...
Ok, lo ammetto, sono in un ritardo mostruoso! Sorry! ;D
Spero farmi perdonare pubblicando relativamente presto il prossimo capitolo, ma ditemi, volete anche i due che ho scritto riguardati Alessandra o proseguo concentrandomi su Aurora? Perché non so bene come muovermi. Alessandra sembra un personaggio molto apprezzato e attraverso di lei spiegherei varie cose riguardanti la "società dei Distruttori", inoltre salta su un gran bell'uomo nei due capitoli che la riguardano... Ditemi voi cosa preferite! :D
Tornando a questo capitolo... Non è proprio una botta di vita, anzi, è un po' angosciante... Spero di farmi perdonare in futuro! :)
Ps. Se ci sono errori di forma, lessico o grammatica, sappiate che questa volta la mia amica non ha corretto il capitolo, quindi è solo colpa mia! -.-" Se me li segnalate li correggerò subito, ok? Grazie mille! :)
Cap. 19
Che fortuna!
I miei genitori sono a fare la spesa al centro commerciale ad Arma di Taggia,
una cittadina ad almeno mezz’ora di macchina da qui, quindi staranno fuori per
un po’.
Velocemente metto a lavare
l’abito macchiato di sangue e mi tolgo di dosso la tuta di Giacomo, per poi
nasconderla in borsa.
Aaahhhh...
Mi volto ed immergo il viso nel cuscino. La fodera profuma di pulito, ispiro profondamente, espiro e sprofondo in quella
morbidezza.
Quando sento l’aria
iniziare a mancare alzo di nuovo la testa e mi giro sulla schiena. Fisso il
soffitto, ma lentamente gli occhi si chiudono senza il mio consenso. Li
spalanco di nuovo.
La colazione con Giacomo
mi ha rimesso in forze, per non parlare del…
Al solo ricordo di quel
bacio, così come quello che mi aveva dato questa notte, vado in confusione.
Sul perché della sua
improvvisa voglia di saltarmi addosso, potrei anche fare delle ipotesi. Forse
si è accorto che sono una ragazza e che non ci ha ancora provato con me. Più
che possibile visto che si tratta di un ragazzo di vent’anni in cerca di “avventure”.
Oppure
semplicemente gli andava di baciarmi, così, senza particolari complicazioni.
Sbuffo.
La cosa che mi
infastidisce di più è il fatto che non so come dovrei reagire. Non voglio una
storia da una notte con lui, perché credo che mi piaccia già più del previsto e
se la nostra relazione d’amicizia si evolvesse in quel modo…
Giacomo è un minorato
mentalmente! Non lo sopporto, come si permette di farmi andare in crisi in
questo modo? Senza neanche accorgersene tra l’altro! Non che siano molti i
ragazzi che si accorgono dei sentimenti femminili, ma lui ha proprio la
sensibilità di una suola di cuoio!
L'irratazione nei suoi confronti però scema velocemente appena ripenso ai suoi baci.
Quante possibilità ho di
piacergli seriamente?
Mi ritrovo a ricordare
quella moretta con cui l’ho trovato qualche tempo fa. Erano accocolati sul divano, mezzi nudi... Scaccio con forza quel
pensiero dalla testa, altrimenti corro il rischio di tornare da lui per
strozzarlo.
Durante i pomeriggi che
abbiamo passato insieme, Giacomo non aveva mai dato particolari segni di attrazione nei
miei confronti, solitamente i suoi occhi si staccavano dal televisore solo
durante la pubblicità e non si rivolgevano di certo a me, ma al telecomando,
con il quale cambiava semplicemente canale fino alla fine degli spot.
Quando invece giocava
all’X-BOX o alla Play 3, ogni tanto mi lanciava occhiate circospette, ma solo
nei momenti in cui stava perdendo e voleva assicurarsi che io non lo stessi
guardando. Io ovviamente fingevo di leggere con particolare interesse, così lui
riavviava velocemente il gioco dall’ultimo salvataggio. Orgoglio maschile…
Ok, direi che il suo
interesse nei miei confronti è sempre stato a livelli molto esigui.
