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Autore: irytvb    28/02/2012    2 recensioni
Dal testo:
Un agente della CIA alla disperata ricerca di un persona del suo passato. Una donna che forse può aiutarlo, ma che non parla, non senza che le sue condizioni vengano rispettate.
E le sue condizioni pretendono una storia, la storia dell'agente Hummel.
"Ho una proposta." Disse d' un tratto Santana. "La mia storia per la sua."
Una storia che coinvolge un ragazzo di strada, un italiano davvero singolare...
"Blaine," Disse un altro ragazzo, rivolto a quello con cui stava parlando, "cosa...?"
"Faccio amicizia, Thad. Non avevamo parlato di buone maniere?"
Risero tutti, tranne l'italiano, quello che si chiamava Blaine.
Lui continuava a fissarmi.
"Tira fuori tutti i soldi che hai. E bada che siano tutti, non mi piace che mi si prenda in giro."
Una storia d'amore nata nella confusione di un epoca che non permetteva nessun altro sentimento oltre la paura per la propria vita, in un millenovecento disseminato di stragi che la polizia sceglieva di non vedere.
"Quindi," disse Santana, quando Kurt terminò di raccontare, "è per questo? Lo stai cercando ancora?"
**
E' una storia un po' particolare, e sinceramente non so se piacerà, ma è il mio regalo di compleanno per me stessa, quindi ... :)
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Santana Lopez, Un po' tutti | Coppie: Blaine/Kurt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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I will never say goodbye to you

2.  Oh, simple thing, where have you gone?

"A volte
 la vita è una prova troppo grande da affrontare,
 ci sono infiniti mondi da scoprire,
 infiniti modi di farlo,
infinite esperienze che ci segnano,
spesso irrimediabilmente."
                    
                                                        Anonimo

Le scarpe eleganti cliccavano con determinazione sul parquet, indicando la fretta del loro biondo proprietario.
Sam Evans aveva una notizia importante da riferire.
Una notizia che valeva una vita o una morte.
Le calzature cigolarono appena, indicando quanto recentemente erano state comprate, mentre saliva le lunghe scale a pioli.
Non si fermò a parlare con Rachel, nè la salutò.
Imboccò il lungo corridoio di pietra, che portava  ad una porta di legno massiccio.
Lì, finalmente, Sam si fermò.
Prese un respiro profondo e bussò tre volte.
Il suono del legno che incontrava la sua mano sembrò assordante, nella quiete che avvolgeva la casa, ma prima che le vibrazioni si quietassero sentì un debole "entra" proveniente dall'altro lato del legno.
Sam aprì la porta, e sospirò internamente nel sentire sul suo corpo il calore del fuoco scoppiettante nel camino, unica fonte di luce della camera, eccezion fatta per due candele poste sulla scrivania color castagna.
"Evans." Lo salutò l' occupante della poltrona, un ghigno soddisfatto che gli abbelliva le labbra sottili.
"St. James." Sam lo guardò, gli occhi scuri fissi sul volto dell'uomo.
"Come mai qui? Ti manda Anderson?"
"Si. Riferisce che ha tolto di mezzo Abrams. Mi ha mandato a verificare che lei rispetti la sua parte dell'accordo."
"Ma certo, lo farò. E Puckerman anche, non è vero?" Chiese St.James, e solo in quel momento Sam si avvide del ragazzo appoggiato contro il muro, semi mimetizzato tra le tende rosse.
"Ovviamente." Rispose questi, prima di inarcare un sopracciglio. "Doveva venire Anderson in persona, però. Perchè a mandato te?"
"Perchè aveva altri affari di cui occuparsi al momento."
"Capisco. Vuole sedersi con noi, signor Evans? Abbiamo sigari di prima qualità. E una conversazione altrettanto interessante." Disse Jessie St. James,  e Sam si ritrovò obbligato a sedere sulla poltrona di fronte alla sua.
"Stavamo parlando proprio di lei e Anderson, sa? Discutendo sulla sua storia, in particolare."
Il biondo si irrigidì impercettibilmente. "Davvero?"
"Si. Ci sono molte voci che circolano, e più della metà la mettono in cattiva luce."
"Ne sono consapevole. Ma non mi interessa cosa si dice in giro. Nè interessa al mio capo."
"Eppure, noi siamo umani. E maledettamente curiosi. E Puckerman sembra così smanioso nel credere a ciò che si dice in giro..."
Sam si alzò dalla poltrona, la mascella serrata. " Credete ciò che volete. Lo fanno tutti, anche se la verità è stata loro gridata in faccia. Non farebbe differenza la mia versione."
"Quindi non neghi le voci? Eri davvero una puttana?" Chiese Puckerman, il riso che gli arricciava le labbra. " E Anderson, sapendolo, ti ha preso come suo secondo lo stesso?"
"Oh, quelle sono le voci che girano su di me? Pensavo che la puttana fossi tu, sai?" Disse Sam, gli occhi che mandavano bagliori. "Si parla molto della vostra amicizia, se così si può definire." Disse ancora, prima di girare sui tacchi e uscire dalla stanza, sentendo la risata di St. James che lo seguiva fino all'ingresso.

