-
NARUTOOOOOOO!!!!
è_é! La vuoi finire???
Il
biondino si fermò nell’atto di mettere le mani nel sacco di plastica per l’ennesima
volta.
-
ha
iniziato lui!- Si difese, indicando un ragazzo dai capelli neri letteralmente
ricoperti dalle foglie secche che gli erano state tirate in testa con rabbia.
Ciononostante, teneva un’aria tranquilla.
-
Lascia
stare il povero caro Sasuke. Non vedi che stai spargendo a terra tutto quello
che ho raccolto? Allora pulisci tu il giardino! Avanti, marsh!
La ragazza
dai capelli rosa, furente, gli porse il rastrello che Naruto, con un sospiro,
accettò. Subito lei si sedette vicino al ragazzo, togliendogli amorevolmente,
filo d’erba per filo d’erba, il danno provocatogli da “quell’essere ignobile”,
come lo chiamava in quel momento.
-
Sasuuuke….- domandò con voce smielata.
-
Mh?
-
Ti
va di uscire stasera? È una così bella giornata…
-
No.
Non mi interessa.
-
ç_ç perchèèè???
-
Faresti
meglio ad allenarti, che ne hai un gran bisogno. Vado a farmi una passeggiata.
Non seguirmi.
Si alzò
dalla panca di pietra e se ne andò.
-
Se
vuoi esco io con te!!! ^^
-
Naruto…
NON CI PENSARE NEANCHE LONTANAMENTE!
Nonostante
il divieto, s’accinse a seguirlo.
-
Ma
dove andrà? Ha una meta precisa?- Si chiedeva, pedinandolo a pochi passi di
distanza, cercando di non farsene accorgere.
Di punto
in bianco il ragazzo si voltò, e Sakura, non sapendo che altro fare, cercò di
salire sopra un albero che forniva pochi appigli. Per tenersi sospesa, ma fuori
vista, si aggrappò a quello che a prima vista sembrava una fronda, ma un realtà
era una gamba umana! Se ne accorse troppo tardi, ormai aveva tirato e caddero tutt’e due a terra, facendo baccano. Sasuke si era accorto
di tutto.
-
Ahiiiii!!!- Si lamentò Sakura.
-
Ma
che ti ha preso???- Chiese seccamente la ragazza caduta dall’albero,
massaggiandosi la caviglia.
Il ragazzo
scosse la testa all’indirizzo della sua “amica”, dedicandosi poi alla nuova
conoscenza.
-
Ti
sei fatta male?- Domandò.
-
Niente
di grave- disse sbrigativa, scuotendo i capelli biondi e ricci. Non ricci-crespi, ma ben definiti, come tante
molle che le incorniciavano il viso.
Notando
tutte queste attenzioni, subito la tipa rosa s’ingelosì, accusandola:
-
Tu!
Eri sopra l’albero a spiare Sasuke, vero???
-
Non
so di che parli. Sono una forestiera. Chi è Sasuke?
-
Sono
io- Informò il diretto interessato.
-
…
perché avrei dovuto spiarti?
-
Perché
così fanno tutte le ragazze, in questo villaggio.- sospirò il moro.
-
Allora
che ci facevi là sopra?
-
Mi
ero arrampicata per guardare lontano, sto cercando il maestro Kakashi.
I due,
sorpresi, fremettero. Per prudenza temporeggiarono.
-
Cosa
vuoi da lui?
-
C’è
scritto in questa lettera, lo zio non mi ha voluto dire nulla…
-
Ti
portiamo da lui. Qual è il tuo nome?
-
Asako. Tu invece?
-
Sakura.
Ce la fai a camminare?
-
Si,
si… ho avuto incidenti peggiori…
Arrivarono
in poco tempo. Kakashi si chiuse dentro con la
ragazza, ci rimasero svariate ore. Poco dopo l’ora di pranzo, nella quale Asako non si era presentata, il maestro intimò Sakura,
Naruto e Sasuke di seguirlo nell’ampio giardino. Lei era là, attendendo.
-
Più
per te, Naruto, che per gli altri due. Lei è Asako Makanishi, ha la vostra stessa età. Suo zio è un mio amico
di lunga data all’Accademia, ma non è un Maestro, perciò, sospettando che
avesse un potere particolare, me l’ha affidata affinché l’addestrassi. Ma prima
deve fare il vostro stesso test.
-
Mi
lasci capire bene. Se lei lo supera, sarà automaticamente dei nostri?
-
Sempre
perspicace, eh, Sasuke?
-
Non
sembra tanto forte…- esitò Naruto.
-
Questo
è tutto da vedere.
-
Ma
qua non avrà un compagno da affamare! Come faremo a vedere il lavoro di
squadra?
-
Ora
ve lo spiego. Il lavoro di squadra non può esistere senza una precisa dote: la
generosità verso un amico, oppure qualcuno in difficoltà. Prima deve prendere
il campanellino, poi… ahhh, la stiamo facendo
aspettare troppo! Vedrete!
Troncata
la discussione, Kakashi si avvicinò alle new entry,
le disse alcune cose e si allontanò con l’oggetto musicale ben stretto in mano.
I tre
assistettero agli inutili tentativi della ragazza di rubarglielo, sempre più
vani. Ogni volta lui la rispediva a terra, senza alzare lo sguardo dal libro.
