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Autore: Eldur    03/03/2012    6 recensioni
James Potter era un bel ragazzo alto, per di più Cercatore di Grifondoro. Ma Lily sapeva anche che era soprattutto un irresponsabile, un prepotente. Se ne andava in giro per il castello tronfio e pieno di sé, avendo la cura di non rispettare le regole di Hogwarts.
Nessuno sarebbe mai riuscita a convincerla. Mai. James Potter non avrebbe conquistato il suo cuore.

STORIA REVISIONATA E CONCLUSA.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Lily Evans, Mary MacDonald, Nuovo personaggio, Regulus Black | Coppie: James/Lily, Remus/Sirius
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Capitolo 18: Dalla parte del vincente - Parte II


Tutti gli studenti erano ormai usciti dalle loro sale comuni. Saputa la notizia dell’intrusione dei Mangiamorte a Hogwarts avevano deciso di voler combattere.
I corridoi, ora, erano un miscuglio di urla, incantesimi e risate di Mangiamorte.
Al quarto piano, Kate raggiunse i Mangiamorte che si erano allontanati dal gruppo principale. Regulus era con loro, ma non veniva trascinato per il corridoio come prima. Anzi, stava ridendo.
Non sapendo cosa pensare, Kate immaginò che i due Mangiamorte enormi al suo fianco gli avessero scagliato contro la Maledizione Imperius e che si stessero divertendo a fargli fare cose senza senso.
Si preparò con in mano la bacchetta e, messe due dita in bocca, fischiò con fare canzonatorio. I tre si girarono all’improvviso, cercando la fonte del rumore. Quando si accorsero di Kate, Regulus sorrise. Con un movimento rapido di una mano indicò la ragazza agli altri due Mangiamorte che si incamminarono verso di lei. La afferrarono per le braccia fulmineamente, senza lasciarle scampo. Capì tutto.
La bacchetta le cadde dalla mano con cui la stringeva. Era inerme.
“Regulus Black, sei uno sporco doppiogiochista! Si fidava ancora di te!”, urlò Kate, mentre Regulus raccoglieva la bacchetta della ragazza e la puntava contro di lei.
“Intendi il mio caro fratellino? Anche io mi fidavo di lui”, dichiarò senza alcuna emozione. “Poi ho capito quello che dovevo veramente fare. Se non stai dalla parte del vincente perdi tutto. Ho già perso abbastanza per capire che non ci guadagni niente se segui chi credi sia nel giusto”.
Kate si agitò invano. “Ti sbagli! Meglio morire per ciò in cui credi che vivere una vita da codardo!”.
“Attenta a come parli, Everett”, la rimproverò Regulus con gli occhi socchiusi, infastidito. “So benissimo quello che devo fare, non c’è bisogno che me lo dica tu, grazie”.
Kate si mosse ancora, cercando di liberarsi dalle mani dei Serpeverde che la tenevano ferma.
“Cosa hai fatto a Sirius? Dimmelo!”, esclamò, preoccupandosi.
“Gli ho semplicemente teso una trappola”, ammise Regulus, con un sorriso disgustoso.
Il mondo sprofondò. Non era possibile, era tutto uno scherzo. Lei aveva convinto Sirius che c’era possibilità che suo fratello fosse dalla loro parte. Aveva sbagliato e lo stava portando forse alla morte. Sperò che non riuscisse a raggiungere Regulus.
“Tuo fratello ti vuole bene, e tu così lo ripaghi?”, disse lei, scoraggiata dalle rivelazioni.
“Mio fratello ha screditato la mia famiglia agli occhi di tutti. Questo comportamento non è accettabile; è per questo che mia madre ha bruciato il suo nome sull’arazzo della nobile casata dei Black”, rispose lui. Uno dei due energumeni che la tenevano le sferrò un pugno, facendole sanguinare il naso. Avevano notato la reazione infastidita del loro superiore e perciò, secondo le loro regole, avrebbero dovuto farla tacere. Alcune gocce di sangue caddero sul pavimento, formando una piccola pozza.
Una lacrima scese sul volto di Kate, che si accasciò, rinunciando a liberarsi.
“Ne sei innamorata, vero?”, chiese Black, ridendo. Kate non rispose.
“Sei un pazzo”, disse poi, sputando a terra, vicino ai piedi di Regulus. “Spero che un giorno tu ti renda conto di tutti i tuoi errori e che rimpianga la tua stupida scelta fino alla morte”.
“Stai zitta, e non parlare di cose che non capisci”, rispose lui, senza che le parole della ragazza lo avessero toccato. “Ti lascio andare solo perché so cosa significa amare una persona più di te stesso. Va dal tuo caro innamorato e non farti più vedere. Prova a seguirci e morirai”. Sorrise e scagliò lontano la bacchetta della ragazza.
I Mangiamorte la lasciarono andare, ridendo, facendola cadere a terra. Kate atterrò su mani e ginocchia e se li graffiò. I due tali vestiti di nero si unirono a Black e sparirono in poco tempo svoltando a destra.
Kate si vergognava di aver sprecato tempo prezioso cercando di salvare Black. In realtà le aveva teso una trappola: non a Sirius, ma a lei. Ed era stata proprio lei, poi, ad aver cercato di convincere Sirius dell’innocenza di Regulus.
Si passò velocemente una mano sotto il naso e, rabbiosamente, scrollò la mano dal sangue. Si alzò in piedi, con una feroce determinazione che le premeva nello stomaco. La sua bacchetta era finita in fondo al corridoio. La raggiunse, la raccolse e portò la punta vicino al suo naso.
“Epismendo”, disse, e l’osso del naso tornò com’era prima.

