Allora, avevamo lasciato Bella che aveva chiesto ad Edward di accompagnarla in un posto: dove andranno? Non vi faccio aspettare oltre.
Buona lettura, ci sentiamo giù :)
MAMMA E
PAPA’
POV EDWARD
Un raggio di
sole che filtra dalle veneziane mi costringe ad aprire gli occhi.
È domenica
mattina e avrei tanto voluto dormire ancora a lungo ma ieri sera ho
promesso a
Bella di accompagnarla e quindi è meglio che
mi sbrighi. Mi alzo e vado in bagno a fare un doccia per
cercare di
svegliarmi, ho ancora un occhio chiuso e uno aperto.
Con i
capelli ancora umidi scendo sotto a fare colazione; lei è
già seduta che
chiacchiera allegramente con Emmett, rientrato ieri sera per passare il
week-end in famiglia.
“ Buongiorno
a tutti! ” Dico entrando in cucina.
“ Giorno. ”
Mi risponde Bella con la bocca piena di frittelle e io sorrido
divertito, mentre
Emmett borbotta qualcosa di incomprensibile ingurgitando un cucchiaio
stracolmo
di cereali.
Quando ha la
bocca vuota mi guarda con un sorriso che non promette nulla di buono
“ E così
voi due avete un appuntamento? ”
Lo sapevo
che avrebbe fatto meglio a stare zitto: io quasi mi strozzo con il
caffè mentre
il viso di Bella ha assunto una tonalità di rosso pazzesca.
“ Non dire
idiozie Emmett. Sto solo facendo un favore a Bella che ancora,
poverina, non può
guidare: è normale tra fratelli.” Rispondo io e
vedo Bella rilassarsi a quelle
parole.
“ Comunque
sia vi auguro una buona giornata fratellini miei, vado che la mia
Rosalie odia aspettare.
” E così dicendo ci lascia soli.
“ Bella non
farci caso a quello che dice quell’orso di Emmett, altrimenti
se dovessi
arrossire a tutte le sue battute non avresti vita facile. ”
Lei sorride
imbarazzata e io mi chiedo come facessi ad odiare un essere
così puro come
Bella.
“ Se sei
pronto per me possiamo andare. ” Le sue parole mi riportano
su questo pianeta e
le annuisco sorridendole. Lasciando un biglietto ai nostri genitori che
sono
già usciti con la piccola peste, ci dirigiamo verso la mia
macchina.
Per tutto
il viaggio Bella non spiccica parola, tranne quando deve indicarmi che
direzione prendere; sembra persa nei suoi pensieri e io le lascio i
suoi spazi,
non vorrei sembrarle invadente.
“ Siamo
arrivati, puoi anche accostare. ”
Faccio come
mi dice e solo in un secondo momento mi accorgo che siamo al cimitero:
non
avrei mai immaginato che il luogo dove Bella volesse andare fosse
questo
“ Cosa ci
facciamo qui? ” Chiedo stupito. Lei abbassa lo sguardo e inizia a torturarsi le
mani, segno che è in
imbarazzo.
“ Ti ricordi,
la sera dell’incidente mi facesti una domanda a cui io non
volli rispondere. Se
hai ancora un attimo di pazienza saprai la risposta. ” Scende
velocemente dalla
macchina e si avvicina al cancello d'ingresso; si volta nella mia
direzione e
io faccio una piccola corsetta per raggiungerla. Comincia a percorrere
le
interminabili file di tombe, per poi fermarsi davanti ad una, sedendosi
sul
marmo bianco che la ricopre. Mi avvicino di più e il mio
cuore perde un
battito: sulla tomba c’è la foto di una donna
bellissima, sorridente, il cui nome
è Renèe Dwyer, e non impiego molto a capire che
è la madre di Bella, anche
perché la figlia le somiglia moltissimo. Mi giro verso di
lei e noto che sta
sistemando dei fiori che qualcuno aveva precedentemente messo nel vaso.
“ Ciao
mamma, oggi come vedi non sono sola, mi ha accompagnata Edward. Ti
ricordi? Ti
ho parlato tante volte di lui. ” Si volta verso di me
sorridendomi leggermente;
io sono ancora impietrito non so bene cosa fare e sono piuttosto
stupito dal
fatto che abbia raccontato di me a sua madre: chissà se le
ha parlato del modo
meschino in cui l'ho trattata i primi mesi della convivenza, ma
sicuramente lo
avrà fatto. Nonostante la madre non sia più
presente, fisicamente almeno, il rapporto
che le legava non è stato spezzato dalla tragedia:
é intenso e quasi palpabile.
Lei riprende a parlare, stavolta rivolgendosi a me.
“ Credo che
ieri Esme abbia accompagnato papà. Lui non è
capace di fare queste bellissime
composizioni con i fiori, né scegliere dei colori che si
abbinino così bene fra
loro. ”
“ Hai detto
Esme? Mia madre? ” Chiedo quasi balbettando, riprendendomi un
po’ dal mio stato
di shock.
