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Autore: Garfield    01/03/2012    3 recensioni
(Storia in revisione)
Genere: Commedia, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Cap 19 Vi sembro in ritardo? Ma no, si tratta di una percezione distorta del tempo, eravate talmente smaniosi di leggere il nuovo capitolo, che il tempo è trascorso lentamente! U.ù
...
Ok, lo ammetto, sono in un ritardo mostruoso! Sorry! ;D
Spero farmi perdonare pubblicando relativamente presto il prossimo capitolo, ma ditemi, volete anche i due che ho scritto riguardati Alessandra o proseguo concentrandomi su Aurora? Perché non so bene come muovermi. Alessandra sembra un personaggio molto apprezzato e attraverso di lei spiegherei varie cose riguardanti la "società dei Distruttori", inoltre salta su un gran bell'uomo nei due capitoli che la riguardano...  Ditemi voi cosa preferite! :D

Tornando a questo capitolo... Non è proprio una botta di vita, anzi, è un po' angosciante... Spero di farmi perdonare in futuro! :)

Ps. Se ci sono errori di forma, lessico o grammatica, sappiate che questa volta la mia amica non ha corretto il capitolo, quindi è solo colpa mia! -.-" Se me li segnalate li correggerò subito, ok? Grazie mille! :) 


Cap. 19

  

 

Che fortuna! 
I miei genitori sono a fare la spesa al centro commerciale ad Arma di Taggia, una cittadina ad almeno mezz’ora di macchina da qui, quindi staranno fuori per un po’.
Velocemente metto a lavare l’abito macchiato di sangue e mi tolgo
di dosso la tuta di Giacomo, per poi nasconderla in borsa. Una volta cancellate le tracce della nottata appena passata, mi avvio verso la mia camera e mi lascio cadere sul letto. Mi rilasso totalmente e chiudo gli occhi.
Aaahhhh... 
Mi volto ed immergo il viso nel cuscino. La fodera profuma di pulito, ispiro profondamente, espiro e sprofondo in quella morbidezza.
Quando sento l’aria iniziare a mancare alzo di nuovo la testa e mi giro sulla schiena. Fisso il soffitto, ma lentamente gli occhi si chiudono senza il mio consenso. Li spalanco di nuovo. Sono stanchissima, le poche ore di sonno mi gravano sulle palpebre.
La colazione con Giacomo mi ha rimesso in forze, per non parlare del…

Al solo ricordo di quel bacio, così come quello che mi aveva dato questa notte, vado in confusione.
Sul perché della sua improvvisa voglia di saltarmi addosso, potrei anche fare delle ipotesi. Forse si è accorto che sono una ragazza e che non ci ha ancora provato con me. Più che possibile visto che si tratta di un ragazzo di vent’anni in cerca di “avventure”. 
Oppure semplicemente gli andava di baciarmi, così, senza particolari complicazioni.

Sbuffo.

La cosa che mi infastidisce di più è il fatto che non so come dovrei reagire. Non voglio una storia da una notte con lui, perché credo che mi piaccia già più del previsto e se la nostra relazione d’amicizia si evolvesse in quel modo…

Giacomo è un minorato mentalmente! Non lo sopporto, come si permette di farmi andare in crisi in questo modo? Senza neanche accorgersene tra l’altro! Non che siano molti i ragazzi che si accorgono dei sentimenti femminili, ma lui ha proprio la sensibilità di una suola di cuoio!

L'irratazione nei suoi confronti però scema velocemente appena ripenso ai suoi baci.

Quante possibilità ho di piacergli seriamente?

Mi ritrovo a ricordare quella moretta con cui l’ho trovato qualche tempo fa. Erano accocolati sul divano, mezzi nudi... Scaccio con forza quel pensiero dalla testa, altrimenti corro il rischio di tornare da lui per strozzarlo.

