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Autore: Ryta Holmes    04/03/2012    2 recensioni
"Può la perfezione assoluta andare d’accordo con il suo opposto? E L’amore, è vero che non ha ostacoli?" --- Una vecchia fanfic che ha atteso una decina d'anni per essere pubblicata. Un nuova storia che però riprende i personaggi della storica "Il mio destino è qui con te".
Genere: Drammatico, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
Capitoli:
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Desclaimer: i personaggi di Harry Potter non sono miei, se lo fossero sarei ricca e pubblicherei su carta tutti questi vaneggiamenti!
 

L’AMORE NON HA OSTACOLI

UNO COME LUI


CAPITOLO 3

 
Il tempo volò via assieme alle foglie che si staccavano dagli alberi e, senza che Emily se ne rendesse conto, era giunta l’ultima settimana di ottobre. Quello era stato un mese particolarmente pieno di impegni per lei, non solo per i compiti e le lezioni, ma anche per i problemi che alcuni ragazzi del primo anno di Grifondoro avevano avuto con altri della casa dei Serpeverde; era stata perciò costretta a seguirli, ad accompagnarli per tutte le lezioni e poi a tenerli d’occhio senza un attimo di tregua, così che anche quel minimo di tempo libero, aveva ceduto il posto al lavoro. Per fortuna i suoi due amici Prefetti, Jody e Andrew, le facevano compagnia, anche se non sempre era possibile, perché essendo stati scelti per fare coppia nella ricerca, spesso lasciavano Emily e si chiudevano in Biblioteca, per mettersi a lavoro.
Ogni volta che i due ragazzi parlavano della ricerca, Emily si mordeva il labbro, perché con tutto il da fare che aveva avuto, non era riuscita nemmeno ad andare più in biblioteca, per cui non l’aveva nemmeno iniziata nonostante il termine della consegna si stesse avvicinando inesorabilmente. Inoltre ogni volta, le tornavano in mente le parole di Lawrence. Emily era rimasta scioccata da quello che aveva detto: possibile che potesse esistere una persona che non prova nessun tipo di sentimento? Che non si arrabbia mai, che non sa essere felice, che non prova invidia o affetto, o che non ha mai provato cosa significhi amare una persona? Era impossibile, eppure riflettendo Lawrence era così, nessuno mai l’aveva visto esprimere alcuna emozione. Rabbrividì al pensiero di quel giorno, quando, dopo averle confessato una cosa simile, si era alzato dalla panchina su cui sedeva e le aveva detto che doveva tornare a scuola, dopo averla salutata distrattamente. Da allora non lo aveva più visto, o meglio non aveva più avuto modo di parlargli troppo impegnata com’era con il dovere di Caposcuola e con i compiti. I suoi amici continuavano ancora a preoccuparsi per lei, cosa che trovava inutile e stupida, visto che Emily si era resa conto che Lawrence non avrebbe mai fatto del male ad una mosca, anche perché sicuramente doveva avere qualche grosso problema alle spalle.
- Che cosa c’è, hai freddo?- chiese Lily con una voce sottile e stanca. Emily rivolse uno sguardo dolce alla bambina e le accarezzò la fronte scuotendo il capo.
- No, no, stai tranquilla – le rispose lei scacciando i mille pensieri che le affollavano la mente. Si trovavano nell’infermeria della scuola. La piccola Lily aveva preso l’influenza con una brutta febbre ed Emily nell’ultima settimana l’aveva assistita, dimenticando ogni suo dovere. Era molto affezionata alla bambina e le voleva stare sempre vicina. Per fortuna la febbre era scesa un po’ nell’ultimo giorno e Lily aveva ripreso conoscenza. Madama Chips era convinta che l’influenza sarebbe passata entro i prossimi due giorni e infatti la piccola si sentiva già molto meglio, anche se era piuttosto debole. I gemelli le erano stati accanto come la loro sorella per tutto il giorno, facendola ridere, nonostante gli urli e le minacce di Madama Chips che voleva assoluta tranquillità per lei. All’ora di cena però, i gemelli l’avevano salutata per andare a mettere qualcosa sotto i denti. Emily invece, aveva preferito saltare la cena per starle accanto e così avevano continuato a chiacchierare fino ad ora tarda.
