La storia che attanaglia Mystic Falls non è un
confronto tra Bene e Male, come in genere banalmente si afferma. É per lo più
legato alle scelte che ogni persona è costretta a fare; ognuno di noi è
destinato a scegliere delle opzioni nella vita e da questo ne dipenderà il suo
cammino e scoprirai solo alla fine se è stata la scelta giusta, o se
cadrai nell’abisso che ti sei prescelto.
Ma nessuno nasce cattivo. Sono le proprie
scelte, considerazioni oppure le azioni degli altri e le atroci conseguenze, a
farlo diventare.
In ogni caso, comunque, ognuno di noi deve
lottare per le proprie scelte, nel bene e nel male. Bisogna combattere per ciò in cui si crede, anche se
in pochi si cimentano in tale azione, perché la scelta più facile sarebbe
arrendersi, non rischiare e cedere, per non dover affrontare le conseguenze e
smettere di logorarsi.
Senti di non aver mai
vissuto se non combatti per ciò che ami e per ciò in cui credi… ma il destino è crudele e la verità ferisce
maggiormente chi non si merita di soffrire.
Un uomo fa ciò che può,
ciò che gli detta il cuore finché il suo destino si rivela. E allora non potrai
più sottrarti.
4 CAPITOLO
La notizia di ciò che Esther aveva fatto destabilizzò tutti, Briony in primis. Fin
dall'inizio aveva sentito come un campanello d'allarme che l'avvertiva che
sarebbe successo qualcosa di orribile alla festa, ma alla fine era arrivata
troppo tardi. E nonostante fosse soltanto colpa di Esther, Briony invece sentiva
quella colpa gravare sulle sue spalle. Se avesse avvertito subito Elijah, se
non avesse tentennato a quest'ora lui non correrebbe il rischio di morire e di
svanire dalla sua vita. Questa volta per sempre.
Quando aveva visto Elijah bere lo
champagne si era sentita morire, come se quell'incantesimo letale avesse
colpito anche lei. Quel vuoto dentro di sé però era stato ricolmato dalle
rassicurazioni di Elijah perché se c'era qualcuno che poteva risolvere quella
situazione era lui, sebbene questa volta doveva mettersi contro alcuni membri
della famiglia e la cosa lo logorava.
Briony lo
percepiva questo, ma non sapeva come fare per confortarlo perché neppure lei
riusciva a rassicurare se stessa: il vuoto dentro di sé era riaffiorato
prepotentemente per colpa della paura.
Paura di perderlo ancora una volta.
Questa paura minava ogni sua
convinzione perché i rischi erano troppo alti, e avrebbero portato nelle
maggiori probabilità alla morte di Elijah e di tutti gli altri Originari. Se
ciò fosse accaduto, se il suo incubo peggiore si fosse avverato, lei cosa
avrebbe fatto? Come sarebbe sopravvissuta dopo aver donato così tanto ad un’altra
persona?
Sarebbe stata come quei piccoli fiori
che quando vengono strappati dalla loro radice, dalla loro linfa vitale, alla
fine finiscono per appassire... Perché non hanno più alcun appiglio per
sopravvivere.
Anche lei sarebbe appassita proprio
come quei fiori.
Briony si
distolse all'improvviso dai suoi pensieri contorti per sentire meglio la
conversazione tra Elijah e le sue sorelle. Si trovava a casa loro, Briony stava
letteralmente origliando ciò che si stavano dicendo, con la speranza di non
venire scoperta.
Elijah per il momento aveva informato
solo Rebekah e Gwendolyn, le quali appena scoprirono cosa la madre aveva fatto
sgranarono gli occhi shockate e totalmente incredule.
"Sei sicuro che non sia soltanto
una trappola di quella sgualdrina di Elena? Nostra madre ci vuole bene. Non ci
tradirebbe mai e vuole davvero riunire la nostra famiglia." disse Rebekah per cercare di difendere la madre e la visione di
famiglia, ma il suo tono deciso venne subito frantumato da Elijah, che era arci convinto che Esther tramasse alle
loro spalle per liberarsi dei figli.
Rebekah scosse
la testa negando a se stessa quella cruda realtà che prima aveva vissuto con il
padre e ora con la madre. Gwendolyn invece, che sembrava più lucida e seria della sorella
minore, chiese: "Che cosa pensi di fare ora, Elijah?"
Il vampiro spiegò in poche parole che
avrebbe fermato la madre ad ogni costo. Quel "ogni costo" risuonò
molto eloquente e indicava che avrebbe fatto qualsiasi cosa, anche sporcarsi le
mani.
"Gli altri che dicono?"
domandò Gwendolyn indecisa stringendosi nelle spalle.
"A Klaus non bisogna dir niente
perché creerebbe soltanto più danni. Lo stesso vale per Kol che conoscendolo farebbe qualche pazzia, mandando a
monte ciò che ho in mente."
"E Finn?"
