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Autore: xwannabewriter    02/03/2012    1 recensioni
Veronica ha 15 anni, è una ragazza come tante ed inizia il Liceo Classico.
Da sempre ama la musica e ha un piccolo grande cruccio: l'autostima, che è, infatti, all'altezza di 2 cm da terra. Si nasconde dai ragazzi e non si mostra particolarmente socievole, e quando, pur di inseguire il sogno di diventare Qualcuno, compie il coraggioso atto di iscriversi al Classico -liceo pieno di snob e ragazzi strafottenti, per lei- fa la conoscenza di Alessandro che, forse, le farà cambiare idea su molti aspetti.
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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-          Capitolo secondo

Quando finalmente entriamo ad Accessorize io e Ludovica constatiamo che, purtroppo, anche una quindicina di altre adolescenti aveva avuto la nostra, la mia idea. Pensavo che il fattore ingioiellamento fosse stata un’idea originale. Va beh.
Vero … non credi che questo posto sia un po’ troppo affollato?” Ed ecco che ci si metteva pure la mia amica. Ero condannata a presentarmi male, il primo giorno di scuola, dunque. Però devo ammettere che non ha tutti i torti; insomma, o entriamo rischiando di morire schiacciate prematuramente (non escludo l’ipotesi soffocamento) o provvediamo a comprare bracciali&company più tardi.
“Hai ragione, facciamo un giro e aspettiamo che il negozio si svuoti. Tanto i ragazzi ne avranno per un bel po’.” Faccio cenno con il dito al negozio super tecnologico.
Yes.
Iniziamo così una passeggiata fuori programma.
“Ma come farò senza di te, di voi, al Liceo?”
Non so nemmeno come farò io Vero! Ci sentiremo tutti i giorni per cellulare, promesso?”
“Promesso.”
Prendiamo un gelato in segno di giuramento?
Mi metto a ridere di gusto, fino alle lacrime, con la mia amica che continuava a chiedere perché facessi così. Con un mal di pancia tremendo per le troppe risate, rispondo soffocandone un’altra
“Per te ogni scusa è buona per mangiare, non cambierai mai!”
… Si mette a ridere anche lei.
Ma allora, lo prendiamo o no ‘sto gelato?
“Certo, certo …”
Mi accorgo che appena dopo una curva a sinistra c’è un grande negozio di gelati. Camminiamo entrambe a passo spedito e ci addentriamo nella mischia di gente affamata. Chi prende dal portafogli qualche monetina, chi ritira lo scontrino sul bancone con l’altra mano impegnata a tenere la coppeta di gelato, chi si lamenta per la troppa confusione –ammetto di far parte di quest’ultimo gruppo-.
Finalmente, tra una signora anziana che, indecisa sul gusto del gelato, ci ha fatto perdere un quarto d’ora e un bambino che ha voluto due coni gelati con tripla panna e smart sopra, tocca a noi.
“Dì prima tu” faccio cenno a Ludovica di ordinare
Mmh, allora. Prendo un cono gelato caffè e bacio, per favore mi dia anche qualche salvietta.”
E’ allora che mi accorgo del gelataio. Classico tipo bello-impossibile. Moro, occhi altrettanto scuri con le lucine dentro che li illuminavano il viso e sorriso veramente … wow. –Come al solito è un altro idiota patentato.- penso fra me e me. Era davvero bello, questo non lo metto in dubbio, ma … bah, basta pensieri stupidi. Ho ben’altro di cui preoccuparmi, adesso, no? Si. Assolutamente si.
Veronicaa sei sulla terra? Torna, ci manchi! Veroo?!” Uh, perfetto. Mi sono incantata con il gelataio. Altra figura di merda, aggiungiamola nella lista.
“Ci sono, ovviamente che domande.” Cerco di fare la ragazza diplomatica, forse un po’ con la testa tra le nuvole, ma matura “Vorrei gentilmente una coppetta nocciola. Grazie.” Funziona, evvai! Il ragazzo mi porge la coppetta, ci saluta educatamente e usciamo di filata. Il tutto si svolge molto velocemente.
Hai notato che figo?” Ludovica non perde colpi. La sua natura si fa sentire, odio questo suo aspetto caratteriale. Infondo una persona non può dare della bella persona ad un’altra persona se prima non la conosce. Forse il mio discorso è un po’ ingarbugliato, ma credo sia comprensibile.
“Come diavolo fai a sapere che sia figo, non lo conosci nemmeno Ludovica!”