- Signorina Weasley, è tardi, a quest’ora dovrebbe essere nella Sala dei Grifondoro, credo che debba lasciare dormire la nostra Lily!- le ricordò Madama Chips; a differenza degli altri, la donna era molto più magnanima con la ragazza, perché sapeva che alla bambina avrebbe sicuramente fatto meglio stare in sua compagnia.
- Sì, ha ragione, andrò subito a letto, sto morendo di sonno!- esclamò sorridente Emily. Salutò la piccola Lily con un bacio, le diede la buonanotte e poi uscì dall’infermeria. Mentre percorreva i bui corridoi che portavano alla torre, vide una figura nera che usciva dalla biblioteca, si fermò di scatto sobbalzando e d’istinto impugnò la bacchetta.
- Chi è là!?!- esclamò.
- Mh? Ti faccio così paura?- ottenne in riposta. Dalla voce riconobbe subito chi parlava.
- Lawrence, che cosa ci fai a quest’ora della notte, in giro?- chiese Emily per niente meravigliata di un’azione del genere da parte sua.
- Ero in biblioteca e non mi ero reso conto dell’ora…- rispose con il solito tono atono.
- Tu in biblioteca?! E che ci facevi lì?- chiese Emily stupita. Subito si rese conto di essere stata un po’ scortese, ma lui non si scompose, anzi tirò fuori dal mantello un pacco di fogli piuttosto spesso e glielo porse.
- Toh, questi ti serviranno, penso…- Emily prese in mano il pacco e lo guardò con aria interrogativa.
- Domani non dovevi portare la ricerca a McSmith?… Eccola – si spiegò lui. Emily osservò meglio il pacco di fogli e vide che erano tenuti assieme, probabilmente con un incantesimo rilegante e a grandi lettere c’era scritto: “I capovolgimenti dell’Ultimo Secolo, a causa dei Babbani”. La ragazza lo guardò sbalordita.
- Q-questa… è la ricerca?-
- Sì. E’ piuttosto voluminosa, ma non sono riuscito a scartare molto… perché mi guardi così, non dirmi che l’avevi già fatta – chiese lui.
- Eh?… N-no, non l’avevo fatta, anzi pensavo di chiedere una proroga al professore, ma non immaginavo che tu…-
- Beh ti ho visto così impegnata, per Halloween e per quei mocciosi del primo anno, e poi con quella bambina… e allora te l’ho fatta io, tutto qui… ora scusa, ma ho sonno e me ne vado a letto. – concluse lui, distaccato, mentre se ne risaliva su fino alla torre. Emily riuscì a mugugnare un “grazie”, sempre più sorpresa, mentre lo guardava con occhi sgranati che spariva nel buio. 
Era strano, ma ogni volta quel ragazzo era capace di sorprenderla quando meno se lo aspettava. Più Emily credeva di aver compreso il suo carattere e più si stupiva di quanto si fosse sbagliata ogni volta. Quella notte non aveva chiuso occhio per leggere e controllare la ricerca: forse nemmeno lei sarebbe stata capace di fare un lavoro così perfetto! Non un’imperfezione, non una citazione o una notizia storica fuori posto… il solo aggettivo che le riuscì di trovare fu… perfetta! Era persino integrata da alcuni disegni che aveva fatto lui stesso. Ma era possibile che proprio Marck Lawrence aveva fatto una ricerca così precisa e dettagliata? Era proprio quel Marck Lawrence che non si presentava alle lezioni, che non studiava mai, che se ne infischiava dei professori, era proprio lui che le aveva consegnato la ricerca? Controllò d’istinto la copertina per controllare il nome, ma si accorse che non lo aveva segnato. Senza pensarci due volte prese la penna, la intinse nell’inchiostro e scrisse il suo nome a grandi lettere: non ci dovevano essere dubbi, quella ricerca l’aveva fatta solo lui e lei non avrebbe dovuto scriverci il suo di nome! Alla fine si decise a fare proprio così, quando la consegnò al professore McSmith il giorno dopo: lasciò in bianco la zona della sua firma e la consegnò soltanto con il nome di Lawrence scritto da lei…
 
Quando nell’aria c’è una festa in arrivo, sembra che i giorni passino a volte più lentamente, ma quando c’è anche molto lavoro da sbrigare i giorni trascorrono in un lampo. Emily, senza che se ne rendesse conto, si svegliò la mattina di Halloween, con Lily  ormai guarita, che saltava sul suo letto per svegliarla e un dolce odore di dolci che risaliva dalle cucine, sino alle loro stanze.
