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Autore: fantasie    05/10/2006    2 recensioni
Ancora una volta il richiamo di Sephiro...e i cavalieri magici sono pronti a farvi ritorno per aiutare il pianeta e ritrovare se stesse. Amare sorprese, però, attendono Anemone!
Genere: Romantico, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO II

CINQUE ANNI DOPO SEPHIRO – Seconda parte

 

Marina non era il tipo da lasciarsi sopraffare dagli eventi: “E ora che si fa?” disse.

E Luce: “Beh tutte queste coincidenze avranno pur sempre un significato”.

“Dobbiamo andare all’osservatorio” spiazzò tutt’e due Anemone “è lì il nostro punto di contatto con Sephiro”.

Il solo pronunciare quel nome fece battere forte il suo cuore. Era così tanto tempo che non sentiva la sua voce scandire quella parola “Sephiro”.

“Mah, io non sono sicura che sia una buona idea …” fece Marina; ma resasi conto che altre soluzioni non c’erano, sospirando sentenziò: “Eh va bene! In fondo scartate le ipotesi di andare alla Polizia o a fare una bella seduta di psicanalisi, non ci resta che questa!” e con un tono più dimesso: “Osservatorio queste tre pazze stanno arrivando!”

Come sempre Marina riuscì ad alleggerire un po’ il peso dei loro cuori.

 

Come al solito l’osservatorio pullulava di persone: studenti in visita guidata; coppie che volevano godersi il romantico panorama della città; e gruppi di ragazzi che avevano marinato la scuola.

Mentre salivano nel veloce ascensore, schiacciate quasi dalla calca, Anemone fu assalita dai ricordi di Sephiro: tutte le esperienze vissute, le battaglie affrontate, la scoperta dei propri poteri e dei managuerrieri, le persone incontrate e soprattutto… Ferio.

Quest’ultimo pensiero si faceva prepotentemente largo fra gli altri. La cosa che la faceva più soffrire è che col tempo il ricordo del suo viso andava sbiadendosi. Stava pian piano perdendo anche l’ultima cosa di lui che le restava… la sua immagine.

E anche se qualcuno avrebbe potuto dire che era meglio così, che la sua vita doveva andare avanti e il destino fare il suo corso, magari facendole incontrare un altro uomo, per lei questa idea era inaccettabile: l’unico da cui avrebbe voluto farsi stringere era il suo adorato principe.

La prima volta su Sephiro aveva salvato lei e le sue amiche nella Foresta del Silenzio, le aveva seguite, aiutate, aveva teso loro una trappola, e poi di nuovo aiutate. Neanche Anemone sapeva bene che cosa l’avesse conquistata. Certo la sua bellezza non passava inosservata, ma non era quello: se in un primo momento l’aveva colpita quell’aria da sbruffoncello, un po’ saccente ma anche tanto simpatica, era stata poi la dolcezza e il suo fare protettivo che avevano espugnato il suo cuore.

 

Il segnale acustico che avvertivadi essere al capolinea la fece sobbalzare: Marina l’aveva presa per mano e praticamente cavata fuori da quella folla scalmanata.

“Eccoci” disse Luce. Il modo con cui pronunciò quella sola parola aveva ben rappresentato il pensiero che correva nelle menti di tutte e tre le ragazze. Cosa avrebbero dovuto fare? Forse solo desiderare di fare ritorno su Sephiro.

Guruclef gli aveva spiegato che il secondo viaggio sul magico pianeta era stato voluto da loro stesse; era stata la forza dei loro sentimenti, la preoccupazione per quel mondo e i suoi abitanti a spalancare quella “porta socchiusa ai confini del sole”.

Dunque dovevano solo concentrarsi e allineare i loro cuori?

Anemone si sentiva profondamente inquieta: era accaldata e le sembrava quasi di respirare a fatica, come se stesse ripercorrendo le sensazioni provate nella notte. Forse aveva paura di quello che stava desiderando profondamente, quasi violentemente: tornare in quel regno fatato...tornare da LUI.

 

Si avvicinarono alla vetrata. Il panorama era naturalmente meraviglioso. Era l’imbrunire e le luci della città cominciavano a risaltare sotto quel cielo che esplodeva di mille sfumature, che dal rosso scuro degradavano fino ad un timido azzurro.

Le tre ragazze si presero per mano; Anemone non percepì il leggero tremito che attraversava le sue compagne, essendo lei per prima a non trattenere le vibrazioni del suo corpo.

La prima ad accorgersene fu Marina: “Ragazze” esclamò con un filo di voce “guardate”, indicando le persone che le attorniavano.

Ferme. Immobili. Il tempo aveva fermato le sue lancette.

Ma sia Luce che Anemone, pur senza voltarsi avevano già capito: per qualche secondo l’eco delle voci e delle risate era rimbalzato nell’osservatorio. Ma erano stati pochi attimi. Il silenzio era sceso su di loro.

Tum…Tum…Tum…potevano percepire distintamente il battito dei loro cuori.

Un lampo abbagliante avvolse le tre ragazze.

 

Stavano fluttuando nell’aria…leggere… ancora stordite da quella luce accecante, tuttavia perfettamente consapevoli di dove fossero.. di quello che ancora una volta stava loro capitando.

Come se mani giganti le sostenessero furono poggiate delicatamente sul terreno… su Sephiro.

