Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Sidera_    04/03/2012    2 recensioni
L'Insula Incantii è l'unica scuola di magia d'Italia. Sì, perché ovviamente ne abbiamo una anche qui. Fondata secoli e secoli fa da un famoso poeta latino. Sorge su un'isola nell'arcipelago delle isole Pontine, nel Tirreno. I babbani ovviamente non possono vederla. Vi si arriva tramite un'enorme galeone, la "Fortuna". Questa è la mia scuola. E questa sono io. Una distrattissima quindicenne, piena di voglia di fare e di viaggiare e conoscere. E piena di culo, oserei dire. Già, perché su tutti i non-so-quanti studenti della Insula Incantii... io ho vinto la selezione per andare in scambio culturale ad Hogwarts, la versione inglese della scuola di magia e stregoneria italiana. Cribbio. Per un anno intero. Doppio cribbio.
La storia della mia avventura, che ha intrecciato la mia vita a quella di Hogwarts ed in particolare ai gemelli Weasley.
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Fred Weasley, George e Fred Weasley, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da V libro alternativo
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Sesto Capitolo
Expecto


 

Gennaio.
 
Quella mattina mi sentivo strana. Sarà stata l’aria umida, che gelava le ossa, il cielo freddo ed incolore, che si rifletteva nelle pozzanghere, la mancanza del sole. La natura era come addormentata, la terra fangosa, le foglie morte incollate al terreno.
Era come tristezza, ma non mi sentivo triste. Solo spenta.
Forse era la nostalgia di casa, dove avevo passato le vacanze invernali. Mi avevano assalito con le loro domande e tutti erano stati molto carini con me, avevo potuto raccontare la mia esperienza e condividere con loro tutto ciò che mi era capitato… quasi tutto.
Una folata di vento spinse una foglia sul mio viso, riportandomi alla realtà. Affrettai il passo per raggiungere la Stanza delle Necessità.
Attraversai l’atrio, gettando uno sguardo sui numerosi decreti della Umbridge che cominciavano ad affollare la parete.
L’ultimo di essi vietava esplicitamente la nascita di unioni studentesche. Eravamo certi che sapesse qualcosa. Un solo passo falso avrebbe significato la rovina dell’Esercito di Silente. L’atmosfera era tesa, ma continuavamo a venire alle riunioni con la stessa frequenza.
Arrivata finalmente davanti alla Stanza formulai mentalmente la mia richiesta, dopo essermi guardata intorno con circospezione.
La porta si aprì ed entrai.
 
- Oggi faremo pratica su una magia di livello avanzato. Inizialmente forse avrete difficoltà, ma scoprirete presto che è fondamentale conoscerla. – Harry Potter aveva atteso che ci fossimo tutti. Quella sarebbe stata una delle lezioni più importanti ed era fondamentale che tutti capissero ogni passaggio. Fece un paio di passi per la stanza, creando un po’ di suspence.

- L’incanto Patronus è la prima arma di difesa contro i Dissenntatori. – tutti si raddrizzarono all’udire il nome “Patronus” e iniziammo a fissare Harry intensamente. – Non è poi tanto difficile da evocare, bisogna soprattutto concentrarsi. Ora vi chiedo di pensare ad un ricordo felice. Non uno che vi faccia ridere. Uno che vi faccia emozionare, che vi renda profondamente felici.

Attese. Ognuno di noi ripescò dalla memoria un ricordo importante. Sul viso di ciascuno di noi si dipinse un’espressione dapprima pensierosa, assorta. Poi, poco a poco, sul viso di qualcuno affiorò un sorriso. Poi un altro, poi un altro ancora.
Quando Harry ricominciò a parlare ci stavo ancora riflettendo su.
 

- Bene. L’incantesimo da pronunciare è Expecto Patronus. Coraggio, provate. Concentratevi.