Mille dubbi mi affollano le mente.
E se la sua attrazione
verso di me fosse dovuta solo a quella particolare situazione? E se la sua
passione nei miei confronti domani scemasse? Magari già adesso ha cambiato
idea, magari è già in giro a cercare un’altra ragazza per portarsela a letto…
Inorridisco
al solo pensiero e non posso fare a meno di irritarmi nuovamente nei
suoi confronti nell'immaginarlo già tra le braccia di un'altra
ragazza.
Lo odio!
Mi rotolo tra le coperte depressa.
Ma chi voglio prendere in giro?
Sospiro afflitta ed ammetto a me stessa la sconfitta.
Come se non mi tremassero
le ginocchia ogni volta che mi sfiora, come se il cuore non si mettesse a
battere velocissimo ogni volta che mi guarda… Come se non mi piacessero i suoi
baci…
Infilo la testa sotto il
cuscino e mugugno infastidita da quei pensieri. Sono sicura che è colpa della
stanchezza se mi vengono in mente certe cose!
Sembro una ragazzina alla
prima cotta!
Arrabbiata
con me stessa, per essermi lasciata trascinare dai sentimenti nella
costruzione di tutti questi complessi mentali che mi affliggono, prendo
un profondo respiro. Cerco di rilassarmi e di svuotare la
mente. Così, distesa ad occhi chiusi sul letto, sento il
sonno cercare di riprendermi, ma all’improvviso, proprio quando
sto per cadere
nell’incoscienza, ricordo che settimana infernale mi attende a
scuola. Un gemito angosciato scappa fuori dalle mie labbra.
Devo studiare una caterva
di roba!
Apro di scatto gli occhi e, svogliata, mi avvicino alla scrivania per aprire il libro di latino.
Appena inizio a Leggere la
trama del “Satyricon” di Petronio impallidisco. Ma che cosa…?
Mi affretto a guardare che
la pagina sia quella giusta, controllo che l’autore da studiare per il giorno
dopo sia proprio lui, infine mi arrendo all’evidenza.
Domani ho la verifica su
questo pazzo e all’esame di maturità potrebbero chiedermi questo autore. Per la
carità!
Leggo un’altra volta la
trama dell’opera, sperando di averla letta male la prima volta, ma rimango
alquanto stupita nel notare che non è cambiato nulla.
"Encolpio, con il suo
fidanzato e il suo rivale amoroso… Tre giorni di sevizie sessuali… Maledice il
suo apparato genitale…"
Sgrano gli occhi.
Possibile che su un libro di testo scolastico ci sia scritta una cosa del
genere?
Non che io abbia qualcosa
contro gli omosessuali, anzi, ma leggere una cosa simile lascia abbastanza
scombussolati. Ma se all’esame mi chiedessero contro chi si rivolge l’invettiva
di Encolpio io cosa gli rispondo? Conto il suo apparato sessuale?!
Leggo la spiegazione e
scopro che probabilmente egli voleva prendere in giro altri autori, vari generi
letterari e la società del tempo.
Non solo Petronio è
riuscito a prendere per il naso tutto e tutti quando era in vita, ma si fa
beffe anche di noi studenti da morto.
Imprecando mentalmente
contro la professoressa e contro questo scrittore pazzo, mi metto a studiare
seriamente per la verifica che mi attende domani.
La sera, mentre sono con la mia famiglia,
seduta a tavola per la cena, salta fuori l’argomento partita.
« Allora Aurora,
riesci a portare tuo fratello a vedere la partita Sabato? »
Mia madre termina di
masticare e si pulisce le labbra prima di parlare, mentre io presa alla
sprovvista, mi ritrovo la pennetta al sugo di traverso in gola e tossisco
sputacchiando pezzi di cibo sulla tavola.