Durante i pomeriggi che abbiamo passato insieme, Giacomo non aveva mai dato particolari segni di attrazione nei miei confronti, solitamente i suoi occhi si staccavano dal televisore solo durante la pubblicità e non si rivolgevano di certo a me, ma al telecomando, con il quale cambiava semplicemente canale fino alla fine degli spot.
Quando invece giocava all’X-BOX o alla Play 3, ogni tanto mi lanciava occhiate circospette, ma solo nei momenti in cui stava perdendo e voleva assicurarsi che io non lo stessi guardando. Io ovviamente fingevo di leggere con particolare interesse, così lui riavviava velocemente il gioco dall’ultimo salvataggio. Orgoglio maschile…

Ok, direi che il suo interesse nei miei confronti è sempre stato a livelli molto esigui. 

Mille dubbi mi affollano le mente.

E se la sua attrazione verso di me fosse dovuta solo a quella particolare situazione? E se la sua passione nei miei confronti domani scemasse? Magari già adesso ha cambiato idea, magari è già in giro a cercare un’altra ragazza per portarsela a letto…

Inorridisco al solo pensiero e non posso fare a meno di irritarmi nuovamente nei suoi confronti nell'immaginarlo già tra le braccia di un'altra ragazza. 

Lo odio! Non mi lascerò mai più avvicinare da lui! Non mi sarei dovuta far baciare, avrei dovuto respingerlo, ma mi ha colto alla sprovvista! Lo avessi saputo mi sarei staccata o lo avrei allontanato!

Mi rotolo tra le coperte depressa. Ma chi voglio prendere in giro?

Sospiro afflitta ed ammetto a me stessa la sconfitta.

Come se non mi tremassero le ginocchia ogni volta che mi sfiora, come se il cuore non si mettesse a battere velocissimo ogni volta che mi guarda… Come se non mi piacessero i suoi baci…

Infilo la testa sotto il cuscino e mugugno infastidita da quei pensieri. Sono sicura che è colpa della stanchezza se mi vengono in mente certe cose!

Sembro una ragazzina alla prima cotta!

Arrabbiata con me stessa, per essermi lasciata trascinare dai sentimenti nella costruzione di tutti questi complessi mentali che mi affliggono, prendo un profondo respiro. Cerco di rilassarmi e di svuotare la mente. Così, distesa ad occhi chiusi sul letto, sento il sonno cercare di riprendermi, ma all’improvviso, proprio quando sto per cadere nell’incoscienza, ricordo che settimana infernale mi attende a scuola. Un gemito angosciato scappa fuori dalle mie labbra.

Devo studiare una caterva di roba!

Apro di scatto gli occhi e, svogliata, mi avvicino alla scrivania per aprire il libro di latino.

 

Appena inizio a Leggere la trama del “Satyricon” di Petronio impallidisco. Ma che cosa…?
Mi affretto a guardare che la pagina sia quella giusta, controllo che l’autore da studiare per il giorno dopo sia proprio lui, infine mi arrendo all’evidenza.
Domani ho la verifica su questo pazzo e all’esame di maturità potrebbero chiedermi questo autore. Per la carità!
Leggo un’altra volta la trama dell’opera, sperando di averla letta male la prima volta, ma rimango alquanto stupita nel notare che non è cambiato nulla.

"Encolpio, con il suo fidanzato e il suo rivale amoroso… Tre giorni di sevizie sessuali… Maledice il suo apparato genitale…"

Sgrano gli occhi. Possibile che su un libro di testo scolastico ci sia scritta una cosa del genere?
Non che io abbia qualcosa contro gli omosessuali, anzi, ma leggere una cosa simile lascia abbastanza scombussolati. Ma se all’esame mi chiedessero contro chi si rivolge l’invettiva di Encolpio io cosa gli rispondo? Conto il suo apparato sessuale?!

Leggo la spiegazione e scopro che probabilmente egli voleva prendere in giro altri autori, vari generi letterari e la società del tempo.
Non solo Petronio è riuscito a prendere per il naso tutto e tutti quando era in vita, ma si fa beffe anche di noi studenti da morto.
Imprecando mentalmente contro la professoressa e contro questo scrittore pazzo, mi metto a studiare seriamente per la verifica che mi attende domani.

 

La sera, mentre sono con la mia famiglia, seduta a tavola per la cena, salta fuori l’argomento partita.

