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Autore: Lollo    03/10/2006    22 recensioni
Hermione è ormai cresciuta, e studia per diventare Medimago. La sua vita è cambiata, e anche ciò che tutti pensavano non sarebbe mai cambiato ora lo è: dove sono finiti Harry e Ron? Cosa è successo tra di loro? Sembrerebbe tutto finito.
Ma, in fondo, non si sa mai cosa si può incontrare girando l'angolo.
Genere: Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Ron/Hermione
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Girando l‘angolo

 

 

«Tieni..! ti regalo questa, per ricordo... e questa, e questa...» blaterava Susie, riempiendole le braccia delle sue Magliette Logosvanenti – l’ultima trovata che aveva inventato per fare qualche soldo con il quale pagarsi gli anni di studio che le rimanevano per diventare Medimago. Hermione cercò di afferrare l’ultima maglietta – Accetta il tuo corpo...” diceva la scritta colorata, per poi svanire e lasciare il posto ad un “...usa una scure!” altrettanto vistoso.

«Oh, grazie, tesoro,» disse, sarcastica, sventolandola davanti agli occhi della sua coinquilina. Anzi, da quel giorno ex coinquilina.

«Figurati» rispose la ragazza, senza neanche guardarla, frugando tra le Magliette buttate alla rinfusa per la stanza. Hermione sospirò, gettando gli occhi al cielo in un gesto esasperato.

«Susie, ti prego» disse, avvicinandosi e posandole una mano sulla spalla. «Non sto mica partendo per la guerra... cambio solo casa. Tra l’altro, ci vediamo tutti i santi giorni in classe.» ribadì per la centesima volta.

«Ma mi mancherai comunque.» spiegò tristemente l’altra, guardandola con un labbro sporto fuori in un’espressione giocosamente infantile.

«Oh, anche tu!» rispose Hermione, abbracciandola. «Ma non posso stare qui ad occuparti la casa fino a quando saremo delle vecchie zitelle...».

«Ma mi mancherà tanto il modo in cui ti alzavi con quei tuoi capelli ancora più spampanati del solito...».

«...quell’appartamento era un’occasione da non perdere – ma grazie, ti adoro anche io».

«... e quando ciabatti fino in cucina, inciampando come una scema nel cane ogni santa volta...».

«E’ il tuo cane che sta sempre nei punti sbagliati, mica è colpa mia!».

«... e il fatto che sbatti la testa ogni volta contro l’armadietto del bagno perché ti dimentichi di chiuderlo...».

«Okay, okay, ora basta!» disse Hermione, ridendo e acchiappando lo zaino che conteneva le sue ultime cose; il resto era già nel nuovo appartamento, ad aspettarla. «Me ne vado! Grattastinchi, salta dentro» disse poi, riferita al grande e peloso gatto arancione che aveva poltrito fino ad allora su una poltrona fucsia, e dora saltava giù agilmente per entrare in un gabbietta.

Hermione attraversò la stanza da letto disordinatissima e coloratissima dell’amica, dirigendosi velocemente verso la porta dell’ingresso, Susie che le correva appresso ricordandole le sue altre imbarazzanti abitudini.

Una volta sulla porta si girò verso di lei, per abbracciarla ancora.

«Addio, Hermione... non te l’ho mai confessato, ma... io... io...ti amo!».

«Sssì. Ci vediamo dopodomani al Corso, okay?».

E uscì, mentre l’altra dietro continuava ad urlarle «Non sopravviverò senza di te! Come farò!», e le giurava amore perpetuo.

 

*

 

Hermione saltò giù dalla metropolitana londinese, assieme alla folla vociante che scalpitava per raggiungere un altro treno il più velocemente possibile. Salì velocemente la scalinata ed eccola, fuori nella strada affollata, una strada che avrebbe percorso tutte le mattine da quel giorno in poi; aveva deciso di abitare a Londra babbana, anche perché era una zona, quella, piuttosto vicina al Ministero e a dove si teneva il Corso. Sospirò lievemente, fermandosi un momento, chiuse gli occhi.

«Va bene,» mormorò tra sé e sé. Aprì di nuovo gli occhi, e si incamminò verso quella che sarebbe stata la sua nuova casa, la prima casa – diciamo minicasa, date le dimensioni - totalmente sua.

