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Autore: Aura    03/03/2012    1 recensioni
"Tutto quanto è fermo a te, tanto il resto cambia; vivrò ma non vivrò più..."
La battaglia finale è imminente, lo sente, tanto quanto sente il vuoto che ha scelto mangiargli l'anima; Draco farà quello per cui è nato, rimanendo al fianco della sua famiglia e della schiera in cui hanno deciso di combattere, anche se lo strappo gli ricorda che ha avuto una possibilità di fare andare le cose diversamente.
Ma non avrebbe mai funzionato, lei non era per lui.
Dal capitolo uno:
Una smorfia tristemente divertita gli mosse le labbra, mestamente ripensò alla fragilità della mente e alla corruttibilità dei ricordi: in quel momento Lei era tutto fuorchè bella, con i capelli spettinati ed incrostati di sangue rappreso che aveva disegnato anche delle lugubri macchie sul volto e sugli abiti; eppure nella sua mente la vedeva bella, e si ritrovò ad avere quasi nostalgia di quegli attimi in cui avevano rischiato di perdere la vita, in quel lasso di tempo dove né Harry Potter né il Signore Oscuro erano lì per dividerli.
Genere: Malinconico, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy | Coppie: Draco/Hermione
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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tanto

Era stata una sua idea quella di trarli in salvo dalle fiamme?

Curioso come la risposta a quella domanda, qualunque fosse, aveva il potere di spaventarlo più, o quasi, del pensiero di quello che sarebbe stato di lui se non fossero tornati indietro a prenderlo.
Quando ormai stava per accettare il suo destino ecco Potter volargli accanto, afferrare la sua mano, fu una questione di secondo e si ritrovò salvo.
Si sollevò da terra, nella posizione in cui era rimasto da quando avevano atterrato, cercando di ricomporre inutilmente le sue priorità: ormai niente aveva più senso, neppure l'estremo attaccamento alle sue radici fu in grado di riporlo al punto di partenza, e il perché gli stava davanti agli occhi.



Tutto quanto è fermo a te,
tanto il resto cambia.

Vivrò ma non vivrò mai.



Il resto poteva cambiare, Hermione no. Da quando era entrata in lui, con fatica e mille resistenze, aveva preso un posto che non avrebbe più lasciato.




* * *


Era facile farsi prendere dallo sconforto, non gliene faceva una colpa: non sapeva quando esattamente aveva iniziato a rassegnarsi sul fatto che non sarebbero mai usciti di lì, o almeno, quando facendo qualche calcolo aveva intravvisto in quella possibilità una scappatoia. Nessun compito da portare a termine, nessuna spada sulla fronte sua e della sua famiglia: era una pazzia, forse, essere sollevati di rimanere intrappolati a vita in una foresta, con l'unico incessante e ridondante obiettivo quello di uscirne, eppure era ben più da pazzi il sentirsi salvi tornando in quel mondo, dove era solo una questione di inerzie il fatto che potesse venire ucciso o meno.
Non solo non esisteva un no, tra gli eletti a cui era possibile sedere allo stesso tavolo del signore oscuro, ma non esisteva nemmeno essere meno che onorati per ogni sentenza di morte che veniva loro rivolta.
Hermione, però, aveva qualcuno da cui tornare, una guerra sua da combattere, amici fraterni e affetti che l'aspettavano e senza i quali la sua vita non era definibile completa.

Così più i giorni passavano e più i loro equilibri mutavano, dallo sconforto alla resistenza, dalla speranza all'inerzia.