"Non mi fido di lui. Sicuramente
c'è lui dietro questa storia e starà appoggiando nostra madre"
Gwendolyn sbattè le palpebre sconcertata dalla dichiarazione fredda di
Elijah.
"Che idea blasfema é
questa?"
"Sarebbe così surreale? Lui
detesta ciò che siamo, l'ha sempre fatto."
"Questo non é vero..."
sussurrò Rebekah ma Gwendolyn la interruppe all’istante.
"Non vorrai fare del male a
nostro fratello spero!"
Lo sguardo dell’Originario era così
minaccioso che le sorelle impallidirono e il sangue gelò più del normale.
"Voglio che mi guardi in faccia
e mi dica la verità, cioè che ha intenzione di ucciderci tutti."
Il vampiro infatti era sempre stato lento a
dimenticare i tradimenti o inganni fatti alle sue spalle, ma mai avrebbe
pensato che si sarebbe voluto vendicare di un altro fratello, al di fuori di
Klaus.
In lui brillava un fuoco gelido che lo mostrava feroce
per ciò che sarebbe stato costretto a fare per difendere se stesso, e coloro
che amava. I fratelli e genitori traditori e meschini non rientravano
totalmente in quella categoria da salvaguardare.
Elijah chiese infine a Rebekah di tenere in ostaggio Elena Gilbert per avere un
vantaggio sui fratelli Salvatore e usarla come esca, se fosse sopraggiunta
l’occorrenza. La biondina subito si mostrò entusiasta all’idea di poter
finalmente farla pagare a quella sotto specie di martire incallita.
Il vampiro si voltò poi verso l'altra
sorella, che stava rimuginando da qualche minuto con sguardo assente, e Elijah
la guardò allora accigliato visto che i pensieri di Gwendolyn molto spesso erano più folli di quelli di Finn.
"Gwendolyn?"
Lei sospirò rumorosamente abbassando
lo sguardo.
"Lasciamo le cose come
stanno.." sussurrò a bassa voce.
Rebekah e
Elijah la guardarono allibiti non riuscendo a capire che cosa le balenasse per
la testa.
"Perché dobbiamo lottare per
qualcosa che non esiste più? Nostro padre é morto, nostra madre ci odia a tal
punto da volerci ammazzare, e nostro fratello ci ha uccisi senza pietà lasciandoci
per secoli dentro delle bare! La nostra famiglia ormai non esiste più, si è
spezzata nel momento stesso in cui ci siamo trasformati in vampiri, e ora
stiamo vivendo una semplice fantasia credendo che tutto tornerà alla normalità… Ma non sarà
mai così, ovunque noi andiamo la gente muore! Forse nostra madre ha davvero ragione
a definirci dei mostri!” sussurrò flebilmente con le lacrime agli occhi.
Elijah restò ammutolito di fronte a
quella reazione e il suo sguardo divenne all’improvviso duro, come se quelle
parole l’avessero ferito come una lama affilata. Invece Rebekah rimase profondamente offesa da ciò che aveva detto la
sorella, infatti replicò con durezza:
”Che aiuto ci stai dando in questo
momento? Dovremmo essere uniti invece tu scappi come hai sempre fatto! Avevi
così tanta voglia di uscire dalla bara, come mai ora ti sei convertita al
suicidio?”
Gwendolyn non
aveva smesso di piangere, le sue lacrime sembravano gocce di cristallo che
cadevano su una nuda roccia, ma quando si voltò verso Rebekah smise di farlo:
“La cosa è ben diversa Rebekah! Nessuno vorrebbe essere ucciso dal proprio fratello
e senza alcuna ragione poi! E senza offesa vorrei scegliere io la mia fine, non
deve decidere qualcun altro per me. Sono stanca di questa immortalità vuota che
offre solo e soltanto solitudine!”
“Non deve essere per forza così… ti avevamo chiesto di venire con noi secoli fa, ma tu
di tua spontanea volontà hai scelto di rimanere da sola.” Mormorò Elijah
gelido.
“E seguire Klaus? Fossi pazza! Vi
avevo avvertito che nostro fratello non c’era tanto con la testa, che era
completamente andato! Non avevo mai creduto che Mikael fosse stato capace di uccidere Esther, sapevo fin da subito
che era opera di quel pazzo perverso di Klaus! Ma nessuno di voi mi ha creduta,
anzi mi avete dato addirittura della bugiarda sclerotica. Ah, aspetto ancora le
vostre scuse per questo.” Rispose Gwendolyn sinceramente offesa, cominciando a vagare per la
stanza come se non sopportasse gli sguardi gelidi e freddi di suo fratello e di
sua sorella, che la stavano trafiggendo.
“Quindi che hai intenzione di fare?
Tradirci anche tu?” chiese Elijah duramente.
Gwendolyn sospirò
e si voltò verso di loro. Sembrava una di quelle persone che tornano a casa al
mattino totalmente ubriache, prive di senno, con le scarpe infilate nelle mani,
chiedendosi "che ci faccio io qui?"
