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Autore: Mewpower    01/03/2012    1 recensioni
C'era una volta in un regno dai mille colori, una principessa. Tanta era la sua felicità da quando il Buon Padre le aveva dato in dono un magnifico passerotto a cui lei era si era davvero affezionata. Un nero giorno,però, l'animaletto scompare e la vita della giovane si fa scura e impregnata d'angoscia... Basterà la nascita di un nuovo sentimento a rincuorarla...? Come la purezza può fondersi con lo sporco più infimo... Storia di una principessa, di un passerotto e di un lupo.
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hinata Hyuuga, Itachi, Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Socchiuse la finestra, facendo sì che ancora qualche lieve spruzzo di freschezza mattutina potesse rendere più gradevole l'ambiente della sua stanza. Si voltò a contemplare lo spazio che la circondava: il letto, l'armadio, le tendine e l'abito da sposa appoggiato ad una sedia; lo aveva tirato fuori non appena sveglia e vi ci aveva appoggiato sopra una busta color panna, con le sue iniziali, quelle che avrebbe portato comunque anche se lontana...
Una giovane che aveva sudato e sputato sangue pur di farsi accettare come figlia del capo, una ragazza di soli 19 anni costretta a fare di tutto, anche a sacrificare ogni altra forma di amore per accoglierne una inesistente dentro di lei, una Hyuga che non avrebbe più fatto parte del prestigioso clan di Konoha per sua scelta... avrebbe buttato via tutto, avrebbe abbandonato ogni ricordo, ogni oggetto, ogni parentela, avrebbe sacrificato tutto, forse stoltamente, magari illudendosi, agendo come la signorina Hinata non avrebbe mai osato comportarsi; perché dopotutto lei era fatta così: seria, riservata, composta ed ubbidiente. Non si sarebbe mai comportata, per tutti questi motivi, come un'impulsiva ed egoista ragazzina di ricca famiglia... ora, però,voleva esserlo, ora voleva mettersi in gioco mostrando una parte di lei che non aveva mai sfoderato, che nessuno credeva esistesse...e che forse non esisteva davvero; ma pur di poter fuggire da quell'incubo, pur di non lasciarsi sottomettere ancora, a costo di dover soffrire e veder tutto frantumarsi davanti ai suoi occhi, la piccola Hinata voleva fare di testa propria, voleva finalmente prendere in mano le redini della sua vita, intendeva liberarsi dalla morsa di quella reggia e poter correre libera, insieme al suo cucciolo di lupo, insieme al suo vero amore.
Ammetteva di essere incerta ncora, aveva paura.
Sebbene la sua sacca fosse già stata riempita dell'indispensabile, pensava di rimettere tutto in ordine e di chiedere perdono per quel che ancora non aveva compiuto...era dura, durissima dover dire addio a quel luogo e a tutte quelle persone che lei non aveva mai disprezzato, nonostante l'avessero fatta soffrire in così tante occasioni. Eppure lei li continuava ad amare tutti. Profondamente.
Dopotutto lì c'era ancora suo padre, sua sorella, il cugino che la desiderava a tal punto da volerla in sposa; c'era la sua amica-medico di sempre, i suoi compagni di missioni, i suoi vicini, i suoi gigli in fiore; e poi c'era sua madre, il suo abito luminoso e chiaro come una stella e il suo Naruto, con la sua tomba, che tanto l'aveva aiutata e che per tanto tempo le aveva permesso di sorridere anche quando avrebbe dovuto piangere...
Ma lei era fuori dalla camera, fuori dalla sua casa, fuori dal mondo. Perché ad aspettarla c'era lui, Itachi, un Uchiha, un uomo che come lei aveva abbandonato tutto, aveva sacrificato tutto quello che aveva per amore di suo fratello, colui che adorava a tal punto da finire per sterminare un intero clan, ammazzare la sua intera famiglia e condannare l'anima all'eterno dolore.
