CAPITOLO
III
Liberi nel proprio
destino.
“Vi do il benvenuto cavalieri magici
provenienti da un mondo lontano… grazie di essere accorsi ancora in nostro
aiuto” disse solennemente Guruclef.
E Luce: “Oh Clef, non sai che piacere
rivederti e rivedere Sephiro, anche se dalle tue parole capisco che ancora una
volta la pace ha abbandonato questi luoghi”.
“E’ così” fece una voce sconosciuta
alle loro spalle.
Le tre ragazze si voltarono di
scatto.
Un possente guerriero era comparso
dietro di loro. La sua armatura era lucida; avvolto in un azzurro mantello
teneva fieramente la sua mano sul fodero della spada. Era alto,
possente.
L’istinto di Anemone fu quello di
voltarsi verso Marina, conoscendo il suo debole per quel tipo di uomini, e così
riuscì a vedere il guizzo che le attraverso gli occhi.
Accennò ad un sorriso che fu subito
spento dalla voce tonante del cavaliere.
“E così siete voi i cavalieri
magici…chi lo avrebbe detto…tre giovani fanciulle!”
C’era qualcosa nel fare di quell’uomo
che ad Anemone non piaceva per nulla. Dai suoi occhi non traspariva alcuna
emozione, erano gelidi, come tutto ciò, del resto, fino a quel momento. Forse
erano altri i volti che si aspettava di incontrare: Rafaga, Caldina, Presea,
Ascot e naturalmente…. Ferio
“Salve a te cavaliere” disse Luce,
mentre Marina dietro di lei era ancora visibilmente intenta a squadrare l’uomo.
“Penso che dobbiate spiegarci quello che sta succedendo; è passato tanto tempo
dall’ultima volta che siamo state qui e credo che siano molte le novità per
questo pianeta” proseguì voltandosi nuovamente verso
Guruclef.
“Innanzitutto” fece il saggio
avanzando nella sala “lui è Xato, comandante della mia armata e difensore del
Regno di Sephiro”.
Beh, se c’era un’armata, era chiaro
che doveva esserci una battaglia in corso. Ma come era possibile! Luce, Marina e
Anemone erano sicure che abolita la colonna portante e dettate le nuove regole,
Sephiro e i suoi abitanti sarebbero stati in pace. Ma era evidente che le cose
non erano andate proprio così.
Le ragazze avevano fame di sapere e
il saggio che se ne era accorto continuò: “Uno strano destino attendeva Sephiro
dopo la vostra partenza. La colonna portante, come voi ben sapete si faceva
carico dell’equilibrio del pianeta, annullava se stessa per il bene degli esseri
viventi e, fino almeno alla triste storia di Emeraude e Zagato, era riuscita a
garantire non solo la pace, ma anche la prosperità di Sephiro. Ma tu Luce,
scelta per rivestire quel ruolo, hai deciso di sovvertire quella regola, di dare
agli abitanti la possibilità di essere pienamente padroni del destino proprio e
del regno”.
Clef si fermò un attimo per poi
ricominciare: “Ecco…venuta meno questa figura, il nostro popolo non è stato in
grado di far fronte da solo alle forze del male, di contrastarle e contenerle
così come facevano le preghiere della colonna portante. Le ambizioni e le smanie
di potere che albergavano nei cuori di tante persone hanno cominciato a venir
fuori, a crescere, così da spingerle a compiere azioni crudeli e meschine.
Questa è l’origine di quello che sarebbe successo poi, e che ancora strazia il
nostro pianeta mentre noi parliamo”.
Una lacrima rigò il volto di Luce e
con voce tremante disse: “Mi spiace… io credevo di agire per il meglio…volevo
che Sephiro fosse libero, che i suoi abitanti potessero…”. Un singhiozzo le
impedì di continuare.
Improvvisamente sentì una mano che le
si poggiò sulla spalla e gliela
strinse con una lieve pressione
“Anemone…” fece la
ragazza.
“Guruclef, l’origina del male non è
la scelta fatta da Luce, ma il male stesso. Abolire la colonna portante è stata
per gli abitanti di Sephiro un’importante lezione. Era necessario che capissero
di dover lottare ogni giorno per le cose in cui credevano; di doversi rimboccare
le maniche e difendere la vita e la felicità di se stessi e dei propri cari. Non
si può far dipendere il destino di un popolo dalla forza di volontà di una sola
persona. E non solo perché è crudele per questa: hai visto anche tu cosa succede
se quel punto di riferimento viene meno. Tutti ne pagano le
conseguenze.