« Allora Aurora, riesci a portare tuo fratello a vedere la partita Sabato? »

Mia madre termina di masticare e si pulisce le labbra prima di parlare, mentre io presa alla sprovvista, mi ritrovo la pennetta al sugo di traverso in gola e tossisco sputacchiando pezzi di cibo sulla tavola.
Annaspo, cercando un bicchiere d’acqua e ne butto giù un sorso, respirando poi piano per riprendermi.

Digrigno i denti.

Mai che Giacomo se ne stia fuori dalla mia testa per più di dieci minuti!

« Si. » rispondo incerta. « Avevo pensato di andare da un mio amico, lì potremmo vedere la partita sui canali a pagamento. Ha un enorme schermo piatto, un divano fantastico… » Inizio a descrivere l’ambiente evitando di nominare le armi appese alle pareti, finché mio padre non mi interrompe.

« Come si chiama? » Usa il tono duro e secco degli interrogatori.

« Giacomo. » Sospiro afflitta. Ecco il suo istinto di padre protettivo e di poliziotto. Fortunatamente Giacomo non sa quale sia il suo mestiere, altrimenti si farebbe delle grosse risate.

« Voglio il cognome Aurora. » Ufficiale di polizia per l’esattezza.

« Guardiani. »

Non sono sicura che sia il suo cognome, ma era scritto sulla prima pagina di uno dei suoi libri, “Giacomo Guardiani”, e poi suona bene.

« Indirizzo. »

Ci penso un attimo.

« Boh. Lo sai che non conosco i nomi delle vie! Comunque è nel vecchio centro… »

L’interrogatorio va avanti per un po’ e termina solo quando mio fratello viene a conoscenza del fatto che il mio amico è interista, che ha X-BOX e PLAY3. Insomma, il mio caro fratellino non vede l’ora di andare da Giacomo.

Oddio, in che guaio mi sono cacciata!

 

Lunedì mattina, cinque minuti prima dell’orario d’ingesso a scuola, sono di fronte all’entrata, con il libro di latino in mano per ripassare un po' prima della verifica. Alcune mie compagne di classe sono già nell’atrio dell’edificio per stare al caldo, ma il chiacchiericcio che c’è dentro mi infastidisce e non riesco a leggere.
Il respiro caldo, che esce dalle mie labbra, diventa una specie di nuvoletta di vapore a contatto con l’aria fredda. Alzo la sciarpa fin sul naso e mi stringo addosso il cappotto pesante. Pensare che non fa neanche tanto freddo, ci saranno cinque di gradi… Eppure non sono l'unica a rabbrividire, intono a me tutti indossano giacconi pesanti. Qui in Liguria non siamo abituati ad avere una temperatura tanto bassa, da noi ad Imperia
solitamente il termometro rimane sui dieci gradi minimi per tutto l'inverno.

« Verifica alle prime ore? »

Mi volto al suono di quella voce conosciuta e mi ritrovo davanti un ragazzo abbastanza alto, con i capelli biondi. Indossa un giubbotto di pelle nera ed un paio di jeans scuri sfilacciati sui bordi e sulle tasche. Calza un paio di scarpe da ginnastica grigie.
L’unica nota di colore in quell’abbigliamento così cupo è la sciarpa intorno al collo, a
quadretti con trama obliqua, rossi e grigi.

« Ci hai azzeccato…purtroppo! »

Lo scruto meglio per cercare di capire dove ho già visto quel ragazzo, ma proprio non mi viene in mente nulla. Noto i tratti del viso aristocratico, quegli occhi dolci e quel naso non troppo dritto. Eppure... Ha un aspetto familiare... 
Incrociando il suo sguardo mi ricordo all'istante di chi si tratta. Ho già visto quei due zaffiri che ha al posto degli occhi.

« Sei il tipo della discoteca? » 

Il mio tono è un po' incerto nel porgli questa domanda, sono ancora insicura della mia deduzione. Sono sorpresa, non mi aspettavo di rivederlo, tanto meno in tempi così brevi.
Lui annuisce e accenna un sorriso. I suoi denti sono perfettamente squadrati, niente punte affilate.