Le loro vite erano differenti per certi versi, ma unite da un sottilissimo filo rosso, fatto d'angoscia e di tormento inappagabili, incommensurabili, ma che sarebbero riusciti a colmare solo attraverso lo stare insieme, solo se fossero stati vicini e se avessero potuto scambiarsi tra loro l'infinito amore che provavano l'uno per l'altra.
Era indescrivibile, era un sentimento più forte di qualsiasi pensiero savio che li avrebbe potuti riportare sulla retta via, facendo capire loro che una fuga d'amore non era del tutto conveniente...per  la Hyuga.
Ma per loro la decisione era stata presa, non ci sarebbe stato nulla o nessuno ad ostacolarli.
E così, lei si fece avanti, tenendo stretta a sé la sacca riempita di oggetti vari.
L'alba le illuminava metà volto e la frescura le aveva cosparso le mani di piccoli brividi; lui stava rigido a pochi metri da lei, a lato del cancello d'accesso all'abitazione. Coperto dell'usuale mantello nero, aveva il viso completamente coperto dall'ombra, come pure il resto del suo corpo, tanto da sembrare un triste mietitore davanti alla sua vittima.
La fissava, in effetti, assorto nei suoi pensieri, ancora rintontito per la stupenda visione che gli veniva incontro e sconvolto per l'incredibilità del suo gesto.
Era felice, ma la sua bocca sapeva ancora d'amaro; era finalmente dopo tanto tempo sereno, ma sentiva già il senso di colpa tormentargli il petto ed incitarlo a desistere, a fuggire.
Tuttavia la fanciulla era sempre più vicina e lui si sentiva sempre più ardere dal desiderio di poterla avere al suo fianco.
Peccato che ci fosse anche qualcun altro bramoso quanto lui. Un animale diverso dal lupo nero, un essere senz'altro più adatto ad una fanciulla, in quanto nobile e più semplice da tenere con sé; una bestia domestica tanto bella e piena d'affetto per la giovane quanto lo era lui; peccato solo che tra i due vi fosse una certa differenza di razza e carattere.
-Hinata.- la chiamò, secco, ma non imperioso.
Voleva solo che lo sentisse e che si voltasse; e in effetti ottenne tutto ciò.
La Hyuga si girò di scatto, udendo il cuore perdere un battito.
Era come vedersi ad uno specchio: vide i suoi medesimi occhi, i suoi stessi lunghi capelli, la sua stessa espressione confusa e persa.
Non mosse muscolo, né pensiero, la sua testa non ragionava più.
-Neji...- il suo nome le uscì di bocca spontaneo, quasi come dovesse essere quello il suo ultimo respiro.
I capelli ancora sciolti del ninja gli ricadevano sulle spalle insieme a qualche ciuffo, che correvano lungo le sue guance pallide; il respiro pareva quasi sforzato, come se la sua gola fosse bloccata da qualcosa che rendeva dura la circolazione dell'aria.
Ferma verso di lui, non aveva la forza neppure di guardarlo. Aveva, infatti, spostato i suoi occhi da un lato, mortificata, ma non meno convinta di ciò che stava per fare.
Il ragazzo, intanto, la contemplava pensieroso, ma neppure lui era in grado di fiatare. Aveva visto bene quell'ombra, quella lugubre presenza che come lui distanziava da Hinata di qualche passo. Non fu in grado di riconoscerne i lineamenti, non poté nemmeno vederne gli occhi e da lì capire veramente le sue intenzioni, ma ciò che era certo era che si trattava di un uomo, simile a lui.
Teneva i pugni stretti, ma la compostezza e la fermezza innate dello Hyuga gli permettevano di apparire molto più tranquillo e conscio dei fatti di quanto in verità non fosse.
Tentennò, rischiando quasi di abbassare lo sguardo anche lui, ma lui non era tipo da lasciarsi imbarazzare da una situazione del genere.
-Cosa credevi di fare?- le rivolse così le prime parole, una domanda, dal cui tono si poteva intuire, che pretendeva una risposta.