Uscita da Hogwarts con il massimo dei voti, aveva capito che la sua vera aspirazione era diventare un Medimago – tutte le persone che erano rimaste ferite, e quelle che più crudelmente avevano lasciato questo mondo durante la guerra l’avevano in un qualche modo segnata. Così, si era data da fare. Non aveva incontrato difficoltà nell’entrare al Corso Preparatorio per Medimaghi, e per qualche tempo aveva continuato a vivere con i suoi. Poi aveva conosciuto Susie durante una lezione, così completamente fuori di testa, con i suoi capelli rosa sparati e quel modo di fare così frizzante; aveva accettato di vivere con lei. La convivenza sembrava impossibile – lei tutta perfettina e Susie disordinatissima, così... Susie, ma alla fine erano davvero una coppia perfetta. Si compensavano a meraviglia.

Hermione svoltò ed entrò in una piccola strada, decisamente più tranquilla di quella appena percorsa; le case erano più basse e a schiera, tutte attaccate e diverse tra loro.

Si guardò intorno, cercando di assorbire più particolari possibili; era felice di aver deciso di non Smateriaizzarsi. In fondo alla strada c’era un piccolo parco verso il quale si incamminò, decisa ad attraversarlo per arrivare a casa.

Si avvicinò a passi svelti al cancello, e stava per varcarlo, quando sentì un: «Papààà!» provenire da lì vicino. Incuriosita si girò di qua e di là, finché non notò un piccolo bambino dai capelli ricciuti e scuri, appollaiato su una bicicletta con le rotelle, un casco rosso sulla testa. Sembrava incastrato con la bici, e leggermente preso dal panico.

Hermione si guardò intorno, interdetta, indecisa sul da farsi; avrebbe voluto avvicinarsi al bambino, ma non voleva neanche fare una gaffe, se i genitori fossero stati intorno. Rimase ferma per qualche istante, indecisa, e poi vide un signore di mezz’età avvicinarsi con un altro bambino in bici appresso. Rassicurata, si avviò di nuovo verso i cancelli, ma non poté fare a meno di lanciare un’ultima occhiata, e si fermò di nuovo: il signore aveva proseguito per la sua strada, e il bambino restava lì, immobile, due piccoli ditini in bocca e gli occhi azzurri spalancati.

Oddio, pensò, è palese che è completamente da solo!

Ritornò sui suoi passi e lo raggiunse, decisa. Il bambino sembrò notarla soltanto quando Hermione gli si accovacciò di fronte, alla sua stessa altezza, e posò la gabbietta di Grattastinchi ai suoi piedi.

«Ciao,» cominciò, sorridendo rassicurante. «come ti chiami?».

Il bimbo la fissò per qualche istante. «Jamie» rispose a bassa voce, senza togliere la mano dalla bocca.

«Dove sono la tua mamma e il tuo papà, Jamie?» chiese Hermione, continuando a sorridere. Jamie si guardò un po’ intorno, perplesso, poi rispose: «Mamma fa la spesa. Papà non lo so dov’è». E dopo averlo detto, sembrò un attimo più spaventato.

«Non ti preoccupare, vedrai che lo troviamo il tuo papà.» concluse Hermione, alzandosi in piedi di nuovo. E proprio mentre si stava chiedendo che razza di padre era quello che si perde il figlio appena fuori dal parco, sentì un urlo provenire da in fondo alla strada.

«Jamie!».

Hermione si girò in contemporanea al bambino all’udire quella voce. Un uomo aveva appena svoltato l’angolo e correva verso di loro, fino a raggiungerli. Mise le mani sulle ginocchia per riprendere fiato, appena arrivò di fronte a loro; Jamie si alzò dalla bicicletta e gli abbracciò le gambe in una morsa d’acciaio, e l’uomo lo prese in braccio, rialzandosi.

Hermione lo guardò bene in faccia.

E rimase pietrificata.

«Non devi mai, mai, mai fermarti senza dirmelo, capito?!» cominciò a dire lui, proprio nell’esatto momento in cui Hermione, con un filo di voce, chiedeva: «Harry?».

«Sì?» chiese lui, inizialmente senza togliere gli occhi dal figlio. Poi li rialzò verso di lei, e improvvisamente tutti i piccoli particolari che gli erano sembrati familiari mentre la guardava durante la corsa, presero un senso.

«Hermione?» chiese, gli occhi spalancati pieni di sorpresa.

 

 

Continua...

 

 

 

 

E’ arrivata, è arrivata un’altra long fiction, di non ho idea quanti capitoli, ma ormai la solfa l’avrete capita: non aspettatevene tantissimi XD

Questo capitolo è più una specie di prologo... il bello (credo e spero) verrà nei capitoli seguenti.

 

Un bacione!

 

Lollo

  
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