“ Sì, da
circa un anno lei a volte accompagna mio padre. La prima volta che ho
chiesto a
Charlie se era giusta la mia intuizione, che lui fosse venuto qui in
sua
compagnia, mi sono infuriata: credevo fosse una mancanza di rispetto
nei
confronti di mia madre. Poi invece lui mi ha spiegato che era stata
Esme ad
insistere,voleva conoscere ‘la donna meravigliosa che mi
aveva dato alla luce e
che con il suo amore era riuscita a stregare Charlie’ sono
state proprio queste
le sue parole. Quindi ogni volta che trovo questi bellissimi fiori so
che anche
lei è venuta a trovare la mia mamma. Sai, sono felice che
Esme sia entrata a
far parte della vita i mio padre; dopo la morte della mamma lui ha
fatto di
tutto per non farmi sentire la sua mancanza ma spesso la sera lo
scorgevo
seduto nel lettone, con una sua foto tra le mani e lo sguardo triste e
addolorato,
quasi spento. Adesso con Esme un pizzico di quella luce è
ritornata e io sono
felicissima. ”
“ Wow, non
sapevo nulla di questa storia … ma ancora non riesco a
capire come dovrei
trovare la risposta alla mia domanda. ” Dico imbarazzato. Lei
non solleva lo
sguardo per rispondermi, anzi se possibile copre ancora di
più il suo viso con
i lunghi capelli castani.
“ Leggi la
data della sua morte. ” Mormora solamente. Faccio come mi
dice e nuovamente il
mio cuore perde un battito: su quel marmo liscio le cifre incise non
lasciano
adito a dubbi, 31-12-1998.
“ Era la
notte di capodanno. ” Quasi sobbalzo sentendo la sua voce
rotta dai singhiozzi;
velocemente mi avvicino a lei e la stringo forte tra le mie braccia
“ Shh, Bella.
Non c’è bisogno che parli ho capito tutto. Calmati
ti prego. ”
Ma lei
scuote la testa, testarda come sempre “ No, voglio
raccontarti quello che è
successo, so che di te posso fidarmi e ho bisogno di sfogarmi.
” La stringo
ancora più forte, per farle capire che io sono lì
vicino a lei, mentre sento le
sue piccole dita aggrapparsi alla mia camicia.
“ Era la
notte di capodanno. Lo stavamo festeggiando a
casa mia con i miei nonni; eravamo tutti allegri
perché stava
cominciando a nevicare e ancora quell’anno non era successo.
Papà però era di turno
al lavoro, mamma mi aveva spiegato che i poliziotti dovevano sempre
essere
pronti per qualsiasi evenienza, ma io non accettavo che il mio
papà non fosse
con noi. I miei nonni però sapevano come farmi distrarre
così non ci pensai
più. A mezzanotte stappammo lo champagne e guardammo i
fuochi sparati da un
vicino di casa: ero veramente felice. Mia nonna dopo un po’
disse a mia madre
di andare a raggiungere mio padre alla stazione di polizia, tanto era
sicura
che fosse da solo e si stesse annoiando. Mia madre non se lo fece
ripetere due
volte e dopo avermi raccomandato di fare la brava e non far disperare i
nonni, salì
in macchina e si avviò verso la stazione. E poi è
successo l’inevitabile. A
circa 200 metri dalla centrale un ragazzo ubriaco ha sbandato con la
macchina, arrivando
addosso a mia madre, che per evitarlo sterzò bruscamente
andando a sbattere
contro un albero. E da quel momento lei non è più
stata con me. ” Le ultime
parole quasi non riesco a capirle tanto forti sono i singhiozzi che
scuotono il
petto di Bella. Se possibile tento di stringerla ancora di
più al mio petto, vorrei
quasi che sprofondasse in esso per capire quanto mi fa male vederla
così. Non
sapevo nulla della sua storia, o meglio mia madre mi aveva solamente
detto che
Bella aveva una situazione simile alla nostra, quindi io pensavo che i
suoi
avessero divorziato non che sua madre fosse morta. Nonostante Forks sia
una
cittadina piccola, in cui tutti sanno tutto di tutti, all'epoca dei
fatti io
ero piccolo e non ricordo nulla; probabilmente Emmett ha sempre saputo
la
verità sulla sua storia. Ora capisco anche perché
quella sera si è inventata
quella balla con suo padre: se lo sceriffo avesse saputo che sia figlia
ubriaca
aveva rischiato di morire investita per lui sarebbe stato troppo
doloroso, e
oltretutto credo che si sarebbe parechio arrabbiato con sua figlia per
la
leggerezza avuta.
Piano i suoi
singhiozzi si affievoliscono sempre più e la scosto un
po’ da me per poterla
osservare.
“ Va un po’
meglio? ” E le sorrido sperando così di
incoraggiarla un po’. Lei tenta di
ricambiare il mio sorriso ma le esce una specie di smorfia che la fa
sembrare
ancora più piccola e indifesa di quanto non sia.
“ Sì e grazie
per avermi accompagnato e per aver sopportato il mio sfogo. Ti ho
rovinato
tutta la camicia. ”
“ Non dire
sciocchezze, la metto in lavatrice e torna come nuova. Ti va di venire
con me
in un posto? ” Mi è venuto in mente di mostrarle
un luogo che forse potrebbe
tirarla su di morale, o almeno lo spero.