Alla fine rispose:
“Io… io non farò
niente. Non ostacolerò nostra madre perché anche voi sapete in cuor vostro che
sta facendo la cosa giusta. Tanto ormai cosa abbiamo da perdere? La nostra vita
è stata un completo disastro e potrà soltanto peggiore col tempo. Ma non
ostacolerò neanche voi, perchè non voglio morire a spese vostre…” sussurrò
flebilmente, ricominciando a versare piccole lacrime.
Forse ai loro occhi poteva sembrare
un’ipocrita visto che aveva sempre dimostrato della collera verso Klaus per
averla ammazzata, mentre ora sembrava acconsentire al piano di Esther… Ma lei era diversa da ciò che era 300 prima… ogni cosa era
cambiata e non le rimaneva niente per cui lottare. Le sue illusioni di una vita
normale e felice erano crollate in pochi giorni e ora ne stava pagando i
rischi.
“Qui l’unica pazza sei tu Gwendolyn.. ti rendi conto di quello che dici? Vuoi mollare in
questo modo?” domandò Rebekah in tono arrogante.
“No Rebekah. A contrario di voi io sono realista. Nostra madre ci
ha maledetti il giorno in cui ci siamo trasformati… ci portiamo dietro soltanto dolore, sofferenza e
morte. Questa realtà fa schifo. Come si fa ad essere così illusi? Chiunque ci
sta accanto si autodistrugge per colpa nostra!” Gridò in preda alla rabbia che
però conteneva soltanto disperazione. Fu come se i suoi sentimenti scoppiassero
in un botto, e per colpa di quello sfogo a cui non era affatto abituata, Gwendolyn decise di volatilizzarsi fuori dalla stanza senza dir
più niente.
Ma mentre si dileguò fuori dalla
stanza si imbatté in Briony, che era rimasta
appostata dietro la porta per tutto il tempo.
La ragazza sgranò gli occhi temendo
che stesse per dire qualcosa, ma l'Originaria si fermò a qualche passo da lei e
la fissò con sguardo vacuo, il viso si era arrossato per colpa delle lacrime
facendo gonfiare i suoi occhi blu - grigi.
Sembrava così spiritata che Briony temette le saltasse addosso e infilasse i denti nel
suo collo, per far sbollire la rabbia.
Ma la vampira se ne andò velocemente
senza sfiorarla neanche con un dito.
Evidentemente il suo odore non le
piaceva proprio.
Elijah nel frattempo rimaneva
immobile come la pietra dentro la stanza, e i suoi occhi ritornarono gelidi
come i primi giorni in cui Briony lo aveva
conosciuto. L’Originario non voleva dar peso alle parole folli della sorella ma
qualcosa si mosse dentro lui, qualcosa che aveva dimenticato di provare in
tutti quei secoli...
Rebekah però
scosse la testa cercando di rimanerne indifferente e se ne andò lanciando un
ultimo sguardo ad Elijah, che restò solo nella stanza in balia di se stesso e
delle emozioni contrastanti che stava provando in quel momento, come se fosse
in lotta con una parte di sé.
Ad un certo punto lui si girò e diede
le spalle a Briony, anche se non si
era accorto che fosse lì; Elijah si avvicinò sempre di più al muro e appoggiò
il braccio alla parete, come se così potesse riuscire a contenere il rammarico,
la delusione e la rabbia per ciò che doveva sopportare a causa della madre, e
della sua doppia natura.
Briony lo
guardò tristemente non riuscendo a sopportare di vederlo così lacerato... Pensò
inevitabilmente a ciò che aveva detto Gwendolyn.. Che erano tutti maledetti e che portavano soltanto
dolore e morte nella vita di coloro che amavano...
Ma Elijah non era un mostro...
La sua Ombra non gravava su di lei e non era spaventata da ciò che era. A
dispetto delle aspettative, la sua vita non era stata oscurata dalla presenza
del vampiro, anzi le aveva donato quel motivo per cui valesse la pena vivere e lottare…
perché il cuore, prima di incontrare
Elijah, lo aveva perso e il giorno in cui si era resa conto di amarlo si era
sentita viva, intera. Non più spezzata o sbriciolata.
Se gli altri fossero riuscito a
vederlo, come lei vedeva lui, allora avrebbero capito che sotto la facciata
Elijah era ancora più nobile e straordinario.
Forse gli altri non lo notavano
perché ne erano terrorizzati, ma lei lo sapeva... Lo percepiva... A Elijah
importava della vita umana. Più di tutti gli altri.
Allora si avvicinò lentamente a lui,
cercando di non far rumore. Voleva con tutto il cuore donargli il suo appoggio
e il suo aiuto per dimostrargli che non era solo. Che non era un mostro.
Allungò il braccio verso di lui e
appoggiò delicatamente la mano sulla sua spalla. Ma non appena Elijah sentì il
suo tocco si scansò come una belva braccata e scacciò via con violenza il suo
braccio. Ma facendo così involontariamente schiaffeggiò un angolo della guancia
di Briony, che subito si allontanò sorpresa da quel gesto
puramente impulsivo.