Inchiodata a terra da una forza superiore, avvertiva le corde vocali farsi di ghiaccio, rigide di fronte al cugino, il quale invece cominciò a sentirsi rivestire dalla calma, da capo a piedi, un poco alla volta.
Il silenzio infatti della ragazza lo spinse a fare il bonario, intenerito dalla sua debolezza.
-E' ancora presto, puoi anche permetterti di riposare un po' più.-
La voce assomigliava a quella di un padre affettuoso, tanto che Hinata trovò allora l'energia per rizzare il viso, giusto per guardarlo mormorare tali parole...
-Dai, andiamo...- e come se nulla fosse accaduto, come se preferisse ignorare il palese e strano tentativo di fuga della Hyuga, compì i primi passi in avanti, lenti, ma sicuri di volerla raggiungere   per poi  prenderla con sé.
Fatto sta che dinnanzi ad un simile tentativo Itachi fu portato a compiere pure lui dei passi in avanti istintivamente; sentì che doveva essere lui a prendere le mani della giovane e portarla dalla parte opposta.
Però ci fu qualcosa che lo bloccò, che gli permise di riacquistare l'autocontrollo e di arrestarsi, di tornare ad essere una statua di ombre e di attenderla, poiché sapeva che sarebbe giunta con i suoi stessi piedi da lui.
-No...- sibilò Hinata al contatto della mano dello Hyuga e la ritirò delicatamente a ridosso del petto.
Un breve silenzio, giusto il necessario per vedere gli occhi sgranati del cugino e per prendere un respiro, separò i due, prima della verità.
-Perdonami, Neji... ma non tornerò indietro... con te-  seppur fosse commossa dinnanzi alla sua dichiarazione, dal volto della Hyuga trasudava anche tanta sicurezza e serietà. Quella era stata una scelta importante, ben ragionata, perciò immodificabile.
-Io vado con lui – e si voltò a guardarlo, a ricercare i suoi meravigliosi occhi neri, a ritrovare tutti i motivi che l'attraevano verso l'esterno di quella vita e a crearne un'altra, ma con lui.
Ora, dopo tanto tempo, era Neji a fissare la terra, non più la piccola Hinata.
Il turbinio di sentimenti nel suo cuore era iniziato e oltre alla sorpresa, la confusione del momento lo faceva sentire fuori luogo, quasi insignificante dinnanzi ai due.
Era ovvio che non si sarebbe lasciato convincere, era naturale che non potesse permettersi di lasciarla scappare con un perfetto sconosciuto... infatti, chi era quel tipo? Come si era conosciuti? Che cosa li univa; cosa li aveva persuasi a prendere una decisione del genere?
Dire che non fosse preoccupato e che non fosse arrabbiato, rispettivamente con la cugina e lo sconosciuto, sarebbe stata la sua prima e più grande bugia.
Ecco, ora avrebbe chiarito tutto, avrebbe spiegato anche con le maniere forti all'uomo che non poteva fare una cosa del genere; avrebbe riportato la ragazza sulla retta via, verso quella di casa, facendosi spiegare il perché e il come di tutta quell'assurda faccenda; tutto sarebbe tornato sereno, come voleva lui.
Forse si rifiutava di capire quel che poteva essere già chiaro.
Magari era consapevole di ciò che si nascondeva dietro a tanta forza di reagire della ninja. Probabilmente conosceva cosa si celasse al di là del suo rossore...
Ma di certo sapeva che quella fuga era per causa sua...anche per causa sua.
Tuttavia lui sarebbe stato colui che avrebbe riportato l'ordine, che avrebbe ricondotto la pecorella al suo ovile e che l'avrebbe allevata con cura e amore...perché lui l'amava, la voleva egoisticamente e spudoratamente; non l'avrebbe lasciata, nemmeno se fosse stata lei a chiederglielo.
Era il suo sogno, il suo nuovo sogno e voleva che divenisse realtà, che entrasse nella sua vita interamente.
