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Autore: ItsLaylaHere    04/03/2012    2 recensioni
Biondissima, occhi azzurri, sono Erica, almeno questo è il mio nome; corto e bello. [...] Sono vissuta sempre qua, per quanto io possa ricordare, in questa famiglia di... strambi, ecco come ci chiama la gente; forse perché non seguiamo le mode del momento, forse perché a noi tutti piacciono generi come il rock, il metal e il punk. [...] C'è un gruppo, in particolare, che ci piace: sono gli Striped Cobra; non sono molto conosciuti, ma fanno musica decente e sono bravi, per quello che m'intendo di musica. Credo di essermi seriamente innamorata del cantante, Andy: impregna i testi delle canzoni di una forza tale da far impazzire chiunque; pensa di quelle cose che, all'inizio, sembrano assurde, ma poi, se ci rifletto un po', mi ci ritrovo perfettamente; ha due maledetti cristalli al posto degli occhi che mi fanno morire all'istante; e poi la voce, dio quanto l'adoro: quando canta normalmente mi fa sciogliere completamente, mentre quando fa lo screamo mi carica di un'energia nuova, un qualcosa che mi fa continuare nel miglior modo quello che sto facendo.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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In quei giorni, passati tra il fumo di qualche sigaretta -sì, fumavo-, le prove con la band e Andy, lessi, rilessi e corressi la lettera indirizzata a quell'uomo, anche se chiamarlo “uomo” lo faceva sembrare vecchio, invece aveva poco più di vent'anni; non volevo fare colpo su di lui, veramente non mi importava molto, aveva già troppe corteggiatrici, anche della sua fama, e non avrei mai potuto diventare la sua ragazza; volevo solo che capisse quanto lo amavo e quanto era importante per me.
Una sera lo sognai: era così perfetto; i suoi occhi cristallini sembravano ancora più profondi che nelle foto, erano più grandi e intrisi del loro colore azzurro, che sembrava una spennellata di pittura divina; i suoi capelli, neri come l'ebano, gli ricadevano sulle spalle, un po' ondulati, a volte un ciuffo gli finiva tra gli occhi e lo spostava, giusto per farmi morire sempre di più a quella vista paradisiaca; la bocca, con un piercing perfetto per lui -ogni cosa era perfetta, se indossata da Andy- era da baciare: quelle due labbra rosee e carnose sapevano di lui, erano buone, mi piaceva sfiorarle con le mie, inoltre mi dilettava giocherellare con il suo piercing dal sapore metallico, lambirlo con la punta della mia lingua, farlo roteare, muoverlo prima in su e poi in giù. La punta del suo naso quasi sfiorava quella del mio; lui mi era sopra, era leggerissimo, ogni tanto si muoveva, poi mi baciava sul collo, in bocca; al solo incontro, le nostre lingue sembravano facessero da sole, si toccavano, si attorcigliavano, giocavano un po'. Eravamo abbracciati, o almeno lui mi teneva fra le sue braccia e io lo sorreggevo affinché non cadesse; ci gettavamo occhiate fulminee, i suoi due cristalli mi perforavano e sembrava che potessero leggere nella mia mente, così da capire tutto di me: quello che volevo, quello a cui pensavo in quell'istante, quanto l'amavo. Ed ecco, ci baciavamo sempre con più passione, lui iniziò a sfilarmi la maglia e io gli tolsi la camicia: io ero rimasta in canotta, bianca ed estiva, lui era a petto nudo; la sua pelle era calda sulla mia con cui veniva a contatto. Ogni tanto ci staccavamo per sussurrarci parole dolci come il miele, o per riprendere fiato, ma poi successe: mi svegliai, sfortunatamente. Niente di ciò era vero, tutta invenzione della mia mente, ma sembrava così dannatamente reale: riuscivo a sentire ancora il suo profumo, l'aroma delle sue labbra, il calore della sua pelle, il suo ventre piatto sul mio, le sue ossa che si sentivano da sotto la cute.