« Mi chiamo Riccardo. » 

Mi porge la mano e io sfilo la mia dalla tasca per poi portarla a stringere la sua. Non avverto nessuna scossa di energia, nessun calore anormale, niente. In discoteca dovevo aver bevuto parecchio per reagire in quel modo al suo tocco.

« Piacere, io sono Aurora. »

Nel rispondere sorrido sincera. Non sono più molti i ragazzi che si presentano di persona, solitamente lasciano fare tutto a facebook, ma stringere la mano e guardare negli occhi la persona appena conosciuta è, a mio parere, la cosa migliore. La prima impressione, volenti o nolenti, influenza tutti e presentandosi di persona si riesce a leggere nello sguardo altrui se è andata bene o se si è fatto un’idea negativa.
Io stessa scopro subito qualcosa su di lui.
Tiene le spalle dritte e si muove con eleganza, mi stringe la mano con gentilezza, attento a non metterci troppa forza. E poi, nel complesso…Mi ricorda lo zucchero a velo!
Scrollo le testa allibita dalle conclusioni a cui riesce ad arrivare la mia mente.
Ok, questa non so proprio da dove l’ho tirata fuori…

« Piacere mio! » 

Sul suo viso si disegna una smorfia divertita nell’utilizzare simili formalità e io gli sorrido complice. 

In discoteca, al buio, non avevo notato quel leggero velo di lentiggini sul suo naso, né avevo notato il colore delle sopracciglia, più scure rispetto ai capelli. Che sia un biondo tinto? Eppure sembra così naturale…
Mentre sono intenta ad osservare quei dettagli, che al nostro primo incontro mi erano sfuggiti, Riccardo si gira verso un punto alle sue spalle. Sento una voce e mi volto anche io in quella direzione incrociando con lo sguardo la figura di un ragazzo, che, da lontano, sta chiamando a gran voce il biondo. 
Riccardo corruccia la fronte indispettito, poi si rivolge nuovamente a me.

« Devo andare a vedere cosa vuole quel deficiente, ma mi dispiace lasciarti qui tutta sola ad aspettare con ansia un compito in classe… Che ne dici se per farmi perdonare usciamo insieme uno di questi giorni? »

Il suo tono è speranzoso, inoltre mi guarda in trepidante attesa.

Era da un po’ di tempo che non ricevevo inviti ad uscire!

Non riesco a trattenere il sangue che affluisce ai capillari sul volto ed arrossisco imbarazzata. Mi ero quasi dimenticata cosa si prova a ricevere una richiesta simile, è una sensazione molto appagante.

Forse, potrei accettare, dopotutto sembra gentile e non è affatto brutto, ma… Giacomo…
Cosa dovrei fare? Sono libera di uscire con chiunque io voglia, dopotutto io e Giacomo non stiamo mica insieme… Però, magari… No, cosa vado a pensare! Per lui è già tanto se mi ritiene un’amica… Certo, mi ha baciato, due volte, ma per lui quanta importanza hanno dei semplici baci? Che voglia una storia seria? Sorrido involontariamente a questo pensiero così assurdo. Non ci crederei neanche se venisse giù il santo padre in persona a dirmelo.
Però mi ha baciata due volte... Mah...Probabilmente il microcefalo ha visto di recente uno di quei film sugli amici di letto, oppure è in astinenza…

« Ti vedo confusa! » Riccardo interrompe il mio monologo interiore. Il suo tono di voce è allarmato e forse un po' deluso. « Non volevo spaventarti, scusa, la mia era solo una proposta. Pensaci, non ho fretta. » Il suo sorriso dolce mi fa sprofondare nella vergogna.

Cioè, sto veramente rifiutando un tipo del genere per quell’idiota di un Distruttore?!

« Mi piacerebbe uscire con te, ma… »

Si, evidentemente sto davvero rifiutando questo ragazzo così dolce e carino per... Giacomo! Ora posso ritenermi ufficialmente fregata.