- Sveglia Emily! E’ Halloween!- le urlava la piccola senza fermarsi un attimo. Emily si scostò da un lato, per evitare i piedi, piccoli, ma dolorosi di Lily.
- Buongiorno…- sbadigliò sonoramente, prima di continuare – vedo che ormai hai riacquistato tutte le forze! Ma ora non potresti scendere dal mo letto? Lo hai messo tutto a soqquadro!- Lily finalmente si fermò e abbracciò Emily sorridendo: qualcosa fece comprendere alla ragazza, che quel giorno aveva bisogno proprio di coccole! Ma quando guardò l’orologio, si rese conto che non era il momento di perdere tempo e che, anche se per sole tre ore, avevano comunque lezione.
- Sono le sette e un quarto Lily, mi dispiace, ma dovremo rimandare le coccole ad un altro momento! Lo sai che oggi abbiamo lezione, no?- Lily si staccò da lei un po’ di controvoglia, ma riacquistò velocemente il sorriso e salutò Emily con un bacio, prima di correre a vestirsi. Annah era appena scesa dal letto, mentre Jody, già si vestiva.
- Certo che è proprio un peperino quella bambina! Sono saltata nel sonno quando è entrata correndo in camera!- esclamò  la rossa con un’espressione buffa in viso.
- E questo è niente! Dovreste conoscerla come la conosco io!- rispose sorridendo Emily.
 
Dopo aver fatto colazione, Emily e i suoi amici si diressero verso la torre che portava all’aula di Divinazione. Per un’ora si sarebbero trattenuti con la professoressa Cooman, poi avrebbero fatto due ore di Storia della Magia con McSmith. Al solo pensiero Emily perdeva tutto il buonumore con cui aveva iniziato la giornata! Quello infatti era il giorno in cui il professore avrebbe riconsegnato le ricerche e per la prima volta nella sua vita, avrebbe preso un voto inferiore. Era triste, ma di sicuro non si sarebbe mai pentita di quello che aveva fatto, dopotutto lei non aveva lavorato per niente e non le era parso giusto presentare una ricerca con il suo nome scritto in modo così meschino! Scrollò le spalle per dimenticare quello che la aspettava e cercò invece di pensare a quanto si sarebbe dovuto ricredere il professore riguardo a Lawrence. Sorrise mentre lo intravide tra la folla di studenti, che si avviava nell’aula di Divinazione. In quelle ultime settimane, aveva cercato in tutti i modi di avvicinare Lawrence e di ricordargli di partecipare alle lezioni. Lui in un primo momento si era dimostrato piuttosto restio, ma alla fine aveva ceduto alle insistenze di Emily e da alcuni giorni partecipava a “quasi” tutte le ore scolastiche; non solo, persino quando la vedeva, la salutava con qualche cenno impercettibile. Gli amici della ragazza, al contrario, cercavano in ogni modo di non lasciarla da sola e di non farla avvicinare al ragazzo ma questa cosa le dava molto fastidio: non solo non avevano creduto ad una singola spiegazione sulla ricerca, ma non le credevano nemmeno sul fatto che Lawrence fosse un tipo a posto. Emily alla fine aveva rinunciato e temendo di finire proprio come il ragazzo, aveva deciso di non portare più il discorso sull’argomento e di conservare quelle salde amicizie che aveva da anni. L’unica che le credeva, era Lily. I sui amici le avevano detto che lo faceva per assecondarla e perché era troppo piccola per capire certe cose, ma Emily non dava loro retta, perché conosceva la piccola meglio di chiunque altro e sapeva sin troppo bene quanto fosse arguta e perspicace nonostante la sua giovane età; a volte troppo simile a sua madre, era in grado di capire il carattere di una persona, forse meglio di quanto la persona stessa non ne fosse capace da sola! Perciò era impossibile che si sbagliasse, quando le diceva che credeva Lawrence un bravo ragazzo da quando Emily aveva avuto a che fare con lui in Biblioteca per la prima volta.
