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Autore: Elbeth    04/03/2012    2 recensioni
Mi sono sempre chiesta chi era Sirius Black e come mai un personaggio così affascinante come lui, non avesse mai avuto nessuna al suo fianco.
Ho liberato la fantasia e questo è il risultato!
Hogwarts, ultimo anno dei Malandrini, nuovi personaggi, nuovi avversari e l'atmosfera cupa dell'inarrestabile ascesa del Signore Oscuro...
Vi giuro solennemente di non avere buone intenzioni!
***
Dal capitolo XVII:
....
Nessuna anteprima.
Stavolta potete solo leggerlo...
Genere: Avventura, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, I Malandrini, Sirius Black
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Segreti


«Professore, signore… Non posso proprio evitare di andare a casa per Natale?»

Aveva chiesto un colloquio privato con Silente. Anche se con grande riluttanza si era rivolta a lui: era l’unico che poteva aiutarla e capire.

«Devi proprio stare male, Elisabeth, per rivolgerti a me.»

Annuì, a capo chino.

«Mia povera cara, vorrei tanto aiutarti, ma...»

«Non posso tornare a casa, non posso!»

Lo interruppe con tono disperato.

«Lo so Elisabeth, ma c’è tua sorella, non vorrai lasciarla da sola! E poi è utile che tu torni»

Il tono di Silente era grave e sibillino.

«Che vuol dire, professore?»

«Che potresti diventare Auror prima del tempo, mia cara. Nessuno di noi è così vicino a Voldemort, quanto te, ora.»

Elisabeth era sconcertata.

«Io?»

«Beh, indirettamente: lo è tuo padre.»

«Inizio a capire…»

«Ma se per te fosse troppo…»

«No!»  la sua voce era risoluta anche alle sue orecchie «Non è troppo» era pacata ora «Anzi, è il minimo che possa fare. Per me e per Andrè.»

«Non devi dirlo a nessuno, Elisabeth. Per te è molto pericoloso. Molto. Vorrei che te ne rendessi conto.»

«Me ne rendo conto, professore. Ho visto cosa fa alle persone.»

«No, ho fatto male a parlartene.» Silente sembrava parlare più a se stesso «Sei ancora troppo giovane.»

«No, professore. Non lo sono più, ormai da un po’!» era amara nel dirlo, ma era una constatazione di fatto «Sono fiera di poterlo fare, ma ciò non significa che non abbia paura. Sarò prudente. Lo sono sempre stata: qualcosa da loro ho imparato. E sa che so dissimulare molto bene.»

Silente annuì.

«Già, ragazza mia. Lo so molto bene» sorrise «Va bene: così sia. In ogni caso, se dovessi avere bisogno di me, sai come contattarmi, Elisabeth.»

«Professore, stasera andrò alla Stamberga»

«Bene, mia cara, grazie.»

Lei uscì, augurandogli la buona notte.

«Sei proprio certo che sia una Serpeverde?»

«E’ lei che me lo ha chiesto, Silente!» gli rispose piccato il Cappello Parlante.

 

Percorse il passaggio a passo svelto, finché trafelata non giunse di fronte ad una porta. Bussò educatamente prima di entrare.

«Non devi bussare, Lizzie. So che sei tu!»

«Ciao Remus» gli sorrise, anche con lui era stranamente facile essere gentile «scusa il ritardo.»

«Ma quale ritardo: sei puntualissima, come sempre!»

«Sei stanco?»

La domanda le sorse spontanea, nel vedere il viso ancora pallido di Remus Lupin. 

«No, è solo la luna: sai mi fa un brutto effetto.»

E le strizzò l’occhio. Lizzie intanto era intenta a tirare fuori dallo zaino ciò che le serviva. Dopo poco, iniziò a dosare esattamente la pozione che aveva portato con sè.

«Ancora due minuti ed è pronta, Remus: vediamo se riuscirà a sollevarti dal cattivo influsso della luna..»

Gli sorrise anche lei.

E’ così facile essere me stessa con lui.