*

“Eccolo, è James!”, ansimò Mary a Remus e Sirius. Sembrava che stessero correndo da ore. James non era facile da raggiungere quando aveva in testa qualcosa. E quel qualcosa era salvare Lily. Era infatti ancora più determinato quando di mezzo c’era la ragazza dai capelli rossi che tanto amava.
“James!”, lo chiamò Sirius per farlo fermare. “James!”. E lui, inaspettatamente si fermò, aspettandoli.
“James, Lily è con i Mangiamorte al primo piano!”, esclamò Sirius, andandogli incontro.
“Cosa? Stai scherzando, vero?!”, esclamò James, il viso rosso di fatica per la corsa.
“No, amico, l’hanno presa”, spiegò Sirius, poggiando le mani sulle ginocchia e boccheggiando. “Mi dispiace tanto”, aggiunse triste.
“Non dispiacerti. La vado a prendere. Adesso!”, disse, mentre già correva di nuovo.
“James, aspetta!”, lo richiamò Remus, invano. Mary scosse la testa.
“Ci tocca inseguirlo. Di nuovo!”, esclamò, depressa. Remus alzò le sopracciglia.
“Devi aspettarti questo quando conosci James Potter. Io ormai mi ci sono abituato, anche se a malincuore, devo dire”, sospirò.
“Non perdiamo tempo!”, esclamò Sirius. “Raggiungeremo Kate e poi andremo al primo piano. Muovetevi!”.
“Ma non dovevamo…?”, cominciò Mary. Sirius la zittì.
“Sono preoccupato per Kate. Andiamo?!”. I due annuirono e ricominciarono a correre verso il quarto piano.
Mary non aveva idea di che cosa fare. Una delle sue amiche era al primo piano, mentre l’altra era al quarto. Lei non aveva mai messo nessuna amica al di sopra di un’altra, perciò non sapeva chi raggiungere per prima. Però, visto che James stava andando da Lily, lei e gli altri sarebbero dovuti andare da Kate. Era logico, in fondo. Tuttavia, era preoccupata per James e Lily. Erano in mezzo al gruppo più numeroso e più pericoloso di Mangiamorte.
Comunque, Sirius aveva ragione: Kate, per lei, si stava cacciando in guai grossi correndo da sola per i corridoi con una cinquantina di Mangiamorte in giro per la scuola.
“Kate!”, cominciò a chiamare Sirius, una volta arrivati al quarto piano. “Kate!”.
Il corridoi era deserto. Strano, visto che ormai erano tutti in giro a combattere.
“Si sarà spostata mentre noi parlavamo con James”, ansimò Remus. “Ci tocca guardare ancora la mappa”.
Sirius sbuffò e sfilò dalla tasca la pergamena che in realtà era la Mappa del Malandrino. “Ma che diamine sta combinando? Si sta comportando da stupida e ci rischia anche la pelle se le va male!”.
Mary strabuzzò gli occhi. Sirius non si era mai rivolta a Kate chiamandola “stupida” o in modo offensivo. Evidentemente, la paura per la sua sorte doveva averlo portato al limite della sopportazione.
“Li hai trovati?”, chiese Remus, cercando di sbirciare le mappa oltre le spalle dell’amico.
“Regulus e Kate… piano terra, Sala Grande”, recitò Sirius, incredulo.