« Capisco. » Mi interrompe vedendomi in difficoltà. « Allora io vado. »

Il suo sguardo mortificato e ferito mi lascia l’amaro in bocca. I suoi occhioni scuri sembrano molto delusi e tristi. Boccheggio come un pesce fuor d'acqua. Quando il ragazzo mi da le spalle e fa per andarsene, io lo richiamo.

« Aspetta! » Riccardo si volta di nuovo a guardarmi. « Vorrei davvero uscire con te. » Dico solo con un timido sorriso ad incresparmi le labbra.
Appena pronuncio quella frase capisco che mi sto incasinando la vita da sola. Non mi basta essere alle prese con un ragazzo! Perché non due o tre già che ci sono?!
Il sorrisone del biondo mi mette ancora più in imbarazzo.

« Allora ti prenoto per questo Sabato pomeriggio! Tieni, questo è il mio numero di cellulare. Ti aggiungo su facebook appena arrivo a casa. »

Prende un pezzo di carta dal suo zaino e ci scrive sopra velocemente un numero, poi mi porge il foglietto.

Gentile, dolce, biondo, bello… Ma in tutti quegli anni passata da single tu dov’eri?

Poi mi rendo conto che sono single. O no? Ma certo che si! Ok, sto facendo confusione…
Lo ringrazio.

Si volta e inizia ad incamminarsi verso il suo amico.

Certo che ha anche un bel lato B il ragazzo…

All’improvviso si gira verso di me ancora una volta. Arrossisco ancora di più quando mi accorgo di essere appena stata beccata a fargli la scansione completa del suo profilo posteriore, ma lui li limita ad ammiccare divertito verso di me.

« Domani mattina ti intercetto qui davanti?»

Annuisco decisa e gli sorrido. « Sicuro! »

Nel momento stesso in cui lo perdo di vista tra la folla di ragazzi suona la campanella.

Giacomo, Riccardo e Petronio! Ah, i miei uomini quanti problemi mi creano!

Sospiro prima di varcare le soglie della scuola, pronta ad affrontare la verifica di latino. 

A noi, caro Petronio!

 

 

Di pomeriggio decido di non andare a casa di Giacomo e gli mando un messaggio per avvisarlo. "Devo studiare" è la motivazione principale, inoltre voglio chiarire meglio quello che mi passa per la testa prima di affrontarlo nuovamente. Devo decidere come comportarmi da adesso in poi nei suoi confronti.
La sua risposta non si fa attendere molto. Leggo divertita quelle poche parole.

"Non vorrai diventarmi una secchiona?!"

Scemo.

"Il mio cervello deve compensare almeno un po’ la mancanza del tuo, giusto?"

Non risponde. Che abbia esagerato? Magari si è offeso… Oh! Al diavolo!

 

Il mattino dopo trovo il ragazzo biondo, Riccardo, che mi aspetta davanti all’ingresso e chiacchieriamo un po’. La sua voce ha uno strano effetto su di me, mi rilassa. Mi sembra quasi di conoscerla da sempre.
Parliamo delle solite cose, sport, libri, musica, hobby, film… Non sembra avere particolari conoscenze in campo sportivo, neanche il quello cinematografico si dimostra brillante, ma scopro che ha una grande passione per gli horror. Personalmente non li disdegno, ma preferisco altri generi. Anche per quanto riguarda la musica ci troviamo in disaccordo e quando gli nomino i Simple Plan li liquida con un disdegnoso “mai sentiti”. Non lo strozzo sul momento, solamente perché è molto carino e dolce.
Mi consiglia l’ascolto di alcune canzoni e tira fuori dallo zaino una chiavetta USB, che mi porge.

« Tieni, te la presto. Qui ci sono alcune delle mie canzoni preferite, qualche libro interessante e altre cose mie… » Mi sorride. « Potresti darci un’occhiata! »

Sorpresa ed allo stesso tempo sgomentata dalla cosa, tento di rifiutare. 

« Non ti preoccupare, le cerco su internet le canzoni di cui mi hai parlato… »

Non mi piace che mi si imponga che musica ascoltare, ma accetto i consigli, quindi apprezzo la sua disponibilità. Tuttavia mi sento sempre in imbarazzo quando qualcuno che non conosco bene si propone di aiutarmi o di prestarmi qualcosa.

