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Autore: Owe    14/04/2004    6 recensioni
E’ stato forse molto facile per voi prendere Harry, Ron ed Hermione come i grandi amici senza problemi, vero? Forse non vi siete mai chiesti se le cose siano andate davvero così o se ci fosse stato qualcosa di più profondo, di diverso, se fosse stato un rapporto dalle così tante sfumature da diventare impossibile da comprendere, sia per loro che lo vivevano, che per voi. E’ venuto il momento di sapere ogni cosa. a voi scegliere: restare nel vostro mondo perfetto o cercare di scoprire la verità?
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Il terzo sospiro




Colonna sonora: Letting go by Sozzi;
Did you ever love somebody by Jessica Simpson
London rain by Heather Nova
I don’t want to wait by Paula Cole (la famosissima sigla di Dawson’s Creek “anouanauei”)
Cry Ophelia by Adam Cohen

Dediche:
- A Lulù, Vale@ e Strà, che sono simpaticissime commentatrici e le prime due vecchie amiche. Spero di diventarlo anche con Strà, eh, non era per fare discriminazioni!
- Ad Holden, sperando che la nostra amicizia non finisca mai. Ma anche tu hai dei begli occhi!! Un bacio da Ficarra.
- A Salvatore, di cui mi ricordo sempre in questi giorni.
- A George Weasley, fedele commentatore, simpatico e riflessivo.
- Ai triangoli esistenti, se qualcuno ne capisce la stranezza e riesce a comprenderne la ragione.
- A Fantàsia.


Il primo commento su questa storia: quello di mia cugina Valentina: “sei proprio una bastarda. Poverino! No, trova una fidanzata ad Harry, fai più bellina la tua Facfiscion.. no… “
“Vale, non capisci, è così, così che deve andare. Così l’ho progettata.. ovvia!(esclamazione o-via).”
“No!No! Fai che poi lei dice di no e va da Harry, no, devono stare insieme.. Non scrivere quello che ho detto, dài!”
“Ma sì, è ganzo.. guarda: ormai l’ho salvato.”
“E la pubblichi così la tua facfiscion?”.
“Si dice FANFICTION”.
“Va beh, che ho detto io..”
“Facfiscion, un GROSSO PESCE FAC…”
“Aaaaaaaaargh!”.

Non posso iniziare questo racconto che con un sorriso sulle labbra. Potrei piangere, scrivendolo. Anche perché so che non riuscirò mai a renderlo come vorrei. Mi mancano gli strumenti.. senza dire che non so neanche scrivere bene, quindi sarebbe sprecato. Ma, dopo mesi, è giunto il momento di scrivere questa ff. Breve, forse. Ma per me è tanto colma di significato..
Un trio. Tre amici che sono indispensabili l’uno per l’altro. Che si vogliono bene oltre ogni immaginazione, arrivando persino a confondere i loro sentimenti.
Chiunque di voi abbia vissuto un amicizia in trio può capirlo. Si soffre molto, ma rimarrà per sempre un ricordo bellissimo, in fondo, nonostante questo tipo di amicizia ci avvolga in uno strano turbinio di emozioni, infinite.
Se leggerete mi farà piacere. Non è una gran cosa, forse, ma fa lo stesso. In questo periodo non ho voglia di scrivere ff lunghe. Forse ci sarà un secondo capitolo, chi lo sa???
Vedremo i commenti!!!!!!!

