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Autore: Artemis00    01/03/2012    1 recensioni
Sai non avrebbe mai immaginato che la sua freddezza potesse intralciarlo persino nelle missioni. Quale miglior modo per curarla, se non andando dalla persona più calda del villaggio?
[NarutoxSai] [Il rating salirà]
Genere: Commedia, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash, Yaoi | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden, Contesto generale/vago
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- Sai sensei?

Sai chiuse gli occhi. Si era seduto sotto quell’albero con l’album da disegno, nella speranza di essere lasciato in pace per un po’. Invece Yoshi non aveva alcuna intenzione di lanciare kunai contro un albero come tutti i bambini in età da Accademia si contentavano di fare.

Alzò gli occhi verso il ragazzino, resistendo alla tentazione di guardare il cielo e sopprimendo automaticamente un’espressione esasperata, emozione che aveva imparato a conoscere da quando la Radice si era sciolta e le sue eccitanti missioni assassine e di spionaggio erano terminate. Ok, non che sentisse veramente l’eccitazione, ma almeno non sapeva cosa fossero la noia e la frustrazione. Eseguire missioni di livello D invece era proprio così: noioso e frustrante.

Fare da babysitter a un ragazzino col moccio al naso non era cosa da lui. Prima di tutto lui apparteneva alla squadra speciale, non era un misero genin, inoltre era palesemente inadatto al ruolo. Naruto era la persona  giusta, per questo genere di missioni. Lui era sempre un po’ infantile, si sarebbe divertito a giocare con quel bambino, gli avrebbe insegnato delle cose.

Sai no. Sai non sapeva come comportarsi, si sentiva quasi in imbarazzo, cosa assurda, dato che era l’adulto della situazione e doveva ostentare sicurezza.

- Cosa c’è, Yoshi?

Yoshi gonfiò le guance. Ci risiamo, pensò Sai, fa i capricci. Ma perché il padre del ragazzino non aveva scelto Naruto, come ninja a cui appioppare il figlio? Un attimo, lo sapeva.  Era stato Yoshi a insistere. L’aveva visto animare i disegni e ne era rimasto entusiasta.

Peccato che non si era affatto contentato di quegli uccelli di inchiostro che per la cronaca ancora svolazzavano lì attorno.  No, Yoshi voleva ben altro.

- Perché non mi insegni a far vivere i disegni?

Appunto. Puntava un po’ troppo in alto, che diamine, non sapeva ancora creare una copia illusoria di sé stesso!

- Mi dispiace, Yoshi-kun – disse stancamente l’artista – non è esattamente una tecnica da principianti.

- Non sono un principiante! Io disegno bene, sono il più bravo della classe!

Ahi! Aveva sbagliato parola, lo stava facendo innervosire! Si morse la lingua.

- Intendo dire che per animare i disegni occorre saper controllare il flusso del chackra, in modo da mescolarlo all’inchiostro.

Rimase un po’ in silenzio, poi decise che sarebbe stata buona politica adularlo.

- Sei bravo a disegnare, un giorno potrai animare anche tu le immagini, ma ora è troppo presto.

Quel complimento parve rasserenare appena il bambino.

- Ma allora facciamo qualcosa di divertente!- disse mettendosi a braccia conserte.

Sai lo guardò pensieroso.

- Perché non disegniamo quell’albero?

Yoshi non sembrò molto entusiasta della risposta.

***

- Così non va, Sai.

Sai alzò le sopracciglia, sorpreso e dispiaciuto. Non era da lui svolgere malamente le missioni, anche quelle più noiose.

- Prego? Ho forse sbagliato qualcosa?

Tsunade lo guardò a lungo, come per assicurarsi che non la stesse prendendo in giro. Ma Sai era serissimo, oltre che completamente incapace di scherzare in quel modo.

- E me lo chiedi anche? La missione consisteva nell’intrattenere il figlio di quel farmacista e di farlo divertire fino al suo ritorno.

- E non l’ho fatto? Abbiamo disegnato. A lui piace disegnare.

Tsunade alzò gli occhi al cielo.

- Come puoi essere sempre così insensibile rispetto alle emozioni altrui? Non ti sei accorto che quel ragazzino era tediato dalla cosa? Potevi fargli fare qualcos’altro… fargli provare ad animare le immagini come fai tu.

Sai aggrottò le sopracciglia e sentì un pizzicore alla gola, sensazione che aveva imparato ad associare alla rabbia e all’irritazione.

- La mia tecnica è di livello C. Non è alta, ma non è di sicuro al livello di un bambino dell’accademia.

- Ma certo che non lo è!- Tsunade abbassò i fogli che stava ordinando – e di sicuro non sarebbe mai riuscito a cavare un ragno dal buco, ma l’avresti tenuto occupato per un sacco di tempo senza annoiarlo!

- Non capisco perché dovevo dargli false speranze.