Ebbene, il popolo di questo pianeta
deve imparare a difendersi da solo dalle insidie del male, deve impedire che
questo prenda il sopravvento, senza star lì ad aspettare che qualcuno corra in
suo aiuto, o peggio ancora, ad attendere che questo distrugga tutto. Per il
mondo da cui proveniamo è così: non c’è giorno in cui una guerra non faccia le
sue vittime e spezzi i sogni di giovani vite innocenti; tante sono le crudeltà
che gli uomini compiono contro i loro simili, a volte senza neanche una ragione;
ma ci sono anche molte persone che lottano per ricostruire quei sogni, che si
uniscono per edificare una pace che sia duratura.
Questo è il prezzo della libertà e
dell’autodeterminazione.”
Anemone era sorpresa del fervore col
quale aveva parlato al saggio. In fondo quella di Guruclef poteva anche non
essere una velata recriminazione nei confronti dell’amica.
“Però… il temperamento non lascia
dubbi sul fatto che tu sia un cavaliere magico” disse Xato, puntando Anemone con
sguardo pungente, quasi di sfida.
La ragazza lo ignorò, il che
innervosì visibilmente il cavaliere, e di ciò si rese conto anche la stessa
Anemone, la quale era però molto più interessata a quello che aveva da dire
Guruclef.
“Non sto cercando di attribuire la
responsabilità di ciò a qualcuno” fece il saggio “comunque credo che sia
opportuno che voi ascoltiate anche il resto”.
Così continuò: “All’inizio sembrava
che le cose andassero bene per il pianeta, ciascun essere vivente cercava di
dare il proprio contributo alla stabilità di Sephiro. Ma durò per poco. Cominciò
a farsi strada l’idea della necessità di una guida che tenesse unito questo
regno così vasto, per evitare che con il tempo si disgregasse e ne nascessero
tanti piccoli centri autonomi e potenzialmente in conflitto. Ben presto quelle
che erano discussioni sulle forme di governo e sulla possibilità di avere un
punto di riferimento comune per tenere unita tutta la popolazione, divennero liti furiose, fino a che gli
odi e i rancori sfociarono in vere e proprie battaglie
armate.
Dopo un periodo di lotte intestine,
il gruppo meglio organizzato è riuscito ad emergere, a rafforzarsi e a
raccogliere sotto di sé chi bramava di instaurare il dominio su Sephiro. E per
fare ciò è disposto a tutto, a distruggere, razziare,
uccidere.
Purtroppo molti dei miei poteri
dipendevano dal nucleo, perciò, venuto meno lo stesso, non sono stato in grado
di fronteggiare questa situazione, anche perché al contrario la malvagità sta
autoalimentandosi e diventando sempre più forte; sempre più sono le menti e i
cuori pronti ad ospitarla.
Vi sarete accorte anche di come la
natura di Sephiro sia mutata: molte delle fantastiche creature che vivevano lì
fuori e si nutrivano della magia buona del pianeta, sono svanite per
sempre”.
“Mocona…” gridò Luce “Clef dimmi
dov’è…sta bene?”
“Mi spiace… ma non lo so” disse
mestamente il saggio.
“Sono sicura… sono sicura che lui
stia bene, e quando avvertirà la nostra presenza… verrà da noi” esclamò Luce
cercando di convincersi di ciò.
La tristezza per la sorte del loro
tenero amico pervase anche i cuori di Marina e Anemone. Ma Guruclef continuò:
“Lo scopo è sconfiggere chiunque ostacoli il loro cammino, in modo da instaurare
il loro regime di violenza e sopraffazione. Anzi il fine ultimo è quello di
restaurare l’antica regola che voi avete spezzato, ma questa volta non sarà una
colonna portante che assicuri pace e giustizia, ma un sovrano che alimenti odio
e rancore , che affermi il suo dominio totale, controllando il destino del
regno.
Solo voi siete la nostra speranza…
cavalieri… ritrovate i vostri poteri… risvegliate ancora una volta i vostri
managuerrieri e salvate Sephiro e i suoi abitanti”.
Le ragazze erano accecate dal dolore
e dalla rabbia… come si poteva trasformare un luogo paradisiaco come quel regno
in un campo di battaglia!