Annaspo, cercando un
bicchiere d’acqua e ne butto giù un sorso, respirando poi piano per riprendermi.
Digrigno i denti.
Mai che Giacomo se ne stia fuori dalla mia testa per più di dieci minuti!
« Si. »
rispondo incerta. « Avevo pensato di andare da un mio amico, lì potremmo
vedere la partita sui canali a pagamento. Ha un enorme schermo piatto, un
divano fantastico… » Inizio a descrivere l’ambiente evitando di nominare
le armi appese alle pareti, finché mio padre non mi interrompe.
« Come si chiama? » Usa il tono duro e secco degli interrogatori.
« Giacomo. »
Sospiro afflitta. Ecco il suo istinto di padre protettivo e di poliziotto.
« Voglio il cognome
Aurora. » Ufficiale di polizia per l’esattezza.
« Guardiani. »
Non sono sicura che sia il
suo cognome, ma era scritto sulla prima pagina di uno dei suoi libri, “Giacomo
Guardiani”, e poi suona bene.
« Indirizzo. »
Ci penso un attimo.
« Boh. Lo sai che
non conosco i nomi delle vie! Comunque è nel vecchio centro… »
L’interrogatorio va avanti
per un po’ e termina solo quando mio fratello viene a conoscenza del fatto che
il mio amico è interista, che ha X-BOX e PLAY3. Insomma, il mio caro fratellino
non vede l’ora di andare da Giacomo.
Oddio, in che guaio mi sono cacciata!
Lunedì mattina, cinque
minuti prima dell’orario d’ingesso a scuola, sono di fronte all’entrata, con il
libro di latino in mano per ripassare un po' prima della verifica.
Il respiro caldo, che esce
dalle mie labbra, diventa una specie di nuvoletta di vapore a contatto con
l’aria fredda. Alzo la sciarpa fin sul naso e mi stringo addosso il cappotto
pesante.
« Verifica alle
prime ore? »
Mi
volto al suono di
quella voce conosciuta e mi ritrovo davanti un ragazzo abbastanza alto,
con i
capelli biondi. Indossa un giubbotto di pelle nera ed un paio di jeans
scuri sfilacciati sui bordi e sulle tasche. Calza un paio di scarpe da
ginnastica grigie.
L’unica nota di colore in
quell’abbigliamento così cupo è la sciarpa intorno al collo, a quadretti
con trama obliqua, rossi e grigi.
« Ci hai
azzeccato…purtroppo! »
Lo scruto meglio per
cercare di capire dove ho già visto quel ragazzo, ma proprio non mi viene in
mente nulla. Noto i tratti del viso aristocratico, quegli occhi dolci e quel naso non
troppo dritto. Eppure... Ha un aspetto familiare...
Incrociando il suo sguardo mi ricordo all'istante di chi si tratta. Ho già visto quei due zaffiri che ha al
posto degli occhi.
« Sei il tipo della discoteca? »
Il mio tono è un po' incerto nel porgli questa domanda, sono ancora insicura della mia deduzione. Sono sorpresa, non mi aspettavo di rivederlo, tanto meno in tempi così brevi.
Lui annuisce e accenna un
sorriso. I suoi denti sono perfettamente squadrati, niente punte affilate.
« Mi chiamo Riccardo. »
Mi porge la mano e io sfilo la mia dalla tasca per poi
portarla a stringere la sua. Non avverto nessuna scossa di energia,
nessun calore anormale, niente. In discoteca dovevo aver bevuto parecchio per
reagire in quel modo al suo tocco.
« Piacere, io sono
Aurora. »
Nel rispondere sorrido
sincera. Non sono più molti i
ragazzi che si presentano di persona, solitamente lasciano fare tutto a
facebook, ma stringere la mano e guardare negli occhi la persona appena
conosciuta è, a mio parere, la cosa migliore. La prima impressione, volenti o
nolenti, influenza tutti e presentandosi di persona si riesce a leggere nello
sguardo altrui se è andata bene o se si è fatto un’idea negativa.
