Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
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Autore: Sibilla Delfica    28/02/2012    1 recensioni
Nel mio mondo esistevano tre regole importanti: la prima era, mai cedere alla tentazione, come se non l'avessi già fatto, la seconda diceva di non lasciarsi trasportare dalla passione carnale per una persona e terza mai avere rapporti con gli umani.
Naturalmente accompagnate da quelle più ovvie non uccidere e non rivelare la propria vera natura agli umani.
Non sono umano.
Sono un Angelo, la creatura più bella che esista nel intero universo, io sono la tentazione vivente per ogni umana esistente sulla terra.
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ambra davanti a me sorrideva, perché sorrideva? Bryan era in pericolo e io sulla Terra non potevo combinare nulla, perché ce ne eravamo andate? Io dovevo restare, io dovevo aiutare il mio Angelo, la mia unica ragione di vita. 

Non era un illusione, lui era tutto ciò che avevo di prezioso al mondo e nessuno me lo avrebbe portato via, anche se quel qualcuno era il Signore onnipotente con tutta la schiera angelica al seguito. Intanto mi ero alzata e guardavo sospettosa quel sorriso, era di comprensione, di compassione oppure era un sorriso di cui allarmarsi? 
-Giada ora ti devi riprendere, devi far finta che non sia successo nulla, io in realtà non avevo il permesso di fare ciò che ho fatto, ho agito in questo modo solo perché mi sembrava giusto che avessi qualche spiegazione, ora però devo attendere ordini da Paride, non posso più disubbidire- quel sorriso quindi era soltanto una finzione, doveva dare l'impressione che non fosse successo nulla. 
-Capisco, ma io come faccio ad aspettare così senza poter fare niente, mi sento inutile- dissi disperata e con le lacrime che continuavano a scendere senza sosta.
-Ambra io lo devo aiutare- urlai, torturandomi le mani.
-Giada- disse prendendo le mie mani fra le sue -Evita di farti prendere dal panico, devi restare calma- facile per lei dirlo, avrei potuto non rivedere mai più Bryan, mai più! 
Forse però... Dovevo solo resistere poco tempo... 
Riuscii a racimolare quel tanto di calma che mi serviva per ingannarla. 
-Ambra hai ragione devo restare calma e tutto si risolverà- non sapevo mentire proprio bene, ma speravo almeno di essere stata convincente. 
-Brava...Vedi che non è poi così difficile come sembra trovare la calma... Adesso ti accompagno a casa e rimarrò lì con te a farti compagnia, che ne dici?- No! Se si fosse fermata a casa mia il mio piano sarebbe andato in pezzi e con esso tutte le mie speranze. Ora cosa mi potevo inventare?
-Ambra non ti preoccupare per me, vado a casa da sola e poi ho proprio bisogno di un po' di solitudine per pensare, grazie per la tua disponibilità- speriamo che si sarebbe bevuta questa orribile scusa.
-Capisco che tu voglia stare sola, ti accompagno soltanto a casa e poi me ne vado ok?- forse dopo tutto non ero così pessima nella parte della bugiarda. Prese il pullman con me e mi accompagnò fino a dentro casa . -Ciao e ricorda resta calma e fai attenzione- mi salutò Ambra prima di andarsene.
Eccomi di nuovo da sola, la mia casa non sembrava più così ospitale come lo era sempre stata, mi faceva paura. Mi faceva paura perché adesso avrei messo in atto il mio piano, la mia ultima speranza, avrei chiamato Bryan. Ambra non poteva sapere che io ero a conoscenza di quella frase che obbligava il mio Angelo a portarlo da me ovunque fossi, se lo avesse saputo non mi avrebbe mai e poi mai lasciata da sola.
Ma adesso ero sola, e dovevo agire in fretta.
-Bryan aiutami, vieni da me- lo dissi con fermezza, questa volta non c'era alcun segno di esitazione nella mia voce. Ed eccolo.
Ero in piedi e lo guardavo, il mio cuore cominciò a martellare nel petto.
