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Autore: shotmedown    28/02/2012    2 recensioni
No, lei non ci credeva più. Inutile negarlo, c'era qualcosa che non andava nella sua vita, e non poteva far altro che crogiolarsi nella sua ignoranza; un giorno, forse, qualcuno le avrebbe fatto capire quanto contasse, e le avrebbe donato un mondo fatto di sicurezza e passione, ma per ora, si limitava a partire, ad andare lontano. Boston le stava stretta, Montréal era la libertà.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cinque amici e un paio di chitarre.'
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Ci sono storie che quando le racconti si consumano.
Altre storie invece, consumano te
Chuck Palahniuk, Cavie













Detestavo il fatto di dover rendere conto delle mie azioni a persone che non avrebbero dovuto interferire così tanto nella mia vita. Adoravo i miei genitori, ma il fatto che mi stessero facendo un vero e proprio terzo grado per sapere tutto di Pierre e del nostro rapporto, mi stava facendo innervosire. Mi lasciai cadere sulla sedia, tempestata dalle domande di mia madre a proposito del fatto che si trovasse qui proprio alle otto del mattino. Erano passati due giorni e non accennava a darmi un attimo di tregua. E come se non bastasse, aveva iniziato a mettere in mezzo anche Leah, che, però, decisi di lasciar fuori. Quella sera mio padre era uscito, per fare un giro nei dintorni e incontrare qualche amico che da tempo abitava lì. Io e mia madre eravamo rimaste sole, ma a mio favore stava il fatto che ormai si fosse decisa a smetterla di torturarmi. Iniziai a preparare la cena, conscia del fatto che quella sera avremmo avuto David come ospite. Non poteva capitare momento peggiore per invitarlo. Quando arrivò, il tocco della sua mano fu come rigenerante. Si presentò a mia madre, la quale lo scrutò da cima a fondo, alla ricerca di probabili tatuaggi. Non trovando nulla, sorrise al ragazzo, e lo esortò ad accomodarsi. 
<< Ah, amico di quello. >> Disse, acida. David aveva appena smesso di raccontare della band, quando mia madre sembrò man mano cambiare opinione sul suo conto. Possibile detestasse tutti i musicisti? Il bassista, per riparare al danno appena fatto, si alzò dalla sedia e si diresse verso lo stereo del salotto. Mi chiese dove avessi messo Steve Ray Vaughan. Quando glielo consegnai, lo inserì e invitò mia madre a ballare. Il mio sguardo interdetto diede possibilità a David di capire che non ero ancora riuscita a comprendere dove volesse arrivare. A cosa, precisamente, volesse tendere.
<< Vede, signora, la musica è una gran cosa. Non si sente più rilassata? >> Mia madre distolse lo sguardo, divagando.
<< Be', forse. Ma non la vostra. Samantha è diventata tremendamente ribelle ascoltando quella stupida canzone... Me...Me qualcosa. >>
<< Me against the world? >> Domandò lui, sorridendo.
<< Esatto. >>
<< Ma le ha dato la spinta necessaria a scrivere articoli che le hanno portato i soldi necessari a cominciare una propria vita. >>  
<< Lei deve frequentare un bravo ragazzo, che le dia tutto ciò di cui ha bisogno. >> Fui sul punto di intervenire, ma Dave mi bloccò con un gesto della mano, continuando a muoversi lentamente con mia madre. 
<< Pierre è una persona grandiosa. E la ama. Non crede sia abbastanza? >> Rimasi profondamente colpita da quelle parole. Sentii una sensazione strana allo stomaco, quasi fosse invaso da qualcosa di anomalo...
<< Chi le dice che la sua non è altro che attrazione momentanea? Mai fidarsi dei tatuati. >> 
<< Oh, andiamo. Vuole davvero condannarlo per questo? Sono tre anni che si strugge per timore di rovinare la vita di sua figlia, quindi la sua non è una semplice fiammella. E poi non mi dica che non è mai stata attratta da una rockstar. >> Il volto paonazzo di mia madre la disse lunga sul suo passato. E io sapevo bene che mio padre non era stato il suo primo, vero amore. Lei parve dare ascolto a queste parole, così David continuò a parlarle, incurante del fatto che avessero bussato alla porta. Andai ad aprire, trovandomi davanti Pierre, preoccupato. Si guardò intorno sospettoso, e quando vide David e mia madre in salotto fu sul punto di andarsene. Lo trascinai dentro, e chiusi silenziosamente. Restò ad ascoltare il suo amico, intento a persuadere la donna al suo fianco. Nel vedere che lei aveva ormai quasi ceduto, sorrise, abbracciandomi.