E, come se le avesse letto nel pensiero, Remus le rispose.

«Sei così diversa, Lizzie.»

Arrossì: quel ragazzo così dolce e gentile aveva il potere di tirare fuori il meglio di lei.

«E tu non meriteresti il destino che hai Remus...» disse seria «...nessuno lo meriterebbe.»

«E tu cambi troppo spesso discorso, Lizzie.»

Lei scosse il capo.

«Su, su! Fammi lavorare: non vorrai farmi sbagliare qualcosa?»

E lo fissò falsamente minacciosa.

«Come se tu potessi sbagliare!» sussurrò ironicamente.

Erano nella Stamberga Strillante: era ormai il secondo mese che Lizzie aiutava Remus, nonostante Lumacorno fosse tornato, Silente aveva insistito che fosse lei ad assistere Remus durante il plenilunio. Aveva sostituito Lumacorno il mese precedente, per alcuni impegni del professore di Pozioni, ma Silente aveva insistito che proseguisse. Le aveva detto che le era utile, nel suo solito modo sibillino.
A Lizzie non dispiaceva: la calma pacata di Remus Lupin le faceva bene.

«Hai fatto pace con Black?»

«Potresti evitare di riferirti a me con il cognome? Il mio nome è più che sufficiente.»

L’ingresso improvviso del ragazzo nella Stamberga Strillante sorprese entrambi.

Sembriamo due ladri colti con le mani nel sacco!

«Oh, beh, se insisti...»

E, pavida, si rifugiò tra i suoi intrugli.

«Lo sapevo che nascondevi qualcosa Remus! Lo sapevo! James mi dava del paranoico, ma sapevo di avere ragione.»

«Si, Elisabeth, abbiamo fatto pace, come vedi: Sirius non può fare a meno di stare lontano da me.»

«Sono preoccupato per te!»

Il tono serio di Black la fece quasi sobbalzare, mentre finiva di preparare le erbe.

«Non devi: Elisabeth è perfettamente in gradi di badare a me!»

«Ah si? E, di grazia da quando e con quale competenza?»

«Non sono autorizzato a dirtelo, Sirius, mi dispiace.»

«Ti ...dispiace?» ora il tono del ragazzo era scettico, oltre che fortemente alterato.

«Insomma, Sirius, sta a lei parlartene: io non ne ho il diritto.»

«Non ne hai il diritto?» disse quasi tra sè «Però non ti dispiace spifferarle i fatti miei, vero Remus? Hai il diritto di dire a LEI della mia vita?» contrasse con rabbia la mascella «Ma non di raccontare ad un tuo amico, qualcosa che riguarda TE! Mi hai proprio deluso, Remus...»

Lizzie vide Remus abbassare il capo. 

«Ho competenza in materia, perché è una situazione che conosco da vicino...» Sirius si voltò a guardarla sorpreso del suo intervento «... molto da vicino» sussurrò flebilmente.

Remus la guardò grato delle sue parole, ma nello stesso tempo preoccupato.

«Lizzie» disse «non devi, se non vuoi: non è la stessa cosa.»

 

«Lizzie??» Sirius lo fissò sempre più sbalordito, scosse il capo «Lizzie...» sussurrò a sua volta.

Da quando era diventata “Lizzie”? si sorprese a pensare stizzito.

La vide sorridere, prima di terminare la pozione e voltarsi verso di loro. La porse gentilmente a Remus, prima di spostare i suoi occhi su di lui e fissarlo seria. 

Stranamente un brivido gli percorse la schiena.

«Mi riguarda da vicino, perché una persona a me molto vicina è...» sospirò abbassando gli occhi, prima di dirlo « ... come Remus!» e si girò verso quest’ultimo, sorridendo.

Aveva solo sognato la gentilezza con cui aveva evitato di dire cosa era Remus?

«L’ho spesso accudito io. C’è una pozione che lo aiuta nel post-plenilunio, a riprendersi insomma.»