Aprì bocca per farle sapere cosa fosse veramente giusto, per educarla e convincerla, per esortarla e sgridarla, per imporle il suo sentimento e per scongiurarla di amarlo.
-Tu non puoi. Non posso permettertelo.- cominciò, quindi, trattenendo quel che un cuore innamorato avrebbe rischiato di lasciar andare: instabilità e debolezza.
-Siamo una famiglia, lo siamo fin da quando siamo nati. Non puoi spezzare un legame così forte e sacro.- deglutì, seppur impercettibilmente, per cui dovette fare un'altra pausa.
-Non ce la faresti neppure sforzandoti, neppure fuggendo. Sei una Hyuga e basta. Entrambi lo siamo, volenti o meno.-
Riallungò una mano, porgendogliela dapprima...
-Tutto ciò che è mio è tuo...-  ...finendo, poi, per portarla verso una sua guancia, che nel frattempo si era tinta di fiamme – ma per diritto, anche ciò che è tuo, deve essere mio.-
Tremolò appena, avvertendo come quella mano le passò dolcemente fino alla base del volto, scontrandosi amaramente con le parole così autoritarie del cugino.
Proprio come suo padre... non era altri che un'altra figura imperiosa pronta a tutto per sé, per il suo di bene...ma per quello del resto del mondo? Per il suo? Quanto gli importava davvero della sua più pura felicità?
Tante cose avrebbe voluto chiedergli, tantissime, però qualcosa la bloccava nel profondo e per una volta nella sua vita non era timore per quel ninja abilissimo, bensì si trattava di un sentimento che mai avrebbe pensato di poter provare per una personalità come la sua.
Con grande coraggio portò anche lei una mano verso di sé, finendo per prendere quella di Neji e con altrettanta delicatezza la discostò senza smettere di fissarlo.
La compassione la scuoteva dall'interno quasi a volerle suggerirle di lasciar perdere l'amore, quello vero, e di vivere quella vita che le era stata imposta fin dalla maggiore età, patendo e sopportando come sua madre aveva fatto, ma in compenso portando sempre alto l'onore e l'integrità di quella casata.
-Non posso. Non potrei mai rinunciare a tutto ciò che ho e consegnarlo nelle mani di un'unica persona.-   d'un fiato, ma senza correre, la Hyuga fu in grado di ribattere.
Finalmente, dopo tanto tempo, aveva l'opportunità di farlo.
-Posso donarne un po', quasi tutto se vuoi... ma non è umano, non è giusto rinunciare completamente alla libertà di vivere la vita che si vorrebbe... solo per un'unica persona...soprattutto se così si è destinati ad un'esistenza fatta d'inferno...-
Se non fosse stato per il visetto triste, afflitto di Hinata, Neji avrebbe pensato che quelle parole provenissero da tutt'altra persona, un'entità arrabbiata, incattivita dai soprusi di una famiglia che mai l'aveva apprezzata davvero...ma ciò che poteva leggere da quella espressione era... pietà? Provava pietà per lui?
-Forse hai ragione tu... non...non ho la forza per sfuggire dalle mie origini...però come futuro capo di questa famiglia... non mi puoi chiedere di smettere di vivere... perché...una vita con te, sarebbe solo una fine e non un inizio.- chinò quindi il capo, non riuscendo più a scrutare colui che stava colpendo con così tanta pseudo-grinta, vergognandosi di sé, della sua anima ribelle.
La sua natura era sempre stata pacifica, stentava ad emergere come una combattente e forse era per quella sua vocina sempre educata e rispettosa che la Hyuga credeva di non aver fatto molta presa sull'animo del cugino, nonostante in cuor suo lo sperasse tanto,
Itachi, invece, a pochi metri da loro, ascoltando tutto ciò che era riuscita a dirgli, si sentiva orgoglioso del solo fatto di conoscerla e di poterla avere al suo fianco.
