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Autore: Laukurata    05/10/2006    18 recensioni
Lacrime. Migliaia di lacrime rigavano ora il suo volto. Non ci poteva credere. Non ci voleva credere. ---- Questa è una one-shot particolare. Ringrazio Mozzy84 che senza volerlo mi ha ispirata!Spero che vi piaccia!
Genere: Generale, Triste, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Fujitaka Kinomoto, Li Shaoran, Sakura Kinomoto, Touya/Toy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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   Per te

 

 

Lacrime. Migliaia di lacrime rigavano ora il suo volto. Non ci poteva credere. Non ci voleva credere.

***

Freddo, molto freddo. Il cielo era di un blu scuro. Intenso e profondo. Le stelle brillavano alte e belle. La luna invece era uno spicchio bianco. Anche il cielo comunicava freddo.

***

- No! Arrivo! –esclamò decisa la voce della piccola Kinomoto.

- è successo qualcosa? – chiese l’amica mentre l’altra stava riponendo il proprio cellulare nella tasca dei pantaloni.

- Nulla di allarmante. Però devo andare!mi dispiace che ci siamo viste per così poco! Spero che potremmo passare ancora del tempo insieme! – disse sorridendo alla ragazza che non vedeva da tempo.

Quel pomeriggio avevano deciso di rincontrarsi, ma poi quella telefonata.

Era inverno e il buoi scendeva presto. Infatti erano circa le 18:00 ma sembrava notte inoltrata.

Tornò a guardare l’amica che le sorrideva – Non ti preoccupare, ci vedremo un'altra volta! Mi ha fatto molto piacere! – cercò di tranquillizzarla, si abbracciarono e si avviò verso la propria casa lasciando Sakura davanti a una fermata dell’autobus che portava all’ospedale.

"Non mi interessa se Touya ha detto che non importa che vado e che sta bene. Io lo voglio vedere" pensò, prima di notare l’autobus in lontananza.

 

***

Era pieno di persone e si ritrovò appiccicata al finestrino. Notò nuovamente la luna bianca.

"Non so perché ma ho paura. Ti prego, ti scongiuro, voglio salutarlo" .

 

Ripensò a quando suo padre si era sentito male. Non si era più ripreso. I figli lo andavano a trovare tutti i giorni, lo accudivano e gli stavano vicino.

Non potevano lasciarlo solo. Non lui che era sempre stato li per loro. Lui che aveva fatto anche il ruolo della madre. Lui che capiva i propri figli. Lui che era un padre perfetto.

 

Lo sguardo vuoto di Sakura si rianimò nel vedere la grossa struttura grigia che lentamente si avvicinava.

Notò anche che la vettura si era lentamente svuotata e che ora c’era lei e qualche anziana signora con buste piene di mangiare.

Prenotò la fermata e una volta scesa quel freddo pungente la colpì nuovamente. Mentre si avvicinava all’entrata diede un ultimo sguardo alla luna. Fece un respiro profondo "Ti prego" e una volta espirato spinse la grossa porta dell’ospedale.

Ora un leggero tepore l’aveva circondata e quell’odore di disinfettante così familiare, era l’odore dell’ospedale.

L’odore che associava al padre nell’ultimo periodo. Era brutto come paragone, ma si sentiva a casa quando venendo dal gelo esterno, entrava in quel luogo.

Percorse il lungo corridoio. Era in semi ombra perché qualche luce era spenta.

Il cellulare iniziò a vibrarle insistentemente. Era Touya.

- Dimmi –

- Dove sei? –

- Davanti all’ascensore. A che piano devo venire? – domandò

- Al 2°. Io ti aspetto li. – e attaccò.

Si era un po’ tranquillizzata nel sentire la voce di Touya. Lui era calmo.

***

Le porte dell’ascensore si aprirono e una volta messo piede fuori, vide il fratello appoggiato al muro.

La guardò dritta negl’occhi e un lungo e freddo brivido le percorse la schiena. Il sangue le si ghiacciò e vide il ragazzo scuotere la testa prima di abbassarla rivolta verso il suolo.

Singhiozzi soffocati iniziarono ad uscire dalla bocca di Sakura. Lacrime calde fuoriuscivano a tratti dai suoi occhi smeraldo contratti dal dolore. La ragazza si piegò e lentamente cadde a terra. Non respirava più tanti erano i singhiozzi che le si fermavano nella trachea.