La ragazza entrò nell’aula di Divinazione e salutò la professoressa Cooman, che li aveva ricevuti con uno dei suoi abiti sgargianti e le decine di bracciali ai polsi. Non appena intravide Emily, il suo sguardo si contrasse e il tono di voce apparve meno allegro del solito. La ragazza non ci fece caso più di tanto, perché era abituata a quell’atteggiamento: dopotutto si credeva che Emily avesse azzeccato molte più previsioni nell’arco di sei anni e mezzo di quante non avesse indovinate lei in tutta la sua vita! Era concepibile quanta poca simpatia provasse per lei! E poi grazie ai moniti di suo padre e di quello di Lily, era abituata anche alle frequenti previsioni di morti che avrebbe dovuto subire in quegli anni.
- Bene ragazzi, oggi il mio occhio interiore – iniziò la Cooman con il suo solito tono “misterioso” – mi ha detto che sarà molto importante se voi riprendete la sfera… forse qualcuno di voi ha bisogno di sapere cosa gli accadrà in futuro…-
-… o magari ce la vuole appioppare agli esami!- esclamò Emily sottovoce verso Jody, la quale trattenne a stento una risatina, mentre annuiva in senso si approvazione. La professoressa parve aver sentito la frase poco carina di Emily, perciò abbandonò lo sguardo perso di sempre, e fissò la ragazza.
- Magari… è proprio lei, signoria Weasley, che ha bisogno di controllare il suo occhio interiore…- affermò sempre con tono sibillino. Questa volta fu il turno di Andrew.
- Giaaaaaà signorina Weasleyyyyy… forse oggi le accadrà qualcosa di sconvenienteeee… forse la Cooman tenterà di strozzarti con uno dei suoi bracciali!- disse alla fine abbandonando il tono lugubre e strascicato. Emily annuì divertita, dopo che la professoressa si fu allontanata per inventare qualche oscuro presagio su di lei.
- Già, così non avrebbe più rivali!-
La professoressa le aveva visto otto volte un Gramo nella tazza del the, quindici volte le aveva detto che sarebbe affogata nel lago vicino alla scuola, più di venti volte che qualcuno la voleva morta (ed Emily aveva sempre pensato ai suoi fratelli), e ormai aveva perso il conto di quante altre sventure le sarebbero dovute capitare. Quel giorno però per una volta le avrebbe dovuto dare ragione…
Emily aveva da poco preso la sfera, quando la Cooman le si avvicinò con fare profetico.
- Allora, vediamo cosa le prospetta il futuro…- le disse guardando nella palla di cristallo e agitando le mani.
- Ma professoressa… forse è meglio se lascia fare a me…- disse Emily senza pensarci troppo. La professoressa si contrasse per la rabbia, mentre lei cercava di rimediare alla svista. Intorno a loro, l’intera classe cercava disperatamente di contenere le risate; persino Lawrence osservava la scena.
- Ehm cioè volevo dire che è bene se lavori io, no? Dopotutto non potrei mai diventare brava come lei se non mi esercito!- cercò di salvarsi così, sforzandosi di sorridere.
- Non c’è bisogno che mi lusinghi signorina Weasley, so bene quello che voleva dire… - le rispose la Cooman perdendo ogni atteggiamento sibillino - comunque in questa materia non esiste la parola esercitarsi! Ci sono solo poche persone portate e queste lo sono sin dall’inizio! Non scorderò certo vostra madre! Non ha mai compreso la vera essenza di quest’arte magica, perché era convinta che esercitarsi fosse più importante!-
Emily iniziò ad irritarsi: come poteva quella vecchia rimbambita parlare in quel modo di sua madre? Cercò di contare fino a dieci mentre la rabbia le cresceva sempre di più e la Cooman continuava a blaterare cattiverie sulla sua famiglia. Tentò di ripetersi che era una Caposcuola e non poteva comportarsi male, ma niente avrebbe più funzionato: stava per scoppiare! Poi il lento strascicare della voce della Cooman venne interrotto da un rumore assordante di vetri in frantumi.
