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Autore: Jungle95    29/02/2012    0 recensioni
Questa storia racconta i ricordi di Seazor, un famoso Auror.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Paperella di gomma

 

                            << L E MEMORIE DI SEAZOR >>

 

 

 

Era una giornata veramente calda, nella vecchia e polverosa televisione babbana in salotto, mio papà guardava le previsioni della settimana. -Si prevede un caldo tosto, con picchi fino a 40 gradi!- Esclamò con voce sconsolata, guardandomi. Io agitavo la bacchetta generando piccoli momenti di fresco venticello per combattere il caldo insopportabile. -Io vado a fare un giro al parco in fondo alla strada, ci vediamo dopo.- Dissi annoiato. -Torna appena il sole comincia a tramontare, non parlare con persone che non conosci, e sopratutto lascia qui la tua bacchetta! Mi ripetè il consueto ritornello. Che diceva ogni volta che mettevo un piede fuori casa. -Non vorremo mica finire come Philip!- Esclamai imitando la sua voce. Uscii di casa, non mi diressi per il parco, ma andai nel mio posto preferito: un prato verde con una grande quercia in mezzo. Si trovava  nella strada opposta al parco. Mi sedetti con la schiena appoggiata al  tronco della quercia, una leggera brezza fresca mi rinfrescò il viso sudato. Si stava bene sotto quei foltissimi rami pieni di foglie, che generavano uno scudo impenetrabile per il sole, dando una leggera impressione di freschezza per chi stava sotto. Amavo quell' albero, passavo pomeriggi interi a pensare, coccolato da quella fresca ombra nei giorni d' estate. Ultimamente facevo strani pensieri, sebbene mio padre continuasse a ripetermi che quel lavoro fosse il più rischioso e pericoloso di tutti, ero affascinato dagli Auror. Cacciatori di maghi e streghe malvagi. Fantasticavo sui possibili incantesimi che avrei conosciuto quando fossi diventato un Auror. Con la coda dell' occhio guardai il mio orologio al polso e mi accorsi di essere in leggero ritardo, ma il sole stava appena tramontando quindi tutto sommato potevo tornare a casa con calma. Mi alzai lentamente per godermi ancora qualche secondo di fresco. Guardai la quercia come per salutarla, penso che sia stata la mia prima amica. Sorrisi e mi voltai, iniziando a camminare. Cercai di indovinare che cosa mi avesse cucinato mio papà, ma ahimè sapevo gia la risposta : cibo precotto. Ero a metà della via e pochi metri più avanti dovevo girare a destra per imboccare la strada dritta e rovente che portava a casa mia. Sentii un boato. Di scatto mi girai. L' albero nella cui ombra avevo passato un fresco pomeriggio, la mia unica amica era in fiamme. Un ombra sfrecciò verso di me. Mi urtò la spalla. Poi una sfrecciò sopra la mia testa. E un' altra ancora sopra la casa dall' altra parte della strada. Intravedetti in una di quelle ombre un luccichio, la forma di una maschera. Capì subito cosa avevo visto, o meglio, chi avevo visto : MANGIAMORTE! Iniziai a correre più velocemente possibile verso casa. Le ombre si fecero sempre di più. Srecciavano sopra i tetti delle case, distruggendo tutto quello che avevano sotto tiro.Ero quasi arrivato a casa, mi chiedevo che cosa ci facessero dei mangiamorte nel mio quartiere, di cui gli unici maghi eravamo io e mio padre. Non avevamo fatto niente che potesse far infuriare i Mangiamorte. Dopo la caduta di Voldemort alcuni seguaci che si nascosero durante la seconda grande guerra e alcuni  maghi oscuri scappati dalle prigioni formarono una setta. Puntavano alla rinascita del Signore Oscuro, ma erano per lo più esaltati che usavano questa scusa per creare disordini e panico. Come mai erano nel mio quartiere? Perchè stavano lanciando incantesimi alle persone e distruggendo le case? -Alexander corri presto!!- Urlò mio padre riportandomi nella realtà. Ero a pochi metri da lui. Lo guardavo mentre correvo, era spaventato e preoccupato per me, magari pensava che mi fosse capitato qualcosa di brutto. Ma allo stesso tempo era anche sollevato di avermi visto incolume. Vidi un Mangiamorte dietro di lui. -Papà attento!- Urlai indicandogli la figura scura con la maschera e il lungo mantello nero. Lui estrasse la mia bacchetta dalla tasca dei pantaloni e me la lanciò. La afferrai. Guardai negli occhi mio papà. Il silenzio venne interrotto da due parole. -Aveda Kedavra!- Un fascio di luce verde mi accecò per un attimo. Non distinguevo più nulla. Quando riaprii gli occhi vidi mio padre a terra. Il viso rivolto verso di me. Corsi più veloce che potessi. Mi inginocchiai. Gli Sfiorai il viso con le mani, come per accarezzarlo. Intanto una squadra di Auror arrivò sfrecciando sulle scope. E cominciò la battaglia. Sopra la mia testa decine di Mangiamorte combattevano lanciando potenti incantesimi, ma gli Auror non erano da meno. Io non realizzai quello che era appena successo a mio padre. Sentivo un dolore al petto. Lo stomaco si contorceva. Il respiro era pesante. Il mio volto assunse un' espressione di totale rabbia. Mi alzai di scatto. Il Mangiamorte era ancora li, immobile che rideva. Mi guardava sapendo che aveva distrutto la mia vita e rideva. Questo mi imbestialiva ancora di più. Puntai la bacchetta verso di lui. -Oh,oh qualcuno si è arrabbiato. Avanti colpiscimi ragazzino! Colpiscimi!- In quel momento non facevo altro che pensare di colpirlo. Volevo vederlo soffrire, volevo che mi pregasse di risparmiarlo. Ma ragionai per un attimo. Ero consapevole che il mio nemico era molto più forte di me. Ma ero troppo arrabbiato per scappare. -COLPISCIMI!!- Mi immobilizzai, la paura cominciava a sentirsi, iniziai a tremare. Poi delle lacrime  piano piano scesero lungo il solco del mio viso. La mia espressione di rabbia svanì e quella di un moccioso piagnucolone prese il suo posto. E più piangevo, più lui rideva. Ad un tratto smise di ridere. E disse -Non piangere. Adesso...tu...vai a fare compagnia a papino! ... AVADA KEDAVRA!- In quel momento pensai a papà che avevo visto morire davanti ai miei occhi. A mia madre che non avevo mai conosciuto, non mi aveva mai abbracciato. La spaventosa  luce verde si faceva sempre più accecante. Non volevo morire, ero troppo giovane.  Un calore immenso mi stava avvolgendo e sentivo quasi che qualcosa si staccava letteralmente dal mio petto. Finchè sentii una voce possente e squillante pronunciò delle parole.-Protego Horribilis!-

 

 

 

 

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