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Autore: TheGhostOfYou    04/03/2012    4 recensioni
-Anche io un giorno vorrei essere così felice.- rispose lei, evitando accuratamente di guardarlo negli occhi. Harry si sentì malissimo; avrebbe preferito che piangesse, che sfogasse la sua rabbia su di lui, che lo insultasse. Invece Ginny era calma, resisteva alla tempesta che aveva sconvolto le loro vite come le foglie più forti resistevano al vento che si era alzato, e che impetuosamente cercava di staccarle dall'albero. Non piangeva, ed Harry le fu grato. Non sapeva come comportarsi con lei, non ricordava nemmeno il suo nome, a volte. - Ci vediamo, Harry.- gli disse semplicemente, prima che lui potesse rendersi ridicolo in tutti i modi possibili.
Il ragazzo si voltò a guardarla, dandosi dell'idiota da solo. Come poteva farla scappare in quel modo? Come poteva lasciare che le loro vite si dividessero così, con due semplici parole?
-Sei un idiota, Harry Potter.-
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter | Coppie: Harry/Ginny
Note: Lemon, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
- Questa storia fa parte della serie 'One shot <3'
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Pairing: Harry/Ginny; Hermione Granger come comparsa.
Genere: Romantico, Sentimentale
Avvertimenti: Missing Moment, One Shot
Rating: Giallo, c'è un piccolissimo momento Lemon
NDA: Ginny ha baciato Harry per il giorno del suo diciassettesimo compleanno; non hanno più avuto modo di parlare, ma il ragazzo scopre di avere bisogno di lei, di saperla vicino in un momento tanto delicato per lui. La one shot è basata sulla canzone Trouble dei Coldplay.

 

 

Come le foglie d'autunno

 

Oh no, I see,
A spider web is tangled up with me,
And I lost my head,
The thought of all the stupid things I’d said.

 

 

Harry Potter osservava i preparativi per la festa del matrimonio di Bill e Fleur; l'estate volgeva al termine, e le prime foglie cominciavano a cadere dagli alberi. Harry si sentiva come quelle foglie; troppo giovani per cadere, ma costrette a farlo a causa di una semplice folata di vento. Era troppo giovane per morire, per cedere alla signora con falce  e martello che si divertiva a seminare dolore in quello strano mondo, ma sentiva che quella guerra avrebbe decretato la sua fine. Sembrava vivesse quella vita da anni, e cercava nelle foglie che volteggiavano intorno a lui la ragione di quell'ansia che dal giorno del suo compleanno lo attanagliava.
Al centro del giardino della Tana, alcuni uomini, aiutati dal signor Weasley e da Bill, stavano alzando un tendone candido, che avrebbe ospitato la cerimonia ed il ricevimento; l'emozione di Bill si vedeva in ogni cosa che faceva. Spesso, quando guardava Fleur, gli tremavano le mani ed andava in giro con un sorriso ebete. Anche lui avrebbe voluto avere quello sguardo, sentire il cuore battere ed emozionarsi per qualcuno.
Non c'era spazio per la felicità ed i bei sentimenti nella sua vita, non in quel particolare momento. Eppure, nonostante Lord Voldemort e gli Horcruxes fossero la sua principale preoccupazione, il fatto di vivere da settimane sotto lo stesso tetto di Ginny Weasley lo inquietava non poco. Aveva cercato di mettere da parte i suoi sentimenti, evitando lo sguardo accusatore di lei e quello preoccupato di Molly Weasley, che lo considerava come e più di un figlio. Alla Tana Harry si era spesso sentito a casa, ma in quel frangente avrebbe voluto scappare, chiudersi in una camera buia e non pensare a lei.

Perchè più doloroso della morte era il pensiero di quello che entrambi avrebbero potuto essere.