*

Una strana sensazione la opprimeva. Si sentiva libera da pensieri, ma in fondo sapeva che c’era qualcosa di sbagliato. Le sembrava di trovarsi nell’oceano, sospesa tra le onde, e di respirare acqua salata. Ma non si trovava tra la marea, di questo ne era sicura.
Che mi succede?, pensò, ma poi tornò a riflettere sulla bellezza e la tranquillità del fondale marino, come se non avesse mai provato quell’attimo di lucidità.
Tra le onde intravedeva pareti solide di un edificio, ma non potevano essere la realtà. Se fossero state reali lei non avrebbe fluttuato come se fosse stata in acqua. Era assolutamente impossibile. Ripensò ancora al fatto che non poteva trovarsi davvero in mare, ma poi si abbandonò alla dolce sensazione di leggerezza. Perché preoccuparsi? Nessuno poteva farle del male, ora.
“Incosciente!”, sentì urlare come da una grande distanza. Non se ne preoccupò al momento, ma poi sentì anche la risposta. “Levati di mezzo! Stupeficium!”.
La voce le era familiare, ma non riusciva a capire chi fosse.
“Comincia a sopraffare la maledizione, fa qualcosa”, sussurrò qualcuno, e la frase rimbombò nella sua testa come un tamburo. Come in risposta a quell’incitazione, un’altra mente premette sulla sua.
Stai ferma dove sei, le disse.
Per quale motivo avrebbe dovuto rispettare quell’ordine? Stava così bene in quella tranquillità senza che nessuno dovesse dirle niente. E poi, qualcuno era in pericolo, da qualche parte. Piuttosto avrebbe fatto il contrario: avrebbe reagito.
Ti ho detto resta dove sei!, le urlò più forte la voce che disturbava la sua serenità infinita.
Non aveva scelta, purtroppo. Doveva fermarsi e non agire anche se avrebbe voluto con tutto il cuore poter muovere un passo verso chi aveva bisogno.
Ma poi, dove doveva andare? Nell’enorme distesa d’acqua non c’era nessuno a parte lei. Forse la voce aveva ragione. Rimanere ferma era la cosa migliore.
“Lily! Ribellati!”, esclamò qualcuno. “Fa vedere loro chi sei! Reagisci!”. Ancora quella voce conosciuta…
James? Possibile che fosse lui?
Lily sbatté le palpebre e il mondo marino si dissolse gradualmente fino a lasciare il posto a un corridoio. Inciampò su qualcosa di grosso e il polso destro scricchiolò, provocandole un’ondata di dolore quasi insopportabile.
Quando la sua vista tornò quella di prima, vide che era caduta sul corpo di un Mangiamorte. Si rialzò, attenta a non poggiarsi sul polso rotto o slogato - era quasi sicura di esserselo fratturato - e si guardò intorno: lampi di ogni colore rimbalzavano sulle pareti, accompagnati da un frastuono di voci che urlavano incantesimi uno dopo l’altro.
Tastò ogni tasca in cerca della sua bacchetta, ma solo in seguito si ricordò che era rimasta sul pavimento della biblioteca perchè chi la controllava le aveva ordinato di lasciarla cadere. Si guardò intorno e notò che la mano del Mangiamorte su cui era inciampata era ancora stretta alla bacchetta. Per quanto la disgustasse usare la bacchetta di un alleato di Voldemort, doveva farlo per aiutare James. Era grazie a lui se aveva potuto sconfiggere la Maledizione Imperius. Se fossero sopravvissuti lo avrebbe ringraziato di cuore: le aveva salvato la vita.
Questa era la prova che cercava da tanto tempo. Lui non la considerava solo il premio di una caccia, perché era davvero innamorato di lei. Nonostante tutto quello che stava succedendo, Lily sorrise.
Era lui che amava.
“Impedimenta!”, urlò, colpendo il Mangiamorte che puntava la sua bacchetta contro James che era di spalle.
James si voltò verso di lei e le fece un sorriso enorme. Lei gli rispose con uno ancora più grande, ma si interruppe vedendo che un altro Mangiamorte stava puntando il ragazzo.
“Attento!”, urlò, mentre quello cominciava a pronunciare l’Anatema che Uccide. James si girò fulmineamente e si abbassò prima che il getto di luce verde lo colpisse. Poi pronunciò “Pietrificus Totalus” e colui che aveva osato cercare di colpirlo colpì il pavimento prima che James si alzasse di nuovo in piedi.
Insieme schiantarono un paio di Mangiamorte e si allontanarono progressivamente dal centro del corridoio dove stava infuriando la vera battaglia.
“Tutto bene, Lily?”, le chiese James, tra un incantesimo e l’altro.
“Mai stata meglio prima!”, esclamò lei. “E tu?”.
“Sto abbastanza bene, escludendo il fatto che rischiamo di morire!”, rispose lui, schivando una maledizione.
Scesero le scale, seguiti a ruota da altri cinque Mangiamorte.
“Expelliarmus!”, urlò Lily. La bacchetta cadde giù dalle scale, sparendo dalla vista del proprietario che ora era indifeso.
Subito dopo successe qualcosa di strano: lui e un altro compagno vicino si alzarono in aria e cominciarono a pendere per una caviglia. A Lily bastò un’occhiata alla sua sinistra per capire chi era stato. James rideva come un bambino del suo scherzo infantile.
La ragazza sospirò. Quel particolare incantesimo le aveva ricordato un episodio spiacevole che avrebbe voluto dimenticare. Anzi, non uno solo, ma almeno altri dieci simili che avevano sempre a che fare con le stesse persone.
Lily si preparò a colpire gli altri tre Mangiamorte che li stavano seguendo, quando, improvvisamente, caddero rovinosamente dalle scale. Alle loro spalle apparvero Alice Crowley, Dorcas Meadowes, Frank Paciock e Marlene McKinnon con le bacchette alla mano e pronti per qualsiasi evenienza.  Lily e James sorrisero e li salutarono.
“Lily, ho visto gli altri dirigersi verso la Sala Grande”, la informò Alice.
“C’erano anche Sirius e Remus? E Peter?”, chiese James. Alice fece spallucce.
“Ho visto solo Sirius, Remus e Mary correre. Peter, questa sera, non si è fatto vivo. Non l’ho visto da nessuna parte”, rispose lei, mortificata.
L’espressione che James aveva in volto si fece più dura. Uno dei suoi amici poteva essere in pericolo. Lily lo capiva perfettamente perché non aveva idea di dove potesse trovarsi Kate.
“Andiamo”, disse sicura.