Blaine Anderson era semisdraiato sulla scrivania, la sigaretta tra l'indice ed il medio e la testa da tutt'altra parte.
La memoria si divertiva a rincorrere due occhi che non sempre erano celesti, mentre rivangava il passato.
La finestra davanti a lui si apriva sulla città illuminata, che sembrava lottare nel respingere le tenebre della notte che aleggiavano appena sopra i lampioni e i cartelloni pubblicitari.
Sentiva il rombo dei motori delle macchine, che a volte sovrastavano persino il rumore dei suoi pensieri, e non poteva fare a meno di amare la città un po' di più.
E odiarla altrettanto ferocemente.
Là, in qualche stradina sperduta, in qualche casa o ufficio c'era Kurt.
Il suo Kurt.
Lo stesso Kurt che cercava da anni, da cui era stato strappato fin troppo bruscamente.
Lo stesso Kurt che sognava ogni notte, lui, i suoi occhi, le sue labbra e quel corpo che probabilmente era cambiato fin troppo negli anni in cui erano stati separati.
Quel corpo che avrebbe voluto adorare di nuovo, con più lentezza in modo da imprimerlo nella mente in vista di un altra separazione.
A volte Blaine sentiva le dita tremargli, tanto intenso era il suo desiderio di stringerle quella pelle candida tra le mani, di appropriarsi di quelle labbra piene e di rubargli il respiro un altra volta.
Lo stava cercando.
Lo stava cercando in ogni anfratto, in oni stradina ed in ogni casa o palazzo dello stato, ma di lui nessuna traccia.
Era come sparito, volatilizzato.
Ma Blaine non si sarebbe arreso.
Blaine lo avrebbe trovato.
Lui aveva sempre tutto ciò che voleva. Tutto
____________________________________________________________________________
 
