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Autore: Harriet    04/10/2006    1 recensioni
Una raccolta di 7 oneshot su Ed, per analizzare il suo carattere, la sua storia, il suo rapporto con gli altri personaggi e soprattutto con Al. (Le storie sono state scritte per la Writing Communty True Colors)
Genere: Malinconico, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Elric
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tema: #2 I hope your wish came true; mine betrayed me


Solo i desideri

L’aria fresca e la luce di mezzogiorno gli furono gradite, dopo aver trascorso tutta la mattinata nella grande sala dell’esame, chino sul suo compito ed impegnato a risolvere i quesiti. Scese in fretta le scale, come per liberarsi di tutta l’agitazione e la tensione che aveva accumulato nei giorni precedenti. Ormai era andata, aveva consegnato il suo compito, e non c’era più possibilità di rimediare. Tutto il loro futuro dipendeva da quel foglio, e lui non aveva più potere su di esso.
Finalmente fu raggiunto da Al,ugualmente ansioso per il loro risultato. Con molta onesta consapevolezza e una punta di gelosia, Ed si sentì sicuro che il fratello aveva fatto un compito migliore del suo. Al era sempre stato più dotato di lui, nelle cose teoriche. Perché Al si prendeva sempre due minuti per pensare sulle cose, a differenza di qualcun altro...
Salutò il fratello, che lo avrebbe preceduto alla casa di Tucker, dove erano ospiti. Lui voleva fare un salto in biblioteca, come se non gli fosse bastato tutto il tempo che ci avevano trascorso nei giorni passati. Ma aveva un dubbio su quel maledetto compito, e voleva andare a controllare quanto grave fosse la sciocchezza che era sicuro di aver scritto.

Sulle scale della biblioteca si fermò per un attimo, guardandosi attorno con attenzione. Si sentì così spaesato da provare un senso di vertigine.
Era solo un bambino in un mondo di adulti. Nient’altro. Non sarebbe mai arrivato da nessuna parte.
Anche se una voce odiosa, da qualche parte, continuava a ripetergli che aveva smesso di essere un bambino da tempo. Da quando aveva tracciato le linee di quel cerchio...
Cacciò via i pensieri e fece un altro passo, prima di venir travolto da una furia su due gambe, che sembrava avere una fretta tremenda. Dopo che furono rotolati tutti e due a terra, l’essere umano causa di tanta rovina scattò in piedi, profondendosi in mille scuse, mentre aiutava Ed a rialzarsi.
Era una giovane donna dai capelli rossi, piccola e magra, che Ed aveva visto quella mattina stessa, all’esame. Era un’alchimista come lui, e come lui aveva deciso di tentare la via dell’alchimista di stato.
- Ti chiedo perdono, andavo di fretta, e...Oh! Ma tu...tu sei il ragazzino di dodici anni che sta cercando di diventare alchimista di stato!- proruppe lei all’improvviso, riconoscendo chi le stava davanti.
- Ehm...già.- borbottò Ed, imbarazzato.
- Oh, ma è straordinario! A dodici anni hai già le competenze necessarie per affrontare l’esame! Sei sicuramente un prodigio!-
- Ma no, ma no...- si sminuì lui, che non sapeva dove guardare. Non gli piacevano quei complimenti. E sapeva che lei non sarebbe stata così entusiasta, se le avesse spiegato bene da dove gli venivano certe competenze.
- Sai, io non sono granché come alchimista, credo.- confessò lei, con un sorriso un po’ triste. – Ma è tradizione di famiglia, che almeno uno tenti l’esame, e fin da quando ero piccola ho sempre sperato di essere io, quella che ci sarebbe riuscita! E’ sempre stato il mio desiderio!-
Le brillavano gli occhi, sembrava molto più bambina di Ed. Lui cercò di sorriderle, ma quel che venne fuori fu un’espressione vagamente depressa.
- Il tuo desiderio?- mormorò, spostando lo sguardo verso qualche luogo indefinito e lontano.
- Sì. E solo il fatto di essere qui mi fa sentire bene. Come se lo avessi già realizzato per metà. Ma credo tu mi possa capire. Se sei qui, significa che questo era anche il tuo desiderio!-
Ed alzò le spalle e incontrò lo sguardo di lei. Gli occhi dorati si fecero gelidi e distanti.
- L’ultima volta che ho seguito un desiderio mi sono ritrovato nei guai.- rispose. – Ho rischiato la vita ed ho causato dolore ad una persona che amo. Non credo ci si possa fidare molto dei desideri.-
- Mi...mi dispiace, io non...- balbettò lei, senza capire dove volesse arrivare il ragazzino con quelle parole così dure. – Non volevo ricordarti cose che...-
- Io non sono qui per mia volontà. Devo solo rimediare a quel che ho fatto...per colpa di un desiderio.-
Lei non ebbe il coraggio di ribattere, si limitò a fargli cenno che aveva capito. Poi chinò la testa per salutarlo e corse via, sconfitta dalla freddezza improvvisa e dallo sguardo disperato del ragazzo.
Ed la guardò sparire nella biblioteca, sentendosi una persona spregevole.
Rinunciò ad entrare. Il dubbio sarebbe rimasto. Tanto in pochi giorni avrebbero avuto i risultati dell’esame, no?

Riprese a camminare, a passi lenti, gravato da pensieri troppo più grandi di lui, che avrebbero fatto paura ad un adulto. Non si accorse quasi quando fu davanti alla casa che li accoglieva. Probabilmente sarebbe passato oltre, se non avesse sentito la voce gioiosa di Nina, quella sempre dolce di Al e l’abbaiare festoso del cane, provenienti dal giardino.
Li guardò, fermò l’attenzione su Al. Sul corpo metallico, e poi sulla voce da bambino. Socchiuse gli occhi, e immaginò di vedere un corpo umano, che fosse consono a quella voce.
Io non sono qui per mia volontà. Devo solo rimediare a quel che ho fatto...per colpa di un desiderio.
In realtà le cose non stavano proprio così. C’era ancora un desiderio a farlo andare avanti. Con il rischio di sbagliare anche questa volta. Di fallire anche questa volta.
Sembra che senza desideri non si possa vivere.
Strinse i pugni, attraversato da un moto di rabbia e frustrazione. Gli sembrò di non essere padrone di sé, ma solo una creatura sperduta, in balia di quegli obiettivi troppo grandi che si ostinava a seguire.
Sono solo i desideri, che guidano le nostre azioni.
Ma quando sentì la voce di Al che lo chiamava, seppe che di quel nuovo desiderio non si sarebbe mai pentito.
   
 
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