*

Stava agendo in modo irrazionale, questo lo sapeva.
“Ti avevo detto di NON SEGUIRMI!”, sbraitò Regulus, voltandosi velocemente. Lei rimase in mezzo alla stanza, impassibile. Non sapeva perché lo stava facendo. Forse per tutti, forse per Sirius, forse per se stessa, forse per nessuno.
“Voglio capire cosa ti ha spinto a unirti a lui. Voglio capire ogni singola motivazione per cui una persona dovrebbe combattere per difendere ciò che pensa un folle come Voldemort”, disse lei. Regulus sorrise e le si avvicinò. I suoi lineamenti erano quasi serpenteschi, i suoi occhi arrossati dalla foga. Kate capì subito perché era stato smistato in Serpeverde e perché era diverso da Sirius.
“Potrai anche essere coraggiosa, ma il tuo coraggio non supera la tua stupidità. Perché andare incontro alla morte solo per qualche futile risposta?”, la canzonò lui.
L’attenzione di Kate venne attirata dalla Sala Grande. Gli enormi tavoli erano sgombri, ma fecero venire a Kate una gran voglia di cenare per l’ultima volta ad Hogwarts insieme a tutti i suoi compagni di Casa.
“Io non vado incontro alla morte. Io combatto”, affermò lei, posando i suoi occhi in quelli di Regulus. “Cosa che tu hai smesso di fare, a quanto pare, Black”, aggiunse, provocandolo. Ma lui non si scompose.
“Hai ragione, ho smesso. E non mi vergogno ad ammetterlo”, disse lui. “Ma devi capire, che per difenderti devi metterti dalla parte del vincente. Non c’è niente di male in questo, te l’ho già detto prima”.
“Tu mi hai detto che capisci cosa significa amare una persona più di te stesso”, cominciò Kate. “Perfino tu credi nell’amore. Sei diverso, non sei come gli altri Mangiamorte. Hai qualcosa dentro di te che ti rende innocente, nonostante le tue azioni”.
Regulus cominciava ad agitarsi, ora. Puntò la sua bacchetta su Kate.
“Non sono innocente. Non provare mai più a dirlo. Io sono un seguace del Signore Oscuro perché è dalla parte giusta”.
“Capisco…”, sospirò Kate. “Sei contraddittorio, ma anche io lo sarei se dovessi sostenere Voldemort”.
Ci fu una pausa, durante la quale Regulus continuava a camminare avanti e indietro. Infine si rivolse di nuovo a Kate.
“Beh, ti ho promesso che se mi avessi seguito saresti morta. Ho l’impressione che tu non voglia più vivere, ed è per questo che sei qui ora. Vuoi che io diventi il tuo boia”, dichiarò. “Se è questo che vuoi, ti accontento. Ma solo per lo stesso motivo che ti ho accennato quando ci siamo incontrati prima e che hai ripetuto adesso. Ti capisco più di quanto immagini”. Kate annuì.
“Questa è l’ennesima vita rovinata da lui”, precisò Black.
L’ultima cosa che Kate vide fu un lampo di luce verde, poi nient’altro.