-come poi essere così?- gli domandò una mattina, particolarmente nervosa
-così come?- rispose lui, stupito dal dialogo fuori programma.
Hermione inspirò,
-così rassegnato, così menefreghista. Non ti importa più uscire di qua, sei sempre più indolente- lo rimproverò, seccata dal ghigno che gli comparve sulle labbra
-ho accettato questa condizione, continuare in eterno ad aggrapparmi all'idea che prima o poi usciremo di qui è una follia, mi aspettavo di meglio da te Granger, pensavo che tu fossi più razionale, dato che te ne vanti tanto
-c'è differenza tra l'essere razionali e essere cinici e stretti di vedute
-inizi ad essere ridicola- la fulminò Draco. Ogni giorno continuava ad alzarsi e a camminare, non poteva almeno essergliene grata in silenzio? -è chiaro che continuare così non ci porterà da nessuna parte: non una pendenza, non una montagna da quando siamo partiti: solo alberi, tutti uguali. Chi ci dice che non stiamo girando in tondo?
-mi oriento con il sole- precisò lei
-e se fosse un'illusione? Non ci hai mai pensato, eh? Ovvio che no, inizio a credere che in fondo non vali poi tanto, come dici tu. Dovremmo cambiare strategia, visto che la
tua non porta da nessuna parte, e iniziare a prendere in considerazione che forse non usciremo mai di qui.
Hermione stringeva la mascella, arrabbiata
-hai qualche proposta?- lo provocò, facendo una smorfia al suo silenzio -come immaginavo. Sei impossibile Malfoy, se sei tanto convinto che ho torto nessuno ti obbliga a seguirmi, stattene pure qui.
-credo che lo farò- ribatté lui sprezzante, sedendosi su una radice.
Hermione ricominciò a camminare, senza curarsi di essere seguita.

Quando la rabbia per la discussione si era affievolita era sopraggiunta una spiacevole sensazione di colpa, che riattizzò il nervosismo: in fondo non era certo colpa sua se lei se ne era andata, non l'aveva cacciata. Bestie selvatiche non si erano mai avvicinate, e in evenienza la Sanguesporco aveva la bacchetta, fatti suoi se si fosse trovata in difficoltà.
Evitò di pensare a cosa avrebbe fatto lui: non aveva tanto senso farlo. Forse provare a ripetere qualche incantesimo che secondo lei non avrebbero avuto successo, dato che avevano scoperto che la potenza delle loro bacchette era molto limitata all'interno di quella foresta.
Strano come, pur essendo che Hermione si era allontanata di sua spontanea volontà, a lui spettava il senso di colpa.
Probabilmente lei ora era sollevata dall'essersi levata quel peso dalle spalle, in quanto se non in rare occasioni quello le aveva sempre dimostrato di essere, ma lui sentiva di averla tradita, lasciando che si allontanasse sola. E se davvero non fossero mai usciti di lì? Che senso aveva stare separati?
Non riusciva a concentrarsi, così sebbene fosse ormai notte si incamminò alla cieca nella direzione in cui l'aveva vista scomparire, nonostante poteva sentire la sua ferita pulsare nuovamente. Fu quando bevve la pozione che realizzò che Hermione l'aveva stupidamente lasciata a lui, e aumentò il passo mosso da una nuova urgenza: se le fosse successo qualcosa niente gli avrebbe impedito di odiarla, e di odiarsi.
Aveva camminato per ore, senza sosta, senza porsi il dubbio che la direzione fosse giusta;
la trovò riversa al suolo in posizione innaturale, e mentre le corse accanto sperò istintivamente che fosse un'allucinazione del buio.
La ferita sulla fronte perdeva sangue, come se fosse appena stata inferta, e le membra erano gelide, come se non vi fosse più vita a scaldarle.
Le tastò il polso, la giugulare, sollevato di percepire un debole battito, poi direttamente dalla bisaccia le versò in bocca una generosa dose di pozione, mentre lanciava incantesimi per rianimarla.
Il pensiero di averla persa gli aprì uno sconosciuto squarcio nell'anima.
La tenne tra le braccia, scaldandola con il suo stesso calore, mentre febbrilmente cercava sul suo viso segni di miglioramento.