Lui era seduto lontano da me, non capivo la ragione di quella lontananza, non capivo perché non era ancora corso verso di me.
I suoi bellissimi occhi color cioccolato mi scrutavano, osservavano ogni mio più piccolo movimento. 
Era incerto, insicuro,e perché mai lo era ? 
Sapeva benissimo che lo amavo, ero sicura che lo sapeva!
Forse proprio per questo non sapeva cosa fare... perché non abbatteva per una buona volta quel muro, che lo teneva così distante da me, così dannatamente lontano. 
Stava valutando ciò che doveva fare, stava valutando se resistere ancora una volta ai suoi sentimenti o rassegnarsi al suo amore verso di me. 
Tentavo di intuire qualcosa dai suoi occhi, ma ogni volta annegavo nella profondità di quelle pupille scure. 
Dopo qualche secondo che mi parve un eternità lo sentii respirare profondamente, si era arreso... lo intuivo anche dai suoi occhi accesi d'amore e di desiderio che non poteva più starmi lontano. 
Il suo braccio si alzò, e con la mano mi fece segno di avvicinarmi.
Lentamente feci due passi verso di lui, verso quel piccolo orsacchiotto insicuro, che si credeva forte. 
Ero davanti a lui.
Leggevo nel suo sguardo ancora un filo di insicurezza...” ti prego non ripensarci...io ti voglio...io ti amo...anche se non dovrei”, pensavo, sperando che il mio pensiero potesse arrivare fino alla sua mente.
Un altro attimo, secondo... ma cosa importava del tempo, la cosa importante fu quel gesto, quel gesto che aspettavo da quando lo avevo visto per la prima volta, da quando mi aveva detto che per noi due non c'era speranza, da quando mi aveva abbandonato in quella strada buia nella notte più brutta e fredda di tutta la mia vita.
Quel gesto che mi confermava l'abbattimento di quel muro.
Quel gesto che mi faceva capire finalmente che mi amava. 
Quel gesto così semplice, e allo stesso tempo così raro. 
Con le mani diede una leggera pacca sulle sue cosce, si questo fu il gesto tanto agognato, un semplice invito a sedersi sulle sue gambe fasciate dai jeans. Mi sedetti lentamente, per capire se veramente lo voleva, ma non vidi alcun ripensamento nel suo sguardo, anzi per un secondo credo di aver visto solo decisione. Quando fui completamente seduta sulle sue gambe, le sua braccia mi avvolsero in un insicuro, ma allo stesso tempo deciso abbraccio. 
Mi abbandonai completamente al suo corpo, al suo petto, finalmente mi sentivo a casa, sentivo che avevo trovato il mio posto giusto. 
Sentii che si stava alzando... se ne voleva andare? No ti prego non andartene avrei voluto urlare, ma capii che non era quello il suo intento. 
Mi voleva solo abbracciare meglio, voleva sentire il mio corpo aderire al suo perfettamente come due pezzi di un puzzle, lo sapevo perché anche io lo volevo, e lui lo sapeva perfettamente, perché noi due eravamo due pezzi di una stessa metà. Noi ci capivamo senza bisogno di parole inutili. Non ci baciammo, ma il bacio non serve quando ci si ama così profondamente, così pazzamente e perché no... così morbosamente.
Mentre ancora eravamo abbracciati, avvicinò la sua bocca al mio orecchio e mi sussurrò due sole parole che racchiudevano tutta la mia vita:- Ti amo- il suo sospiro caldo mi sfiorò l'orecchio, mi fece provare dei brividi mai sperimentati e quelle due parole mi diedero una forza incomparabile e inimmaginabile, ma non era una forza fisica, bensì una forza mentale che mi era stata negata per quei due orrendi mesi vissuta nella convinzione che il suo amore non fosse altro che una mia assurda fantasia.
Una forza che mi diede nuova vita, nuova speranza.
E finalmente riuscii a vedere uno spiraglio di luce in quel lungo tunnel nero, in cui ero disgraziatamente stata risucchiata, e in cui ero stara intrappolata per lungo tempo.

  
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