<< Perché porti una camicia in piena estate? >> Gli chiesi, notando che stesse morendo di caldo. Guardò in direzione dei due, accennando un semplice sorrisetto complice. Quando la canzone terminò, e mia madre si fu accorta della presenza del ragazzo, calò un silenzio preoccupante. Lasciai perdere ogni speranza di vedere mia madre accettare una mia scelta e sospirai, arresa.
<< Bene, Pierre. Voglio concederti... >> I miei occhi si illuminarono. Prima che potesse concludere, mio padre fece irruzione nell'appartamento, facendo sobbalzare tutti. Stretta in un pugno, aveva una rivista, arrotolata su se stessa.
<< Tu! >> Gridò, indicando Pierre e avvicinandosi pericolosamente al cantante. Questi arretrò, terrorizzato, ma io, mia madre e Dave ci spingemmo verso l'anziano uomo. << Sta' lontano da mia figlia! >>
<< Papà! Smettila! >> Urlai, trattenendolo per un braccio.
<< Santo cielo, John! Che ti è preso? >> Gli occhi di mio padre ardevano. C'era odio e preoccupazione nella sua voce.
<< Che mi è preso?! >> Strepitò, fermandosi. Pierre non si era calmato ancora. << Ecco cosa mi è preso! >> Sfogliò velocemente la rivista e puntò un articolo verso di noi: c'erano foto di Pierre e Lachelle di qualche mese prima, e una foto di lei ora, incinta. Impallidii e arretrai, urtando contro il tavolo. Era finita.
<< Avevi intenzione di mettere incinta anche lei e poi lasciarla? >> Imprecò, alzando la voce ancora di più. Non potevo giustificare una cosa simile, non avrebbe capito.
<< Pierre, è vero? >> Chiese mia madre, quasi inorridita. << E pensare che stavo per concederti... >> Scosse il capo, disgustata.
<< Signori Gordon, ero venuto qui proprio per parlarvi di questo. >> Intervenne Pierre, finalmente ripresosi.
<< Oh mio Dio, sei già incinta? >>
<< No! >> Inveii, portandomi istintivamente una mano sul grembo. Dopo un attimo di esitazione, i miei genitori tornarono a fissare Pierre in modo maniacale. Ci sedemmo tutti intorno al tavolo della cucina, cercando di tenere Pierre ad una distanza di sicurezza da mio padre, pronto ad esplodere in un atto di violenza non appena Pierre gliene avesse data l'occasione. Con calma, mi rivolsi al ragazzo, invitandolo a parlare. Infondo, era venuto per discutere con me, e in quel momento ascoltarlo era l'unica cosa giusta da fare.
<< Io e Lachelle ci siamo lasciati prima che io scoprissi che lei fosse incinta, >> iniziò a spiegare << e quando sono venuto a saperlo ho subito preso posizione. Devo essere un buon padre. Ma... >> Si fermò, e iniziò a guardarmi. << Ma io...io amo lei, e non potrebbe essere altrimenti. >> Sentii un groppo in gola, e un senso di beatitudine immensa. << La mia fidanzata... >>
<< Fidanzata? >> Lo interruppe mio padre.
<< Sì. Dicevo, la mia fidanzata sa di tutta questa storia. >>
<< E la accetta di buon grado? >> Chiese mia madre.
<< Ci siamo lasciati sei mesi fa, credo un'idea se la sia fatta. >> Spiegò, spazientito. Gli strinsi una mano per infondergli coraggio, ma in cambio ricevetti uno sguardo fulminante di mio padre. << Lei non vuole stare con qualcuno che non la ami. >>
<< Quindi mi stai dicendo che farai da padre al bambino ma starai con Samantha? >> Domandò. Pierre annuì, sorridendomi. Sarei stata immensamente felice, se non fosse stato per il fatto che mio padre si era lentamente alzato dalla sedia, sferrando due pugni sul tavolo e facendo tremare il pavimento. Sollevò lo sguardo verso il ragazzo al mio fianco e con un'imprecazione simile ad un ruggito, gridò: << CHE COSA?! >> 


Scusate l'attesa, ma questo è il secondo quadrimestre. SECONDO QUADRIMESTRE. Nel mio vocabolario è sinonimo di morte. Spero di poter continuare la settimana della gita a Barcellona D:
Lisa. 
  
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