« Insisto. » 

Mi sarebbe bastato vedere i suoi occhioni dolci per sciogliermi, ma Riccardo sfoggia le armi pesanti e si passa una mano tra i capelli in un gesto imbarazzato, mentre le sue guance si colorano di un grazioso rossore. « Vedi, ci sono anche delle melodie che ho composto io, mi farebbe piacere se le ascoltassi… »

Mi ritrovo a sorridere come un’idiota. 

 « Ma certo! Sarò felicissima di sentirle! Scommetto che sono splendide! » Mi allungo e prendo l’oggetto dalle sue mani. « Cosa suoni? »

« Il pianoforte. Non sono proprio bravissimo, ma me la cavo… » Sfoggia un nuovo sorrisino imbarazzato.
I primi raggi solari del mattino gli illuminano i capelli biondi, dando loro un riflesso leggermente rossiccio. I grandi occhi azzurri sono fissi su di me e io non posso evitarmi di distogliere lo sguardo.

È proprio bello...

Ancora una volta mi ritrovo a paragonarlo al mio Distruttore. 

Riccardo sembra talmente dolce e delicato, con quel corpo magro e sottile... Il punto forte di Giacomo invece è proprio il suo aspetto protettivo e maturo, per non parlare del suo fisico prestante ed allenato. Sono entrambi bellissimi, ma in modi differenti.

Il suono della campanella mi distoglie dai miei pensieri e lo saluto velocemente per poi entrare a scuola. Mentre salgo le scale per arrivare nella mia aula stringo forte la mano sinistra a pugno, all’interno l’USB sembra scottare.

 

Durante tutta la giornata non faccio altro che passarmi la chiavetta USB da una mano all’altra. Ci gioco, la guardo per molto tempo, come ipnotizzata. Mi piace.
È piccola e rossa, senza nessun particolare segno distintivo.

Una volta tornata a casa sono presa dalla smania e dalla curiosità, così faccio la prima cosa che mi passa per la testa e, senza neppure togliere il giubbotto, corro in camera mia e mi siedo di fronte al computer. Lo accendo e infilo la periferica nel collegamento appropriato.

« Aurora! Vieni a mangiare? » 

La voce di mia madre manda a monte i progetti. Devo aspettare ancora prima di poter curiosare sull’USB di Riccardo.

Lascio che il PC si avvii e scendo nuovamente di sotto per mangiare qualcosa. 
Subito dopo pranzo i miei genitori escono di casa con mio fratello. Oggi sono sola in casa quasi tutto il pomeriggio, mio padre e mia madre lavorano, mentre mio fratello rimane a scuola fino alle quattro e mezza per dei corsi.
Per un attimo il mio pensiero corre a Giacomo. Inutile mentire a me stessa, ho voglia di rivederlo e, nel caso, chiarire con lui la situazione. Potrei andarlo a trovare...
Per lo studio però? Domani ho un'altra verifica... Mi porto dietro i compiti e li faccio da lui, è deciso!

Mi ritrovo a fantasticare sulla sua ipotetica reazione alla mia visita a sorpresa. A parte Domenica, che ho dormito da lui, era da un po’ che non passavo da casa sua, ma adesso vorrei ritornare alle vecchie abitudini e rimanere da lui più spesso nel pomeriggio.
Non ho ancora deciso come comportarmi nei suoi riguardi dopo quel bacio, ma nonostante questo mi manca troppo e non posso rimandare ancora.
Un nuovo dubbio mi sale alla mente mentre penso a lui. Gli racconto del biondo o no? Mi sento maledettamente in colpa nei suoi confronti. Non avrei dovuto accettare l’uscita di Sabato con Riccardo…

Ritorno in camera e faccio partire una delle prime canzoni mentre mi preparo la borsa per andare da Giacomo.
Solitamente sento sempre della musica ogni volta che devo sistemare qualcosa o mettere a posto la camera, quindi non rifletto troppo sul fatto che quelle canzoni sono state composte da Riccardo, semplicemente avvio il primo file musicale che trovo. I pensieri si Giacomo hanno spazzato via ogni curiosità nei confronti dell'altro ragazzo e di quanto lo riguarda.