- Non ce
la farà mai!
In quel
momento, dopo l’ennesima caduta, lei si rialzò, irritatissima, con gli occhi
fiammeggianti. Allargò le braccia esternamente, le portò sopra la testa, le
lasciò cadere lungo i fianchi. Corse di lato, a zig zag, e in un secondo riuscì ad ottenere il prezioso
campanellino.
-
Come…
come ha fatto???- Disse Sasuke, più a se’ stesso che
agli altri due.
-
Era
come se… come se l’avesse immobilizzato!
-
La
Tecnica dell’Immobilizzazione! Ma è impossibile! Troppo difficoltosa! Si usa
solo per bloccare gli attacchi, perché anche chi la lancia si dovrebbe fermare!
– Capì Sakura.
-
Sei
stata davvero brava. Dove l’hai imparata?- Kakashi
era altrettanto sorpreso.
-
Non…
non lo so. Mai successo prima. Mi sono solo arrabbiata ed ho agito d’istinto. Se
ora mi chiedesse di rifarlo, non ci riuscirei.
-
Non
ne dubito. La prova è finita, ecco il pranzo.
-
Un
po’ pochino, non crede?- Chiese lei, fissando le tre polpette al sugo.
-
Non
ti lamentare. E non darne a nessuno, è un ordine.
-
A
nessuno chi? Perchè?
-
È
per vedere se sei obbediente, tutto qui. Se trasgredisci, sei fuori.
-
Ricevuto.
L’uomo si
allontanò verso casa, lasciandola sola, almeno quello che pensava lei.
Stava per
mangiare la prima polpetta, affamata, quando vide un cucciolo di cane venire
verso di lei, arrancando.
-
è
un Labrador! Che carino!
Il
cagnetto, straordinariamente magro, cominciò a puntare la carne della ragazza.
-
Eh
eh, non posso tesoro, ho fame anche io… però… chissà
da quanto è che tu non tocchi cibo…
Come se
avesse capito, mosse la coda speranzoso.
-
D’altronde
potrei sgraffignare qualcosa dalle cucine… ma che dico? Mi giocherei la
carriera! Non guardarmi così!!!
Ci pensò
su qualche minuto, poi allungò il bocconcino. Vedendo l’avidità con il quale
venne mangiato, ne donò un altro, e un altro ancora.
-
Mi
hai disobbedito.
Kakashi
spuntò fuori dal nulla.
-
Non
m’importa. Non lo vede quanto era affamato questo povero cagnolino?
-
Non
significa niente. Ti ho dato un ordine ben preciso. Dovevi eseguirlo.
-
Con
tutto il rispetto, un ordine assurdo. E se per diventare ninja
devo farmi comandare a bacchetta senza poter pensare di testa mia, allora
perfetto. Mi dimetto. Lascio tutto. – Prese in braccio il Labrador ed ebbe la spudorataggine di guardare anche negli occhi il sensei, invece di abbassare lo sguardo.
-
Sei
passata.
-
Eh?!
-
Passata
ragazza mia. Ma intanto la cucina è chiusa!
-
È
un’ingiustizia!
-
Per
prima cosa, da domani, ti allenerai per riuscire a dominare a tuo piacimento il
potere che possiedi. Poi si vedrà. Vai a dare la bella notizia ai tuoi nuovi
compagni. Su! – La spinse.
-
Sono
passata!
-
Cosa
avevi fatto a Kakashi?- Domandò Naruto inquisitorio.
-
Non
lo so. Ma è successo.
-
Come
non lo sai???
-
Ehm…
qualcuno non è che ha qualcosa da mangiare?
Scossero
tutti la testa.
-
Uff…
-
Forse…
forse io…- si offrì Sasuke.
Lo
fissarono basiti. Non solo aveva spiccicato parola, ma aveva offerto di
dividere con qualcun altro qualcosa di suo! Sakura storse il nasino.
-
Davvero?
-
Sì,
però è in camera mia. Vieni?
-
Okay!!!-
Entrarono
in casa.
-
Ma
che gli ha preso?- il biondino non sapeva raccapezzarcisi. Ma l’espressione
della rosa lo aveva zittito. Ora il suo colorito aveva la stessa tonalità dei
suoi occhi.
In camera
di Sasuke.
-
Ma
cos’è, tieni nascosti i dolcetti sotto il materasso???
-
A
volte resto sveglio la notte, e quindi…
-
Ah,
anche per te la notte è il momento più produttivo della giornata? Quanto ti
capisco…
Il ragazzo
non riusciva a smettere di guardarla, come ipnotizzato. Erano poche le tipe che
non svenivano al suo passaggio, e perciò evitava di parlare con loro. Tanto non
ne sarebbe mai spuntata fuori una conversazione intelligente. Ma con lei era
diverso.
I suoi
occhi blu scuro si fermarono su quelli del ninja.
-
Ho
sentito parlare molto di te.
-
Sul
serio?
-
Già.
Dicono tutti che hai molto talento.
Un
lievissimo rossore colorò le guance diafane di lui. Asako,
dal canto suo, non capiva perché non riuscisse a guardarlo in faccia per più di
cinque secondi senza dover abbassare la testa. Non le era mai capitato.