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Autore: Lollo    15/10/2006    12 recensioni
Hermione è ormai cresciuta, e studia per diventare Medimago. La sua vita è cambiata, e anche ciò che tutti pensavano non sarebbe mai cambiato ora lo è: dove sono finiti Harry e Ron? Cosa è successo tra di loro? Sembrerebbe tutto finito.
Ma, in fondo, non si sa mai cosa si può incontrare girando l'angolo.
Genere: Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Ron/Hermione
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Girando l’angolo

 

 

 

Hermione era sotto shock.

Seduta al tavolo della cucina, guardava Harry armeggiare con un bollitore per il tè, Jamie ai suoi piedi che giocava con Grattastinchi. Non avevano spiccicato ancora una parola, neanche una; Harry le aveva solo chiesto cosa ci faceva lì, guardandola stranito, e dato che non aveva ottenuto una risposta – era troppo sconvolta per dargliene una – l’aveva invitata a salire in casa sua, un appartamento proprio di fronte al parco in cui si erano incontrati. Il palazzo era babbano, ma al piano terra c’era quello che sembrava un piccolo sgabuzzino per i non-maghi, ma che era in realtà un altro appartamento.

L’appartamento di Harry. E di suo figlio. E, presumibilmente, di una moglie o qualcosa di simile.

Harry, sposato e con un figlio? Le sembrava come di aver preso una botta in testa, come se improvvisamente si fosse formato un grosso buco della sua memoria.

Il suo migliore amico – ma poteva ancora essere considerato così? Non lo sapeva – si era sposato, aveva avuto un bambino e lei non ne sapeva nulla. E questo, si rese conto, non le piaceva per niente.

«Allora...» cominciò, schiarendosi la voce. Harry si girò immediatamente verso di lei, fissandola, e si sentì come se quell’occhiata le trapassasse il cervello. Non riuscì a continuare; lui si girò come se non avesse detto nulla, prese il bollitore e verso il tè pronto in una tazza, porgendogliela. Poi si sedette, in silenzio.

Hermione cominciò a soffiare gentilmente sulla bevanda, raffreddandola un po’. Non aveva nessuna intenzione di parlare, aveva già fatto la sua mossa – bè, più o meno. Alla fine fu Harry a parlare.

«Bè» iniziò, grattandosi il naso, «Non posso dire di non essere sorpreso...».

«Idem» mormorò Hermione, sempre senza staccare gli occhi dalla sua tazza.

«E... come mai sei qui?».

«Mi sono appena trasferita nei dintorni» sussurrò. Sentì Harry sbuffare.

«Hermione, hai intenzione di parlare in modo che io ti senta, o cosa?».

Lei lo fulminò con gli occhi, infastidita. «Ho detto che mi sono appena trasferita nei dintorni», ripetè a voce più alta.

A quella notizia, Harry spalancò gli occhi.

«Oh!» disse, con aria stranita.

Ci fu un altro attimo di silenzio, poi Hermione non riuscì più a trattenersi: «Ma ti sei sposato?» chiese tutto di un fiato, guardando il bambino perplessa. Harry seguì il suo sguardo, e sorrise.

«No... convivo» rispose placidamente.

«Ah» disse. La domanda che Harry sapeva che Hermione voleva porre restò sospesa nell’aria, così rispose senza che lei la ponesse.

«Ginny» disse, sempre in tono calmo. Lei si riscosse: «Come?».

«Convivo con Ginny, il bambino è mio e suo».

«Ah!» non potè dire di essere stupita, e per un attimo sentì un sorriso che le si apriva in volto. «Comunque, non l’avevo chiesto.» precisò subito per evitarlo, acida. Una parte di sé si maledisse per quel tono e quelle parole, ma un’altra si stava crogiolando nella speranza di litigare. Poi diede una veloce occhiata all’orologio, e si alzò da tavola.

«Ed è meglio che vada.» continuò con aria altezzosa.

«Sì, effettivamente è diventata una tua abitudine...» disse, guardandola con la fronte corrugata e senza muoversi dalla sedia.