*
C’eravamo una volta noi. Noi tre: amici, indivisibili. Noi.
Ripensarci è molto triste. Sembrava allora un’amicizia così grande, indivisibile, e un così gran complesso sistema di affetto contemporaneamente, un rapporto costellato di vicende, amore, affetto che sembrava non essere mai ricompensato.
Mi sembrava di essere, nel trio, quello più escluso. Ron ed Hermione sembrano avere interessi così affini in fondo.. erano sempre loro due, per quel che mi ricordi.
Ma adesso, essendo un poco più razionale, non mi è difficile supporre che quella fosse solamente una mia impressione influenzata dalla gelosia forte che provavo. Non nei confronti di Hermione, no, ma di Ron.
Lui si lamentava tanto, sempre, di tutto. Lui che aveva una famiglia numerosa, che lo amava, lui che sapeva sempre tutto per primo nel mondo dei maghi, lui che poteva essere sempre vicino e ascoltare frammenti di discussioni dell’Ordine, lui che era sempre al corrente di ogni novità, e che si faceva inutili complessi mentali per cercare di complicarsi la vita.. in fondo, la sua era troppo perfetta.
Poi c’ero io. Io; l’orfano infelice, vissuto nella casa di zii che neanche si ricordavano della mia esistenza, tenuto all’oscuro di tutto sino a sedici anni e coinvolto ancora in questi sadici scherzi sino alla maggiore età. Eh, d’altronde “ero troppo giovane per sapere”. Ma finiva che io, il Grande, il Famoso Harry Potter, era quello escluso, mentre DOVEVO sapere. DOVEVO conoscere.
D’altronde, pensavo nei miei attacchi d’ira, chi diavolo di quegli imbecilli dell’Ordine aveva fatto ciò che IO avevo fatto? Nessuno aveva rischiato la vita così tante volte, probabilmente, né aveva dovuto lottare in modo così violento ed aspro con se stesso come me con il mio alter ego posseduto, con i miei sogni, le mie paure, sensazioni. E poi era giunta la morte di Sirius, cosicché anche quel poco che avevo potuto conquistare era crollato. L’affetto, l’amore di una persona così cara era scomparso. E con quella morte era volata via anche la SPERANZA di una vita diversa, e di conseguenza era in me la pura consapevolezza che, per quanto “amato e stimato”, avrei dovuto cavarmela da solo. Sempre. E non avevo neanche i miei amici a sostenermi.
La cara Joanne, che si è arricchita su questa mia storia che le ho narrato una volta alla Testa di Porco, non ha assolutamente parlato di molte cose, di quelle che avrebbe, in quanto narratrice, dovuto raccontarvi. Ed ha sbagliato proprio nei protagonisti; ha sbagliato con noi. Ha tralasciato quello che era l’anello di sostegno di tutti gli Harry Potter, cioè la nostra AMICIZIA.
Ma non bisogna incolparla. Quella infatti è l’unica cosa di cui lei non sa proprio niente. Era troppo personale, troppo.. mia, per spifferarla ai quattro venti. E’ per questo che sono venuto io qui a raccontarvela: perché SAPPIATE CIO’ CHE E’ STATO.
E’ stato forse molto facile per voi prendere Harry, Ron ed Hermione come i grandi amici senza problemi, vero?
Forse non vi siete mai chiesti se le cose siano andate davvero così o se ci fosse stato qualcosa di più profondo, di diverso, se fosse stato un rapporto dalle così tante sfumature da diventare impossibile da comprendere, sia per noi che lo vivevamo, che per voi.
E’ venuto il momento di sapere ogni cosa. E non come fece con me Silente.. in fondo la maggior parte delle cose rivelatemi erano sciocchezze, cose perfettamente deducibili.
Saprete CHI erano Harry, Ron ed Hermione, COSA provavano veramente. Nessuno ha mai avuto il coraggio di raccontarlo, prima d’ora. E’ stato un segreto tanto celato.. ma adesso che nessuno può ostacolarmi nel farlo, ve lo narrerò.
Adesso.

“something in your eyes makes me wanna lose myself.
Makes me wanna lose myself in your arms.
There’s something in your voice makes my heart beat fast// hope this feeling lasts //the rest of my life”
Chantal Kreviazuk
Feels like home