Io stessa scopro subito
qualcosa su di lui.
Tiene le spalle dritte e
si muove con eleganza, mi stringe la mano con gentilezza, attento a non
metterci troppa forza.
Scrollo le testa allibita dalle conclusioni a cui riesce ad arrivare la mia mente.
Ok, questa non so proprio
da dove l’ho tirata fuori…
« Piacere mio! »
Sul suo viso si disegna una smorfia divertita nell’utilizzare simili formalità e io gli sorrido complice.
In discoteca, al buio, non avevo notato
quel leggero velo di lentiggini sul suo naso, né avevo notato il colore delle
sopracciglia, più scure rispetto ai capelli. Che sia un biondo tinto? Eppure
sembra così naturale…
Mentre sono intenta ad osservare quei dettagli, che al nostro primo
incontro mi erano sfuggiti, Riccardo si gira verso un punto alle sue
spalle. Sento una voce e mi volto anche io in quella direzione
incrociando con lo sguardo la figura di un ragazzo, che,
da lontano, sta chiamando a gran voce il biondo.
Riccardo corruccia la
fronte indispettito, poi si rivolge nuovamente a me.
« Devo andare a
vedere cosa vuole quel deficiente, ma mi dispiace lasciarti qui tutta sola ad
aspettare con ansia un compito in classe… Che ne dici se per farmi perdonare
usciamo insieme uno di questi giorni? »
Il suo tono è speranzoso, inoltre
mi guarda in trepidante attesa.
Era da un po’ di tempo che
non ricevevo inviti ad uscire!
Non
riesco a trattenere il
sangue che affluisce ai capillari sul volto ed arrossisco imbarazzata.
Mi ero quasi dimenticata cosa si prova a ricevere una richiesta simile, è una sensazione molto appagante.
Forse, potrei accettare,
dopotutto sembra gentile e non è affatto brutto, ma… Giacomo…
Cosa dovrei fare? Sono
libera di uscire con chiunque io voglia, dopotutto io e Giacomo non stiamo mica
insieme… Però, magari… No, cosa vado a pensare! Per lui è già tanto se mi
ritiene un’amica… Certo, mi ha baciato, due volte, ma per lui quanta importanza
hanno dei semplici baci? Che voglia una storia seria? Sorrido involontariamente a questo pensiero così assurdo. Non ci crederei
neanche se venisse giù il santo padre in persona a dirmelo.
Però mi ha baciata due volte... Mah...Probabilmente il
microcefalo ha visto di recente uno di quei film sugli amici di letto, oppure è
in astinenza…
« Ti
vedo confusa! » Riccardo interrompe il mio monologo interiore. Il
suo tono di voce è allarmato e forse un po' deluso. « Non
volevo
spaventarti, scusa, la mia era solo una proposta. Pensaci, non ho
fretta. » Il suo sorriso dolce mi fa sprofondare nella vergogna.
Cioè, sto veramente
rifiutando un tipo del genere per quell’idiota di un Distruttore?!
« Mi piacerebbe
uscire con te, ma… »
Si, evidentemente sto
davvero rifiutando questo ragazzo così dolce e carino per... Giacomo! Ora posso
ritenermi ufficialmente fregata.
« Capisco. »
Mi interrompe vedendomi in difficoltà. « Allora io vado. »
Il
suo sguardo mortificato
e ferito mi lascia l’amaro in bocca. I suoi occhioni scuri
sembrano molto delusi e tristi. Boccheggio come un pesce fuor d'acqua.
Quando il ragazzo mi da le spalle e fa per
andarsene, io lo richiamo.
« Aspetta! » Riccardo si volta di nuovo a guardarmi. « Vorrei
davvero uscire con te. » Dico solo con un timido sorriso ad incresparmi
le labbra.