Hermione, che si stava già avviando verso la porta della cucina, si fermò impietrita e si girò verso di lui. Aprì la bocca un paio di volte e la richiuse, alla fine si risedette sulla sedia. Lo guardò storto per qualche attimo, e lui ricambiò lo sguardo, deciso a non aprire bocca per spiegarsi.

«Che intendi?» chiese alla fine, esasperata.

«Quello che ho detto».

«Sarebbe?» aveva capito dove voleva andare a parare, oh, se l’aveva capito...

«Che evidentemente è una tua abitudine andartene via senza porre domande prima di farlo».

«E che dovrei dire, sentiamo?!».

«Prima di andarsene, ad esempio, sarebbe carino rendere presente dove si intende andare, o chiedere agli altri cosa pensano di una determinata situazione prima di non farsi sentire più neanche per sbaglio!».

«Ora non vedo nessuna determinata situazione» replicò, imitando il suo tono. Lui la guardò male, un misto tra delusione, incredulità e rabbia.

«Hai capito cosa intendo».

«No» sì, ma non aveva intenzione di ammetterlo o di imbarcare una conversazione del tipo a cui lui mirava.

«Non era una domanda, ma un’affermazione».

«Anche la mia» le sembrava di star combattendo una partita a ping-pong. Harry aprì la bocca per ribattere, ma a quel punto i suoi nervi crollarono.

«Tu sei qui a farmi la predica sul perché e il percome io non mi sia fatta sentire, ma tu, tu hai mai mosso un dito per cercare me?».

«Sei tu che ti sei allontanata, anzi, sei proprio scappata via! Cosa dovevo fare io? Non mi hai neanche dato l’opportunità di dirti come la pensavo!».

«Mi sembrava logico, no? Tu sei sempre dalla sua parte!» strillò, con la voce più acuta di quanto desiderasse aver usato.

«Hermione, non era una stupida lite tra ragazzini, in cui dovevo cercare di farvi tornare amici! Sapevo che avevi bisogno di startene un po’ per conto tuo, fin quando non sarebbe passato, ma poi saresti dovuta tornare, o almeno mantenere un minimo di contatto! Non potevo – non posso - farlo per due!».

«Non potevo neanche io!» urlò, e sentì una lacrima fare capolino sulla sua guancia. Harry stava per ribattere, quando si sentì tirare per la maglia; abbassò lo sguardo, e incontrò quello di Jamie che lo guardava con un’espressione perplessa e preoccupata negli occhioni spalancati, come a chiedere spiegazioni.

«Perchè piange?» chiese alla fine, indicando Hermione, che affondò il viso tra le mani a sentire quelle parole. Harry cercò di sorridere e prese in braccio il bambino.

«Torno subito,» l’avvertì con voce inespressiva, avviandosi fuori dalla cucina.

Hermione si spazzò via le lacrime dal viso con rabbia. Perché aveva dovuto incontrarlo, e con lui tutti i ricordi che aveva cercato di cancellare in quei cinque lunghi anni? Perché la decisione che aveva preso allora, quella di andarsene, le era sembrata così giusta e ora lui le stava facendo cambiare idea in così poco tempo? Come aveva potuto passare dalla felice spensieratezza alla disperazione più totale in pochi minuti?

Improvvisamente tutta la situazione creatosi le sembrò gravarle addosso come un macigno, e si alzò dalla sedia come un’automa. Uscì automaticamente dalla cucina e si diresse rapidamente alla porta dell’ingresso, decisa ad uscire di lì.

Ma non fece neanche in tempo a posare la mano sulla maniglia, che sentì la serratura della porta aprirsi, e un’inconfondibile Ginny carica di borse della spesa le si parò davanti.

Ed era definitivamente in trappola.

 

Continua...

 

 

Ecco qui il secondo capitolo, la cui trama è cambiata radicalmente nel corso della sua scrittura...

Ringrazio tantissimo tutti quelli che mi hanno commentata – 20 recensioni *_* VENTI, mica pizza e fichi! XD Grazie millissime!

Spero davvero di essere all’altezza delle aspettative...

 

Un bacione!

 

Lollo

 

 

  
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