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Autore: Invader_from_Hell    14/04/2004    9 recensioni
Erika ne ha detto: "Abbiamo un'affascinante ambientazione fantascientifica. Ma essa è solo il sottofondo, com'è giusto che sia (dato che è un'ambientazione), di un significato più profondo, complesso da comprendere. Un racconto pieno di arguti commenti, riflessioni e metafore che richiamano immagini molto diverse tra loro, collegate dalla sensazione che ci lascia la fanfic. Estremamente intelligente e perciò altrettanto poco adatto a tutti. "
Genere: Dark, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Stella Meravigliosa 1962-2004

Stella Meravigliosa 1962-2004

 

 

Nota: Il titolo è chiaramente un omaggio a Yukio Mishima, che pubblicò nel 1962 sulla rivista Shinkou il romanzo “Stella Meravigliosa”. Con questo breve racconto intendo suggerire un’immagine dal significato metaforico.

 

 

Dal finestrino la vedeva allontanarsi sempre di più. In realtà sembrava essere sempre alla medesima distanza, ma era cosciente che ogni secondo che passava si allontanava da lei in modo inesorabile e terribilmente rapido. Molte altre persone come lui avevano il naso incollato al finestrino, nonostante fosse stato loro vivamente sconsigliato nelle settimane che avevano preceduto la partenza. Era veramente impossibile resistere a quella visione, fors el’unica in grado di infondere allo stesos tempo rabbia, pietà e una nostalgia che eruttava da ogni poro.

La signora seduta davanti a lui teneva in braccio il figlioletto e lo allattava. Avvertì una sensazione molto forte mentre osservava sorridendo la scena, avea come l’impressione che se il piccolo fosse stato capace di parlare e camminare, avrebbe preso a urlare quanto più selvaggiamente e avrebbe ripudiato quel latte. Ma allo stesso tempo, aveva l’impressione che per quel bimbo quel momento sarebbe stato l’ultimo a disposizione per sorbire l’essenza della propria origine. Attraverso il nettare saporito che sgorgava dalla madre, come una fontana inesauribile e disponibile ogni qual volta la desiderasse, avrebbe verosimilmente memorizzato ogni angolo conosciuto della sua stella meravigliosa. Sarebbe stato come bagnarsi nell’Oceano pacifico e per analogia conoscere anche tutti gli altri mari, volare via insieme alla bora più devastante e ricordare la violenza del più potente uragano che si fosse mai registrato negli Stati Uniti, assaggiare la prima fragola primaverile e disprezzare ogni prodotto della biotecnologia alimentare. Avrebbe sognato per anni la casa in campagna della nonna, ne avrebbe ricordate persino le delicate tende ricamate, completamente inutili nelle giornate di sole pieno.. le stesse giornate, che erano solite vedere il nonno al lavoro nei campi tornare portando tra le mani grandi tralci di vite, dai quali pendevano grappoli variopinti. Avrebbe visto chiaramente anche il sorriso stanco del nonno in sogno, quel sorriso di chi ha vissuto e combattuto, e soffrendo ha compreso quanto sia importante sapersi accontentare della semplicità e di osservare un tramonto dietro la vigna. Avrebbe visto molto nitidamente quel sorriso, e probabilmente non se lo sarebbe ricordato il mattino dopo; di conseguenza avrebbe scambiato per un deja vu la sensazione di familiarità provocata dal sorriso del proprio padre una volta che sarebbe stato adulto. Avrebbe in ogni caso cercato un’interpretazione a quel sogno, avrebbe tentato di evocare quella casa in campagna dagli occhi di tutte le persone che avrebbe incontrate nel corso della sua vita, forse anche per trovare il sorriso beato del nonno che non aveva – infondo- mai conosciuto. Ogni volta che si sarebbe trovato fuori casa si sarebbe scoperto a vagare per i luoghi più impensati e inesplorati, con la speranza di vedere il sipario dell’orizzonte sollevarsi improvvisamente per rivelare la scena dell’opera, quella casetta di campagna. E vi avrebbe trovate le mucche, le galline che tanto lo spaventavano nei suoi sogni di bambino, le oche, i pesci nel laghetto! Con un po’ di fortuna , poi, sarebbe arrivato proprio nel momento in cui la nonna stava sfornando la torta ai mirtilli con la panna, quella di cui ricordava il sapore. Avrebbe compreso allora quello che un sapore vero e proprio può essere, e avrebbe definita tale la sensazione provocatagli dalla torta nel sogno, portandola sempre con sé nell’era dove i sapori non sono più parte del mangiare.

Avrebbe incontrato l’anziano nonno, e vedendolo sorridere avrebbe capito cosa dovesse essere il principio di somiglianza e discendenza… l’avrebbe trovato molto simile a suo padre, ma avrebbe riscontrato in lui quell’alone particolare che lo distingueva inequivocabilmente e che lo accompagnava nelle vigne dei suoi sogni.

Secondo Lui, quel bambino tramite il latte materno avrebbe creato un’immagine indelebile della stella meravigliosa, e l’avrebbe portata con sé attraverso il mondo dei sogni, l’unico luogo sicuro per custodire un’eredità affettiva che minaccia di esplodere da un momento all’altro.

Distolse lo sguardo da quella famiglia,  per volgerlo nuovamente verso la stella meravigliosa. Si  domandò cosa stesse succedendo a una quantità imprecisata di chilometri di distanza. Non seppe rispondersi subito, per questo si sforzò di osservare la superficie. Notò subito che l’abituale coltre bianca che in Tv aveva sempre visto a protezione della stella meravigliosa, era ridotta quasi al minimo. “ Infondo” pensò “ Se non fosse così consumata io adesso non mi troverei qui”.