Tuttavia quello che era sconvolto era
lui.
Fu colpito come da una freccia quando
si accorse di ciò che aveva fatto e la sua collera, prima rivolta alla madre,
si rivolse su se stesso quando vide Briony toccarsi la guancia dolorante.
Sebbene Elijah lo avesse fatto
involontariamente, non riusciva a capire come avesse potuto alzare le mani su
di lei, che era l'unico essere di cui realmente gli importava, al di fuori
della sua famiglia. Si sentiva un mostro più di quel che era già, la sensazione
artigliate di poco prima crebbe dentro di lui.
“Briony…” La voce di Elijah era
così flebile che sembrava disumana, priva di vita.
Lei tuttavia si riscosse e gli
sorrise timidamente per dimostrargli che andava tutto bene, che non le aveva
fatto niente. Lasciò andare la mano sulla guancia cercando di non dar peso al
pizzicore bruciante, di non far sentire Elijah ancora più in colpa e di non
aggravare il suo tormento.
“Sei riuscito a trovare un modo per
contrastare Esther?” domandò sviando il
discorso.
Elijah però distolse lo sguardo da
lei, come se non volesse guardarla: “Ho parlato con Rebekah. Riuscirò a fermarla.” Rispose inespressivo.
“Voglio aiutarti, verrò con te.”
rispose Briony in tono deciso, ma subito lui la guardò cambiando
decisamente espressione.
“Non se ne parla neanche. Sarà un
vero inferno quando troveremo Esther per fermarla dal
suo intento omicida, e ti voglio lontana il più possibile.” Esclamò in tono
autoritario senza ammettere nessuna replica da parte sua; ma Briony rimaneva ferma
nelle sue idee perché non voleva risultare inutile.
“Lo so, sarà pericoloso ma non è la
prima volta che affronto dei rischi. E poi sarò con te” rispose come se non
avesse nulla da temere se lui sarebbe stato al suo fianco.
Ma il volto di Elijah si fece più
temibile che mai al fine di cercare di dissuaderla per due motivi estremamente
importanti: voleva proteggerla dal pericolo che stava per incombere quella notte… e cosa più importante… non voleva che vedesse ciò di cui lui era capace. Non
si sarebbe fermato... non si sarebbe fatto alcuno scrupolo questa volta per
ottenere ciò che voleva.
Per questo la voleva lontana quel
giorno: non voleva che Briony vedesse quella
parte di lui che magari lei aveva sempre ignorato, e averne poi paura. Non voleva
scorgere il terrore e il disgusto nei suoi occhi verdi, che lui in parte
credeva di meritarsi da sempre.
Perché era vero, Elijah sapeva essere
crudele quanto Klaus, forse anche di più. A volte la sua morale non bastava a
soppiantare la sua vera natura, il mostro che albergava dentro la sua corazza, e che certe volte
rischiava di fuoriuscire con ira terrificante proprio per la freddezza di base
del suo carattere.
“Non voglio che tu corra rischi. E su
questo non transigo.” Esclamò di nuovo, cercando di convincerla con il suono
duro delle sue parole.
Quella voce aveva sempre avuto il potere di smuovere
coloro che non lo stavano ad ascoltare e di vincere chi gli si
opponeva. Di solito poi quando ne alzava il tono, faceva
tremare le travi del soffitto e scuoteva il malcapitato interlocutore fin nel
profondo. Ma quando l’abbassava l’implicita minaccia che trapelava dal tono
sommesso suonava ancora più inquietante.
Briony però rimaneva ferma e determinata,
cercando di tenergli testa, ma dopo qualche minuto non riuscì più a sostenere
lo sguardo penetrante del vampiro e fu costretta a distogliere lo sguardo: “Ok.
Cercherò di non mettermi nei guai.” Mormorò tranquillamente.
Sentì la debole risata del vampiro che finalmente si
era ammorbidito: “Questo è chiaramente impossibile”
La ragazza cercò di fingersi offesa e fece una smorfia
di disapprovazione, che fece sorridere lievemente Elijah. Anche se nei suoi
occhi non c’era alcuna traccia di ironia; si vedeva che la faccenda di Esther lo angustiava terribilmente.
Come se il fatto che la madre volesse rimediare al male
che aveva creato, al male che era costituito dai suoi figli, avesse
fatto nascere in lui qualcosa di oscuro che non provava da tempo: senso di
colpa. Disprezzo per se stesso.
Briony riuscì a percepirlo semplicemente
guardando le sue espressioni e la profondità dei suoi occhi. Si sentì spezzata
in due dal suo tormento.
“Qualunque cosa farai… io
so che sarà quella giusta..” gli sussurrò.
Elijah la guardò per un tempo indefinito, poi sviò lo
sguardo come se le sue parole nonostante tutto non avessero scalfito la durezza
del suo sguardo. Anzi a dispetto di tutto, l’avevano aumentata.