Ah, dimenticavo con chi sto parlando. Miss Grandi Aspettative. Senti, forse non lo conosco ma a prima vista ho semplicemente detto che a mio parere è carino! Non scaldarti se non tutti pensano che prima di fare complimenti ad un ragazzo si debba conoscere l’ABC della sua vita!”
E adesso?
Ho fatto incavolare la mia amica. Perfetto. Mi scuso? Credo sia meglio, onde evitare epiche discussioni.
“Scusami …” le do una pacca sulla spalla, in segno di resa
Fa niente.” Ludovica mi sorride
“Va bene; buono il gelato?”
Si, gnam!”
“Già, è squisito!”
Trascorriamo circa mezz’ora sedute su una panchina del centro commerciale. Io, con la mia coppetta finita da un pezzo, e lei che era piuttosto lenta a finire il suo cono gelato. Finalmente Ludovica finisce di papparselo.
“Ludo, credo che si sia svuotato un po’ il negozio, non credi?”
Certo, let’s go!
“Ah, tu e il tuo inglese …” borbotto in sottofondo a tutto il caos generale dell’edificio. Generalmente –molto, molto generalmente- sono una tipa che adora uscire di casa e divertirsi, ma negli ultimi tempi ho una sottospecie di mania nello stare a casa, nella mia camera, sotto il tepore del mio lettino.
Io e Ludovica, quando ci siamo conosciute, all’inizio della prima media, eravamo completamente diverse da come siamo ora. Lei aveva dei problemi in famiglia, i suoi stavano iniziando ad attuare le pratiche per il divorzio e lei come diversivo, per non pensarci, usciva sempre di casa. Spesso dormiva nelle panchine dei parchi pubblici. Io, d’altro canto, ero la classica tipa … normale. A dir la verità, non ho mai trovato altro aggettivo per definirmi. Ho tanti pregi e altrettanti difetti, ma quando si tratta di dare dei nomi a tutti loro sono un disastro. Un colossale disastro. Poi è iniziata la scuola, ci siamo conosciute ed insieme abbiamo affrontato i nostri scheletri nell’armadio, mettendone altri di nuovi. Già perché questa mia ossessiva mania dell’etichettare tutti i ragazzi, indistintamente, stronzi è arrivata lì. I miei compagni di classe erano al livello dell’Homo Erectus. Lei invece è diventata una ragazza solare, tutta pepe e allegria, con, spesso, anche quattro-cinque cotte alla volta. Ma ho imparato ad accettarla. Ed ora è come re iniziare tutto d’accapo; al liceo però non si scherza, dovrò dare il meglio di me. Senza dubbio.
Ed eccoci davanti ad Accessorize. Dentro, ci sono solo due commesse: una è seduta in un tavolino con un portatile al grembo e l’altra, capelli corvini, era in piedi a sistemare qualche cianfrusaglia nella vetrina.
“Buongiorno … possiamo dare un occhiata?” Chiedo prontamente io
La commessa con il portatile, lentamente, ci squadra una alla volta e poi scandendo le parole si pronuncia “Si, ma chiudiamo fra cinque minuti. Perciò muovetevi.
In risposta, sento Ludovica accennare un “ah-ah” .
Entro dunque nel negozio. I muri fucsia ed il pavimento il legno bianco ricoperto di tappeti usufruisce a farmi credere di essere in una favola.
Alla fine, dopo qualche minuto di titubanza, decido cosa comprare: una catenina con  una nota musicale –chiave di violino-, una grande collana che mi arrivava fino a l’ombelico con pallini bianchi e blu glitterati e un anello che ricopriva tutto il mio indice.
“Che ne dici delle mie scelte?” chiedo a Ludovica, ritirando lo scontrino dal bancone prima di uscire
Carine. Sai che sono una tipa pratica, non ti nascondo che non indosserei mai niente di tutte e tre le cose che hai preso, ma i gusti son gusti, no?
“Chiaro!”
Appena attraversato il varco di Accessorize, vedo i ragazzi. Erano fuori da tempo indefinito, ad aspettarci.
Eccovi, finalmente”
“Scusateci, Vero ha avuto da fare con … beh, siamo andate da Accessorize, credo sia comprensibile!”
“Ragazzi, pensavo che al posto di andare al Mac Donald’s potremmo ordinare una pizza.”
In effetti non ho voglia di quel cibo spazzatura …” dice Andrea
Si ma dove mangiamo?” Ludovica era perplessa
“Ehm … non so. Qualcuno ha la casa libera?”
Potreste venire da me.” Dice Pietro “I miei sono in Norvegia per tre giorni, basta che non facciate casini.”
“Certo che no! E’ solo una pizza!” Replico io, sicura.
 