Nelle ultime parole non gli sfuggì il tono di amarezza con cui lo disse. 
Una situazione peggiore della mia... Così l’aveva definita Silente. Ora tutto cominciava a quadrare.
Quella ragazza, negli ultimi tempi, si era rivelata una fonte di sorprese!
Remus intanto aveva finito di bere la pozione e restituì alla ragazza la tazza. Lei si voltò a prenderla. Sirius la fissava rapito e, mentre lei era voltata verso il tavolo a riordinare tutto, si girò verso Remus, che scrollò le spalle e gli sorrise vittorioso.

«Questo non cambia la tua posizione, Remus! Dovrei farti l’incantesimo della Pastoia!»

«No, ti prego...»

Sirius inarcò un sopracciglio e la fissò.
Cosa diavolo ha stasera questa femmina? Questo tono così...dolce??
Era quello di Halloween, solo ancora più dolce. 
E la dolcezza lo spiazzava. 
Sempre.
Remus sorrise ancora ironico.
Sirius spostò lo sguardo su di lui.
Che lui sia....?

«Sei sleale, Lunastorta, molto sleale.» le parole furono più dure di quanto volesse essere con l’amico.

Lizzie li fissava perplessa.

«Ti ho detto che Sirius non mostra quello che è Lizzie, di solito...» la vide arrossire ancora, come colta in flagrante «E’ un gentiluomo in fondo: sai, sempre la storia della famiglia» aggiunse a bassa voce, fingendo di non volersi far sentire. 

Lizzie arrossì ancora, sempre più imbarazzata da quelli che (era evidente!) per lei erano riferimenti troppo personali!

«Stai tranquilla, serpe: è il nostro modo di scherzare. Non lo ucciderò, non per oggi almeno.»

«Oh, certo! Non mi ha ucciso un lupo mannaro e vorresti uccidermi tu?»

Lizzie sorrise.

«Sei incredibile lo sai?» disse rivolta a Remus «Ora capisco tutto.»

«Cosa?» chiese Remus.

Ancora una volta Sirius rimase sbalordito. Assisteva inerme al colloquio tra i due. 
Si sentiva in quel momento stranamente a disagio. E lei sembrava proprio un’altra. 
Che incantesimo gli avranno fatto? E’ ammaliante, come una Veela, stasera.
Ma in fondo lui aveva già conosciuto quel lato di lei. Peccato che lei non avesse gradito mostralo a lui.

«Quello che mi ha detto Silente: che avrei capito molte cose. Ho sempre pensato che sarebbe stato un inferno.... ma vedere te, quello che dici, la vita che fai, gli amici che hai.»

E Sirius - per la prima volta nella sua vita - colto alla sprovvista dall’imprevisto commento di quella strana ragazza, arrossì!

«Insomma mi dà speranza, per lui!» Lizzie con occhi bassi continuava a parlare, presa dalle sue considerazioni: aveva detto tutto precipitosamente.

Era definitivamente confuso. Come mai prima d’ora.
E non si accorse dello sguardo compiaciuto di Remus, che aveva registrato tutto.
Devo andare via da qui!
La rabbia, l’impazienza, il tormento erano tornati.
Più prepotenti e forti di prima.
A chiedere della sua vita!
I bei lineamenti di Sirius si contrassero.

«Ti lascio in ottima compagnia» il tono fu più tagliente del necessario «io devo andare!»

Ed uscì, improvvisamente come era entrato.
Lizzie sussultò, la tazza che stava asciugando le sfuggì di mano e cadde rovinosamente a terra, spaccandosi in mille pezzi.

 

«Maledizione, Remus. Stenditi!»

Sirius arrivò prima di lei a sostenere l’amico. La gentilezza con cui lo condusse verso il letto e lo fece stendere la colpì. Mentre sentiva la fronte di Remus, anche Lizzie si avvicinò.

«Sei accaldato, Remus. Potresti avere la febbre.»

Era una settimana dalla fine del plenilunio: ogni sera si erano visti tutti e tre, nella Stamberga Strillante.

