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Autore: Beapot    29/02/2012    4 recensioni
Ci sono 19 anni da riempire tra la fine della guerra e l'epilogo scritto dalla Rowling. Un dopoguerra non è facile neanche per i vincitori, forse soprattutto per loro. Dove si trova la forza per rinascere dalle proprie ceneri, come le fenici?
Genere: Azione, Drammatico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Famiglia Weasley, Un po' tutti | Coppie: Harry/Ginny, Harry/Hermione, Ron/Hermione
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Come le Fenici

 

 

CAPITOLO XV

 

 

Grimmauld Place, di nuovo.
Non avevo la forza di tornare alla Tana, non volevo incrociare il suo sguardo e sentirmi ferito.
Sarebbe stato falso, lo so, mi avrebbe guardato con dolcezza ma avrebbe continuato a mentirmi.
Non potrei sopportarlo, ho bisogno di capire e di reagire.
Devo fare qualcosa, ma non posso tornare da lei.
Avevo promesso a me stesso che sarei andato avanti e quelle parole abbandonate sul pavimento impolverato sono diventate l'ostacolo che mi ha fermato.
Si è fermato tutto quando le ho lette.
Pensavo che sarei ripartito con le uniche certezze che mi erano rimaste, e invece non ho più nemmeno quelle.
Sono di nuovo prigioniero tra queste mura come prima che decidessi di rialzarmi.
Prigioniero come lo è stato Sirius prima di me, perché anche volendo non posso andare da nessuna parte.
È l'unica casa che ho, l'unico posto davvero mio e in cui non corro rischi.
E non parlo di rischi per la mia salute fisica o la mia vita, io ho paura che vengano feriti i miei sentimenti. Di nuovo.
Cosa mi è rimasto? Niente è più come prima e niente lo sarà più.
Per la prima volta ho un futuro davanti a me e non so come gestirlo.
Non c'è più niente che mi ricolleghi al mio passato, è come se non fossi mai esistito.
Ero il Prescelto e avevo un ruolo in questo mondo, ora sono libero da ogni responsabilità e mi sento annullato.
Per la prima sono davvero Harry, solo Harry.
Solo che non so come si fa ad esserlo.
Ho desiderato tutto questo per anni, ho desiderato la pace e di essere una persona normale, ma ora non so come comportarmi.
Chi potrà aiutarmi, adesso?
Avevo sperato di poter contare su Ginny e sulla sua famiglia elemosinando il loro affetto.
È un pensiero egoista, lo so, ma loro sono i genitori e l'amore che non ho mai avuto.
Eppure adesso è difficile, non posso tornare da loro, non posso affrontare lei perché non sono sicuro di quello che potrà succedere. Perché in fondo ho paura della verità.

Probabilmente George è appena arrivato alla Tana e gli altri si staranno chiedendo dove mi trovo e perché non sono con lui, ma ho recitato bene la mia parte e ho finto che andasse tutto bene, così nessuno si insospettirà delle spiegazioni di George.
È stato tutto studiato alla perfezione.
Sono diventato molto bravo a mantenere i segreti, molto bravo a persuadere gli altri della mia serenità.
Bravo a ingannare chi mi vuole bene.
Bravo a rimanere solo ogni volta.
Mi sembra di essere tornato bambino quando venivo isolato dai miei compagni di scuola perché ero “lo strano Potter”.
Dudley e i suoi amici non facevano altro che ridere di me in quelle occasioni.
Non avrei mai creduto che avrei ripensato a quel periodo.
Non avrei mai creduto di sentirmi di nuovo come allora.
Quando sono andato a Hogwarts ho cominciato una nuova vita; ero amato e avevo degli amici, ero libero di essere me stesso.
Lo strano Potter non veniva più estromesso dai giochi degli altri bambini, ma veniva stimato e coccolato.
Lo strano Potter era diventato il Prescelto e non poteva tirarsi indietro da quel ruolo.
Lo strano Potter doveva difendersi da accuse ingiuste, ma per la prima aveva al suo fianco degli amici che lo appoggiassero.
Lo strano Potter non era più Harry. Era nel suo mondo ma non è mai stato davvero se stesso.
Incredibile come improvvisamente la concezione che si ha della propria vita venga ribaltata da un ragionamento elementare.
Possibile che in diciassette anni non mi sia mai fermato a pensarci?
Non sono mai stato un ragazzo normale; non lo ero quando vivevo con i miei zii e neppure quando ho conosciuta la mia vera natura. E ora che potrei esserlo non so come si fa.
Rivivere il passato per affrontare il futuro.
Forse è questo che dovrei fare.
Tornare indietro e ricominciare.
Sarebbe terribile, ma allo stesso tempo fantastico.
Un po' come quando sono tornato a Hogwarts nella mia Sala Comune.
Mi è crollato il mondo addosso, ma prima che scoprissi quella pergamena ero felice.
Era il mio posto, era parte della mia vita e della mia infanzia.
Hogwarts, la Tana, Grimmauld Place. Godric's Hollow.
C'è un po' di me in ognuno di questi posti, e forse c'è anche un po' di Harry.
Un po' del ragazzo semplice che per tutti questi anni ha dovuto essere il Prescelto, qualcosa di più di quello che avrebbe dovuto essere.
Forse.
Forse in fondo c'è un po' di me anche a Privet Drive, tra ricordi dolorosi e una vita quasi normale.
Forse dovrei tornare e scoprirlo.
Magari rivedrei anche i miei zii e mio cugino, chissà che faccia farebbero.
Forse potrebbe addirittura essere divertente vedere le loro reazioni e riuscirei a rilassarmi per un po'.
Forse è una buona idea, in fondo cosa ho da perdere oltre a quello che non ho più?