Appena pronuncio quella
frase capisco che mi sto incasinando la vita da sola. Non mi basta essere alle
prese con un ragazzo! Perché non due o tre già che ci sono?!
Il sorrisone del biondo mi
mette ancora più in imbarazzo.
« Allora ti prenoto
per questo Sabato pomeriggio! Tieni, questo è il mio numero di cellulare. Ti aggiungo
su facebook appena arrivo a casa. »
Prende un pezzo di carta
dal suo zaino e ci scrive sopra velocemente un numero, poi mi porge il
foglietto.
Gentile, dolce, biondo,
bello… Ma in tutti quegli anni passata da single tu dov’eri?
Poi mi rendo conto che
sono single. O no? Ma certo che si! Ok, sto facendo confusione…
Lo ringrazio.
Si volta e inizia ad
incamminarsi verso il suo amico.
Certo che ha anche un bel
lato B il ragazzo…
All’improvviso
si gira verso di me ancora una volta. Arrossisco ancora di più
quando mi accorgo di essere appena stata beccata a fargli la scansione
completa del suo profilo posteriore, ma lui li
limita ad ammiccare divertito verso di me.
« Domani mattina ti
intercetto qui davanti?»
Annuisco decisa e gli
sorrido. « Sicuro! »
Nel momento stesso in cui
lo perdo di vista tra la folla di ragazzi suona la campanella.
Giacomo, Riccardo e
Petronio! Ah, i miei uomini quanti problemi mi creano!
Sospiro prima di varcare le soglie della scuola, pronta ad affrontare la verifica di latino.
A noi, caro Petronio!
Di pomeriggio decido di
non andare a casa di Giacomo e gli mando un messaggio per avvisarlo. "Devo
studiare"
è la motivazione principale, inoltre voglio chiarire meglio
quello che mi passa per la testa prima di affrontarlo nuovamente. Devo
decidere come comportarmi da adesso in poi nei suoi confronti.
La sua risposta non si fa
attendere molto. Leggo divertita quelle poche parole.
"Non vorrai diventarmi una secchiona?!"
Scemo.
"Il mio cervello deve compensare almeno un po’ la mancanza del tuo, giusto?"
Non risponde. Che abbia esagerato? Magari si è offeso… Oh! Al diavolo!
Il mattino dopo trovo il
ragazzo biondo, Riccardo, che mi aspetta davanti all’ingresso e chiacchieriamo
un po’.
Parliamo delle solite cose,
sport, libri, musica, hobby, film… Non sembra avere particolari conoscenze in
campo sportivo, neanche il quello cinematografico si dimostra brillante, ma
scopro che ha una grande passione per gli horror. Personalmente non li disdegno, ma
preferisco altri generi. Anche per quanto riguarda la musica ci troviamo in
disaccordo e quando gli nomino i Simple Plan li liquida con un disdegnoso “mai
sentiti”. Non lo strozzo sul momento, solamente perché è molto carino e dolce.
Mi consiglia l’ascolto di
alcune canzoni e tira fuori dallo zaino una chiavetta USB, che mi porge.
« Tieni, te la
presto. Qui ci sono alcune delle mie canzoni preferite, qualche libro
interessante e altre cose mie… » Mi sorride. « Potresti darci
un’occhiata! »
Sorpresa ed allo stesso tempo sgomentata dalla cosa, tento di rifiutare.
« Non ti preoccupare,
le cerco su internet le canzoni di cui mi hai parlato… »
Non
mi piace che mi si imponga che musica ascoltare, ma accetto i consigli,
quindi apprezzo la sua disponibilità. Tuttavia mi sento
sempre in
imbarazzo quando qualcuno che non conosco bene si propone di aiutarmi o
di prestarmi qualcosa.
