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Autore: amimy    04/03/2012    5 recensioni
Edward Cullen è un membro della guardia dei Volturi, sposato con l’affascinante e imprevedibile Heidi. E’ il pupillo di Aro, il suo giocattolino, ed è completamente asservito alla famiglia. Nonostante non veda molto di buon occhio l’atteggiamento del suo clan di appartenenza nei confronti degli umani, è totalmente devoto ai suoi padroni e creatori. E, perdendo i suoi ideali iniziali, ben presto anche Edward si trasforma in una creatura devota al sangue e alla sensualità, alla sensazione di poter ottenere e possedere il mondo.
Isabella Swan è una giovane di città, perseguitata dai fantasmi del passato: quando Isabella ha solo pochi mesi di vita, i suoi genitori vengono assassinati durante un viaggio in Italia. Isabella è l'unica sopravvissuta al massacro.
Quando Isabella cresce, scoprire l'assassino dei suoi genitori diventa un'ossessione. Quando comprende che la polizia non è in grado di risalire all’omicida, Isabella fugge da Phoenix e si crea una nuova identità a Volterra, città dove sua madre e suo padre hanno perso la vita.
Cosa accadrà quando, per un fortuito caso, questi due personaggi così diversi si incontreranno? Fra piaceri inebrianti, sensuali tentazioni e brame di potere, fra le strade insidiose di Volterra si accenderà la scintilla dell’amore, fra due persone che credevano di essere perdute.
Genere: Drammatico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Non c’era alcun dubbio che lei fosse la giovane donna vista nei pensieri di Alec; aveva lunghi boccoli castani che dondolavano leggeri, seguendo il ritmo dei suoi passi veloci e sfiorando la larga giacca di pelle che le circondava il busto.
Edward si fermò nel mezzo della via, voltando il busto verso la vetrina di una piccola pasticceria. L’odore di dolciumi artigianali che strisciava verso l’esterno attraverso la porta leggermente aperta era nauseante, ma Edward lo sentiva a malapena: i suoi sensi erano completamente rapiti, distratti, ammaliati dal profumo dolce del sangue della giovane donna che camminava decisa verso di lui, senza nemmeno vederlo. Il ritmo dei passi dell’umana era regolare, pesante, leggermente incerto.
Lei proseguiva, lievemente impacciata, attraente, con lo sguardo fisso davanti a sé. Si avvicinò a Edward, lo raggiunse, fece un passo di lato per non urtarlo, passò dietro di lui e lo superò, girandogli attorno, per accostarsi alla porta a vetri della pasticceria, spalancarla e varcare la soglia.
Il vampiro rimase immobile per diversi minuti, la mente offuscata dal desiderio, prima di posare una mano gelida sulla maniglia della porta e seguire la donna all’interno.
L’interno della pasticceria era piccolo e angusto, quasi soffocante. Lunghe file di vasetti dal contenuto ben poco appetitoso ricoprivano le mensole di legno scheggiato, mentre i dolci freschi erano custoditi nel frigorifero dietro al bancone, in parte nascosto da una donna robusta con le guance rosse che sorrideva giovale parlando con la giovane appena entrata.
‹‹Ecco a lei. Buona giornata.›› disse la pasticcera, incespicando leggermente nel pronunciare le parole, mentre porgeva un sacchetto di carta alla cliente.
La ragazza accennò un sorriso teso, ringraziò e si voltò su se stessa, uscendo velocemente dalla pasticceria. Quando la porta si richiuse alle sue spalle, il tintinnio delle due piccole campanelle appese sopra l’uscio si disperse nella stanza.
‹‹Posso aiutarla?›› domandò in quel momento la proprietaria, facendo voltare Edward di scatto. Aveva piccoli occhi gentili e un volto paffuto poggiato sopra un collo corto e robusto, nel quale Edward poteva scorgere il tremito quasi impercettibile di una vena pulsante. Il profumo del sangue dell’anziana era dolciastro e poco invitante, rispetto a quello della ragazza.
Senza rispondere, il vampiro si voltò e uscì, tornando nella via: insieme alla brezza fresca della primavera, venne di nuovo investito dalla scia lasciata dalla ragazza, ancora percettibile nell’aria: lei era vicina. Per la seconda volta, quel giorno, Edward perse il controllo dei suoi pensieri, mentre la rabbia montava dentro di lui. Perché quella sciocca mocciosa era ancora nei paraggi? Stupida, indifesa, incosciente umana. Perché non si allontanava? Rimaneva vicina, probabilmente nella via accanto, per indurlo in tentazione. Perché mai lui avrebbe dovuto risparmiarla, quindi? Perché avrebbe dovuto starle lontana, se lei non era abbastanza furba da andare via da quella zona? Non sentiva, quella sciocca mortale, l’angelo nero della morte che si avvicinava, dopo averla la prima volta risparmiata vent’anni prima?
Incurvando le spalle sotto il peso della sete che si faceva sempre più prepotente, Edward cominciò a camminare a passi svelti. Poteva essere veloce, se lo desiderava. Molto veloce. Ma voleva assaporare ogni secondo di quell’inseguimento di cui la sua preda era ancora ignara: voleva immaginare il momento in cui si sarebbe avvicinato alle sue spalle, l’avrebbe chiamata, inducendola a voltarsi. Lei l’avrebbe guardato negli occhi, e avrebbe visto i suoi occhi cattivi: avrebbe percepito che la fine era vicina, o la sua mente avrebbe cercato di non pensare all’inevitabile? I suoi occhi si sarebbero spalancati di terrore come tutte le vittime che sua moglie Heidi conduceva nella loro residenza, questo era certo. Avrebbe indietreggiato, forse corso, ma sarebbe stato inutile. Edward le avrebbe concesso qualche istante di vantaggio, rimanendo indietro: lei avrebbe pensato di essergli sfuggita, sbagliandosi. Poi, finalmente, la gioia di comparire davanti a lei all’improvviso, cancellando tutte le sue speranze.
Edward sorrise all’immagine, mentre la sua gola ardeva violentemente mano a mano che l’essenza del sangue di quell’umana tornava a cantare per lui, sempre più forte, sempre più tentatore. Lei era vicina. Forse non l’avrebbe uccisa. Non subito, almeno. Le avrebbe lasciato il tempo di provare terrore, e magari le avrebbe parlato di tutte le sue vittime precedenti. E a quel punto, a quel punto soltanto, si sarebbe nutrito del suo sangue dolce.
Edward svoltò in una strada più larga, con un ghigno appena accennato che incurvava le sue labbra pallide. Lei era a poche decine di metri da lui, procedendo con calma. Stringeva il sacchetto della pasticceria fra le dita, mentre si fermava ad osservare distrattamente le vetrine, senza vederle davvero. La sua mente era altrove. Nel frattempo, la distanza fra di loro si stava riducendo. Le strade erano quasi deserte, poiché la vita sociale della cittadina durante la sera era inesistente. La gente era ancora in ufficio, oppure al sicuro dietro alle finestre delle loro case, guardando la televisione sul divano mentre fingevano di essere soddisfatte della propria vita. Quando la giovane si fermò davanti alla vetrina di un negozio di elettronica, Edward annullò finalmente la lontananza fra di loro, accostandosi a lei.
Lei si voltò, sobbalzando appena. Un sorriso gentile ma crudele comparve sul volto di Edward, mentre le posava una mano sulla spalla.
‹‹Buonasera.›› sussurrò lui.

   
 
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