Rimasero in silenzio per un po’;
nessuna riusciva a proferir parola. Sapere che i loro amici erano in pericolo
non poteva che procurargli un’immensa tristezza.
“Guruclef” disse Marina decisa a
reagire a quello stato di frustrazione più totale “chi è a capo di tutto
questo…chi sono i nostri nemici…insomma contro chi o che cosa dobbiamo
batterci”.
A quel punto prese la parola Xato: “A
capo di queste forze vi sono diversi cavalieri che hanno sotto il loro controllo
più di metà del regno” disse il guerriero, spostando però lo sguardo da colei
che aveva formulato la domanda, e volgendolo ad Anemone. “questi individui
malvagi convergono in unico comandante” fece una piccola pausa. “Si tratta di
una vostra vecchia conoscenza a quanto mi ha detto Clef” continuò con un mezzo
sorriso e con gli occhi sempre puntati su Anemone “si tratta di un certo
principe… si tratta di Ferio”.
Se una spada ben affilata avesse
trapassato da parte a parte il suo cuore, sarebbe stato meno doloroso di dover
ascoltare quel racconto.
Rimbalzava tutto vorticosamente nel
cervello: “…individui malvagi… forze del male… dominio assoluto… cosa centravano
con Ferio?”. I suoi neuroni si rifiutavano di mettere assieme quelle
parole.
Sentì il pulsare delle lacrime,
frementi di schizzarle fuori dagli occhi, di inondarle il viso e di gridare
senza pudore la sua sofferenza.
Ma qualcosa glielo impedì. E non fu
lo sguardo sadico di Xato. Marina e Luce si erano voltate verso di lei e solo
gli occhi pieni di affetto e conforto delle sue amiche le diedero la forza di
trattenere i suoi sentimenti, di non permettere al suo dolore di scoppiare
incontrollato.
Marina si fece avanti: “Ma che
diavolo state dicendo? Noi conosciamo bene Ferio. Ha combattuto al nostro fianco
per Sephiro e la sua salvezza… perché avrebbe dovuto fare tutto
questo?”
“Evidentemente si è lasciato
ammaliare dalla possibilità di diventare il padrone assoluto di Sephiro…forse
pensava gli spettasse di diritto in quanto fratello di Emeraude” continuò il
guerriero “le persone cambiano.. eh beh…se volete saperla tutta… non è l’unico
che ha varcato la linea che separa il bene dal male… è in buona
compagnia…”
“Di chi?” la voce di Marina
titubava.
“Di un altro vostro caro amico e
finto pacifista… sembrava un uomo d’onore… un eroico spadaccino… e ora invece è
il braccio destro del principe… si tratta di Rafaga!”
“NOOO…Non è possibile” urlò Luce
“forse i nostri amici sono controllati” si voltò verso Guruclef “forse le loro menti agiscono sotto il
comando di una forza oscura!”.
Il saggio abbassò lo
sguardo.
“Ti assicuro mia cara che le loro
teste sono lucide…” continuò Xato “siete voi che avete parlato fin’ora di
autodeterminazione e libero arbitrio. Beh vi assicuro che sia Ferio, che Rafaga
sono nel pieno delle loro facoltà mentali… anzi stanno sfruttando la malvagità
di chi li circonda per aumentare i loro poteri magici per fare fuori chiunque
ostacoli il loro cammino”.
Di nuovo quella sensazione…Anemone
sentiva che l’ossigeno arrivava a fatica ai polmoni…era accaldata…le tempie
pulsavano così forte da fargli male.
Di improvviso un uomo, anch’esso
vestito di tutti i paramenti militari entrò nel grande salone e inchinatosi
dinanzi a Guruclef e a Xato disse concitatamente: “Sommo Guruclef, comandante
Xato, ho da recarvi purtroppo una triste notizia: il villaggio di Basora, nel
nostro territorio è stato distrutto, non siamo arrivati in tempo per fermare i
nemici!”
“Ci sono sopravvissuti?” chiese
Xato.
“No” rispose il soldato “hanno ucciso
tutti compresi donne e bambini”.
Si udì un tonfo sul pavimento.
Anemone era svenuta.
- continua -
Per killkenny: Spero che questo terzo
capitolo mantenga vivo il tuo interesse…grazie per la
recensione!