Hermione. Ragazza saggia, studiosa, sensibile, giudiziosa, orgogliosa. Se ci pensate bene anche voi avete un’amica così. Non tarderete a dirmi che questa persona è una buona amica, una persona tanto meravigliosa, quando la si conosce. Non vi smentirò. E’ così.
Hermione è la migliore amica che abbia avuto in vita mia, e sapete perché? E’ rimasta sempre un mistero, per me.
Per quanto la conoscessi, nonostante indagassi e penetrassi col mio sguardo il suo, cercando di percepire le sue emozioni, non ci riuscivo. Quando le facevo domande troppo personali, o si metteva ad urlarmi contro (credo di non aver mai avuto tanta paura in vita mia!), oppure arrossiva, si metteva i ciuffi troppo corti dietro le orecchie, e cominciava a balbettare. Ma non rivelava mai troppo di sé stessa, anche se, malignamente, cercavo continuamente di provocarla, si limitava a farneticare o assumeva quell’espressione da bambina, chiudendo bene la bocca e addolcendo ogni ira o curiosità con un sorriso malizioso.
Era molto carina, non c’è che dire. I lunghi, ondulati capelli castani chiari che le ricadevano davanti dandole un’aria sbarazzina e giovane, senza voglia di crescere. Poi il mento affilato che dava l’apparenza di una persona razionale; le labbra erano bellissime, brillavano al sole come quelle dipinte delle bambole di porcellana, ed erano sempre pronte al sorriso. Le sopracciglia invece erano severe, spesso inarcate.. erano una continua contraddizione persino i tratti del suo viso.
Ricordo molte serate con me ed Hermione seduti sul divano rosso ed arabescato della sala comune di Grifondoro. Davanti al camino, io e lei che mangiavamo Cioccorane, stando bene attenti che non spiccassero il loro unico e valido salto per sfuggirci dalle mani. Le fiamme disegnavano fiumi dorati sul pavimento millenario, e la luce illuminava a sprazzi e saltuariamente il suo viso, mentre eravamo presi dalla conversazione, e lei mi ascoltava, silenziosa, reggendosi la testa con una mano, come se fosse troppo pesante; oppure ero io che la ascoltavo, e mi scompigliavo ancora di più i capelli, cercando in qualche modo di assumere un’aria più attraente. Allora lei rabbrividiva. Non poteva pensare a me come qualcosa di più che un amico.
Spesso ci abbandonavamo a manifestazioni d’affetto. Anche quando parlavamo di Cho, la ragazza che mi piaceva, la tenevo stretta a me, prigioniero della piacevole sensazione di sentire il suo respiro sul viso. Poi la baciavo ripetutamente sulla fronte quando le mie speranze crollavano.
Ho vivida in me una sera, in cui Ron non c’era. Forse era per quello che mi sentivo tanto in pace con Hermione. Comunque Ron non poteva disturbarci, o unirsi a noi, perché aveva la febbre alta, e delirava in infermeria. Hermione era scossa, per questo. Ma devo dire in tutta sincerità che a me non importava più di tanto. Per una volta, avrei potuto averla tutta per me.
Per lei non provavo ciò che sentivo per Cho; ad Hermione riservavo un sentimento dalle sfumature sottili, profondo; strano. Tanti notti insonni ho passato pensando a lei, cercando di definire quell’emozione, senza riuscirci.
- Allora.. – disse Hermione freddamente- come va con Cho?
- Mmmmmh.. come vuoi che vada.
- Non hai perso granchè.
- Sei gelosa, dì la verità..- le diedi un buffetto sulla guancia per provocarla. Lei rimase impassibile, poi borbottò ridendo..
- Tu sei malato, vatti a curare, Harry.
- Bè, grazie per considerarmi e volermi bene.
- Non sarei qui a rompermi con le tue questioni amorose se non mi interessassero. Lo faccio per pura amicizia. Certo che se mi accusi di essere gelosa (di quella lì poi, neanche di una con un po’ più di classe!) ho cose migliori da fare, come ripassare Aritmanzia, e provare ancora a trasfigurare una fotografia magica in una babbana per la McGranitt.
- Bugiarda. Sai perfettamente anche tu che ti riescono già benissimo tutte quelle cose. Cosa non ti riesce, d’altronde?
- Farti diventare un po’ più simpatico, magari?!
- Potresti. Sei prefetto da quest’anno- dissi sorridendo, e poi il sorriso svanì-.. con Ron.
Lei sospirò, si schiarì la voce, sorrise e guardò di lato, esordendo con un “già” represso dalla coscienza che quella questione non era piacevole alle mie orecchie in ogni caso.
Se ne stava andando, aveva appena raccolto tutte le sue mappe stellari per Astronomia, quando la tirai per un braccio e lei mi cadde addosso, afferrandomi le spalle con le mani. Rise inizialmente, poi ci guardammo. Se fosse stata un’altra ragazza, se solo non fosse stata la mia migliore amica.. se non fosse stata Hermione, ci saremmo baciati.
Nel suo sguardo notai un’espressione di attesa, come se si aspettasse che facessi il primo passo. Comprendendo che non avrei mai tradito la nostra amicizia in quanto tale, mise una delle sue mani affusolate fra i miei capelli, e mi baciò sulla guancia.
Sentii le gambe cedere. Non per l’emozione di un suo bacio sulla guancia, ma perché sentivo in me le parole latine “Carpe Diem”. Avrei potuto cogliere l’attimo. Sarebbe stato un incidente e niente più. Invece no. Avevo paura di ferire lei, e di ferire me. Temevo di darle false illusioni, e poi c’era Ron.
In fondo era lui il problema.
Infatti, anche se Hermione aveva un rapporto così con me, con lui aveva certamente più confidenza, nonostante io e lei fossimo più simili.
Ho sempre sospettato una particolare relazione fra loro, ma non riuscivo mai a confermarla, o a darne prova certa a me stesso, perché la mia confidenza, la mia fiducia verso di loro sconfinava.. come avrei potuto accusarli di tradirmi? Senza considerare che sarebbe stato incredibilmente sciocco. Mi avrebbero riso in faccia, come minimo. Prima…!
Ricordo Grimmauld Place. Quello strano odore che invadeva l’intera casa, avvolta in una strana atmosfera.. ogni cosa là sembrava essere un ricordo, e pareva che il quadro della mamma di Sirius che strillava ogni secondo ce lo ricordasse, continuamente: “ L’antica e nobile Casata dei Black!”.
Maghi purosangue finiti in rovina per ideali sconnessi. Che sciocca cosa. Sirius pareva essere a disagio in quella casa. Ricordo che mentre parlavamo si guardava intorno e rabbrividiva. Povero Sirius. Per lui quelle mura non erano altro che la memoria vivida di un’infanzia infelice.
Per qualcun altro invece no.