-Erica, io ti amo!- Sierra iniziò a saltellare per tutto il corridoio del piano terra; questa fu la reazione della mia migliore amica quando le dissi dei pass per il backstage degli Striped Cobra.
-Beh, prima o poi avremmo avuto quei pass, sono troppo importanti per noi, specialmente per me, lo sai-.
-Giusto! Beh, ti serve una mano per conquistare il tuo Andy? Ti devo fare qualcosa?-.
-No, grazie, ho già pensato a tutto- e spiegai il piano -dopo quel giorno potrò morire felice-. Sì, potevo veramente morire se mi avesse rivolto uno dei suoi sguardi che mi piacevano.
-Hey, Siè, andiamocene che sta arrivando quella troia-.
-Meglio, non vorrei rovinarmi la giornata per un'idiota-. Ce ne andammo in giardino, ci sedemmo sotto all'ombra di un albero, che era perfetto sia per stare al riparo dal sole che per avere un po' di rinfresco. Le raccontai il sogno, ma senza andare nei particolari perché avevo gli occhi lucidi.
Suonò la campanella, la penultima della giornata. Entrai in classe con Lilian, l'altra mia amica, corteggiata da tutti nonostante il suo aspetto gotico; era veramente bellissima, infatti: un visino a punta, pallido, zigomi appena pronunciati, grandi occhi verdi, capelli lisci come la seta, neri come ma pece ed una ciocca color verde smeraldo, un corpo perfetto.
Una volta a casa mangiai con Dan e salii in camera a cercare un'altra canzone da mandare a Andy. Era il due giugno, faceva caldo, ero in canottiera nera e pantaloncini, una cintura formata da una fila di finte borchie metallizzate e qualche ciondolo con dei plettri di gruppi famosi. Era già passata una settimana da quando gli avevo inviato la prima canzone. Mi imbattei su “My Heart” dei Paramore, un gruppo abbastanza famoso e bravo. Forse era troppo presto per inviargli quella canzone, ma volevo provarci. Ero un po' preoccupata, però, a dire il vero: se non avesse gradito? Non volevo essere pessimista, quindi cercai di pensare a qualcos'altro.
Era una giornata lunghissima, c'era un caldo terribile e il piccolo ventilatore che avevo sulla scrivania era sempre acceso. L'aria che produceva mi faceva sentire leggera, quasi come una farfalla; se stavo troppo vicina mi scompigliava i capelli. Ero stanca di stare là, senza far niente, così presi la tracolla, misi dentro il portafogli e il cellulare ed uscii. Non c'era tanta umidità, si stava bene; presi una sigaretta e l'accesi, fumandola mentre aspettavo l'autobus per il centro; la finii proprio quando stava arrivando. Appena si fermò entrai e già avevo gli occhi di quasi tutta la gente presente addosso: sicuramente mi stavano criticando mentalmente, a causa del mio stile, una canottiera nera, le collane con i plettri, i pantaloncini ed un paio di anfibi; ma io me ne fregavo, non ci pensavo nemmeno. Mi sedetti su un posto in fondo, vicino alla finestra, ad osservare la strada grigia e vuota. Scesi dopo qualche fermata, proprio davanti a Jenna e le sue compagne oche.
-Ecco la metallara emo-.
-Ma taci, puttana- le rivolsi uno sguardo di rabbia mista a compassione, poi me ne andai per evitare discussioni inutili.
Entrai in un negozio che vendeva roba per alternativi e metallari: c'erano moltissimi bei vestiti, maglie e pantaloni, senza parlare di scarpe, orecchini, ciondoli e dilatatori. Comprai un paio di leggins scuri leopardati, qualche maglia, delle canottiere a tinta unita scure ed un paio di pantaloncini; pagai, uscii e mi accesi una sigaretta. Il centro era semivuoto, quasi tutti erano in piscina o a rinfrescarsi.

Tornai a casa di sera, mangiai e salii in camera. Una volta là, mi stravaccai sul letto e pensai all'ultima settimana passata, a Andy, ai suoi occhi e la sua bocca da baciare, al sogno, alle canzoni e al gruppo. Presi un cuscino e lo misi sul mio petto, lo sfiorai, era caldo e morbido, lo strinsi tra le braccia come un bambino. Fu in questa posizione che, lentamente, chiusi gli occhi e mi addormentai, illuminata da un raggio di luna che entrava dalla finestra e mi dava un'aria quasi spettrale; sembravo morta, forse d'amore.

   
 
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