« Insisto. »
Mi sarebbe bastato vedere i suoi occhioni dolci per sciogliermi, ma Riccardo sfoggia le armi pesanti e si passa una mano tra i capelli in un gesto imbarazzato, mentre le sue guance si
colorano di un grazioso rossore. « Vedi, ci sono anche delle melodie che
ho composto io, mi farebbe piacere se le ascoltassi… »
Mi ritrovo a sorridere come un’idiota.
«
Ma certo! Sarò felicissima di sentirle! Scommetto che sono
splendide! » Mi allungo e prendo l’oggetto dalle sue mani.
« Cosa suoni? »
« Il pianoforte.
Non sono proprio bravissimo, ma me la cavo… » Sfoggia un nuovo sorrisino
imbarazzato.
I primi raggi solari del
mattino gli illuminano i capelli biondi, dando loro un riflesso leggermente
rossiccio. I grandi occhi azzurri sono fissi su di me e io non posso evitarmi
di distogliere lo sguardo.
È proprio bello...
Ancora una volta mi ritrovo a paragonarlo al mio Distruttore.
Riccardo sembra talmente dolce e delicato, con quel corpo magro e sottile... Il punto forte di Giacomo invece è proprio il suo aspetto protettivo e maturo, per non parlare del suo fisico prestante ed allenato. Sono entrambi bellissimi, ma in modi differenti.
Il suono della campanella mi distoglie dai miei pensieri e lo saluto velocemente per poi entrare a scuola. Mentre salgo le scale per arrivare nella mia aula stringo forte la mano sinistra a pugno, all’interno l’USB sembra scottare.
Durante tutta la giornata
non faccio altro che passarmi la chiavetta USB da una mano all’altra. Ci gioco,
la guardo per molto tempo, come ipnotizzata.
È piccola e rossa, senza
nessun particolare segno distintivo.
Una volta tornata a casa sono presa dalla smania e dalla curiosità, così
faccio la prima cosa che mi passa per la testa e, senza neppure togliere il
giubbotto, corro in camera mia e mi siedo di fronte al computer. Lo accendo e
infilo la periferica nel collegamento appropriato.
« Aurora! Vieni a mangiare? »
La voce di mia madre manda a monte i progetti. Devo aspettare ancora prima di poter curiosare sull’USB di Riccardo.
Lascio che il PC si avvii
e scendo nuovamente di sotto per mangiare qualcosa.
Subito dopo pranzo i miei genitori escono di casa con mio fratello. Oggi sono sola in casa
quasi tutto il pomeriggio, mio padre e mia madre lavorano, mentre mio fratello
rimane a scuola fino alle quattro e mezza per dei corsi.
Per un attimo il mio
pensiero corre a Giacomo. Inutile mentire a me stessa, ho voglia di rivederlo e, nel caso, chiarire con lui la situazione. Potrei andarlo a trovare...
Per lo studio però? Domani ho un'altra verifica... Mi porto dietro i
compiti e li faccio da lui, è deciso!
Mi ritrovo a
fantasticare sulla sua ipotetica reazione alla mia visita a sorpresa. A parte
Domenica, che ho dormito da lui, era da un po’ che non passavo da casa sua,
ma adesso vorrei ritornare alle vecchie abitudini e rimanere da lui più spesso nel pomeriggio.
Non ho ancora deciso come
comportarmi nei suoi riguardi dopo quel bacio, ma nonostante questo mi manca
troppo e non posso rimandare ancora.
Un nuovo dubbio mi sale alla mente mentre penso a lui. Gli racconto del biondo o no? Mi sento maledettamente in
colpa nei suoi confronti. Non avrei dovuto accettare l’uscita di Sabato con
Riccardo…
Ritorno in camera e faccio partire una delle prime canzoni mentre mi preparo
la borsa per andare da Giacomo.
Solitamente sento sempre
della musica ogni volta che devo sistemare qualcosa o mettere a posto la
camera, quindi non rifletto troppo sul fatto che quelle canzoni sono state
composte da Riccardo, semplicemente avvio il primo file musicale che trovo. I pensieri si Giacomo hanno spazzato via ogni curiosità nei confronti dell'altro ragazzo e di quanto lo riguarda.