- Lawrence! Che novità! Sei sempre tu che combini qualcosa!- esclamò la professoressa,  voltandosi verso di lui – avanti raccogli tutto e pulisci!- solo allora Emily alzò lo sguardo, e vide che la sfera di Lawrence era caduta a terra ed era andata in frantumi. Che l’avesse fatto di proposito? O era solo una coincidenza? Non si sa come, ma quella cosa fece cambiare discorso alla Cooman. Mentre lui ripuliva per terra, la professoressa non aveva detto più nulla, ed aveva iniziato ad osservare le sfera di Emily.
- Vediamo…- disse riacquistando il suo fare profetico -… vedo qualcuno… qualcuno che lotta con se stesso…ma tu non lo vuoi vedere, lo respingi… e poi vedo… vedo che soffrirai molto, forse per ventiquattro ore, ma poi capirai la verità… … basta il mio occhio interiore non vuole che io sappia di più!- concluse la professoressa.
- M-mi scusi professoressa… ma io non ho capito nulla di quello che ha detto!- esclamò Emily piuttosto confusa: inizialmente aveva collegato Lawrence con quel qualcuno che lotta con se stesso, anche non c’era un vero e proprio senso logico e poi non capiva come lei non volesse vederlo, visto che desiderava il contrario già da un po’; il resto poi, era troppo confuso per essere compreso e molto probabilmente nemmeno la Cooman sapeva dare una spiegazione. Senza contare che tanto per cambiare Emily avrebbe dovuto soffrire per qualcosa, così alla fine della lezione la ragazza si decise di scordare completamente quella strana predizione, sicuramente uno dei tanti fallimenti della professoressa.
Quella tranquillità che Emily aveva recuperato sino al suono della campana, la abbandonò nuovamente subito dopo aver varcato la soglia dell’aula di Storia della magia: infatti, quando finalmente il silenzio aveva ceduto il posto al caos al momento dell’entrata, si rese conto che era assente proprio chi in quel giorno aveva bisogno di essere presente.
- D-dove diavolo si è cacciato Lawrence?- chiese guardandosi intorno.
- Ma che te ne frega! Lascialo perdere quello!- le rispose Andrew mentre si sistemava al suo fianco. Emily sbuffò, troppo delusa da quel ragazzo per pensare alle cattiverie del suo amico.
- Bene ragazzi – iniziò il professore McSmith – per ora ho intenzione di spiegare, ma come ricorderete bene, alla fine della lezione vi dovrò riconsegnare le ricerche!- nella classe si alzò un brusio di voci: quella ricerca era stata parecchio complicata e molti non erano sicuri del risultato.
- Ehm… come siamo andati?- chiese con titubanza uno studente di Corvonero dopo aver alzato la mano. Il professore sorrise.
- Bene, bene – rispose – sono molto soddisfatto dei vostri lavori e c’è qualcuno che mi ha sorpreso davvero tanto!- quelle parole ebbero per Emily l’effetto di una pozione tranquillante. Sicuramente quelle parole erano riferite a Lawrence, perciò era ovvio che fosse sorpreso del suo lavoro! Rimase ad osservare il professore per tutta la durata della spiegazione, con un sorriso fisso sulle labbra, mentre si pregustava i commenti dei suoi compagni e ricordava il discorso che si era preparato per scusarsi con McSmith per il lavoro che non aveva fatto.
Finalmente il professore si decise a concludere la lezione e a prendere in mano le ricerche. Emily era sempre più nervosa, come i suoi compagni, ma il suo era un nervosismo diverso. Se solo ci fosse stato lui in classe sarebbe stato tutto più semplice! Pensò mentre il professore distribuiva le ricerche con una calma snervante. Emily riconobbe immediatamente la ricerca di Lawrence come l’ultima che McSmith aveva in mano. Finalmente si avvicinò a lei.
- E per ultimo voglio premiare la signorina Weasley con il massimo dei voti! Complimenti signorina, la sua è una ricerca perfetta! Sono rimasto estasiato! Questa volta ha battuto se stessa!- Emily fissò sconcertata il professore, che le mostrava la copertina della ricerca: al centro il suo nome era stato scritto da McSmith stesso, e sotto aveva segnato anche il voto, mentre al lato, dove lei aveva scritto il nome di Lawrence, era stato segnata una sufficienza scarsa.