Era la quarta notte che passavo a Grimmauld Place.
La prima immagine che mi sovviene di questo ricordo lontano è il buio; un’oscurità impalpabile che riempiva la stanza rendendola più macabra e solitaria di quanto già non fosse, con tutti quei rumori sospetti che si sentivano in lontananza. La prima cosa che pensai fu che quegli scricchiolii non fossero altro che i movimenti nel dormiveglia del pazzo elfo domestico Kreacher, ma poi, per accertarmene, mi misi a sedere sul letto e inforcai gli occhiali.
Avevo il largo pigiama a righe appartenuto a Dudley aperto. Dovevo essermi sbottonato per il caldo durante il sonno, e non me ne ero accorto. In pochi secondi mi ricomposi rendendomi quasi presentabile. Constatai davanti allo specchio sul cassettone della stanza che l’unica cosa che non andava in me erano i capelli scompigliati, ma non me ne ero mai curato: sono così per natura, non starebbero mai fermi in alcun modo.
Mi stirai, tenendo i pugni verso l’alto. Temevo di colpire Ron. Poteva diventare terribilmente noioso se lo si svegliava nel cuore della notte. Stavo pensando al sogno del corridoio con la porta chiusa in fondo, che mi tormentava in quelle notti estive, che sentii un altro rumore. Spalancai la porta con un botto, e sentii qualcuno bisbigliare dopo aver sussultato. Scesi giù per avvisare Kreacher che aveva proprio rotto le scatole, quando mi fermai in cima alle scale. Nell’ingresso potevo benissimo scorgere due figure. Pensai a due membri dell’ordine appena arrivati e così, per curiosità, mi feci avanti nel buio. Le due figure si diressero verso il salotto.
Indossavano due lunghi mantelli scuri. “per confondersi meglio col buio di Londra”, pensai.
Non avrebbero tardato a rivelare le loro identità.
- Smettila di fare casino, o ci sentiranno e si sveglieranno tutti- disse una voce, tenuta bassa per timore di essere scoperta.
- .. hai ragione- disse qualcuno che stava mangiando- seofpo angdio febtsta..
- See Ron, muoviti. Accendi la candela che abbiamo portato.
- La luce normale no, eh?
- Cretino! Vuoi che ci scoprano tutti?!
- Tanto fra un po’ ce ne andiamo ad Hogwarts. Passami le cioccorane.
- Hai il senso di responsabilità di una forchetta, guarda, non ci si può mica parlare con te..
- Vai a quel paese, Hermione. Vattene dal tuo Harry, allora.
- Con – piacere- distinse lei in modo razionale.
Mi ritirai dietro la porta per non essere visto, ma lei non uscì. Passai dall’altra parte dell’uscio per osservare meglio la scena. Hermione teneva la mano di Ron. Erano uno di fronte all’altra. I capelli di lei erano scomposti, le andavano davanti agli occhi a ciocche.
Ron mi sembrava più alto e maestoso, più grande e responsabile.
Lui l’aveva fermata nel suo atto di fuga. Le si avvicinò piano. Vedevo un po’ di timore negli occhi di Hermione. Conscio del suo spavento e della sua curiosità di sapere cosa sarebbe successo dopo, il mio istinto mi trascinava ad entrare, tirare un pugno a Ron e portarla via.
- Ron! Lasciala in pace!- voce furiosa.
- Harry! Perché sei qui? Dovevi essere a dormire, in modo da non turbare la nostra tranquillità!
- La nostra?- una terza voce femminile- La TUA, vorrai dire!
Harry ed Hermione si abbracciarono.
- Guai a te se la tocchi di nuovo- disse il ragazzo minaccioso puntando la bacchetta all’altro. Ron rimase sul tappeto e cadde in ginocchio, piangendo.
- Grazie Harry- lo ringraziò lei, salendo sulla punta dei piedi per arrivare alle sue labbra..