Briony si inumidì le labbra:
“Voglio che mi prometti una cosa però: che starai
attento e che non ti farai ammazzare. Non farmi far ripetere la promessa che mi
hai fatto il giorno in cui ti ho tolto il pugnale… per
la seconda volta!” esclamò Briony in tono
ironico avvicinandosi a lui, che finalmente tornò a guardarla normalmente. “Me
lo chiedi soltanto per riscuotere un debito?” la sfidò lui con fare misterioso.
Briony fece un mugolio e gli si avvicinò come
per mettergli a posto i bottoni: “Può anche darsi. Non sei l’unico che ci tiene
alle promesse” gli disse mettendo piano la testa sul suo petto per poi inclinare
la schiena all’indietro in modo casuale.
Ed era vero, a parte ciò che li legava, Briony anche lei ci teneva che qualcuno mantenesse le
proprie promesse e lui le aveva giurato che non l’avrebbe lasciata mai più.
Ma nessuno poteva sapere come sarebbe andata a finire… cosa riserbava loro il destino.
La cosa che più desiderava però era poter rimanere con
lui, per sempre.
Elijah sembrò che le avesse letto nella mente in
quell’istante, infatti si avvicinò a lei e la guardò profondamente negli occhi:
“Stai attenta a ciò che desideri” sussurrò
affascinante, accarezzando lievemente con la punta delle dita l’angolo della
sua guancia dove l’aveva colpita.
Briony sussultò all’istante sentendo il
viso andare in fiamme e deglutì avvertendo il silenzio che era calato nella
stanza. Quel silenzio era intenso, vibrante, come se le impedisse di respirare.
L’espressione di Elijah nel frattempo era diventata
strana, e la mente di Briony si
svuotò.
Ma lui era un vampiro, lei un’umana. Il suo desiderio
non si sarebbe mai avverato se la situazione rimaneva immutabile.
Elijah abbassò la mano, avvicinandosi lentamente e
tenendo sempre uno sguardo serio e intenso che lo rendeva bellissimo, ma suo
malgrado fatale.
Lei deglutì ancora pensando a cosa sarebbe potuto
accadere in quel frangente, e soprattutto dopo che lui aveva intuito ciò che
lei desiderava.
Cercò di non tremare e di rimanere immobile, quando si
accorse però che Elijah si stava solamente avvicinando al suo viso per
baciarla; di morderla non ne aveva affatto l’intenzione.
Quando sentì le labbra fredde di Elijah sulle sue, lo
stomaco le si chiuse per la trepidazione e aprì leggermente le labbra per
sentire il respiro inebriante del vampiro.
Inavvertitamente però ricordò il bacio che si erano
scambiati la notte del sacrificio, l’autentico bacio d’addio che risultava
molto simile a quello che si stavano dando in quel momento, e Briony subito si irrigidì.
Non voleva ricordare quel momento doloroso che le
aveva spezzato il cuore; non voleva che una lacrima come quella volta
fuoriuscisse dai suoi occhi per avvertirla maligna che non l’avrebbe mai più
rivisto.
Si staccò velocemente da lui per non dover subire
ancora quel tormento ma continuava comunque a respirare con fatica, il cuore
perse dei battiti sentendo la paura invaderle il corpo.
Elijah la guardò confuso perché non aveva mai reagito
così con lui, e la tenne comunque stretta a sé. Briony tuttavia
si scusò dicendo che doveva andare a casa e abbozzò un sorriso tirato che non
convinse per nulla il vampiro, ma comunque la lasciò andare senza farle
domande.
La ragazza sentì lo sguardo penetrante di Elijah sulla
sua schiena, come se lui si volesse imprimere nella sua infinita memoria ogni
parte di lei nell’eventualità che non l’avrebbe mai più rivista. Ma l’avrebbe
comunque ricordata per sempre senza doverla guardare un’ultima volta.
Di nuovo Briony non
riuscì a respirare e mentre fuoriusciva dalla casa
degli Originali cercò di non essere pessimista, di pensare che
sarebbe andato tutto bene… ma chissà perché
la sua vita le sembrava sempre una partita: testa o croce.
Le situazioni infatti erano come le monete: hanno
sempre due facce diverse, un lato vince, l’altro perde. Per lei era
uscita testa… la sua testa. Ma sarebbe
andata avanti finchè non se la fosse rotta.
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Caroline entrò velocemente nella camera da letto di
Elena dove c’era anche Bonnie, intenta a
preparare un incantesimo, e subito chiuse la porta a chiave così nessuno le
avrebbe interrotte. Elena stava avendo dei sensi di colpa per ciò che aveva
fatto e voleva rimediare, almeno per Elijah che l’aveva sempre aiutata.
“Elena francamente se non si fa problemi Esther, perché devi farteli tu!” esclamò Caroline,
osservando l’amica che aveva dei bernoccoli da ogni angolo della testa. Accipicchia!
Per poco Briony non l’aveva resa calva
visto che l’aveva tirata fortemente per i capelli la notte scorsa.
“Mia sorella ti ho ridotto molto male eh?”
