Cos'era seguito a quelle parole, Bra lo ricordava ogni singolo momento della giornata: il suo sguardo sorpreso, i loro volti che si avvicinavano, e l'improvvisa apparizione nella stanza di un Trunks abbandonato nella sua stanza dal migliore amico. Non c'era stato nessun bacio, non quella volta. Ma per Bra quel momento aveva avuto un'importanza altissima: finalmente aveva scoperto che anche Goten ricambiava i suoi sentimenti. Non poteva che considerarsi finalmente la ragazza più felice della Terra, o addirittura dell'intero Universo.

Si svegliò di soprassalto, trovando Goten accanto a lei che dormiva. Si era fermato a cena da loro, ma ad un certo punto dovevano essersi addormentati entrambi. Un'occhiata rapida all'orologio mostrò a Bra che era l'una di notte. Le dispiaceva svegliare il ragazzo, il suo ragazzo, ma sapeva di non avere alternative.

Si chinò sfregandogli il naso contro al collo, per poi lasciargli un leggero bacetto sulla guancia. Goten aprì un occhio, e quando si rese conto della situazione si alzò velocemente in piedi.

"E' tardissimo!" esclamò, come se Bra non se ne fosse resa conto. "Mia madre mi ucciderà sicuramente, questa volta." Bra sorrise divertita: nonostante avesse avuto sempre attorno tre uomini Sayan, Chichi era riuscita a non farsi mai mettere i piedi in testa da nessuno, al contrario, molto spesso era addirittura lei che comandava in casa.

La ragazza si alzò a sua volta, stiracchiandosi, mentre si avvicinava a Goten. Questi le sorrise, e appoggiatole una mano sulla guancia, avvicinò le labbra alle sue, incontrandole in un lungo e delicato bacio.

Il ragazzo si avvicinò alla finestra e l'aprì uscendo sul piccolo terrazzo, voltandosi poi verso Bra e sorridendole un'ultima volta. "Ci vediamo domani" la salutò, strizzandole l'occhio.

Bra si appoggiò alla ringhiera, osservandolo con sguardo sognante mentre spariva all'orizzonte. Rientrò in camera, cambiandosi e infilandosi il pigiama. Si infilò sotto alle coperte, e spense la luce.

Solamente due secondi dopo, la porta si spalancò. "Lui dov'è?", domandò suo padre, scrutando la stanza.

Bra si alzò a sedere, stropicciandosi gli occhi come se fosse stata svegliata bruscamente. "Lui chi, papà?" domandò con l'aria più innocente che riuscisse a trovare.

Vegeta si rese conto che in quella stanza non c'era nessuno. Ma solo pochi minuti prima aveva sentito un'aura abbastanza potente provenire dalla camera della figlia.

Bulma si affacciò alla stanza. "Ma che succede?" domandò sbadigliando. "Papà dice che c'è qualcuno in camera" spiegò Bra, fingendosi del tutto sorpresa dal comportamento del padre. "Vegeta, tesoro, torna a letto, avrai sognato. Chi vuoi che ci sia qui?" Disse Bulma, per poi sparire con un altro sbadiglio.

Vegeta avanzò all'interno della stanza, ma la figlia si rimise stesa spegnendo la luce. "Controlla pure, e non offenderti se intanto io dormo." Disse prima di chiudere nuovamente gli occhi.

Per qualche secondo udì il padre muoversi all'interno della stanza e riuscì a percepire l'alone luminoso che circondava il suo corpo. Improvvisamente, si sentì tornata bambina quando ogni notte piangeva perché aveva paura del buio; allora suo padre si metteva accanto al lettino e si trasformava in Super Sayan per illuminare la stanza. Solo in quel modo, la piccola Bra riusciva a prendere sonno. Non importava quanto il suo carattere fosse orgoglioso e di come si rivolgesse a tutti in un tono duro; era pur sempre suo padre, anche se in modo strano, le voleva bene, e Bra lo sapeva. Anche ora, sapendo che il padre era accanto a lei, Bra chiuse gli occhi e si addormentò serenamente.

In tal modo non riuscì a scorgere il viso di Vegeta. Dopo aver frugato un po' nella stanza, senza trovare nulla, stava per uscire, quando si voltò casualmente verso la figlia addormentata. E improvvisamente lo stesso ricordo attraversò la sua mente, e rivide questa bambina con il ciuffetto di capelli e gli occhioni lucidi che aspettava solamente lui per riuscire ad addormentarsi.

Sorrise, di un sorriso spontaneo e sincero - poteva farlo, sorridere a quel modo, non c'era nessuno che l'avrebbe visto. Avrebbe anche potuto avvicinarsi al suo letto, e dirle piano "Ti voglio bene". Ma non l'avrebbe mai fatto, era un Sayan, era il principe dei Sayan. Ricordandosi di questo, sostituì il sorriso con la sua solita espressione corrucciata, e uscì chiudendosi la porta alle spalle.