La palpebra tremò un paio di volte, prima di socchiudersi.
-ce ne hai messo di tempo, - sussurrò Hermione. Come se non avesse avuto dubbi sul fatto che lui l'avrebbe raggiunta.
Sollevato dal suo risveglio Draco continuò ad osservarla, cercando un'ombra di vitalità nello sguardo, spiando la ferita da cui il sangue non usciva quasi più, controllando il pallore del suo viso, senza soffermarsi sul distacco che avrebbe dovuto dimostrare.
-chi ti diceva che sarei tornato da te?
Come se non fosse stata lei ad allontanarsi, ma lui a staccarsi, rimanendo fermo. Come in effetti era stato.
-ti aspettavo, non avevo dubbi. Non sei tutto ciò che vuoi farmi vedere, c'è dell'altro in te.
-come puoi dirlo?
Hermione tossì,
-a volte ti dimentichi di dimostrarmi che sei stronzo. Come adesso, per esempio.
La stava tenendo ancora tra le braccia, nonostante lei si fosse svegliata ed apparentemente il pericolo fosse passato; ma era naturale farlo, innaturale riadagiarla a terra e spostarsi.
-dormi ora.
Le consigliò, sperando quasi che il buio nascondesse il ghigno benevolo, sorriso, che brevemente gli aveva dipinto il volto.
Appoggiò la testa all'indietro, contro un albero, e si assopì anche lui.

La prima cosa di cui si accorse nell'incoscienza fu che per la prima volta, dopo tantissimo tempo, il dolore era cessato, scomparso totalmente.
La seconda cosa fu la sensazione di asciutto, che da tempo non provava. Un lieve tepore, in confronto al gelo a cui ormai si era abituato.
Tra le sue braccia ancora Hermione, ma i movimenti del suo respiro erano più regolari, e la sua mano, che nel sonno si era intrecciata alla sua, era calda.
Aprì gli occhi, buio pesto ma diverso da quello della foresta. L'aria era come viziata, e non appena provò a muoversi sentì il gomito sbattere contro qualcosa di duro, e realizzò che sotto di sé non stava la radice su cui si era addormentato, ma una superficie liscia e uniforme.
-che succede?- la voce di Hermione era insonnolita, ma chiara e ferma.
Per provare il suo dubbio Draco allungò una mano, alla cieca, e fece forza contro la parete: l'anta dell'armadio si aprì, cigolando, la luce che filtrò dall'esterno lo accecò per qualche breve istante ma, una volta abituatosi, riconobbe la Stanza delle Necessità. Erano a Hogwarts.
Lei si sollevò rapida, nel momento stesso in cui lui d'istinto cercava di scansarsela di dosso, e uscirono al di fuori dall'armadio.
Erano tornati o non si erano mai mossi?
Evitò di incrociare lo sguardo di lei, allontanandosi svelto, scappando dallo strano abbraccio in cui si erano svegliati, e lasciando la Stanza delle Necessità in silenzio.
Raggiunse il suo dormitorio, a occhio e croce Hogwarts era immersa nel sonno, non incontrò nessuno.
La stanza era esattamente come l'aveva lasciata, i suoi compagni che russavano, il suo letto che lo aspettava.
Mentre si spogliava sentì qualcosa di strano, la camicia gli era appiccicata alla pelle, dubbioso la strappò via per poi osservarla nella penombra. Sangue.
Erano tornati.
Era stremato, nemmeno quella scoperta gli impedì di addormentarsi di sasso non appena toccò per la prima volta dopo tanto tempo il suo materasso.