*

“NO! KATE! KATE!”, urlò Lily, correndo verso la ragazza distesa a terra con i lunghi capelli castani appoggiati in modo scomposto sul pavimento di pietra. Appena raggiunse il corpo crollò a terra, senza attutire la sua caduta.
Le lacrime cominciarono a scenderle lungo le guance senza freni. Poggiò le mani sulle spalle dell’amica e la scosse leggermente, chiamandola. Non poteva credere che fosse morta.
James la raggiunse proprio in quel momento, sbigottito. Neanche lui voleva crederci.
Alice, Marlene, Dorcas, Frank corsero fino al centro della Sala Grande, tra i tavoli e trattennero il respiro. “Non può essere…”, sussurrò Dorcas.
James guardò Lily, distrutta. Anche lui era dispiaciuto per Kate, ma Lily non poteva rimanere ancora lì, vicino al corpo. Sapeva perfettamente cosa significava perdere qualcuno che si ama e non riuscire a staccare lo sguardo dal loro corpo. E sapeva anche che continuare a guardarlo e a piangerci sopra avrebbe solo peggiorato le cose.
“Lily, ormai non possiamo fare più niente…”, disse, con le lacrime agli occhi, cercando di mantenere la voce ferma.
“E’ tutta colpa mia… Sono stata io a lasciarla da sola. Non sarei dovuta andare in biblioteca, stasera…”, singhiozzò Lily sulla spalla di James, mentre lui la consolava accarezzandole la schiena.
“Non è stata colpa tua”, la rassicurò lui, sussurrandole in un orecchio. “Andiamo via, Lily. Dobbiamo farti sistemare questo polso…”. Ma Lily scosse la testa e si aggrappò con più forza a lui.
Alice e le altre erano scosse da singhiozzi incontrollati. Frank aveva gli occhi rossi e anche lui avrebbe ceduto alle lacrime in poco tempo.
Uno scalpiccio di passi rivelò la presenza degli altri tre che mancavano all’appello: Mary, Sirius e Remus.
“DOV’È KATE?”, urlò Mary. Poco dopo vide il corpo steso a terra e si lasciò cadere come Lily, singhiozzando sul petto dell’amica. Poi Lily e Mary si abbracciarono, piangendo.
Sirius era rimasto impassibile e sembrava che non respirasse neppure. Ma sbottò subito dopo anche lui.
“Noi ci eravamo lasciati, maledizione!”, rivelò, tirandosi la cravatta fin quasi a strozzarsi. “Ci eravamo lasciati!”, urlò ancora, correndo fuori dalla Sala Grande.

*

La lotta tra Hogwarts e i Mangiamorte si era conclusa. Arrivati gli insegnanti, ma soprattutto Silente, tutto si era sistemato. Il bilancio dei morti era arrivato a quattro: due Mangiamorte e due studenti.
Regulus sedeva nell’erba del parco, al chiaro di luna. Quella ragazza lo aveva scosso profondamente. Gli ricordava molto la sua Cara. Tutte e due erano coraggiose e perseguivano i propri obiettivi senza cercare strade facili o vie di mezzo.
Nessuna azione compiuta da Kate era stata da codarda. Aveva affrontato qualsiasi cosa le si era presentata davanti, tranne quell’ultimo fatto…
Forse non voleva vedere più morte, distruzione e corruzione? Non lo sapeva per certo, però era l’unica soluzione possibile. La lotta con Voldemort sfiancava tutti, persino i suoi seguaci. Questo Regulus lo sapeva bene.
Per fortuna, prima della guerra, era riuscito a convincere Cara a rimanere nel dormitorio dei Serpeverde. Non voleva che corresse alcun rischio.
Alcuni passi che risuonarono calmi dietro di lui lo fecero voltare. Era Sirius, con la divisa strappata fuori posto e con diverse bruciature. Aveva gli occhi rossi e gonfi di pianto. Si fece un po’ più avanti, ma rimase comunque nascosto nell’ombra.
“Ho cercato di farti vedere la verità, ma tu mi hai ignorato. Capirai presto cosa comporterà la scelta che hai fatto”, sussurrò. Dopodichè se ne andò, lasciandolo solo, confuso e arrabbiato.

   
 
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