 

*

 

Non è cambiato niente.
Qui non è arrivata la guerra, forse.
Le stesse villette a schiera, gli stessi giardini rettangolari e simmetrici.
Lo stesso silenzio e la stessa calma piatta di sempre.
Non mi piacevano queste strade, da bambino. Avevo sempre paura di incontrare Dudley e i suoi amici.
Preferivo stare nascosto nel mio sottoscala, almeno lì ero al sicuro.
Al sicuro e in trappola.
Non ho fatto altro per tutta la vita, ripensandoci.
Sono stato intrappolato per la mia sicurezza, anche se non me ne sono mai reso conto.
A Hogwarts potevo essere tenuto sotto controllo.
Avevo il mio protettore personale quando Silente non c'era.
L'uomo che avrebbe voluto odiarmi si è visto costretto a proteggermi per amore di una donna che non aveva mai avuto.
Piton è stato l'unico che sia stato coerente con me.
Mi detestava cordialmente e non ne ha mai fatto mistero.
Sembra paradossale se si pensa che alla fine è stato lui a permettermi di sopravvivere, eppure è rimasto coerente fino alla fine.
Aveva giurato di proteggermi e lo ha fatto, senza mai illudermi.
Silente non mi ha mai detto tutta la verità.
Ha aspettato che io crescessi per farlo, ha lasciato che vivessi per affezionarmi alla vita, prima di farmi sapere che dovevo morire.
Mi ha lasciato dieci anni in una famiglia che non mi amava, senza nessuna spiegazione.
Senza nessuna speranza.
Diceva di essersi affezionato a me, ma non ha fatto altro che tenermi all'oscuro di molte – troppe – cose.
Diceva di volermi bene, eppure quella notte mi ha lasciato davanti la porta di questa cosa, avvolto in una coperta, e accompagnato da una lettera che probabilmente era più grande di me.
Ha camminato su questa stessa strada per permettermi di vivere, sedici anni fa
Ha camminato su questo suolo per portarmi via e avvicinarmi alla morte appena un anno e mezzo fa.

 

Numero 4.
La porta è sempre uguale, come tutto qua intorno.
Mi sembra una vita che non la vedo, eppure non è neppure un anno.
La macchina di zio Vernon è parcheggiata al solito posto nel vialetto.
Devono averli fatti tornare da poco.
Chissà che scusa hanno inventato con i vicini.
La signora Figg deve essersi divertita molto ad ascoltare le loro giustifcazioni senza senso per tutti questi anni.
Non mi ha mai detto niente nemmeno lei; un'altra pedina di Silente.
Era una Maganò, rischiava anche lei la sua vita stando qui tra i Babbani senza potersi difendere.
Se i Mangiamorte l'avessero trovata l'avrebbero sicuramente uccisa. Non meritava di vivere se portava disonore al sangue magico.
Quanto disgusto, questa guerra.
Quante ingiustizie.
Quanta follia.


Allungo un braccio verso il campanello, e mi sembra il gesto più difficile che abbia fatto fino ad ora.
Più di arrivare fin qui con i mezzi Babbani per evitare la Materializzazione
Più di cercare di non farmi riconoscere dalla gente per strada.
Mi avevano detto che anche l'ultima volta era stato così.
Maghi e streghe ignorarono lo Statuto di Segretezza per andare in giro a festeggiare.

Sono passate settimane dalla fine della battaglia.
Settimane trascorse nell'intimità delle proprie famiglie a piangere i caduti.
Solo adesso hanno voglia di festeggiare.
Ora che l'ultimo saluto è stato dato.
Ora che ricominciano a vivere lentamente.
Gli altri, non io.
Io sono troppo fuori posto per provarci davvero.

 

Sento dei passi affrettati avvicinarsi alla porta, poi intravedo la sagoma di zia Petunia avvicinarsi attraverso il vetro opaco.
I cardini cigolano e lei è di fronte a me.
Gli occhi sgranati, la bocca aperta in un'espressione sorpresa.
Non parla, non si muove.
Tiene gli occhi fissi nei miei ma è come se guardasse il vuoto.
Decisamente non si aspettava di vedermi.
Si riprende in un istante e guarda la strada oltre la mia spalla per sincerarsi che nessuno stia osservando.

«Cosa ci fai qui?»

Un sussurro brusco.
Denti stretti e sguardo di rimprovero.
Per fortuna l'attimo di sconcerto è durato poco ed è tornata ad aggredirmi come al solito.
Vorrei avere una risposta pronta, vorrei dirle di farmi entrare e farla finita, ma non ci riesco.
Non so dirle perché sono tornato.
Volevo ritrovare me stesso, è vero, ma come sarebbe stato possibile?
La vita che mi sono lasciato alle spalle, la vita che ho odiato, la vita che non mi apparteneva, non posso ritrovarla chiusa da qualche parte ad aspettarmi.
Non posso trovare me stesso in una scatola.

***

 

NdA: mi scuso per il terribile ritardo nell'aggiornamento, ma ultimamente ho avuto davvero poco tempo per scrivere e per mettere in ordine le idee. Spero di riuscire a riprendere un ritmo normale e accettabile a partire da oggi, intanto vi lascio con questo capitolo e vi ringrazio per le recensioni :)

A presto, Bea

   
 
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