“Ragazzi, sono proprio piena … questa pizza alle quattro stagioni è stata davvero pesante!” bevo un bicchiere d’acqua, cercando di digerire meglio l’ultimo boccone
Vieni qua Vero, stiamo guardando i video e le foto delle gite di scuola!” Sento Chiara chiamarmi. Solo allora mi rendo conto che eravamo rimasti in pochi al tavolo.
Mi dirigo verso i tre divani beige situati in salotto, buttandomi a capofitto su quello a destra, tra Ludovica e Chiara.
Qui eravamo a Torino, ricordi?” Chiara indica la mega TV al plasma di Pietro e i suoi genitori
“Oddio, toglietemi dallo schermo, sono orribile!” quel giorno non ricordavo della gita. Mi presentai a scuola con la tuta da ginnastica pronta per due ore estenuanti di corsa ad ostacoli e tennis, invece … beh, altro esempio della mia colossale sfiga.
“Ragazzi, credo sia ora di andare per me, sono stanchissima” mi parte uno sbadiglio che, come a domino, fa sbadigliare tutti. In effetti erano già le 23:41. E per fortuna che mia madre mi ha detto che potevo tornare entro mezzanotte –ogni tanto aveva qualche giorno di bontà- , altrimenti avrei passato le ultime ore con il cellulare che squillava ogni trenta secondi e mia mamma in preda alla disperazione cronica.
Ti accompagno io a casa.”
“Ok Ludo.”
Salutiamo animatamente gli altri e usciamo in strada.
 
Finalmente sei arrivata a casa tesoro!”
“Ciao mamma, papà …” agito la mano salutando mio padre, arenato sulla poltrona del salotto come una balena sulla spiaggia lo sarebbe stata.
E’ molto stanco …”
“Si lo so mamma. Beh, io vado a letto che sono stufa!”
Domani mattina ti sveglio presto?”
“No, fammi dormire please.” –inizio ad usare il gergo di Ludovica? Preoccupante … -
Sogni d’oro.”
“’Notte mamma.”  Vado verso camera infastidita. Chi usa più dire sogni d’oro alle proprie figlie, magari quindicenni? Nessuno. Nessuno a parte mia madre, eterna nostalgica degli anni ’80. Sospiro un paio di volte. Apro l’armadio in cerca di un pigiama estivo da usare, non trovandone, uso una maglia a maniche corte lilla e un paio di pantaloncini cortissimi blue.
Prima d’addormentarmi do una veloce occhiata a facebook.
In linea c’è Erica. Che ci fa in linea a quest’ora? Bah. L’ho sempre detestata. E’ una falsa amica, una che ti sorride davanti e ti sparla dietro. E poi è bionda tinta. Segno del suo incitrullimento mentale.
Prima che potessi mettermi invisibile, ecco che mi saluta
Ehi!”
“Ciao. Che ci fai in linea a quest’ora?”
Affari miei.”
Wow. Com’era gentile, quando le si facevano domande un po’ più private. Era brava solo a darti consigli sul make-up, quella. Mi disconnetto. Arrancando arrivo fino al mio letto, mi stendo e cado in un sogno profondo.



Ciao gente!
Spero recensiate questo capitolo, mi sono impegnata a scriverlo u.u 
Comunque, piccola updates sulla storia, credo che questo sia l'ultimo capitolo che vede Veronica con i suoi ex compagni di classe. Insomma ... non siete curiosi di scoprire cosa succederà al Liceo? :3
Come vedete non cell'ho fatta a non pubblicarVi subito il seguito, avrei dovuto postarlo domani ma vabbè dai ... ;D 
Recensite recensite recensite!
Ci sentiamo tra 2-3 giorni,
baci&abbracci, 
xwannabewriter.
  
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