“Luce; Marina…state bene vero?” disse allarmata Anemone. Pur essendo coetanee, quest’ultima era sempre molto protettiva verso le compagne: Luce non era affatto cambiata negli anni, sembrava ancora una quattordicenne; e Marina aveva sì un corpo capace di far girare la testa a qualsiasi uomo, ma era pure testarda e impulsiva, così da finire spesso nei guai.

“Si stiamo bene” fecero quasi all’unisono.

“ Dunque siamo di nuovo su Sephiro”. La voce di Luce era velata da un ben chiaro turbamento.

“Probabilmente” pensò Anemone “ha la stessa mia sensazione”.

Anche su quel pianeta stava scendendo la sera. C’era un venticello leggero che agitava i vestiti estivi delle ragazze e increspava i loro capelli. Erano finite nel mezzo di un prato. Qualche fiore spuntava qui e là, e più lontano si scorgevano degli alberi, un po’ distanti l’uno dall’altro, poi via via sempre più fitti, probabilmente l’inizio di una foresta.

Ma se anche il paesaggio poteva parer bello, c’era qualcosa …qualcosa di strano…sembrava finto…o meglio morto. Non si sentiva battere la vita…non si avvertita la presenza di alcun essere vivente…di nessuna di quelle fantastiche creature che popolavano la vegetazione di Sephiro e che le ragazze avevano conosciuto nei precedenti viaggi. Erano quelli i pensieri che correvano nelle menti delle ragazze: “E’ tutto arido, sterile…senza vita”.

“Ma quello è…” fece Luce senza completare la frase; “il castello di Guruclef” proseguì Anemone.

Voltatesi, si erano trovate di fronte quell’immenso castello che si stagliava alto nel cielo, e che spezzava il fiato tanto era maestoso.

Anemone vide Marina molto agitata, e nonostante fosse anche lei incredula e spaesata, le prese la mano e le rivolse uno sguardo rassicurante.

 

Cominciarono a camminare verso il castello, lentamente, guardinghe, in quanto ancora non sapevano cosa le aspettasse oltre quelle mura. Certo se Sephiro le aveva richiamate a lui, voleva dire che ancora una volta il pianeta correva un qualche pericolo.

Il portone che si parava davanti a loro era chiuso, ma non appena Luce fece per aprirlo, con un lungo e tetro lamento, da solo, si spalancò.

“Marina…Anemone…entriamo” fece voltandosi appena verso di loro.

Stavano percorrendo il buio corridoio: nonostante fosse passato tanto tempo non avevano certo dimenticato come raggiungere la sala principale, dove probabilmente ci sarebbe stato ad aspettarle il grande saggio.

Se non fossero state così tese mille ricordi ed emozioni sarebbero affiorate nelle loro menti.

Ma quando passarono davanti a quella immensa vetrata che dava sul cielo di Sephiro, un sussulto fece battere più forte il cuore di Anemone.

 

Si fermò e vi guardò attraverso. Lì davanti, un giorno era stata stretta dalle forti braccia di Ferio; lui l’aveva confortata, aveva asciugato le sue lacrime e accarezzato i suoi capelli.

Lì per la seconda volta le aveva fatto dono di quell’anello, capace di unire con un filo invisibile due persone.

Ogni volta che lei faceva ritorno sulla Terra, però, lui ritornava al suo proprietario, come a significare impudentemente che non poteva unire due persone appartenenti a regni differenti. E così sentiva bruciare il suo anulare sinistro, come scosso da una ferita privata della sua fasciatura.

Cosa avrebbe dato per avere avuto con sé, in quegli anni, l’anello regalatole da Ferio; l’avrebbe di certo fatta sentire meno sola, le avrebbe dato una speranza in più di essere legata indissolubilmente a lui, e lui a lei.

Ma tanto tempo era trascorso da quei momenti condivisi col principe: momenti che l’avevano, a volte dolcemente, a volte ossessivamente, tormentata.

Ora, ritrovarsi lì, le provocava un turbinio di emozioni indefinibili.

 “Anemone”. Luce pronunciò il suo nome con una dolcezza infinita. Aveva compreso i pensieri dell’amica. E sapeva bene anche lei come potevano essere dolorosi i ricordi.

 

Ripresero a camminare giungendo finalmente dinanzi alla loro meta. Questa volta le porte erano aperte e senza indugiare le ragazze entrarono.

La prima cosa che non poterono far a meno di notare era il fatto che quel salone, un tempo luminoso ed accogliente, era diventato ombroso, freddo; aveva perso quel calore che le aveva riscaldate anche nelle fasi più dure delle battaglie combattute.

“Sono felice di rivedervi”. Una voce familiare aveva scosso i loro pensieri. E da un lato buio della stanza una figura si fece avanti.

“Guruclef” esclamò emozionata Marina, che fece alcuni passi verso di lui. Evidente era la gioia della ragazza.

“Guruclef” la seguì a ruota Luce, non nascondendo la commozione nel rivederlo.

 

Anemone, ferma dietro le compagne, non riusciva a scrollarsi di dosso quello stato di disagio e turbamento. Forse tutte quelle emozioni… forse il ritrovarsi nel giro di pochi minuti in quel mondo  parallelo. Forse la speranza di trovare lì anche un’altra persona.

Fatto sta che il suo cuore batteva potente, quasi ad uscirle dal petto, e il suo corpo non accenava a voler obbedire di nuovo ai suoi ordini.

 

- continua -

  
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