- Grazie Ron.
- Di cosa?
- Della cioccorana.
I due ragazzi si erano seduti su un divano. Una fioca luce illuminava la stanza. L’unica fiamma che permetteva di vedere si proiettava danzante sul muro di fronte.
Hermione, nella sua camicia da notte azzurra, sembrava una Wendy perduta in un mondo sconosciuto. Al lato sinistro del divano, teneva le ginocchia abbracciate.
Il ragazzo, gli occhi color nocciola che scrutavano lei (la ragazza reagiva con la più totale indifferenza) mangiava una cioccorana e gliene aveva appena lanciata una.
Due mantelli neri con il leone dorato della casa di Grifondoro erano buttati malamente su una poltrona scura, che rimaneva all’angolo della stanza e che non era perciò rischiarata dalla tremolante luce della candela, che si consumava pian piano in un antico candelabro disusato su un piccolo tavolo ben lavorato: le tre gambe su cui quello si sosteneva erano particolari, poiché tre serpenti di mogano scuro intagliato si snodavano lungo il legno liscio.
Mi sentii pervadere dalla gelosia e dalla sensazione che una certezza, quella della più completa fiducia dei miei amici, fosse diventata illusione.
Ron le andò più vicino.
Lei sembrava assorta nei suoi pensieri, e guardava verso l’alto. Forse non si accorgeva dello sguardo di Ron fisso su di lei. Era troppo, troppo orgogliosa, per far mostra dei suoi sentimenti, per farne qualcosa di mondano, una Fiera delle Vanità.. era questo che mi piaceva incredibilmente del suo modo di fare.
Era una persona così tremendamente colma di emozioni.. e invece nessuno lo sapeva. Nessuno tranne me, e forse Ron.
Sono sempre stato convinto che non conviene fare amicizia con una persona dell’altro sesso, perché accade qualcosa di molto semplice, di umano. Se si conosce fino in fondo qualcuno, se se ne scrutano tutte le facce, non si può non innamorarsene.
Ma sarà un sentimento controverso, strano, che farà soffrire.
Trovai la soluzione a quelle mie notti insonni molto tempo dopo. Tanto, tanto tempo dopo; da pochi giorni a questa parte. Ma da quel giorno passai tante notti a girarmi e a rigirarmi, accorgendomi di riflettere e di non dormire.
Chiudevo gli occhi durante la notte per non affrontare la paura dell’oscurità, o me ne sarei stato a guardare le tende del mio letto a baldacchino ad Hogwarts.
Allora pensavo a lei, e mi chiedevo se meritasse tanta considerazione; ma, soprattutto, se avrebbe desiderato essere per me più di un’amica.. se a lei non importasse niente di Krum… che era solo un montato troppo babbeo per mettere due parole in fila. Giusto a Karkaroff poteva piacere; però, piaceva anche ad Hermione.