Elena le lanciò un'occhiataccia.
“Non farmici pensare.”
“Però tu non ti sei tirata indietro.”
Elena sospirò rumorosamente mentre Bonnie fece segno alla biondina di chiudere il becco.
Poi le chiese:
“Sei riuscita a prendere ciò che Damon voleva? Ci sta
mettendo molta fretta e sai com’è Damon quando si scalda”
Caroline si irrigidì e improvvisamente lo sguardo
divenne cupo, non più radioso.
“Si, l’ho fatto.” mormorò duramente avvicinandosi alle
amiche.
Ad un tratto dalle mani della vampira spuntò fuori un
oggetto prezioso e letale... Era un pugnale.
Titubante Caroline lo appoggiò sul letto e Bonnie lo afferrò prontamente.
“Continuo a pensare che non sia una buona idea…” sussurrò ancora Elena ma fu subito zittita da Bonnie che la incoraggiò ad andare avanti.
Dopo qualche minuto, Elena si voltò verso la vampira e
la guardò timorosamente prima di cominciare a parlare.
“Caroline sai che le conseguenze per te saranno
enormi... Tua sorella non ti perdonerà un’altra volta e quello che hai fatto la
deluderà moltissimo.”
Caroline infatti deglutì e i suoi occhi chiari si
intristirono pensando che avesse ragione.
“Lo so. Mi odierà… ma
un giorno mi perdonerà per averla liberata dalle grinfie di uno come Elijah.”
rispose decisa, cercando per lo più di convincere se stessa.
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Briony nel tardo pomeriggio diede
appuntamento a Ylenia a casa sua per
chiederle un suo aiuto in tutto quel casino: francamente anche se le teneva
nascoste parti della sua vita che aveva condiviso con un Originario, la strega
era la persona della quale sentiva di poter riporre la sua totale fiducia in
quel momento. Sapeva che l’avrebbe aiutata e che insieme avrebbero trovato un
modo magari meno pericoloso e rischioso per fermare Esther.
“Briony sono davvero
onorata della tua fiducia nei miei confronti, ma io non sono Merlino. Non ho
tutto quel potere per bloccare un incantesimo fatto da Esther...
insomma lei ha più di 1000 anni…” disse lei
sedendosi su un divano.
“Pensavo che tu da super strega fossi altrettanto
anziana.” rispose Briony sorridendole
amichevole.
“Mi ferisci se pensi che sia così avvizzita“
Le due risero contemporaneamente ma Briony si fece all'improvviso seria e la guardò negli
occhi, cercando le parole giuste:
“So che ti sto chiedendo molto… e
magari vorresti non avere Finn più tra i
piedi dopo come ti ha trattata ma…” Ylenia subito si irrigidì sentendo il nome del vampiro
ma fece finta di nulla e lasciò continuare Briony.
“Vorrei che tu andassi da lui.” disse infine.
Ylenia sgranò gli occhi per quella
richiesta:
“Da Finn??”
“Si. Lui è alleato di Esther in
questa storia e se capiamo qualcosa… magari
il luogo in cui lei effettuerà l’incantesimo per uccidere i suoi figli e come
intende farlo… avremo un margine di
vantaggio.”
“Se lo chiedo a Finn,
lui mi risponderà con un sonoro insulto al mio posteriore.”
“Ma vale la pena tentare! Penso che tu lo conosca più
di chiunque altro e magari puoi prenderlo per il verso giusto… fallo
parlare.” mormorò Briony parlando
esplicitamente, facendole credere chissà cosa.
Ylenia infatti inarcò un sopracciglio e
fece un sorriso furbetto, mentre Briony avendo
capito di aver fatto una gaffe avvampò dall'imbarazzo.
“Non ti sto chiedendo nulla di indecente eh!” balbettò
scuotendo le mani.
Ylenia scoppiò in una grossa risata, che
non Briony non aveva mai udito prima d'ora
da lei, ma finì in un attimo perché Ylenia ritornò
subito seria.
“Lo farò. Cercherò di capire cosa hanno in mente
lui e la sua madre megera.”
Briony sospirò entusiasta per quell'aiuto
prezioso e si avvicinò all'amica, prendendole le mani fra le sue.
“Grazie Ylenia… Mi
dispiace, io ti chiedo sempre dei favori enormi e in cambio non ti do nulla… se posso ripagarti in qualche modo…” sussurrò dolcemente guardandola negli occhi.
Ylenia fu commossa dalle sue parole, ma
allargò semplicemente un angolo della bocca e scosse la testa per dimostrare
che non le doveva niente. Faceva sempre così quando si parava in quel discorso
e Briony onestamente non sapeva che altro fare per
ricambiare in qualche modo.
La donna si alzò silenziosamente dal divano e fu
pronta per andarsene, quando all'improvviso si voltò verso la ragazza e chiese:
“Perché lo fai Briony?”
“Cosa?”
“Perché non lasci perdere? Insomma tutta questa storia
con Elijah sembra che ti logori invece di farti star bene.” rispose titubante.