 Se Harry non fosse stato condannato, non fosse stato il Prescelto, forse quello poteva essere il suo matrimonio. Avrebbe potuto ballare con Ginny, tenerla tra le braccia e sorridere agli invitati, ripetendo quando fosse fortunato ad averla come compagna di vita.
- Non ho mai visto Bill così felice.- Ginny era comparsa al fianco di Harry, facendolo sobbalzare. Indossava un semplice vestito nero, ed aveva i capelli raccolti in una coda spettinata. Sembrava assorta nei suoi pensieri, ed improvvisamente Harry capì di voler far parte di quei pensieri.
- Io...- ma ad Harry si era seccata la gola, come sempre in sua presenza. Il profumo dei capelli di Ginny gli solleticò le narici ed il ragazzo fu incapace di pronunciare nient'altro che non fosse. - Si.-
- Anche io un giorno vorrei essere così felice.- rispose lei, evitando accuratamente di guardarlo negli occhi. Harry si sentì malissimo; avrebbe preferito che piangesse, che sfogasse la sua rabbia su di lui, che lo insultasse. Invece Ginny era calma, resisteva alla tempesta che aveva sconvolto le loro vite come le foglie più forti resistevano al vento che si era alzato, e che impetuosamente cercava di staccarle dall'albero. Non piangeva, ed Harry le fu grato. Non sapeva come comportarsi con lei, non ricordava nemmeno il suo nome, a volte. - Ci vediamo, Harry.- gli disse semplicemente, prima che lui potesse rendersi ridicolo in tutti i modi possibili.
Il ragazzo si voltò a guardarla, dandosi dell'idiota da solo. Come poteva farla scappare in quel modo? Come poteva lasciare che le loro vite si dividessero così, con due semplici parole?
- Sei un idiota, Harry Potter.-
Hermione Granger teneva in mano un libro di Pozioni avanzate; i suoi capelli erano più spettinati che mai, ed il suo maglione troppo grande per lei la faceva sembrare più fragile di quello che in realtà fosse.
Sorrideva tranquilla, e sembrava che fosse perfettamente concentrata sulla lettura di una pozione; Harry in realtà sapeva che aveva visto e sentito tutto.
- Me lo dico tutti i giorni.-
- Continua a ripetertelo allora.- la ragazza finalmente aveva chiuso il libro e si era seduta accanto a lui, cominciando a strappare un po' di erba secca con la mano destra. - Quello che vuoi non è lasciarla, vero?-
Harry scosse la testa; ci aveva messo tanto a capire quanto tenesse a Ginny; era dura separarsi da lei.
- Che altro dovrei fare? Lasciare che Voldemort la prenda e la uccida per colpire me?- la sua voce era poco più di un sussurro, ma gli costò un sacco di energie confidarsi in quel modo. - Vorrei correre da lei e baciarla, tenerla stretta a me, ma non posso.-
- Non puoi o non vuoi?- nuovamente, Hermione sorrise tranquilla. - Se c'è una cosa che questa stupida guerra mi ha insegnato, è che occasioni come queste non si sprecano. Non devi lasciarla, Harry. Devi permettere che il vostro amore ti dia la forza che ti serve per andare avanti.-
Fu in quel momento che Harry capì: Lord Voldemort godeva nel separare le persone, nel dividere coloro che si amavano per strisciare tra di loro ed insinuare il dubbio e la crudeltà.
- Grazie, Hermione.- disse, sorridendo all'amica per poi alzarsi e correre in direzione di Ginny.
Aveva bisogno di lei, aveva tremendamente bisogno di lei, della sua forza, della sua bellezza e della sua positività. Aveva bisogno di sentirla tra le sue braccia, di accarezzarla, di amarla.
Magari l'indomani si sarebbe pentito di quel gesto, ma essere consapevole della propria morte lo aveva reso coraggioso come forse non lo  era mai stato. Velocemente, si mosse, raggiungendola dietro il capanno degli attrezzi. Ginny era seduta su una sedia improvvisata, composta da alcuni pezzi di legno impilati gli uni sugli altri. Quando lo vide, sorrise appena.

And I never meant to cause you trouble,
I never meant to do you wrong,
And I, well if I ever caused you trouble,
And oh no, I never meant to do you harm.

 

- Cosa ci fai qui? Lord Voldemort potrebbe trovarti e torturare me.-
Harry si avvicinò e le prese le mani tra le sue, cercando di sorridere e di pensare a quanto meravigliosa potesse essere la vita con lei.
- Adesso mi devi ascoltare. So di averti fatto del male e me ne pento.- era calmo, ma dentro il suo cuore batteva furioso. - Il bacio che mi hai dato per il mio compleanno è stato... Non lo so. Ma se anch'io ti baciassi, ora, reagiresti indifferente...!? -
- Cosa stai cercando di dirmi, Harry?-
Harry si avvicinò e le prese il viso tra le mani.
- Sto cercando di dirti che voglio viverti finche ne ho la possibilità.-
La baciò con irruenza, con prepotenza e con tutta l'urgenza del momento. Mentre le loro mani si cercavano, si trovavano e si intrecciavano, Harry sentì di essere al sicuro, di essere davvero a casa. Mentre le loro labbra tremavano le une contro le altre, Harry sciolse il nodo che teneva i capelli di Ginny legati e passò una mano tra i capelli. Cercò di imprimere nella sua mente ogni sensazione, ogni lieve sussulto ed ogni parola che si stavano sussurrando.

Era come essere una foglia autunnale, trasportata da un vento dolce e leggero.

- Sei felice ora?-
- Si.- rispose Ginny, lasciando che una mano di Harry le togliesse delicatamente la spallina del vestito.

In quel momento, non esisteva nulla se non loro.

 

****

Ginny guardò la folla disperdersi, mentre i Mangiamorte intorno a loro cominciavano ad arrivare. Sapeva che quello sarebbe stato il momento di dire addio ad Harry, ma non voleva accadesse così in fretta ed in quel modo. Dal pomeriggio nel capanno erano stati molto insieme, suscitando i commenti acidi di Ron ed i sorrisini di Hermione.

Aveva trovato la sua felicità, quella che cercava da tempo.

Non ebbe nemmeno il tempo di salutarlo. I loro occhi semplicemente si incrociarono, ed Harry mormorò qualcosa che lei pensò di essersi immaginata. Li vide sparire, risucchiati dal vortice della Materializzazione, e per la prima volta nella sua vita pianse.

Il suo momento felice se n'era appena andato, sparendo con Harry nella notte.

Un colpo di vento fece cadere una foglia, di un colore strano e bello allo stesso tempo; verde con delle sfumature marroncine. Ginny sorrise, prendendo quella foglia ed infilandola nella piccola borsetta che indossava quel giorno.

- Anche io ti amo, Harry.-

 *****
La storia avrebbe dovuto partecipare al contest "Magia di una frase" ma purtroppo la giudiciA non si è più fatta viva; peccato perchè la storia mi piace parecchio, è una rivisitazione di quell oche è successo quell'estate alla tana.
Per qualsiasi cosa, la mia pagina faceboo è qui.

   
 
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