuro.
E' ancora tutto così ignoto, misterioso... Ma sento che funzionerà.
Sì, funzionerà.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Harry

Fanculo. No, non aspettatevi uno di quei "Scusate l'espressione". Non sono in vena. Sono stra-mega-iper scazzato. Non ci posso credere. Avevamo tutto in pugno. Erevamo sicuri che avremmo vinto, non solo noi, ma anche gli stessi giudici! Ma a quanto pare non bastava. Eravamo alla finale, Robbie Williams, poi Torn, ma nulla, ci hanno buttati fuori. Terzi.
Sono qui, ancora in vestito elegante, nel mio camerino, seduto ai piedi della parete, attorniato dai molteplici borsoni miei e di Louis. Quando ci hanno elliminati, Simon se n'è uscito con un bel "Non è finita per questi ragazzi". Cazzate. Usciti dal palco ci siamo divisi, avevamo bisogno di rifelttere, ognuno per conto suo, almeno per un'ora o due. Non so dove se ne sia andato Louis, ma quando sono entrato nel camerino l'ho trovato vuoto e lui non si è ancora fatto vivo. Perciò, mi sono chiuso a chiave. Mia madre ha bussato due volte, ma non le ho risposto. Ha capito tutto e mi ha passato un biglietto sotto la porta dove diceva:

Ti vogliamo bene, qualsiasi ostacolo e fallimento.
Se hai bisogno, la mamma è sempre pronta per te.

Se non fossi stato così triste, avrei sorriso di fronte alla dimostrazione di quanto mia madre mi voglia bene.
Sento un bussare alla porta, ma nessuno si identifica, e io ho la voce rotta e non voglio aprire bocca. Sento dei passi allontanarsi. Chissà chi era. Mi scosto i capelli dal viso e sospiro, tirando su col naso, cercando di trattenermi dallo scoppiare in lacrime come un bambino.
Sento un tonfo sopra la mia testa. Alzo il viso, ma vedo solo il soffitto. Poggio la testa alla parete e chiudo gli occhi. Un altro tonfo. Poi due, tre, quattro... Si avvicinano sempre più... "O sto diventando pazzo e ho le allucinazioni, o sopra di me c'è un qualche mostro alieno pronto ad uccidermi." dico a me stesso.
Toc toc. Sobbalzo. Qualcosa sta bussando, lassù. Faccio per alzarmi e prendo una sedia, cercando il punto dalla quale provenisse il tonfo. I condotti di areazione. Guardo e spaglanco gli occhi. Poggio la sedia sotto la griglia dell'enorme condotto ed allungo le mani per rimuoverla. Spalanco gli occhi.
- Vas Happenin'! - Zayn sbuca la testa fuori dal condotto, ridendo. Io salto giù dalla sedia, preso alla sprovvista. 
- Zayn! Ma che cavolo fai?- dico con la voce rotta. Faccio un colpo di tosse per tornare al mio tono di voce normale. Zayn inizia ad uscire dal condotto, saltando sulla sedia ed infine sul pavimento. - Non rispondevi quando ho bussato, perciò mi sono assicurato che non ti fossi suicidato.- mi dice forzando un sorriso. Non gli credo. E' evidente che anche lui è distrutto per la gara. Indietreggio e torno a sedermi alla parete. Mi metto una mano tra i capelli ed abbasso il volto. Un problema che ho sempre avuto è la facilità con la quale esplodo emotivamenteogni volta che qualcuno a cui tengo mi becca in un momento in cui sono emotivamente vulnerabile. In parole povere, mi viene automatico liberarmi in presenza di qualcuno a cui voglio bene. Zayn si siede accanto a me e mi abbraccia. Poggio la testa sulla sua spalla e scoppio a piangere. Mi sento un vero idiota. Lui mi batte la mano sulla schiena come si fa ai bebè quando piangono e mi stringe, facendomi capire quanto mi sia vicino. Sta in silenzio, vuole che mi sfoghi. Vorrei non essere così egoista, vorrei dargli la stessa possibilità di sfogo che lui mi sta dando, ma non riesco a smettere di singhiozzare. D'altronde, Zayn sta passando il mio stesso momento. E' in questa situazione quanto lo sono io, eppure sembra sopportare tutto. Dopo un po' sento qualche singhiozzo anche da parte sua. Ci consoliamo a vicenda, l'uno nelle lacrime dell'altro. E' la prima volta che mi immedesimo in qualcuno così tanto, che sento con certezza che prova e pensa ciò che provo io. Passano minuti, e alla fine entrambi ci risolleviamo. Ci guardiamo in faccia, ed abbozziamo un sorriso. -Grazie.- sussurro.
- E per cosa?- risponde lui.
- Per essertene fregato della porta chiusa a chiave ed essere entrato qui.- sorrido. - Non avevo capito quanto mi servisse qualcuno.- lui mi risponde sorridendo. Mi alzo e vado ad aprire la porta. Zayn mi raggiunge poco dopo. Mi asciugo le lacrime con la manica della giacca ed esco. Guardo l'orologio appeso alla parete del backstage che segna le 01.22 . Simon era poggiato ad una parete, attorniato da Niall, Louis e Liam.
- Eccovi!- sorride. -Aspettavo solo voi.- io e Zayn ci avviciniamo e Louis mi mette un braccio attorno alle spalle con fare rassicurante. Respiro e guardo Simon interrogativo, senza aprire bocca perchè ho ancora la voce un po' rauca.
- Ragazzi, so che è stato un brutto colpo, credetemi, lo è stato molto anche per me. Capisco come siete abbattuti. Vi chiedo solo un'ultima cosa. Vi voglio domani mattina nel mio studio, alle nove in punto. Penso che non sia il momento di mandare a quel paese tutti i sacrifici e le lotte che avete affrontato. Non dico altro.- poi, con fare ancora più misterioso, si gira e se ne va. Guardo i ragazzi, molto interdetto. Lori ricambiano lo sguardo, dubbiosi quanto me.
- Che cavolo vuol dire?- dice Liam portandosi una mano al collo e guardando in alto.
- Penso che Simon voglia trovarci uno sbocco per avere un'altra possibilità. Per concludere qualcosa, intendo.- ribatte Niall, scostandosi i capelli dalla fronte. Ha gli occhi gonfi, segno che ha pianto anche lui. Ma riconosco nei suoi occhi una leggera scintilla, simbolo dell'enorme speranza che Niall ha sempre avuto, da quando lo conosco. Quella scintilla risveglia in me un piccolo spiraglio di positività. Ci guardiamo e sorridiamo nervosi, poi decidiamo di prendere le nostre cose ed andare ognuno al proprio albergo, dalle nostre famiglie. Le valigie erano già pronte nei camerini, le abbiamo già sistemate questo pomeriggio, prima di venire agli studios. Una luce si spegne. Ci guardiamo intorno.
- Sarà meglio sbrigarsi, prima che ci chiudano quà dentro.- ci dice Louis. Annuisco, e insieme a lui mi precipito al mio camerino per prendere le mie cose. 