Briony ne fu davvero sorpresa perché Ylenia prima d'ora non aveva mai parlato di faccende
così private, ma comunque rispose senza tentennamenti.
“Non mi sono mai sentita felice con nessuno, come lo
sono con Elijah. E’ una sensazione che non si può descrivere. Ma è anche vero
che soffriamo sempre al solo pensiero di perdere qualcuno. Tu non hai mai perso
una persona che amavi, Ylenia?”
La strega ebbe un tuffo al cuore sentendo quella
domanda e distolse subito lo sguardo per non far vedere il suo turbamento.
Briony in quel momento ebbe l'impressione
di aver visto una lacrima scendere sulle guance dell'amica e allora si sentì in
colpa.
“Scusami non volevo…”
Ylenia però ritornò subito normale e la
guardò negli occhi, senza più alcuna traccia di tristezza:
“Non fa niente… Ma
lascia che ti una dica una cosa che una persona mi disse tanto tempo fa… una persona a me cara…”
sussurrò mestamente prendendo un bicchiere e accarezzandone ogni angolo con le
mani.
“Mi disse: I vampiri sono persone fuori dal comune.
Hanno potere sul cuore degli umani come se davvero li ammaliassero, non con il
loro oscuro potere, ma con ciò che custodiscono e reprimono dentro i loro
cuori, che seppur non battendo, esistono ancora. Eppure a volte penso che
sarebbe stato meglio se mai li avessimo incontrati… alla
loro luce noi ci offuschiamo o bruciamo con la loro stessa fiamma. E il gravare
della nostra vita mortale ci pesa sempre di più… sempre
di più…”
Lo sguardo di Ylenia era
assente come se tornasse indietro nel tempo con la mente.
Briony a sua volta restò talmente
sconcertata da quelle parole da farla davvero commuovere… erano
parole dolci in apparenza, ma tristi fino a farti angosciare. Sembrava come
se Ylenia stesse dicendo che i vampiri
arrecassero soltanto ferite inguaribili agli umani, e che la loro fiammeggiante oscurità avvelenasse tutto
ciò che era bello e puro…
Briony deglutì
avvicinandosi all’amica e le mise una mano sulla spalla per rincuorarla perché
la strega sembrava essere sul punto di scoppiare a piangere:
”Quando ami qualcuno vale la pena lottare… non importa quali siano i rischi.”
Ylenia la
fissò intensamente e infine abbozzò solo un debole sorriso, anche se la faceva
apparire più triste che mai. Se ne andò senza dir niente.
Briony rimase
un attimo a fissare l’uscio della porta aperta, pensando che dopo che si
sarebbe risolto tutto quel casino avrebbe cercato di capire qualcosa di più sul
passato della strega. Non per farsi gli affaracci suoi, ma perché voleva davvero aiutarla.
In qualche maniera ce l’avrebbe fatta
e dato che Ylenia aveva
sicuramente un cuore, valeva la pena tentare.
Ad un tratto la ragazza si accorse di
una pila di lettere sul suo comodino, un chilo di posta o bollette da pagare.
Sbuffando infilò la mano nell’accumulo di roba per passarsi il tempo fino a
sera, ma era tutta ruba inutile visto che il conto finale da pagare veniva
automaticamente scalato dal conto del padre. Ma improvvisamente qualcosa attirò
la sua attenzione.
Non era una semplice bolletta o la
classica pubblicità: era un biglietto che appariva un po’ attorcigliato, forse
perché era stato schiacciato da quel cumulo di posta.
Briony lo
lesse attentamente ed ebbe un tuffo al cuore. Non sapeva perché ma appena lesse
le prime lettere, queste le sembrarono così inquietanti tanto da farla tremare.
A prima vista non riconobbe quella scrittura ma appena finì la frase che c’era
scritta, lasciò ricadere il biglietto come se fosse veleno ricolmo di vermi.
“So chi sei”
Perché?
Cosa significava? Perché quel
biglietto inquietante si trovava a casa sua?
Che scherzo di cattivo gusto…
Immediatamente Briony pensò fosse opera di quell’infido di Damon per farla
spaventare, e digrignò arrabbiata pensando che prima o poi l’avrebbe appeso in
giardino come uno spaventapasseri.
<< Ma tu guarda che roba. Non
ha nient’altro da fare quel bell’imbusto se non venire a rompermi le scatole?
>> Pensò la ragazza stracciando in mille pezzi il biglietto. Però non
bastò quel gesto per dimenticare ciò che vi era scritto…
Quelle parole l’avevano spaventata
così tanto che dovette andare in bagno per sciacquarsi la faccia bollente e per
cercare di riprendere fiato. Finalmente dopo una rinfrescata si sentì meglio e
smise di tremare.
Al diavolo Damon Salvatore e i suoi
scherzi.