- Non si tratta di false speranze, Sai. Si tratta di renderlo felicemente impegnato per qualche ora, tutto qui – l’hokage si appoggiò allo schienale della poltrona – comunque ora vai pure. Davvero non capisco come a Genzo sia saltato in mente di affidare a te suo figlio.

A quelle parole Sai sentì una fitta al cuore, e capì di sentirsi ferito. Uscì dall’ufficio di Tsunade in fretta.

***

Driiiin!

Naruto si rigirò sul letto.

Driiiin!

Sbuffò e nascose la testa sotto il cuscino.

Driiin! Driiiin! Driiin!

- E piantala, ‘tebayo- imprecò fiocamente, rigirandosi di nuovo.

 - Perché non apri?

- Perché sto dormend… SAI! - Si tirò su di scatto -Non ti hanno insegnato a usare la porta?

L’artista era comodamente seduto sul davanzale della sua finestra. Maledizione. Sapeva che avrebbe dovuto chiudere, lo sapeva!

- Certo che me l’hanno insegnato!- aveva un’espressione così innocente che se Naruto non fosse stato sicuro che era autentica, gli avrebbe allungato un pugno – ma tu non hai aperto!

- Se non ho aperto avevo i miei motivi- mugugnò il biondo.

- Per esempio?- volle sapere l’altro.

- Per esempio sono sfinito, sono distrutto, non voglio essere disturbato e voglio dormire.

- Sono già le sette del mattino.

- Sono solo le sette del mattino, baka. Per una volta che non abbiamo missioni e posso dormire fino a tardi!

- Non ti facevo così posapiano. Non avere missioni non è un buon motivo per oziare.

Naruto gonfiò le guance in un modo che ricordava molto Yoshi. Nessuno aveva mai osato definirlo posapiano! Era semplicemente normale! Anzi, a dirla tutta, era iperattivo. Solo che quel giorno voleva godersi un po’ di meritato riposo, era forse un crimine?

Aprì la bocca per dirgli tutte queste cose, ma non gli vennero le parole. Cambiò argomento a suo vantaggio.

- Piuttosto tu, Sai. Non avevi una missione, ieri? Com’è andata?- sogghignò, sapeva benissimo che probabilmente era stata un disastro.

Sai infatti si incupì appena – è proprio di questo che voglio parlarti. Posso entrare?

- Eh, ormai, ‘tebayo…

***

- Non ci credo.

Erano seduti sul divano, Naruto con una ciotola di ramen istantaneo in mano. Sai aveva stranamente rifiutato la colazione.

- Davvero lo hai costretto a disegnare alberi per quattro ore?

- Non l’ho costretto – si difese Sai – a lui piace disegnare.

- Ma alberi!

- E anche qualche cespuglio.

- Ma che divertente!- disse il biondo sarcastico – cespugli! Allora cambia tutto! Ma che concezione hai del divertimento?

Sai scrollò le spalle.

- In che senso, divertimento? Io per passare il tempo disegno, dipingo, faccio calligrafia. Dopo spesso sono soddisfatto, tutto qui.

- Non fai altro?- Naruto aggrottò le sopracciglia.

- Altro cosa?

- Non lo so. Non esci con gli amici?

L’artista chinò il viso e arrossì appena.

- Sai benissimo che tu e Sakura siete gli unici amici che ho.

Il biondo si morse la lingua, dispiaciuto. Aveva detto una cosa ben poco sensibile, lo sapeva.

- Scusa, mi era… passato di mente.

 Sai rispose con un’alzata di spalle – non è importante.

- Sì che lo è!- saltò su Naruto – è importantissimo! Disegnare sarà piacevole e ti lascerà soddisfatto, ma divertirsi è una cosa diversa. Non so cosa possa farti divertire, ma sono sicuro che uscire con degli amici è divertente!

- Cosa si fa in queste uscite?- volle sapere Sai, incuriosito.

- Beh, si va a mangiare qualcosa, si ride, si scherza, si chiacchiera. Cose così.

- Non so se ne sono capace – Sai strinse le labbra – non credo proprio, anzi. Finirebbe come con Yoshi, annoierei chi mi sta vicino senza neanche rendermene conto. Sono completamente incapace di leggere l’animo altrui, sono… freddo.

Naruto tacque per qualche secondo, dispiaciuto per l’amico. Era vero, era molto goffo nelle interazioni sociali, però era anche vero che stava facendo progressi. Sapeva riconoscere quando provava emozioni, anche se ancora non sapeva leggerle bene negli altri.

- Non devi dire così – mormorò Naruto – stai migliorando.

- Davvero?- Sai alzò appena la testa. Il suo viso in genere inespressivo adesso esprimeva tristezza, ed era quasi commuovente.

- Davvero- Naruto gli mise una mano sulla spalla. Voleva dirgli tante cose, voleva rincuorarlo ma non gli venivano le parole, così decise che sarebbe stato il suo corpo a parlare per lui, forse così Sai avrebbe capito meglio.