Mentre metto in borsa il
libro di filosofia una dolce e triste melodia si diffonde nella mia camera.
Non sono un’esperta di
musica, anzi, faccio proprio pena e non saprei suonare neanche
il triangolo, però riconosco lo strumento che produce
quella melodia all’istante.
Mi ha detto lo stesso Riccardo che si tratta di un pianoforte, ma se
anche non
lo avessi saputo, sbagliarsi sarebbe stato impossibile. Le note
musicali
scorrono fuori dalle casse del computer e mi rilassano
all’istante con quella
melodia dolce, lenta e malinconica.
Lo sguardo imbarazzato e
dolce di Riccardo mi ritorna in mente e mi sento in colpa anche nei suoi
confronti ora. Mi
sto comportando male anche con lui pensando a Giacomo, inoltre gli
avevo promesso che avrei dato un’occhiata al contenuto
dell’USB… Che poi non mi conosce ancora bene,
chissà perché vuole sapere ad
ogni costo il mio giudizio…
Esploro velocemente tutto
il materiale presente sull’USB e vi trovo oltre ai vari componimenti anche
alcune foto e una cartella di file di testo, probabilmente si tratta dei libri di cui aveva
parlato.
Guardo per prime le fotografie, si tratta di foto artistiche, credo.
Non ritraggono esseri umani o animali, ma solo piante ed oggetti. Mi accorgo
che in tutte le foto i colori sono sbiaditi, come se fossero immagini consumate
dal tempo, solo qualche colore particolarmente forte è ancora al suo posto,
come il rosso o il nero.
L’immagine più bella tra tutte, ritrae le acque nere
del mare si infrangono sulla spiaggia in una notte buia. Non riconosco il posto, ma mi sembra
familiare.
Rimango a fissare
l’immagine a lungo. Nel momento in cui la mia mente riesce a recuperare il
ricordo del luogo ritratto, quello mi sfugge via dalle mani, come una saponetta
bagnata stretta tra le dita.
Ritorno alla realtà solo quando
finisce la canzone e mi coglie un'improvvisa stanchezza. Aggiungo all’elenco di
riproduzione audio tutte le melodie contenute sulla periferica del ragazzo e mi
sdraio sul letto.
La musica mi culla con
dolcezza infinita e mi porta alla mente delle sensazioni strane, in particolare una malinconia
che mi fa stringere il cuore.
Mi viene in mente una
storia inglese che avevo letto in lingua originale l’anno scorso, “The
Nightngale and the rose” di Oscar Wilde. Un capolavoro veramente triste,
ma pur sempre un capolavoro. “Give me a red rose and I will sing you my
sweetest song.” Questa stessa melodia che sto ascoltando ora è la più dolce canzone mai sentita. Peccato
che la storia del povero usignolo non abbia un lieto fine.
Lacrime amare cadono sulle
mie guance senza che io me ne accorga.
Ondate d’angoscia mi
trascinano verso gli scuri fondali dell’anima, dove trovo una persona, una
creatura abbandonata da tutti, distrutta dalla solitudine più nera.
Mi sto deprimendo!
Cerco di alzarmi decisa a
fermare quelle canzoni terribili e a mandare a quel paese il ragazzo che le ha
composte.
Sono componimenti troppo tristi! Quel ragazzo deve avere dei seri problemi mentali…
Cerco di alzarmi, ma la mia volontà è nulla. Il mio corpo non si muove
più, solo le lacrime scendono lungo il mio viso ininterrotte.
La musica prosegue.
« No… Ti prego no. » Paura e dolore. Un dolore immenso, come se degli artigli mi
scavassero dentro.
Provo a muovermi nuovamente, ma il
corpo non risponde più ai miei comandi e rimango stesa sul letto, con uno
sguardo terrorizzato.
Senza neanche accorgermene
sprofondo nell’incoscienza.