Ma quando alzò il viso verso lo
specchio ebbe di nuovo un tuffo al cuore e smise di respirare per così tanto
tempo, che temette di sentirsi male. Il vetro dello specchio era stranamente
appannato, ma il calore della stanza scioglieva l’appannamento lentamente in
piccoli pezzi, che sembravano formare le stesse identiche parole del biglietto.
“So chi sei”
Quei simboli riflessi nel vetro
sembravano ancora più terrificanti, come nei classici film horror in cui temi
di venir ucciso da un momento all’altro.
Briony aprì
la bocca sotto shock ma non emise alcun suono perché il groppo alla gola le
impediva di emettere le urla che stavano per frantumarla.
Senza perdere tempo uscì velocemente
dal bagno serrando per bene la porta, come per scacciar via quella frase dalla
sua mente o scappare da chissà quale pericolo.
Si guardò attorno terrorizzata al
pensiero che qualcuno spuntasse fuori all’improvviso.
Ma per fortuna non avvenne niente del
genere, e col passare dei secondi Briony ritornò a respirare normalmente pensando che si fosse
trattata di un’allucinazione. Così cercò di riprendere il controllo del proprio
cuore perché stava tremando letteralmente come una foglia.
Scosse la testa pensando di essersi
rincretinita, in fondo era impossibile che fosse accaduto davvero… Cercò di calmarsi quando
all’improvviso il suo sguardo venne catapultato dal quadro che aveva di fronte.
Per poco non le venne un altro
infarto.
Quel quadro era stato spostato, anche
se di poco, e sotto di esso c’era la cassaforte. Briony si fece assalire da mille dubbi e corse verso di esso
per controllare; ovviamente il padre non era stato così sprovveduto da inserire
una cassaforte sotto un semplice quadro, ma l’aveva inserita al di sotto di una
piastrella del muro cosicché se i ladri avessero abbassato il quadro non
avrebbero trovato niente.
Briony notò
con sgomento che la piastrella era piuttosto movibile, come se fosse stata
mossa da poco, infatti non
appena se ne sbarazzò e aprì la cassaforte, si mise sconcertata una mano alla
bocca.
Il pugnale non c’era più.
Lo stesso pugnale che Klaus aveva
usato per uccidere Elijah, il quale dopo essere risorto dalla morte glielo
aveva lasciato in consegna perché dentro casa sua non potevano entrare vampiri
senza il suo permesso e così era molto più sicuro.
Invece non lo era affatto. Elijah
aveva riposto la sua fiducia in lei ma si era fatta fregare come una stupida! Briony strinse i pugni pensando che quando avrebbe avuto tra le
mani Damon Salvatore gli avrebbe fatto pentire di essersi intrufolato in casa
sua a nascondere biglietti minatori e a rubare…
Ma improvvisamente le venne in mente
che Damon non era mai stato invitato in casa sua… non poteva essere stato lui. Che fosse stato Stefan invece? Per
aiutare il fratello e la sua preziosa martire questo e altro.
Briony ne fu
davvero delusa perché considerava Stefan un amico leale, ma non si diede affatto per vinta.
Nossignore, avrebbe trovato quei cialtroni e si sarebbe ripresa il pugnale prima
che lo avessero usato su uno dei fratelli Originari.
Si sarebbe ficcata in un altro guaio.
Ovviamente lo avrebbe fatto. Il suo nome sembrava attirare davvero la
malasorte, ma cercò di non disperarsi perché Elijah, Rebekah e gli altri potevano morire da un momento all’altro e
lei non poteva assolutamente permetterlo.
Prese le chiavi della macchina e
partì a tutto gas in cerca dei fratelli Salvatore. Ma mai nella sue mente le
venne il dubbio che fosse stata la sorella a tradirla in quel modo…
Mentre sfrecciava per le vie di Mystic Falls Briony ricordò il terrore che aveva provato allo specchio,
quando aveva visto quella frase inquietante rivolta a lei…
Era soltanto frutto della sua
immaginazione? Stava diventando pazza?
Oppure quella frase nascondeva una
verità che lei stessa aveva sempre ignorato?
FINE CAPITOLO!
Ovviamente avrete capito che questa è
soltanto la prima parte del 4 capitolo, ho deciso come al solito di dividerlo
altrimenti veniva lungo come la divina commedia ahah
Perdonate i miei bla-bla e la mia
pillola iniziale di depressione XDXD
Voi che dite.. Briony perdonerà Caroline? Diventerà mai un vampiro visto che
l’idea le è balenata nella mente per un istante e Elijah l’ha percepito
questo..?
E poi quel biglietto… MMM chi sarà mai stato. Booooh!!
Spero che il dialogo fra Ylenia e Briony vi sia piaciuto perché quando lo scrivevo l’ho trovato
molto toccante! E ovviamente vi siete fatti delle idee su ciò che avverrà fra
lei e Finn nella 2 parte…ihihi Briony è una pervertita
depravata XD
Spero comunque che vi sia
piaciuto!! Commentate e fatemi sapere le vostri opinioni così mi rendo conto se
sto scrivendo delle cavolate croniche o no :---)