Una scossa fece sussultare tutti i passegeri. Istintivamente, chi poteva si incollò al finestrino per osservare quella scena pazzesca. Pensò che infondo per molte di quelle persone non era molto diverso che essere al cinema, e che infondo erano proprio questi i più fortunati, coloro che avevano perso la cognizione del confine tra realtà e finzione, tra sadismo e divertimento.

Per quanto riguarda quello che aveva provocato la scossa, un centinaio di occhi continuavano a fissare febbrilmente fuori dai finestrini, mentre voci femminili invitavano tutti alla calma e promettevano di rendere note prima possibile le cause della turbolenza. Anche un bambino avrebbe compreso che tali cause dovevano essere note da un bel po’.

Si levarono cori paragonabili a quelli che si levano da un gruppo di ragazzi che aspettano l’apertura di cancelli di un concerto rock, immaginò che d’ora in poi avrebbe dovuto essere pronto a vedere qualsiasi cosa. Sentì in qualche modo di essere vicino alle malebolge dantesche, aveva l’impressione che la temperatura stesse aumentando a dismisura, tanto che dovette allentarsi la cravatta e togliersi la giacca. Dallo sguardo che gli rivolse una signora poco distante capì di essere visibilmente rosso in volto.

Qualcuno urlò richiamando l’attenzione generale ai finestrini. Adesso anche quelli che non avevano un posto al finestrino furono attratti dalla visione come oggetto di magnetismo. Istintivamente Lui si ritrasse, e solo dopo qualche secondo potè accostarsi al suo oblò. Stava per rassegnarsi che quell’urlo fosse l’ennesimo falso allarme di chi scambia un riflesso del finestrino per una detonazione nucleare, quando la sua attenzione fu fatalmente attirata dalla stella meravigliosa. Non riuscì a realizzare immediatamente, e per questo fu essenziale che qualcuno pronunciasse il sostantivo “ Esplosione” seguito dall’aggettivo “nucleare”. Comprese allora quello che stava realmente accadendo alla stella meravigliosa. Una cortina nera faceva bella mostra di sé in bassò a destra nella sua visione, come un serpente si avviluppava a quell’ultimo ramo di umanità e lo trascinava in una danza dove prendere fiato non è concesso e dove la morte sopraggiunge lentamente e condita dai molti sapori della sofferenza. Si aggiustò nuovamente la cravatta. Tutto sommato, non era stupito di quanto stava succedendo a quella distanza, immaginò che fosse colpa della vicinanza del popolo dei cinema e dei videogiochi, che adesso stava brindando alla stupefacente visione.

Quello che però lo aveva subito colpito nel subconscio – e che solo adesso riusciva a tradurre in pensiero lineare- era stato il fatto che avessero risentito della detonazione anche da molto lontano. Dovette ritrattare quando aveva finora pensato, con tutta probabilità non erano affatto lontani quando credeva, le scosse provocate dai lamenti tellurici dell’astro ne erano la prova inequivocabile. Gli sovvenne di un racconto di Sciascia, nel quale l’autore raccontava di un gruppo di siciliani che credendo di essere imbarcati per gli Stati Uniti sono in realtà condotti in un altro anfratto dell’isola sicialiana. Appena sbarcati, fanno di tutto per convincersi che quella che vedono è la costa statunitense, arrivano persino a convincersi  che gli americani viaggino con macchine italiane per puro diletto. Sostanzialmente, non conoscendo la meta e non avendone la più pallida immagine in testa, un essere umano può sentirsi arrivato a destinazione in qualsiasi luogo. Sarebbe andata a finire così anche per quel viaggio? Scrutò per qualche secondo le facce che lo circondavano. Era un bel mosaico di vita umana, e c’era un esauriente riassunto di tutto ciò che era stato detto fino a quel momento riguardo ai sentimenti propri di quella razza. C’era terrore negli occhi della ragazza accanto a Lui, muta e incapace di fissare il contorno sferico che si delineava fuori dal finestrino.

C’era rabbia nell’uomo di mezza età nelle fila opposta, il quale probabilmente rimpiangeva i suoi terreni che era stato costretto ad abbandonare con la promessa di colture autoirriganti e autoseminanti. Per l’auto-mietitura – gli avevano detto- sarebbe stato necessario aspettare un paio d’anni, per ora erano certi che le funzioni già presenti gli sarebbero bastate e avanzate.

Si leggeva curiosità nel bambino che correva di qua e di là. Lui sarebbe stato il meno colpito di tutti, poiché nutrito dal primo giorno di vita con immagini fantastiche di terre lontane.

Osservando bene inoltre, si sarebbero incontrati amore, frustrazione, eccitazione, speranza, tristezza, disperazione, voglia di morire senza far rumore.

Osservò la sua stella meravigliosa, adesso sembrava cantare la sua ultima canzone , prima di scendera muta nel gorgo dal quale era arrivata. La sua voce era suadente e melodiosa, quasi un ultrasuono.

Una voce distante spiegò che gli ultrasuoni che i passeggeri stavano avvertendo erano dovuti all’avvicinamento alla stazione di rifornimento, e che l’operazione di carico di carburante sarebbe durata due ore. Aggiunse poi che la partenza dalla terra era avvenuta 37 ore prima, e ricordò che le scosse avvertite erano nella norma.

 

 

 

  
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