“ Certo! In
fondo devo ricambiare il favore che mi hai fatto. ” E
stavolta si apre in un
bellissimo sorriso che contagia anche i suoi occhi. Ci alziamo, lei
controlla
che i fiori siano apposto, saluta la madre e poi prendendola per mano
andiamo
via da lì.
Il tragitto
in macchina è breve, perché una parte del
percorso dovremmo farla a piedi.
Dopo
dieci minuti di scarpinata in cui Bella
non fa altro che lamentarsi, non sapevo che odiasse tanto
l’attività fisica, giungiamo
nel mio posto magico. È una radura piccola, perfettamente
circolare, piena di
fiori di campo e il sole alto nel cielo la rende ancora più
magica, creando un
gioco di luci e ombre che la fanno sembrare un posto al di fuori del
tempo.
“ Edward è
bellissima questa radura. Ma come hai fatto a trovarla? ” Le
vedo gli occhi
brillare felici alla vista dei magnifici fiorellini che decorano questo
luogo.
“ Un giorno
di quattro anni fa vagavo senza meta con l’unico intento di
dimenticare
l’ennesima lite tra i miei genitori e mi ci sono imbattuto
per sbaglio. Ne sono
rimasto folgorato e da allora è il mio posto preferito:
quando ho bisogno di
stare solo e di riflettere vengo sempre qua. ” Le spiego
semplicemente.
Lei mi fissa
un attimo poi correndo mi abbraccia forte. Ricambio il suo abbraccio e
mi sento
felice di averla portata qui, in un posto che nessuno oltre lei conosce.
“ Ti va di
sentire la mia storia? ” Le chiedo improvvisamente, lei
annuisce e insieme ci
distendiamo sul prato. Rimango un attimo a fissare il groviglio di
foglie e
rami che ci sovrasta e poi, prendendo un profondo respiro, inizio il
mio
racconto.
“ Da piccolo
ero orgoglioso del lavoro di mio padre: sapevo che quando non era a
casa voleva
dire che era impegnato a salvare delle vite e questo ai miei occhi di
bambino
lo faceva sembrare un supereroe. Certo, mi mancava, ma mi dicevo che
ero uno
stupido, il mio papà non poteva perdere tempo con me quando
aveva cose più
importanti da fare. Crescendo però ho iniziato a
ridimensionare le cose e mi
sono reso conto che le sue assenze da casa erano volute: non credo
abbia mai
avuto un’amante, ma era evidente che il rapporto con mamma si
fosse ormai
deteriorato. Vedendo il rapporto meraviglioso che c'è tra e
tuo padre ho capito
che il mio non é mai stato una presenza fissa nella mia
vita, è come se mi
fossi abituato alle sue assenze ma nonostante tutto ne sento la
mancanza. Ho
capito il motivo per cui non ho mai voluto fare sport agonistici,
perché sapevo
che lui non avrebbe mai trovato il tempo per essere presente alle mie
gare, o
perché il mio sogno è entrare in medicina: in
questo mondo lo sentirei più
vicino, ci sarebbe qualcosa a legarci, ad accomunarci, più
di quanto non abbia
fatto il legame di sangue. Ci ha fatto soffrire tanto, soprattutto la
mamma, e
adesso sono contento che ci sia Charlie a farle compagnia: è
tornata la mamma
felice e spensierata che ho sempre adorato.” Sorrido,
ripensando agli occhi
luminosi della mamma quando ci ha comunicato la notizia del suo nuovo
fidanzamento.
Bella mi
guarda senza dire una parola, semplicemente mi prende una mano tra le
sue e la
stringe forte, e il suo gesto vale più di mille parole.
Ricambio la stretta e
la osservo: ha le labbra piegate in un sorriso appena accennato e gli
occhi
sono finalmente sgombri da quella malinconia che li aveva offuscati. Mi
chiedo
come sia possibile che io prima odiassi questa tenera ragazza, sono
stato
proprio uno stupido.
“ Torniamo a
casa? ” Mi chiede.
“ Sì
andiamo, ci staranno aspettando. ” L’aiuto a
mettersi in piedi e dondolando le
nostre mani intrecciate come fanno i bambini, ci incamminiamo verso la
strada
del ritorno.
Alcune di voi avevano indovinato dove sarebbero andati e perchè Bella non festeggia più il capodanno, ora avrete tutto più chiaro. Inoltre conosciamo un pò meglio i pensieri di Edward e il suo rapporto con Carlisle. Spero che il capitolo sia riuscito ad emozionarvi un pò.
Per qualsiasi chiarimento non esitate a chiedere :) Inoltre ne approfitto per ringraziare tutte coloro che leggono e chi trova un pò di tempo per lasciare il suo comment: è sempre un piacere leggerli e poi mi piace interagire con voi, quindi anche i timidoni si facciano avanti.
Bene, ci risentiamo tra una settimana con un capitolo in cui farà il suo ingresso un nuovo personaggio... Un bacio, Paola