- Ma… ma…- cercò di dire qualcosa, ma non sapeva cosa pensare.
- Mi sarebbe piaciuto metterle un voto ancora più alto se fosse esistito, soprattutto tenendo conto che questo è stato un lavoro singolo…-
- No, si sbaglia!- esclamò lei – quella ricerca io non l’ho toccata proprio! Ha lavorato soltanto Lawrence!-
- Via via, non si inventi stupidaggini! Lo sappiamo tutti che quel tipo non fa mai nulla!- rispose calmo il professore, mentre Emily si sentiva montare di nuovo la rabbia. Possibile che quel giorno dovesse andare così storto?
- Guardi che si sta sbagliando professore. Io ho avuto molti altri impegni e la ricerca l’ha fatto solo e unicamente Lawrence, glielo assicuro!- Emily non si sarebbe mai data per vinta su questo punto. I suoi amici intanto cercavano di farla smettere, ma sembrava tutto inutile.
- Non ha visto professore io non messo la mia firma proprio perché non ho lavorato, mentre ho segnato il nome di Lawrence perché mi sembrava giusto non prendermi il merito di questo compito! Mi deve credere!-
- Signorina, si rende conto di ciò che dice? Non mi dica che adesso vuole lo! –
- No, non lo sto coprendo professore, mi deve credere!- Emily appariva sempre più disperata.
- Ma come può uno come lui, che non ha mai fatto niente scrivere una ricerca del genere, ragioni signorina!- ora anche il professore sembrava irritarsi. Ma Emily non ne poteva più di quella storia: alle parole del professore non seppe più contenersi.
- Uno come lui, uno come lui, sempre e solo uno come lui!- esclamò alzando la voce e sbalordendo tutta la classe compreso McSmith  – possibile che sappiate etichettarlo solo a quel modo!!- la classe era a dir poco sbigottita e il professore così sorpreso che non sapeva più come reagire: forse una delle migliori studenti di tutta Hogwarts, la più ordinata, la più perfetta stava acquistando un atteggiamento a dir poco impossibile per una come lei. E rimasero tutti ancora più sorpresi quando, al suono della campana, che aveva rotto il silenzio cella classe, Emily prese la sua borsa con i libri e si allontanò senza dire niente lasciandoli tutti storditi.
Non appena fu uscita dalla classe la prima cosa che le venne in mente fu di cercare Lawrence. Non era sicura se voleva chiedergli scusa o rimproverarlo perché non si era presentato alla lezione, ma di sicuro aveva una voglia matta di pungere, perché si sentiva terribilmente delusa dall’atteggiamento di tutti i professori, dalle persona che per anni aveva preso come modelli. Possibile che per sette anni nessuno si fosse mai reso conto di quanto Lawrence fosse diverso da come si mostrava?
- Sono tutti degli idioti, non capiscono niente!- esclamò cercando di sfogare la rabbia e la frustrazione. La sua prima meta fu la torre di Grifondoro; appena entrata cercò un po’ ovunque e non tentennò nemmeno quando salì su al dormitorio dei ragazzi. Ma Lawrence non era lì; poi si ricordò del giardino, spesso l’aveva trovato in giro a disegnare o solo ad ammirare il paesaggio e forse in quel momento si trovava proprio lì. Senza attendere oltre uscì dal buco del ritratto e si incamminò velocemente verso il portone principale. Mentre camminava un pensiero pesante le attraversò la mente: era molto probabile che dopo quella sfuriata le avrebbero tolto l’incarico di Caposcuola. Le lacrime le bruciarono ancora di più gli occhi, ma le ricacciò velocemente, ricordando che fare il Caposcuola significava essere giusto con tutti e non tacere su qualcosa, solo perché è contraria a tutta la scuola. Il suo senso di giustizia le era stato inculcato dai suoi genitori sin da quando aveva iniziato a capire e sua madre avrebbe preferito di più vedere sua figlia comportarsi in quel modo, che conservare il suo ruolo di Caposcuola in un modo così meschino. Aveva quasi raggiunto la porta d’ingresso, che un Andrew piuttosto scosso le si avvicinò.