Non era necessario usare la violenza nelle parole, anzi credeva che con tutta quella dolcezza, intrisa però di convinzioni e sicurezza, il cuore dell'altro ragazzo doveva esserne rimasto trafitto.
Se la conosceva veramente, ma soprattutto se la desiderava come aveva appena detto, non poteva non aver capito che le sue intenzioni erano serie e che nulla avrebbe potuto fermarla; nemmeno la sua forza da grande ninja o la sua autorità da capo di un clan.
In effetti la reazione dello Hyuga fu inaspettata.
Chi avrebbe potuto immaginare che lui, l'incrollabile Neji avrebbe tentennato di fronte a quel capo chino, di lunghi capelli?
Teneva le labbra semi aperte, pronto a sormontare il suo tentativo di ribellione come sempre aveva fatto in tutta la sua vita: superare chi per debolezza non sapeva stare al suo passo, scalare ogni cima che credeva di essere più imponente di lui, oltrepassare e se necessario calpestare chiunque avesse cercato di ostacolarlo o, peggio ancora, fargli del male... ma in quell'istante la presunzione e l'abilità fisica non sarebbero serviti a niente.
Non poteva fare nulla contro quella testolina di già inclinata sotto il peso di anni ed anni di sottomissione, di dolore, eppure così fermamente sicura, immobile e potente al di sopra del suo imperativo.
Gli parve degno di ammirazione il suo comportamento; era stata coraggiosa, nonostante non condividesse la sua decisione.
-Sei veramente certa di quel che stai facendo? -
Allorché due fiamme al posto degli occhi si unirono a quelli di ghiaccio del giovane che fronteggiava la fonte di tanto calore: Hinata lo fissava con una convinzione tale, seppur stesse in silenzio, da non rendere necessario che lui provasse a fare dell'altro.
Con quegli occhi, solo con la loro potenza, era riuscita a sconfiggerlo, almeno per una volta, ma in un incontro talmente decisivo che le conseguenze si sarebbero fatte sentire a lungo, per molto tempo, sul corpo dello Hyuga.
Sospirò in silenzio, allungando appena il collo verso il punto in cui l'altro spettatore se ne stava in attesa e dove l'entrata della residenza sanciva anche l'uscita da quel mondo della persona da lui amata, per sempre.
-Non potrai più tornare...te ne rendi conto?-
Sperava ancora nella possibilità di spegnere il suo entusiasmo per il punto conquistato, ma oramai la vittoria era già sua.
-Lo so. -
Era stato sconfitto sul serio purtroppo.
Per cui umilmente, come mai lo era stato, chinò il capo e la lasciò andare.
Itachi l'osservò giungere fino a lui, dopodiché l'accompagnò con una mano, indirizzandola verso la fine del viale.
Entrambi tacevano, entrambi guardavano lontano dai rispettivi sguardi.
Preferivano rimanere soli, con il proprio turbine di pensieri ed emozioni; soli per un solo attimo,  giusto quel che bastava per riflettere un'ultima volta sulle loro scelte, sui rispettivi comportamenti, su parole dette o meno.
Hinata non credeva di riuscire a fare quel che invece aveva fatto e neppure le parve possibile di essere riuscita a superare il confine di casa propria, senza nemmeno un ultimo saluto, o quanto meno un'ultima parola d'amore per quello che doveva essere suo marito, o verso suo padre, sua sorella, o sua madre...almeno lei avrebbe dovuto salutare per un'ultima volta con una carezza, o un fiore su quella fredda lapide...
Rinunciando alla sua vita futura là, aveva rinunciato pure alle sue origini, al suo passato.
Non sarebbe stata più una Hyuga, non sarebbe stata più nessuno, come Itachi del resto.
Tuttavia ora poteva sperare in qualcosa di vero, ad una vita nuova e...viva. Un'esistenza fatta di una vera soddisfazione: quella di donare amore per riceverne non un poco, non tanto quanto bastava, bensì tanto, tantissimo e chissà probabilmente anche di più rispetto a quel che immaginava.