Dopo pochi minuti nella Stanza c’era un caos assordante. Ogni tanto un argentato getto fumoso compariva da una bacchetta, per svanire subito dopo. Gradualmente, tutti impararono ad emettere un getto sufficientemente potente. Qualcuno riuscì persino a dare una forma animale al suo patronus. La lepre di Luna Lovegood saltellò per la stanza per alcuni minuti, insieme alla lontra di Hermione Granger, mentre un cigno volteggiava aggraziato attorno alla corvonero Cho Chang. Quel giorno non riuscii ad emettere un Patronus corporeo. Dalla mia bacchetta fuoriuscirono solo sporadici sbuffi di fumo. Ad un tratto mi era sembrato di vedere un musetto appuntito e dei baffi, ma l’attimo dopo era sparito.
 

- Sidera, non vedi com’è facile? – mi prese in giro George, il cui Patronus gironzolava allegramente intorno a lui.

- Davvero Sid, mi meraviglio di te. – rincarò Fred.

Sbuffai e continuai a concentrarmi.
 

- Pensieri felici, Sid, pensieri felici…. – ripetè Harry passandomi accanto.

Certo, pensieri felici. Ne avevo tanti, accidenti! C’erano le vittorie di Quidditch della nazionale italiana, il Natale in famiglia, le feste con le mie migliori amiche, il mio primo bacio dell’estate precedente…
Bruscamente, l’immagine del viso di Nott chino su di me, si interpose nei miei ricordi. Sussultai ed il fumo argenteo che iniziava a fuoriuscire dalla punta della mia bacchetta si dissolse velocemente.
 

- Al diavolo. – ringhiai, frustrata.

- Qualcosa non va? – George si avvicinò a me.

- Non ci riesco, accidenti! Non ci riesco.

George alzò gli occhi al cielo.
 

- Che razza di atteggiamento idiota è mai questo?

- Il mio atteggiamento idiota.

Mi guardò storto, forse deluso dal mio comportamento insolito. Forse perché aveva intuito che qualcosa non andava. Il suo Patronus, un animale simile ad una volpe, fece un paio di giri intorno a me, per poi dissolversi.
 

- Ma cosa…

La porta si aprì e si richiuse. Un Elfo Domestico sgattaiolò fino ad Harry Potter e tra convulsioni e tentativi di picchiarsi gli disse qualcosa. Poi se ne andò correndo. Harry si girò versi di noi, guardandoci con un’espressione sconvolta.
Un attimo dopo era il caos. Tutti si ammassarono verso l’uscita. Io seguii a ruota la folla, spingendo, cercando freneticamente di arrivare all’uscita. Se la Umbridge ci avesse presi, sarebbe stata la fine dell’ES, avrebbe utilizzato anche su di noi i suoi orribili metodi punitivi… e questo era solo il minimo.
 

- Sid, da questa parte. – disse George afferrandomi per un braccio.

- Ma i dormitori sono…

- …più lontani della biblioteca e dei bagni e sono anche il primo luogo dove la Umbridge andrà a cercarci. Vieni qui. – spiegò trascinandomi in biblioteca.

- Fred…?

- Dalla parte opposta del corridoio, con Lee. Se la caverà.

Ci infilammo in fretta nel reparto sul mondo Babbano della biblioteca e ci fermammo, appoggiati agli scaffali, per riprendere fiato. Respirammo a fondo per qualche secondo, sorridemmo tra una sorsata d’aria e l’altra. Ad un tratto sentimmo un concitato rumore di passi. Il suono si avvicinava sempre di più. Erano entrati in biblioteca. George mi lanciò in mano un libro e ne prese subito dopo un altro in mano, cominciò a sfogliarlo con aria noncurante ed io lo imitai.
 

- Bene… ecco l’altro Weasley. – esultò qualcuno alle mie spalle.

- In buona compagnia.

- E va bene, lo ammetto. Stavo davvero leggendo “Manufatti Babbani dell’ultimo secolo”. Ma ora che ci penso, non credo sia illegale, giusto? – commentò George, tranquillo.