- Non dire a nessuno che lo sto facendo- borbottò, e prima che Sai potesse chiedergli “fare cosa?” lo abbracciò.

Sorrise appena. Era come abbracciare un manichino. Sai era sorpreso e tutto rigido. E poi era freddo.

- Rilassati. Non ti faccio male, no?

- Non è questo – disse l’artista, con voce appena incerta e un po’ tremante. Si rilassò appena contro di lui, facendo un respiro profondo, poi con numerose esitazioni cinse a sua volta il corpo di Naruto fra le braccia.

- V-va bene così?- domandò.

- Sìì- sbuffò il biondino – non sei sotto esame. Calmati un po’, il cuore ti batte fortissimo. E scommetto che in faccia sei rosso come un peperone.

- E che vuol dire?

- Vuol dire che sei imbarazzato, scemo. Anche io sono imbarazzato, per la cronaca. Abbracciare un altro ragazzo è una cosa da gay, quindi se lo dici a qualcuno giuro che ti ammazzo, ‘tebayo.

- Se non ti piace perché lo fai?

- Non ho detto che non mi piace. Ho detto che non si fa e che non si deve sapere in giro.

- E perché non si fa?

- Sai, fai una cosa, per una volta… stai zitto.

***

Per Sai i minuti passavano lentissimi, ma ancora non aveva voglia di staccarsi dall’abbraccio di Naruto. Non più, perlomeno. Sulle prime la sua reazione era stata di rigetto ed era stato lì lì per scappare, ma adesso trovava che fosse una sensazione bellissima.

Una sensazione calda.

- Sei caldo- mormorò l’artista, cambiando posizione e poggiando la testa sul torace del compagno di squadra.

- Certo. Io sono sempre caldo. Cioè, accaldato. No! Aspetta…

- Ho capito, ho capito – chissà perché era così agitato – io invece sono freddo.

- Ora non tanto- Naruto gli sfiorò le braccia – e non mi sembra più di stringere una bambola di porcellana.

Sai sorvolò su quella strana similitudine e gli infilò la mano sotto la maglietta.

- Hey, che fai?- chiese l’altro, ritraendosi appena.

- Niente. Volevo sentire se sei caldo anche qui.

- Sono caldo ovunque, è normale.

- No, c’è sempre una parte più fredda- dissentì l’artista – e una più calda.

Gli sollevò la maglietta e Naruto lo lasciò fare, sospirando, evidentemente confuso da quello che stava passando per la testa dell’artista. Tanto ormai la situazione era ambigua di per sé, da quando gli era saltata in testa l’idea di abbracciarlo. Bastava che nessuno li vedesse, e che non… cioè, era evidente che Sai era ingenuo e non voleva certo fare il malizioso.

- Cosa è?- domandò indicando il tatuaggio a spirale che aveva attorno all’ombelico.

- Oh, è il sigillo della volpe a nove code che mi ha fatto Yondaime- disse con leggerezza.

Sai lo guardò in silenzio.

- Posso toccarlo? O ti dà fastidio?

- Se proprio ci tieni.

Sai fissò quello strano tatuaggio a lungo, poi, dopo diverse esitazioni, posò un dito proprio nella spirale più esterna, dove iniziava. Era vagamente rialzato rispetto alla pelle, come un lungo ed elaborato graffio.

Seguì il disegno, affascinato, muovendo il dito a spirale, lentamente, sempre più vicino all’ombelico.

Sentiva il respiro di Naruto farsi un po’ più pesante, e la pancia che andava su e giù sotto la sua mano. Sperava che quel gesto non avesse in qualche modo risvegliato la volpe a nove code.

Si fermò quando l’indice raggiunse l’ombelico e vi affondò appena.

Naruto emise una sorta di ansimo simile ad un gemito, e Sai si voltò a guardarlo. Si aspettava che avesse gli occhi rossi e i canini lunghi, ma era quello di sempre, solo le sue iridi sembravano essersi scurite, ed erano liquide.

Continuava a respirare profondamente, le labbra socchiuse, e lo fissava.

- Ho fatto qualcosa che non va?- domandò l’artista.

Naruto fece lentamente segno di no con la testa, senza distogliere lo sguardo dai suoi occhi.

Sentì la sua mano bollente all’inizio della schiena, dove la pelle era scoperta, e si inarcò con un gemito sorpreso.

- Naruto…?- si rese conto che il viso del biondo era a pochi millimetri dal suo, e i loro nasi si toccavano.

Senza volerlo la mano che era impegnata a esplorare il tatuaggio scese e incontrò qualcosa di molto duro.

Il biondo sobbalzò e si tirò su.

- Scusa- disse, rosso in viso – ma credo di… dover andare a casa.

Detto ciò prese dalla sedia la giacca arancione e uscì dall’appartamento, sbattendo la porta.

Sai si strinse nelle spalle e si appoggiò allo schienale del divano, aspettando che tornasse.

 Chissà quando si sarebbe reso conto che era quella, casa sua.

  
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