Blaine aveva raramente il fiato mozzato.
Sedici anni vissuti per le strade della capitale d'America cambiavano la vita di qualcuno, e ormai era talmente abituato a scappare da pattuglie e agenti che non aveva più nemmeno il fiatone.
Ma lui... Kurt gli mozzava il respiro.
Dalla prima volta che l'aveva visto, con quegli occhi persi in qualche strana storia che Blaine poteva soltanto desiderare di poter leggere, ricordare in un libro che ormai non possedeva più...
Voleva soltanto afferrare una parte di lui, voleva tenerla con sè, possederla in modo che nessun altro l'avesse... Poco importava che parte fosse.
Potevano essere le spalle, o quelle mani delicate e sempre morbidissime...
Gli piaceva insegnargli a combattere, lo faceva sentire in qualche modo potente sapere che se solo avesse voluto, se solo avesse usato un po' più di forza in un pugno, gli avrebbe fatto male.
E lo faceva sentire ancora meglio sapere che non desiderava farlo.
Per la prima volta nella sua vita non voleva fare male ad un altro.
Per la prima volta qualcuno gli importava davvero, ed era un sollievo, perchè Blaine aveva iniziato a pensare di essere diventato come un ghiacciolo, uno di quelli che aveva sempre voluto da piccolo e che la madre non era mai riuscita a comprargli per mancanza di fondi.
A otto anni Blaine se l' era preso da solo il ghiacciolo, rubando la borsetta di una signora con dei bellissimi guanti di pelle.
Si era diretto verso il carretto del gelatiere, con un sorriso enorme e aveva proclamato con voce solenne di volere un ghiacciolo al limone.
Era stato il suo primo furto, e per qualche ragione aveva pensato che il gusto di quel gelato fosse ancora più buono per quanto aveva sudato per ottenerlo.
Ma ora...
Ora Kurt era davanti a lui, sul ring, il petto che gli si abbassava e rialzava velocemente, mentre ansimava, parando i pugni che lui gli tirava.
Per qualche ragione Blaine trovava assolutamente affascinante il respiro che rotolava fuori dalle sue labbra socchiuse, trovava dannatamente intrigante lo sguardo frsustrato che Kurt gli stava rivolgendo con quegli occhi blu che l' avevano incantanto più volte di quante potesse contarne.
La camicia bianca, già aderente normalmente, in quel momento era attaccata al corpo di Kurt come una seconda pelle, mentre le maniche rimboccate offrivano a Blaine la vista degli avambracci pallidi dell'altro.
Aveva la pelle pallida perchè essa non era mai stata toccata dal sole bruciante che aveva colpito quella di Blaine mentre lavorava chino sui mattoni che doveva cementare, per costruire la casa di altri.
Una pelle praticamente proibita a Blaine, eppure eccola là, a pochi centimetri.
Se solo avesse voluto sarebbe stata sua.
Quel pensiero inebriava i sensi di Blaine come poche cose avevano fatto prima.
Come la cocaina che aveva sniffato soltanto per il gusto di sperimentare qualcosa di nuovo, mentre la trasportava da un quartiere all'altro della città, attento a non farsi scoprire da nessuno.
Come gli ultimi sorrisi che la  madre gli aveva rivolto, rari e preziosi, prima che la tubercolosi se la portasse via e Blaine si trovasse solo al mondo.
Solo con la sua strada, aveva pensato prima. Solo e basta, pensava adesso, dopo aver conosciuto Kurt.
Quel senso di potere che mandava i brividi lungo la sua schiena, simile all'adrenalina che provava correndo via, veloce, più veloce di tutti, nascondendosi in luoghi che pochissimi conoscevano e che invece a lui erano famigliari, quel senso che lo rendeva tanto imprudente, tanto stupido, da avvicinarsi ancor di più all'altro.
Perchè, benchè Kurt non lo sapesse, quella carne pallida era sua, quella voce alta e quegli occhi cerulei erano di sua proprietà.
Il rivolo di sudore che scendeva dalla tempia destra di Kurt? Suo. L' aveva fatto lui, lui e lui.
Quel ragazzo che aveva salvato dagli altri e principalmente dal Blaine arrogante che avrebbe voluto la sua vita, apparteneva a lui, al Blaine che provava sentimenti così travolgenti da non capire più niente, da non sapere più nemmeno se il suo cuore battesse ancora o no.