- Ma si può sapere che ti è preso? Ma sei impazzita forse?- chiese preoccupato. Emily non aveva nessuna voglia di discutere con lui in quel momento. Anche solo il pensiero che avesse reagito come tutti gli altri le faceva saltare i nervi.
- Non, non sono impazzita!- rispose acida – e ora scusami ma devo uscire di qui!-
- No, non ti lascio andare se prima non ti calmi un attimo e non mi spieghi che ti è preso prima!- disse lui, artigliandole saldamente un braccio con una mano. Il fatto di sentirsi bloccata irritò ancora di più Emily.
- Lo sai che cosa rischi adesso?- chiese lui senza allentare la presa, quasi per paura che scappasse.
- Sì, ti ringrazio ma lo sapevo già! E poi non mi è preso niente, solo non ne potevo più di quell’atteggiamento che avete tutti nei confronti di Lawrence! Mi avete stancata!-
- Ancora quel tipo…- fece lui irritato non appena Emily aveva pronunciato il suo nome -… ma la vuoi smettere di pensare a lui? se continui così ti rovinerà la vita!-
- Non ne sarebbe capace!- ribatté lei sempre più nera.
- Ma cosa ne vuoi sapere tu di una nullità come lui!- esclamò Andrew al colmo della rabbia. Emily a quelle parole non seppe più resistere e perdendo ogni contegno, mollò un ceffone al biondo. Andrew rimase completamente di stucco, mentre Emily lo fissò per un istante con odio.
- Smettila! Anche tu, sei come tutti gli altri! Anche tu non hai capito niente!- la sua voce uscì fredda e raggelante, tanto che Andrew non potè fare altro che fissarla mentre si allontanava a grandi passi, senza voltarsi indietro ed usciva dal portone principale.
 
Non appena mise piede nell’immenso giardino che circondava il castello, un vento gelido le sferzò il viso e iniziò a tremare. A causa della rabbia infatti, era uscita senza nemmeno prendere il mantello e la divisa da sola non era in grado di scaldarla a sufficienza. Quello, però non era il momento di pensare al freddo, pensò mentre scrollava le spalle e copriva meglio la gola con il maglione. La prima cosa che le venne in mente fu di cercare Lawrence davanti al lago, sulla panchina dove di solito si fermava, ma non lo trovò. Lo cercò dappertutto, fino a spingersi alla capanna di Hagrid, ma il mago sembrava scomparso nel nulla.
- Si può sapere dove sei finito?- chiese senza più speranze, accasciandosi su una panchina di marmo, che le provocò ancora più freddo di quanto non ne provasse già. Sospirò sentendosi una stupida; era uscita senza mantello e rischiava una polmonite con quel freddo e soprattutto non aveva risolto niente. Stava quasi per abbandonarsi al pianto, quando con un gesto indelicato le volò in testa un caldo mantello.
- In quelle condizioni prenderai freddo… non sei normale ad uscire senza niente addosso…- Emily si voltò riconoscendo la voce così odiosamente familiare.
- Si può sapere dov’eri finito? Sono ore che ti cerco!- esclamò ben sapendo di aver esagerato, visto che era trascorsa solo mezzora da quando aveva lasciato la torre di Grifondoro.
- Ero qui in giro…- rispose con il suo solito piglio atono, mentre lei cercava di avvolgersi con il suo soprabito.
- Ed è stato più importante andartene a spasso invece di venire a lezione di Storia della Magia?- chiese ancora lei detestando profondamente quel tono di indifferenza che lo caratterizzava. Lawrence non rispose e continuò a fissare un punto indefinito del paesaggio autunnale.
- Allora? Perché non mi rispondi? Se fossi venuto avresti potuto dire la tua sulla ricerca! Lo sai che McSmith non ha creduto al fatto che avevi lavorato solamente tu?- disse lei mentre la rabbia le montava.
- Lo immaginavo…- rispose lui, come se la cosa non lo interessasse. Emily non credeva alle sue orecchie.