Il giorno dopo capì che nessuno si era accorto della loro assenza, perché per tutti quello che a lui erano parsi mesi erano solo pochi attimi: per qualche strano motivo l'armadio aveva fermato il tempo al di fuori di sé, mentre la prova inconfutabile che per lui il tempo era passato anche fisicamente era nei suoi capelli, più lunghi dell'ultima volta che aveva avuto il piacere di guardarsi a uno specchio. Se li tagliò immediatamente, prima che qualcuno potesse accorgersene, e approfittò di quella domenica mattina per vagare indisturbato nel castello, svuotandosi la mente.
Il chiosco a quell'ora era deserto, probabilmente i pochi studenti svegli erano a fare colazione, ma mentre lo attraversava una sagoma solitaria gli bruciò la vista.
Hermione era di fronte a lui, si girò lentamente come se stesse aspettandolo, impedendogli la fuga indisturbata.
Gli si avvicinò, inesorabile, e poté osservare come anche sul suo viso, ora pulito, non c'era più traccia della ferita.
-non è stato un sogno- gli comunicò, come volendolo convincere.
-non capisco di cosa stai parlando- borbottò lui. Il volto pallido ed emaciato, come lo aveva visto diventare in quei mesi di sacrifici, era in contrasto con i capelli per una volta puliti, l'uniforme nuova. Era lo scontro tra quello che era successo e quello che ora era, la prova che le due cose coesistevano.
Quando gli fu accanto Hermione gli sorrise, debolmente,
-grazie- gli disse. Istintivamente le mani dei due ragazzi si ritrovarono, complici. -sei tornato.
Ricordò.
Il ricordo di quello che qualche ora prima era stato si fuse nel presente, come se fossero ancora nella foresta e non più ad Hogwarts, e Draco tornò a spogliarsi della sua maschera come aveva fatto quando l'aveva trovata.
Il rimorso per il fatto che era stato colpevole con la sua testardaggine dell'aggravarsi delle condizioni di Hermione lo colpì nuovamente,
-perché hai lasciato la pozione a me?- la rimproverò.
Lei sollevò le spalle, come incurante
-te l'ho detto: sapevo saresti arrivato. Ti conosco -gli rivelò. Meglio di chiunque altro, sottintese, perché con lei era impercettibilmente eppure decisamente cambiato.
Draco le si avvicinò ulteriormente
-sei stata stupida, avresti potuto morire- le fece notare.
Il suo sguardo gli trasmetteva una strana complicità
-non l'ho fatto.
Tu sei tornato, mi hai salvato
-cosa volevi dimostrarmi?- disse, quasi irritato.
-che mi fido di te, nonostante tutto.
La sua mano si mosse come se non gli appartenesse, posandosi sulla guancia di Hermione e tirandola a sé, mentre incontrando le sue labbra le spiegava, senza conoscerne le parole, perché.



* * *



Potter e Weasley erano già lontani, Lei, Hermione, era rimasta come paralizzata, di fronte a lui.

Draco, seduto sul davanzale, sollevò lo sguardo, e per la prima volta dopo tanto tempo, le parlò
-siamo pari ora, questa volta sei stata tu a tornare a salvarmi - osservò, quasi ironico.
-non saremo mai pari- lo corresse. Continuò a osservarlo a lungo, in silenzio, poi sospirò -tu mi hai lasciata
Inutile negare, era vero.


Mille volte scoprirò
Che non mi innamoro,
ma tu questo già lo sai.


Ma lo aveva fatto perché era l'unica cosa che poteva fare: non poteva trascinarla nel suo vortice di distruzione, non poteva condannarla a sopportare in silenzio; e non poteva evitare il suo destino, sottrarsi al compito che gli era stato affidato, condannare a morte la sua famiglia.
Le rivelò
-il tuo amore era abbastanza per salvare me, non credere che sia il contrario. Ma non potevi salvare anche i miei genitori, loro non lo avrebbero accettato: era compito mio farlo, svolgendo il compito per cui ero stato scelto
La confessione gli era costata fatica, ma che senso avrebbe avuto mentirle? La vide ascoltarlo, come se le sue parole scalfissero una nuova ferita nel suo cuore notò che un velo di tristezza, rimpianto forse, le aveva coperto lo sguardo.
-che cosa è cambiato ora?
Non si stupì che avesse già indovinato il cambiamento che era appena avvenuto in lui, Lei era Hermione in fondo.
Si sollevò, allontanandosi per non metterla in difficoltà e evitando che si sentisse costretta a rispondergli

-alla fine, dopotutto, sei più importante tu








nda Ecco un nuovo capitolo, questa volta "canonico". Sia il passato che il presente stanno volgendo al termine, grazie per le recensioni che mi avete lasciato, spero che ancora una volta mi facciate sapere cosa ne pensate ;-) e alla prossima!

   
 
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