«E’ uno degli effetti collaterali.» si avvicinò allo zaino e ne estrasse delle erbe «Ingoia queste ti aiuteranno. Restiamo qui per un pò.»

«Non dovete...»

Era l’ultimo giorno: il peggiore per Remus.

«Zitto, ora, riposa» lo interruppe gentilmente Sirius «Dove vuoi che andiamo? Tra poco passerà tutto, vero Lizzie?»

Lei arrossì. Era la prima volta che lui la chiamava con il suo vezzeggiativo.

«Si, un’ora al massimo e non avrai più nulla, ma devi riposare Remus. Non chiedere troppo al tuo corpo. La febbre significa solo che la pozione fa effetto.»

Gli strizzò l’occhio.

«Dovresti lavorare al San Mungo, piccola serpe, lo sai?»

«Sirius non chiamarla così...» Remus lo bloccò debolmente e lei lo fulminò con lo sguardo: stava importunando il suo paziente!

«Ok, ok, scusa! Sto zitto!»

Lizzie sorrise.
Possibile che fosse lo stesso ragazzo che odiavo?

 

«Sei strana tu, lo sai?»

Remus si era ormai addormentato, esausto, e lui e Lizzie erano seduti al tavolo a sorseggiare una specie di tisana. Era la prima volta che parlavano da soli, dopo quella strana notte in cui lui l’aveva consolata tra le sue braccia.
Dopo averne mandato giù un lungo sorso - Caldo e rinfrescante! - pensò.

«Io? Mi pare di essere in buona compagnia e poi, diciamocelo chiaramente Black,» allo sguardo accigliato di lui, si corresse subito «.. ops... Sirius, non mi pare che tu sia il ragazzo più normale di Hogwarts!»

«Concesso! Ma questo non cambia le tue di stranezze.»

«E quali sarebbero ai tuoi occhi le mie stranezze?»

«Stai spesso da sola, se escludiamo Remus, non hai amici, anzi di più, non sembri minimamente interessata ad avere alcun rapporto con nessuno.»

«Cosa? Perchè evito rapporti che so già che sarebbero solo superficiali? Mi evito la perdita di tempo, Black.»

«Non ti riesce proprio di chiamarmi per nome eh?» ed abbassando lo sguardo con dolcezza, aggiunse «Eppure con Remus ci riesci.»

«Remus è diverso.»

«Ah! Capisco.»

«Non capisci nulla, non diverso in quel senso...»

«Ed allora in cosa?»

«E’ sincero.»

«Ah!» questa volta il tono fu secco «Dai per scontato che io non lo sia.»

«Beh, no, anche tu lo sei, fin troppo, a volte.»

«Niente, serpe, non riusciamo proprio a trovare un accordo io e te.»

 

Il tono quasi rassegnato di Sirius Black la colpì in pieno stomaco.
Perchè diavolo devo sentirmi in colpa quando è lui che ha iniziato tutto!

«Sciocco...» disse con dolcezza «... tu conosci le mie debolezze più di Remus.»

Abbassò lo sguardo, imbarazzata.

«... Sono una persona schiva, riservata, Sirius. La tua... irruenza mi mette in imbarazzo.»

«Ah! Scusa.» la voce roca di lui le fece aggrovigliare lo stomaco «mi scordo che sei molto più fragile di quello che dai a vedere, piccola serpe.»

E con un dito le accarezzò la guancia.
Lizzie arrossì violentemente.
Un lamento di Remus li distrasse da quella che, per lei, stava diventando una situazione decisamente imbarazzante. Anche Sirius si scostò e - lei era certa - era imbarazzato e sorpreso almeno quanto lei.

«Sto molto meglio ora» la voce del malato li fece girare entrambi verso di lui «andate a dormire.»


*************************
Note per i lettori presenti, passati e futuri

Solo una cosa: perdonate la lunga attesa.
Non so se ne sia valsa la pena: il capitolo è un pò così...
Vedrò di rifarmi con il prossimo!!!
Baci

El

  
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