Capitolo
due
Erano
passate
alcune settimane da quell'incontro, e Scorpius non si era
più fatto sentire né
vedere.
Pareva che stesse
cercando di cancellarlo dalla sua vita e il suo comportamento non
faceva che
peggiorare ulteriormente l'umore di per sé tetro di Albus.
Quando era andato
via, Smaterializzandosi salutandolo appena, Potter era rimasto immobile
davanti
al frigorifero con le mani che tremavano per la rabbia e il dispiacere:
si era mosso
per andare a vestirsi in camera da letto - checché ne
potesse pensare Scorpius,
lui non si era conciato in quel modo per cercare di traviarlo,
ma solo perché non aveva calcolato bene i tempi e dopo
la doccia si era reso conto che l'amico sarebbe arrivato a momenti e
lui non
aveva ancora finito di preparare i tartufi al cioccolato fondente e
cocco che
aveva deciso di fare proprio per l'arrivo di Malfoy - ma all'ultimo ci
aveva
ripensato ed era tornato indietro. Con il cuore che piangeva, aveva
riaperto
l'anta del frigo e con un incantesimo aveva fatto levitare la teglia
fino a
svuotarla nella spazzatura. Era la prima volta che gettava via le sue
creazioni
senza nemmeno assaggiarle, ma in quel momento gli sembrava l'unica cosa
giusta
da fare: non aveva nulla da festeggiare, anzi.
Lily aveva capito
che qualcosa non andava quando, circa un mese dopo l'incontro tra Albus
e
Scorpius, aveva trovato il fratello maggiore raggomitolato sul divano
del
salotto con in mano un libro dal titolo incredibilmente deprimente e
una
coperta di maglia rossa - regalatagli sicuramente da nonna Molly -
gettata
sulle spalle per cercare di ripararsi un po' dall'umidità
che entrava dalla
finestra spalancata. Sembrava apatico, non l'aveva salutata al suo
arrivo né si
era tirato su gli occhiali - che in quel momento erano in precario
equilibrio
sulla punta del suo naso.
– Al, che hai? –
gli chiese, dopo aver chiuso la finestra ed essersi accoccolata accanto
al
fratello costringendolo a chiudere il libro e posarlo sul bracciolo del
divano.
Sfregò il volto contro il suo collo, imitando un gatto,
sperando di farlo
sorridere come quando erano più piccoli o almeno di farlo
allontanare
infastidito: Albus non fece nulla, fissando il vuoto davanti a
sé con
un'espressione persa sul volto.
– Albus Severus
Potter, – lo apostrofò allora la sorella,
incrociando le braccia al petto e
lanciandogli un'occhiataccia. – Dimmi immediatamente cos'hai.
Non costringermi
ad andare da Scorpius e farmi dire tutto da lui. Se Rose ha fatto di
nuovo
qualcuna delle sue stronzate questa volta la faccio finire al San Mungo!
– Non è colpa di
Rose, questa volta, – ribatté pacatamente il
ragazzo, senza cambiare posizione
né guardare la sorella in faccia. – È
Scorpius l'idiota. E pure io ho la mia
bella parte di colpa.
– Da quando siamo
nati ti prendi sempre tu la colpa delle cose, Al, non sono sicura di
poterti
credere nemmeno questa volta. Cosa potresti mai aver fatto per ridurti
in
questo stato? Giuro che appena Malfoy mi capita a tiro lo affatturo,
– sbottò,
addolcendo poi il tono mentre allungava una mano e cominciava ad
accarezzargli
i capelli corvini. – Andiamo, lo sai che puoi raccontarmi
tutto. Che ne dici se
intanto cuciniamo qualcosa? Ho un po' di fame, non mangio da ieri a
pranzo.
– Neppure io, –
rispose Albus, alzandosi dal divano come se in realtà non
avesse molta voglia
di farlo. – Dai, vieni. Se ti va posso prepararti il
semifreddo alle fragole
che ti piace tanto.