- E non ti interessa? Non ti importa nulla?- Emily continuò, visto che lui non accennava a rispondere – Hai fatto un lavoraccio da solo con quella ricerca e non è giusto che tu prenda una sufficienza scarsa, mentre a me vanga dato il massimo dei voti! Io non ho fatto niente!-
Finalmente lui parlò:- Non ti devi preoccupare, a me non interessa più di tanto…-
- E a me sì invece!- esclamò lei senza ormai contenersi più – E’ una questione di rispetto, ma mi sembri peggio di loro che ti considerano un poco di buono! Possibile che non ti importi di avere una vita migliore qui a scuola?- Lawrence rispose scrollando le spalle, come a dire per l’ennesima volta che non aveva alcun motivo di arrabbiarsi come lei.
- A me va bene così, non ti preoccupare…-
- Basta, smettila!- gridò Emily; quel suo atteggiamento la faceva soffrire di più del comportamento dei professori -… e va bene, vorrà dire che non mi preoccuperò più di te! Non me ne importa più niente! - e mentre l’eco delle sue urla riecheggiavano per tutta la zona deserta, Emily gli lanciò il mantello addosso, si voltò e ritornò nel castello. Lawrence continuò a fissarla finché non sparì dietro l’angolo e sul volto aveva un’espressione così insolita per uno come lui…
 
- Emily, cosa ti è successo!?!- chiese Lily preoccupata per il viso stravolto e rigato dalle lacrime dell’amica. Emily aveva corso fino alla sua stanza e solo allora si era abbandonata alle lacrime. Lily l’aveva incrociata che correva lungo uno dei tanti corridoi e aveva immediatamente intuito che qualcosa non andava. Senza pensarci su due volte aveva salutato le sue amiche e si era diretta verso la stanza di Emily.
- Allora, mi vuoi dire che cosa ti è successo?- nella stanza si trovavano solo loro due. Jody e Annah, ancora non si erano fatte vedere e di questo Emily ne fu felice: loro non avevano mai creduto ad una sola parola di quello che Emily aveva detto, perciò in quel momento non le sarebbero certo state d’aiuto.
- Ho capito che Lawrence è uno stupido, ecco cosa è successo!- esclamò la ragazza, la voce ovattata per via del viso nascosto sotto il cuscino. Lily non riuscì a comprendere dove volesse arrivare, ma attese comunque che fosse Emily a parlare.
- Sai cosa ha fatto oggi?- disse infatti all’improvviso rivolgendo uno sguardo bisognoso di comprensione a Lily - Non si è presentato in classe all’ora di Storia e quando quel deficiente di McSmith ha consegnato le ricerche nessuno ha voluto credere che il lavoro l’aveva fatto Lawrence e non io! Se fosse stato presente avrebbe potuto anche discolparsi! Ma lui dice che non gliene importa niente!- concluse affondando di nuovo la testa nel cuscino.
- Ah…- Lily non sapeva cosa dire. In qualche modo aveva temuto che fosse andata a finire in quella maniera, ma adesso non riusciva a trovare la parole adatte, perciò si limitò a cercare di calmare Emily.
- Adesso smettila di piangere Emily! Non è da te!- esclamò sorridendole. Emily a quelle parole cercò di darsi un contegno e si asciugò le lacrime con la manica del maglione.
- Oh Lily, e pensare che dovrei farti io da sorella maggiore!- piagnucolò la ragazza. Lily sorrise.
- Che vuoi dire? Che sono ancora una bambina? Guarda che fra non molto compirò dodici anni!- Emily sorrise a quell’esclamazione e arruffò dolcemente i capelli della ragazzina: era sempre capace di farle tornare il buonumore…
- Ho deciso Lily!- disse dopo qualche istante di riflessione – Ormai non mi tiro più indietro! Da ora in poi che se la veda da solo, non ho più intenzione di aiutarlo! Per colpa della sua strafottenza ho rischiato la mia carriera scolastica e ancora non so cosa mi capiterà… però a lui non importa niente! Bene, allora non importa più neanche a me! Peggio per lui! Lo ignorerò e farò finta che non esista, ecco cosa farò! Addio Lawrence!- concluse infine alzandosi da letto. Lily la fissò per un attimo sorpresa, ma Emily non ci fece caso e continuò a parlare ripetendo sempre le stesse cose per convincersi a dimenticare quel ragazzo, mentre si avviava verso l’uscita.
-… lo dimenticherò!…- continuava a ribattere. Lily sospirò rassegnata.
- Non credo che sarà così semplice, Emily!-
 
Continua…  
   
 
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