Ed era proprio questa la poesia, il tormento di un ossessione che Blaine già amava quasi se non più di sè stesso.
Quel senso di possessività e aggressività che faceva uscire la parte peggiore di lui, la gelosia che qualcun altro potesse portargli via Kurt, che soltanto potesse toccarlo o vederlo come faceva lui lo annientava.
Quei sentimenti che insieme erano il suo incubo più grande ed il suo desiderio più bruciante.
Ed in quel momento come bruciava quel desiderio! Quella voglia di prendere Kurt per le spalle e renderlo partecipe del fatto che ormai era già stato rivendicato da qualcuno, che non poteva farci niente, soltanto restituire in egual misura quei sentimenti, perchè no, non si accettavano scambi o rimborsi.
Sentiva le vene ardergli, sentiva la testa girargli in un vortice di esaltazione che sfiorava la follia, una follia talmente coinvolgente che semplicemente non poteva spiegare a parole.
Kurt era suo, suo, suo e suo.
Non c'era niente che l'altro ragazzo potesse fare per smentirlo o combattere quel dato di fatto.
Blaine era pazzo, non c'era nessun altra spiegazione, ormai non ragionava più.
Il ragazzo calmo e freddo dove era finito? Che fine aveva fatto il ragazzo flemmatico con la sigaretta all'angolo della bocca?
Era sparito, e al suo posto c'era questa....questa.... come poteva definirsi, Blaine? Si sentiva un animale, desideroso di strappare ciò che era suo dalle mani di qualche invisibile nemico.
E forse era proprio quella la parte più bella, quella più esaltante; che per provare questo sentimento bisognasse essere delle bestie, prive di razioncino? In quel momento Blaine sentiva di poter saltare da un grattacielo e rimanere illeso.
Kurt era suo, suo e basta, pensava Blaine, mentre gli prendeva il viso tra le mani, e senza nessun avviso, senza nessuna logica, lo baciava.
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"Blaine?" Chiamò Sam quasi timidamente, entrando nel suo studio.
"Oh, sei già qui?" Chiese questi sorpreso, distogliendo lo sguardo dalla finestra e dai suoi ricordi.
"Si. Blaine, lo sanno."
"Cosa, Sam?" Chiese lui, più freddamente del necessario, mentre malediva qualunque cosa e chiunque gli passasse in testa. Non potevano sapere. Come potevano? Era stato attento.
"Di me. Del fatto che-" Sam arrossì. "Del fatto che mi hai raccolto sulla strada."
"Oh. " Blaine battè le palpebre, stupito.
Aveva pensato subito al peggio.
"Sam, l'importante è che tu non l' abbia confermato."
"No, non l' ho fatto, ma-"
"Niente ma. Rimarrà una voce, e d'ora in poi andrò io agli incontri con St.James e Puckerman."
"Hanno detto anche che faranno la loro parte. "
"Ottimo.  Ma adesso dovresti farmi un altra piccola commissione. Ricordi Santana Lopez?"
"Si."
"La voglio fuori dai giochi. Lei, Brittany e chiunque altro sapesse del nascondiglio di Artie. Chiaro?"
"Certo, consideralo fatto." Disse, avviandosi verso la porta.
Poi si fermò, come ripensandoci.
"Blaine, io... devo chiedertelo. Sto rischiando la vita insieme a te e, merito di saperlo, non credi?" Chiese Sam. "Perchè stiamo cercando Finn Hudson, il commissario della polizia di Chicago? La Sylvester ci aveva fatto promettere di non toccarlo. "
Blaine sorrise ampliamente. "Ha informazioni che mi interessano."
"Sulla cosa che stai cercando?"
"No, Sam. Su chi sto cercando, non su cosa."

^il mio angoletto^
sono assolutamente imperdonabile per il ritardo, lo so!
e sono mortificata, infatti mi sono promessa che ogni venerdì pomeriggio posterò in modo assolutamente puntuale.
...spero....
Coooomunque,  che ne dite? vi piace? lo odiate come il finale di glee della scorsa settimana? -> Quiiiiiiiin! non si leggono gli sms mentre si guida!
Ugh. scusate il piccolo sclero, ma sono rimasta scioccata dalla puntata!
grazie a tutti quelli che hanno  recensito e che recensiranno, a quelli che mi hanno messo tra le preferite, o seguite\ricordate
fatemi sapere cosa ne pensate! in regalo un piccolo Blaine Anderson tutto per voi!
  
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