- Fai poco lo spiritoso, Weasley. Sembri accaldato, per caso stavi correndo? Anche tu – immaginai che Blaise Zabini si stesse rivolgendo a me, così mi voltai. – hai l’aria di chi si è fatto una corsetta. Dovete seguirci nell’ufficio della Umbridge, ora.

- Non mi muovo da qui da due ore. Non ho fatto nulla per cui voi possiate incolparmi, quindi credo che andrò a finire la mia lettura da un’altra parte.

Feci per dirigermi verso un angolo lettura, guardando George con la coda dell’occhio, aspettando che mi seguisse. Ma prima che potesse fare un passo, Pansy Parkinson gli aveva puntato la bacchetta alla gola, immobilizzandolo.
 

- Onestamente, Parkinson, penso che dovresti cambiare il tipo di approccio, se il tuo intento è quello di… “fare colpo”…

- Chiudi la bocca, Weasley. E tu, muoviti, vieni con  noi.

Estrassi a mia volta la bacchetta, improvvisamente furiosa.
 

- Abbassala subito, Parkinson.

- Perché altrimenti…? – mi rise in faccia.

- Abbassa la bacchetta. Ora.

- Non posso dare fastidio a Weasley? Non ti piace che a Weasley venga dato fastidio? Eh?

Un largo sorriso le si dipinse sulla faccia. Si avvicinò di più a George e lasciò correre la sua mano sui suoi pantaloni. Indugiò qualche secondo sulla fibbia della cintura, ma poi scorse fino alla tasca e ne estrasse la bacchetta. Mi sentii avvampare per quella stupida e volgare provocazione. Non osai guardare in faccia George, che doveva avere un’aria vagamente confusa.
 

- Questa la prendo io… - cantilenò.

- Abbassate le bacchette, tutti. – ordinò una voce autorevole. Nott.

Non mi mossi dalla mia posizione, continuai a mantenere la bacchetta puntata su di lei.
 

- Abbassa la bacchetta… - scandì lentamente, spingendo il mio braccio verso il basso.

- Allora, li portiamo dalla Umbridge? – sbadigliò la Parkinson.

Il viso di Nott non tradiva nessuna espressione. Era freddo, gelido.
 

- Da quanto tempo sono qui? – chiese a Zabini.

- Immagino da poco. Quando li abbiamo trovati erano visibilmente accaldati, col fiatone.

Nott annuì.
 

- Stavamo solo leggendo. Siamo stati qui tutto il pomeriggio.

- E come mai quando siamo entrati sembravate reduci da una maratona? – incalzò Zabini.

- Il fatto che respirassimo più velocemente e fossimo accaldati non significa niente. In questa biblioteca si soffoca ed io ho addosso due maglioni.

- Certo – sogghignò la Parkinson – può anche darsi che stessero facendo un altro tipo di attività fisica…

Prima che le lanciassi contro una fattura, Nott mi afferrò per un braccio, mi strappò di mano la bacchetta e mi spinse verso l’uscita, facendo segno agli altri di seguirlo, e continuò a spingermi fino all’ufficio della Umbridge, strattonandomi forte, stravolgendo il mio maglione.
 

- Nott, se continui a trattarla così ti faccio rotolare giù dalle scale. – minacciò George ad un certo punto, iniziando a dare forti strattoni per liberarsi dalla presa di Zabini.

Pansy Parkinson scoppiò a ridere e fece apparire un bavaglio sulla sua bocca. George tentò di strapparselo, senza riuscirci. Quando finalmente arrivammo davanti alla porta dell’ufficio, Nott mi lasciò andare ed io corsi a togliergli la benda.
Con una gomitata George si liberò da Zabini e si tolse la benda, prima che potessi sfiorarlo. Aspettammo che la Umbridge ci facesse entrare e ci interrogasse, seduti per terra, la schiena contro il muro di pietra. Blaise e Pansy si appoggiarono alla parete, in piedi, dividendoci, impedendoci anche solo di guardarci negli occhi.
 