Non sapeva cosa l'aspettava ma qualcosa in sé le assicurava che sarebbe stato molto migliore, rispetto a ciò che le sarebbe aspettato tra quelle quattro e nobili mura.
Però...
-Credi...che sia stata troppo crudele?- con un soffio, riuscì a muovere la prima parola dopo chilometri e chilometri di distanza dal suo villaggio d'appartenenza.
Si arrestarono entrambi; lei ancora fissava il vuoto, mentre lui era tornato a guardarla.
In lei vedeva quella luce che poteva salvarlo ogni volta dai suoi incubi, dal buio che lo circondava; ed in quel momento tale luce seppur fioca per la tristezza e il senso di colpa, sembrava più viva che mai.
Ora spettava a lui essere la sua luce, doveva farla uscire da quel vicolo oscuro nel quale si era perduta per colpa della sua anima troppo gentile. Ci sarebbe voluto del tempo forse, ma prima o poi sarebbe guarita da quel tormentoso sentimento che per lui era fin troppo noto: essere un traditore, probabilmente così si sentiva...
-No.- rispose allora lui sinceramente, scostandole una ciocca da davanti il viso e contemporaneamente accarezzandola.
Hinata si sentì obbligata ad alzare gli occhi plumbei e sconsolati verso il suo consolatore, quanto meno per ringraziarlo di esserle così vicina, nonostante fosse sciocco continuare a preoccuparsi anche ora che tutto aveva avuto fine...
-Ti sei comportata nella maniera più dolce e cara che potevi...e penso che mai nessuno al tuo posto, sarebbe riuscito a farlo così. - concluse facendo scivolare la mano fino alla fine del suo volto, abbandonandolo quindi col tatto, ma non con lo sguardo.
Itachi continuò a fissarla a lungo, sperando che quel visino tenero tornasse a sorridere, rinvigorito dalle sue parole; ma la fanciulla non aveva ancora voglia di inarcare le labbra.
Sperava solo che le sue parole fossero vere e che il gesto rivolto al cugino avesse potuto esprimere molto di più rispetto a ciò che non era riuscita a fare con la voce.
Vedendola riabbassare la testa, il moro pensò che l'unica cosa necessaria in quel momento fosse aspettare.
Solo il tempo l'avrebbe aiutata a dimenticare, o meglio, ad allontanare le brutte sensazioni e i cattivi ricordi.
L'accompagnò verso la retta via, appoggiandole una mano alla schiena; lei, per inerzia, si lasciò condurre.
Quel pensiero restò fisso nella mente della Hyuga ancora a lungo, per ore, per giorni.
Il fatto era che temeva di aver commesso un nuovo errore salutando suo cugino a quel modo...
Le parve che con quel bacio sulla guancia, fuggitivo e freddo, gli avesse fatto più male, terribilmente male, nulla in confronto alle sue semplici parole d'addio.



Seguendolo nella foresta, la principessa avrebbe perduto tutto:
il suo castello, i suoi abiti, il suo animaletto felino...
Si arrestò un attimo, scoprendo di avere paura di ciò che le si presentava dinnanzi.
Tuttavia vi era una luce, scintillante in quel buio, che le diede coraggio e le permise di proseguire.








Eccoci!! Finalmente un nuovo capitolo! Mi auguro che sia stato di vostro gradimento...
Oddio, non posso credere che sia finita, eppure in parte è così...dico in parte perché in verità questo non è l'ultimo capitolo seppur possa sembrare ;)
Per questo, vi invito ad aspettare un nuovo capitolo...che sarà pubblicato il più presto possibile!
Commenti, recensioni di qualsiasi tipo sono sempre ben accette! Soprattutto adesso che Itachi e Hinata sembrano essere riusciti a coronare il loro sogno... che carini! >.<
E così, vi saluto!! Alla prossima!! 
  
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