Suono il campanello della stanza d'albergo della mia famiglia. Mia madre apre la porta e, alla mia vista, sorride comprensiva e mi stringe in un abbraccio. - Il mio piccolo Hazza.- dice stritolandomi. Faccio un po' di resistenza, e lei legge nel mio sguardo che sono troppo stanco e che voglio andare a dormire. Robin scende a prendere un'altra camera alla reception, poi mi da le chiavi e mi aiuta a posare le valigie. Mi da la buonanotte e chiude la porta. Mi metto il pigiama e sprofondo sul mio letto. Sospiro. Sono contento che mia madre abbia trovato Robin. E' un grande uomo, gli voglio bene come un padre. I miei pensiericontinuano a vagare, dalla famiglia, ai miei amici; da Holmes Chapel a Londra; passando più volte per l'avventura appena vissuta, conclusa in un possibile fallimento. Lascio cadere una lacrima, poi lascio che il sonno si impossessi di me e chiudo gli occhi.

 

*
 

Apro gli occhi e giro il volto di lato al mio letto, cercando di riconoscere la forma di una sveglia o di un orologio tra le figure indefinite che i miei occhi, appannati dal sonno, percepivano. Finalmente trovo l'oggetto della mia ricerca, sulla cassettiera posta di fronte al letto, che mi scaraventa senza pietà alla realtà. Sono le 8.40, tra venti minuti devo essere allo studio di Simon! Precipito giù dal letto e mi fiondo in giro per la stanza alla ricerca di qualcosa on cui coprirmi. Prendo i vestiti che mi sembrano più adatti e accorro fuori dalla stanza.

Eccomi quà. Sono in sala d'attesa con Liam, Zayn, Niall e Louis, in silenzio. Nessuno di noi apre bocca, anche perchè siamo un po' tutti stanchi, reduci da una notte passata in gran parte in bianco. Ho lasciato un biglietto sotto la porta di mia mamma, avvisandola del mio appuntamento, promettendole che l'avrei chiamata. Louis sorride mangiando una carota come colazione, Niall ride guardandolo, Zayn parla al telefono e Liam guarda il soffitto con un'espressione ansiosa sul volto. Lo capisco bene. 
D'altronde ha ragione, siamo a due metri dalla porta che potrebbe segnare l'inizio della nostra carriera, o che potrebbe spedirci dritti a casa. Cosa succederà? Che ne sarà di noi dopo XFactor? Una nube di domande mi gira per la testa, tanto che sono costretto a chiudere gli occhi per evitare di urlare. 
- One Direction, il signor Cowell vi attende.- ci dice una signorina vestita di nero. Ci affrettiamo ad attraversare la soglia, dove troviamo Simon seduto all'altro lato di una scrivania, sfogliando dei fogli, insieme a due tizi di cui ignoro il nome. Ci sono cinque sedie poste davanti alla scrivania, perciò io e gli altri prendiamo posto. Ci guarda con fare misterioso, cosa oramai alla qale eravamo abituati. Ci avviciniamo a lui. Non so che aspettarmi. Simon è stato chiaro sin dall'inizio: avrebbe firmato solo il contratto del vincitore. Eppure sembrava che ci volesse dare un'altra chance...
- Buongiorno ragazzi. Siete qui perchè volevo parlarvi. Accomodatevi. Bene, sapete di essere in rischio. Sapete che là fuori c'è una strada per nulla facile, piena di ostacoli insormontabili. Ci vuole impegno per affrontare tutto questo. Avete partecipato ad XFactor perchè volete raggiungere il vostro sogno: la musica. Lo accetto. Ma ho messo in chiaro sin dalle vostre audizioni che ci sarebbe stato molto su cui lavorare. Siete giovani, forse anche troppo per poter reggere il peso della celebrità.- trattengo il respiro. Mi viene da urlargli in faccia. Perchè ogni volta che Simon fa un discorso non si capisce mai dove vuole arrivare? Il nervosismo mi assale. -Ma.. La Sony vi prenderà in mattinata.-

  
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