Il suo urlo disperato e affranto rimbombò nel lungo e vuoto corridoio.

Anche il volto del fratello era rigato dalle lacrime che scendevano libere e senza ostacoli.

I due si abbracciarono stringendosi e dando sfogo alla sofferenza che gli univa. La stessa che entrambi provavano.

Sakura emetteva suoni rotti dovuto al fatto che aveva la bocca appoggiata contro la camicia verde scuro di Touya. Stringeva quel tessuto così leggero e non smetteva di lasciare un alone bagnato sulla spalla di lui.

Erano restati solo. Lui e lei. Ce l’avrebbero fatta, insieme.

Ma ora questo non importava a nessuno dei due, non importava cosa avrebbero fatto dopo.

L’unica cosa che gli spezzava il cuore era il fatto di aver perso il padre. La loro figura di riferimento. Colui che aveva saputo dargli l’affetto anche della madre.

L’uomo che amavano più di qualunque cosa al mondo.

 

***

- Sai qual è la cosa che mi fa più male? – esclamò la giovane con esile voce dopo lunghi minuti di silenzio.

Sentiva le guance accaldate e appiccicose.

Avrebbe voluto sciacquarsi il volto con acqua fresca, ma sarebbe stato inutile. Altre lacrime le avrebbero bruciato sul viso durante il loro passaggio, rendendolo così indelebile nella sua memoria.

Il ragazzo accanto a lei annuì.

Anche lui era stato zitto. Rispettava la sua ragazza. Non voleva disturbare quel silenzio sacro con stupide parole di compassione.

Lui le voleva soltanto stare accanto in un momento del genere.

Appena Touya gli aveva mandato un messaggio era corso, e ora, era in quella piccola sala d’attesa già da due ore…

- Che non l’ho salutato. Io…non ho…salutato mio…pa…- scoppiò in una nuova serie di singhiozzi.

L’abbracciò d’istinto.

La strinse forte, lui c’era.

Per lei ci sarebbe sempre stato.

E lei lo percepì.

- Grazie Shaoran- sorrise e si asciugò le lacrime che nonostante ciò continuavano dispettosamente a scenderle dagl’occhi.

Questa volta però erano silenziose, come tutto intorno a loro.

 

***

La porta si aprì lentamente e il più grande dei Kinomoto apparse.

- Lo vuoi vedere? – chiese con voce dolce alla sorella

- No. Preferisco ricordarlo da vivo. –

Il fratello accettò la sua decisione e rientrò nella stanza chiudendosi la porta alle spalle.

 

Sakura aveva paura della reazione che poteva avere. E il solo pensiero le faceva male.

Lacrime. Migliaia di lacrime rigavano ora il suo volto. Non ci poteva credere. Non ci voleva credere.

Non ancora.

 

***

 

- Scusate vado in bagno – disse la giovane Kinomoto prima di alzarsi dal tavolo imbandito e circondate da persone a lei care.

 

Si chiuse la porta alle spalle e si sciacquò il viso.

Avevano avuto una bella idea di organizzare una cena.

Tutti insieme.

Lei, suo fratello, Tomoyo, Sonomi e c’era anche il nonno.

Si fermò a guardare la propria immagine riflessa nello specchio. Aveva il volto rilassato, come se tutta la giornata di pianto non fosse mai esistita.

Gli occhi erano belli come sempre e nemmeno minimamente arrossati o gonfi.

Distolse lo sguardo e si diresse verso la porta.

Girò la chiave a aprendo la porta guardò davanti a se, e li, vi trovò il padre.

Stava bene, non era più malato.

Aveva il volto rilassato e sereno.

Lei lo guardò contenta, felice. Gli sorrise e lui l’abbracciò.

- Sono venuto per salutarti, Sakura -

Strinse la figlia a se.

Per l’ultima volta.

 

Aprì gli occhi da cui sgorgavano lacrime e che non si volevano fermare. Sentiva ancora il cuore batterle forte nel petto e la sensazione e il calore del corpo del padre che l’abbracciava.

Felicità e una sensazione di completezza regnavano ora in lei.

Un sorriso apparve tra le lacrime.

 

Si era sbagliata, era riuscita a salutarlo.

 

***

Dedicata a mio nonno, che non ho potuto salutare ma che è venuto a farlo lui in sogno.

 

Lau

  
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