Mentre metto in borsa il libro di filosofia una dolce e triste melodia si diffonde nella mia camera.
Non sono un’esperta di musica, anzi, faccio proprio pena e non saprei suonare neanche il triangolo, però riconosco lo strumento che produce quella melodia all’istante. Mi ha detto lo stesso Riccardo che si tratta di un pianoforte, ma se anche non lo avessi saputo, sbagliarsi sarebbe stato impossibile. Le note musicali scorrono fuori dalle casse del computer e mi rilassano all’istante con quella melodia dolce, lenta e malinconica.

Lo sguardo imbarazzato e dolce di Riccardo mi ritorna in mente e mi sento in colpa anche nei suoi confronti ora. Mi sto comportando male anche con lui pensando a Giacomo, inoltre gli avevo promesso che avrei dato un’occhiata al contenuto dell’USB… Che poi non mi conosce ancora bene, chissà perché vuole sapere ad ogni costo il mio giudizio…

Esploro velocemente tutto il materiale presente sull’USB e vi trovo oltre ai vari componimenti anche alcune foto e una cartella di file di testo, probabilmente si tratta dei libri di cui aveva parlato. 
Guardo per prime le fotografie, si tratta di foto artistiche, credo. Non ritraggono esseri umani o animali, ma solo piante ed oggetti. Mi accorgo che in tutte le foto i colori sono sbiaditi, come se fossero immagini consumate dal tempo, solo qualche colore particolarmente forte è ancora al suo posto, come il rosso o il nero.

L’immagine più bella tra tutte, ritrae le acque nere del mare si infrangono sulla spiaggia in una notte buia. Non riconosco il posto, ma mi sembra familiare.
Rimango a fissare l’immagine a lungo. Nel momento in cui la mia mente riesce a recuperare il ricordo del luogo ritratto, quello mi sfugge via dalle mani, come una saponetta bagnata stretta tra le dita. Mi sento come in un sogno, contemplo quel mare nero, quell’inchiostro denso, che si riversa sulla banchina mangiando la sabbia bianca.

Ritorno alla realtà solo quando finisce la canzone e mi coglie un'improvvisa stanchezza. Aggiungo all’elenco di riproduzione audio tutte le melodie contenute sulla periferica del ragazzo e mi sdraio sul letto.
La musica mi culla con dolcezza infinita e mi porta alla mente delle sensazioni strane, in particolare una malinconia che mi fa stringere il cuore.
Mi viene in mente una storia inglese che avevo letto in lingua originale l’anno scorso, “The Nightngale and the rose” di Oscar Wilde. Un  capolavoro veramente triste, ma pur sempre un capolavoro.
“Give me a red rose and I will sing you my sweetest  song.” Questa stessa melodia che sto ascoltando ora è la più dolce canzone mai sentita. Peccato che la storia del povero usignolo non abbia un lieto fine.

Lacrime amare cadono sulle mie guance senza che io me ne accorga.
Ondate d’angoscia mi trascinano verso gli scuri fondali dell’anima, dove trovo una persona, una creatura abbandonata da tutti, distrutta dalla solitudine più nera.

Mi sto deprimendo!

Cerco di alzarmi decisa a fermare quelle canzoni terribili e a mandare a quel paese il ragazzo che le ha composte.

Sono componimenti troppo tristi! Quel ragazzo deve avere dei seri problemi mentali…

Cerco di alzarmi, ma la mia volontà è nulla. Il mio corpo non si muove più, solo le lacrime scendono lungo il mio viso ininterrotte.
La musica prosegue.

« No… Ti prego no. » Paura e dolore. Un dolore immenso, come se degli artigli mi scavassero dentro.

Provo a muovermi nuovamente, ma il corpo non risponde più ai miei comandi e rimango stesa sul letto, con uno sguardo terrorizzato.  
Senza neanche accorgermene sprofondo nell’incoscienza.

  
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