– Non siamo in
periodo di fragole, – ribatté la ragazza, contenta
di essere riuscita a
smuovere un po' il fratello: se parlava di dolci, voleva dire che stava
un po'
meglio. – Ma se ne hai la scorta da qualche parte mi
piacerebbe mangiare un po'
del tuo meraviglioso semifreddo, sì.
Albus accennò un
sorriso, indicando il balcone su cui una microscopica serra dava bella
mostra
di sé. La condusse al suo interno tenendola per mano come
quando erano bambini:
c'erano decine di piante in vaso disposte ordinatamente su dei tavolini
in
metallo e, al fondo della camera - resa immensa da un incantesimo -, vi
erano
le fragole.
– Sei un genio, –
ridacchiò la ragazza, allungando una mano verso uno dei
frutti e sfiorando
appena la polpa rossa ed evidentemente succosa. –
Chissà da chi hai ereditato
la bravura in questo genere di magie: sia James che io siamo
completamente negati,
come mamma e papà.
– Non ne ho idea,
ma sono contento di esserne capace, – ribatté lui,
cominciando a cogliere le
fregole e posandole in una terrina che aveva fatto levitare fino a
lì con un
altro incantesimo.
–
Mi dispiace
tantissimo, – mormorò Lily appoggiando il
cucchiaino sul piatto macchiato di
rosa. Albus aveva appena finito di raccontarle il suo ultimo incontro
con
Scorpius, dall'imbarazzo per essere stato trovato nudo nella propria
cucina ed
essere sicuramente stato frainteso, alla rabbia quando l'altro gli
aveva detto
di essere andato da lui in segreto, alla delusione di vederlo sparire
senza
poterlo né volerlo fermare in alcun modo, alla decisione
drastica di buttare i
tartufi di cioccolato nella spazzatura senza nemmeno averli toccati.
Per quanto
potesse sembrare stupido, i dolci erano qualcosa di sacro per Albus:
non
avrebbe mai avuto la forza né il coraggio di gettarli, in
un'altra situazione.
– Credo di aver sopravvalutato l'intelligenza di Scorpius, se
davvero non ha
capito quanto ti ferisce
il suo comportamento.
Albus
sorrise
appena, affondando il cucchiaino nella sua parte di dolce alla fragola
che non
aveva nemmeno assaggiato: Lily era sempre così rapida nello
schierarsi dalla
sua parte, era il suo porto sicuro nella tempesta emotiva che l'aveva
sorpreso
in un momento di relativa quiete.
–
Sono contento che
tu sia venuta a trovarmi, – le disse, incrociando per la
prima volta dal suo
arrivo gli occhi castani della sorella. La vide sorridere dolcemente.
– Grazie.
–
Lo sai che ti
voglio bene, Al, non mi devi ringraziare per questo.
Sparecchiarono
la
tavola in un silenzio non del tutto rilassato, incantarono le stoviglie
perché
si lavassero da sole e poi tornarono in salotto, sedendosi di nuovo sul
divano
color crema che troneggiava al centro della stanza.
–
E, in ogni caso,
tu non hai nessuna colpa, – commentò ad un tratto
Lily, mentre il fratello
accendeva la televisione sintonizzandosi su un notiziario babbano.
Albus
fremette appena, colto alla sprovvista dall'osservazione della ragazza.
– Se la
gente salta sempre alla conclusione sbagliata è
perché non è in grado di
pensare oltre all'apparenza: se avesse fatto un po' più di
attenzione, Scorpius
si sarebbe sicuramente accorto che avevi i capelli umidi o, non lo so,
che nel
bagno l'odore del tuo bagnoschiuma era più forte del solito.
Sono queste le
cose che ti fanno capire quanto una persona pensi alle cose prima di
saltare
alle ovvie e sbagliate conclusioni.
Albus
fece cadere
il discorso, lo stomaco stretto in una morsa dolorosa.