 *
 

La Umbridge non ci interrogò nemmeno. Il fatto che fossimo davanti a lei nel suo ufficio bastava a renderci colpevoli. Ci liquidò con una delle sue ridicole risatine infantili ed un “Punizione!”.
A partire da quella sera, una volta a settimana, io,George, Fred e tutti i membri dell’ES che non erano riusciti a scappare, incidemmo col nostro stesso sangue le sue parole nella nostra carne.
Seguendo l’esempio di Harry, resistetti alle lacrime che premevano per uscire ad ogni lettera e non osai lamentarmi davanti a lei. Una volta al sicuro, da sola nel dormitorio, scoppiai in lacrime un paio di volte, guardando inorridita il mio braccio deturpato da quel perverso tatuaggio. Poco a poco mi abituai alla sua presenza e al dolore, mentre il mio odio verso la nuova preside cresceva di giorno in giorno. Sulla fuga di Silente circolavano diverse voci, non tutte attendibili. La cosa peggiore era essere ormai privi di qualsiasi difesa dallo strapotere della Umbridge. Ad Hogwarts era stata istaurata una tirannide e chiunque non appartenesse alla Casa di Serpeverde ne era succube.
 

- Non potrò resistere ancora a lungo qui. – mi trovai a confidare a George, stupendomi delle mie stesse parole. Visitare la famosa scuola britannica era sempre stato il mio sogno.

- Neanche io. – replicò, con uno strano sorriso.

- Perché quella faccia? – chiesi sospettosa.

- È top secret.

- Top secret un corno. Avanti, c’è qualcosa che non so?

- Potrei riempire cento Hogwarts facendo un elenco di tutte le cose che non sai.

Gli lanciai un cuscino dal divanetto della Sala Comune, che lui evitò con un pigro movimento della testa. Gliene lanciai un altro, lui lo afferrò al volo e me lo rilanciò, colpendomi in pieno.
 

- Mi manca il Quidditch. – sospirò, preparandosi ad evitare un altro cuscino.

Mi fermai a guardarlo un momento. Aveva un’aria insolitamente nostalgica. Gli lanciai il cuscino più forte che potei e non si preoccupò nemmeno di evitarlo.
 

- Sai, c’è un gioco Babbano molto simile al Quidditch. Cioè, per quanto riguarda il battitore.

- Ah sì?

- Sì. Si chiama baseball. Solo che non puoi colpire gli altri giocatori, lo scopo è colpire la palla e lanciarla più lontano possibile. E naturalmente non si vola sulle scope, ma non è male.

- E tu come lo conosci?

- Forse non lo sai… i miei genitori sono Babbani. Ho sempre vissuto tra i Babbani e frequentato una scuola babbana, fino all’arrivo della lettera di iscrizione alla mia scuola. Conosco moltissima gente babbana e sono tutte persone fantastiche. Per la maggior parte, almeno. E vivo in una casa tipicamente babbana, con elettrodomestici e tutto il resto. Non puoi immaginare quanto senta la mancanza della mia musica… il mio mp3 e la mia chitarra.

- In effetti non lo sapevo. Mi parli ancora di quel gioco… paceball?

- Baseball. Ho un’idea migliore, te lo mostrerò domani.

- E come pensi di fare?

- Non ti hanno sequestrato la mazza vero?

- No, è nel mio baule.

- Bene. Ci vediamo domattina al limitare della Foresta Proibita, porta la mazza con te. – sbadigliai, alzandomi – è ora di andare a letto.

Si alzò con me e mi accompagnò fino al bivio tra i due dormitori.
 

- Parli ancora nel sonno? – chiese di punto in bianco, sfoderando un largo sorriso beffardo.

- Fatti gli affari tuoi. – risposi brusca.

Poi cambiai completamente tono di voce:
 

- Cosa… avevo detto… l’altra volta?

Sogghignò soddisfatto, mi stampò un bacio sulla fronte e mi diede la buona notte.

 

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Sidera_