- Sei triste?- le chiese Ron sempre quella sera.
- Non mi hai ancora detto perché non hai detto ad Harry di venire- disse Hermione severamente, mordendosi le labbra e avvicinandosi le unghie alle labbra. Ricordandosi del suo vizio, le mise dietro la schiena, credendo che non fosse appropriato, forse.
- Te l’ho detto, invece. – disse Ron con la più completa indifferenza. Probabilmente non gliene importava niente di me. Il mio cuore ricominciò a battere invece sentendo che Hermione aveva chiesto di me.
- Se ogni volta che parli mangi, mi spieghi come fa la gente a capirti?
Silenzio.
- Ron, caspita, rispondi!
- Era stanco..
- Stanco?- spalancò gli occhi- Stanco di cosa, di me e di te?
- Delle disinfestazioni.. tutti quei Dixie.. l’avranno distrutto.
- Ooooooh- disse lei alzando il petto sarcasticamente- che animo gentile!
- Senti Herm, vallo a svegliare, che ti devo dire!- Lui assunse un’espressione offesa, come se si sentisse colpito nel profondo.
Lei rimase dov’era, poi azzardò:- Non è che magari sei geloso?
Notai io stesso un’aria compiaciuta nella sua voce e nel suo atteggiamento che mi infastidì. Anche Ron doveva essere stato colpito da quel suo atteggiamento. Rimasero in silenzio per due minuti, contai persino i secondi per vedere per quanto tempo sarebbero riusciti a reggere gli sguardi l’uno dell’altra.
- Non posso mai stare con te!- disse infine Ron un po’ ad alta voce. Spostò lo sguardo verso il soffitto; capendo di non aver svegliato nessuno, riabbassò la voce:- Tu vuoi Harry, sempre Harry! Non posso mai averti tutta per me! Anche per Me sei importante!
- Ma per me tu sei un amico, te ne rendi conto?- disse lei commossa. Le lacrime le riempivano gli occhi nocciola.
Si abbracciarono sul divano. Lui le diede un bacio sul collo. Lei rabbrividì, poi gli dette uno schiaffo scherzoso.
Io non dormii più. Pensavo a loro.. Rimasero lì tutta la notte.

Non pensate male. Non è successo NIENTE allora.. scherziamo! Erano così giovani! Lei troppo razionale, lui troppo timoroso ed io troppo sofferente.
Durante il mio quinto anno dedicai ingiustamente il mio cuore unicamente a Cho. Solo a lei, per lei. Contemporaneamente comprendevo benissimo che la realtà era ben diversa.
Negli anni a venire a volte io ed Hermione stavamo assieme, a volte lei stava con Ron o con altri ragazzi.

- Ah, bentornato!- disse Hermione a Dean Thomas- ero così preoccupata.. ma allora, come sta tuo nonno? Ti ho pensato tanto in questi giorni! Sai che a Natale mi hanno regalato quel libro che cercavi ad Hogsmeade? Già! Te lo presto, se vuoi!!!! Povero Dean, pensavo.. Quest’anno che siamo tutti a Hogwarts e lui non c’è! Oh, Dean, vieni qui e abbracciami!!!!

Era una mattina di gennaio; era domenica. Il solito trio era in biblioteca. Ruf ci aveva assegnato una ricerca su Seramante il goblin, e ci aggiravamo per la biblioteca con Madama Pince che con sguardo perentorio seguiva i nostri movimenti attraverso i corridoi di scaffali colmi di volumi.
- Trovato!- esclamò Hermione, indicandoci un grosso libro verde con una scritta latina dorata sulla costola.
- Vengo!- esclamai.
- Dov’è Ron?
- Sinceramente?
Lei annuì sorridendo.- Credo che se ne sia andato nel parco.
- Sempre il solito fannullone- sospirò.
Cominciò a leggere con abnormale interesse (via, a chi interessa Storia della Magia?), ed io la guardavo. Alla luce del sole, che filtrava dalle finestre attraverso il vetro a mosaico, sembrava che avesse gli occhi grigi. Lei sapeva che la stavo fissando. Mi degnò di una rapida occhiata. Era seria, pensierosa.
- sei giù- affermai apprensivo.
- No.. Sono concentrata!
Sorrise. Non ho mai visto un sorriso più falso e fugace sul volto di una persona.

Questi sono i miei ricordi. E ce ne saranno altri che dovranno essere raccontati, piano piano.
Anche il momento che sto vivendo ora è un ricordo. O lo diventerà presto. Hermione è appena entrata nel mio ufficio.
- Disturbo, forse? – mi chiede sorridendo. Ogni volta che la guardo negli occhi rivedo in lei la bambina, la amica. Ma so che è stata molto, molto di più.
Il suo sorriso lascia intravedere i denti davanti, un po’ grandi, ma non tanto come al primo anno, quando.. no, basta ricordi. Ho una tale nostalgia!
Non mi accorgo subito di come sia vestita. Avevo dimenticato..
- Che ne pensi?- chiede lei girando su se stessa.
- Bello.. sei.. sei bellissima. – Sto arrossendo. Proprio ora.. Dio, arrossire adesso no!
- Grazie Harry! Vieni, vero, sei il nostro testimone…
- Certo. Sei emozionata?
- Un po’- comincia a giocherellare con le mie mani come fa quando è ansiosa mentre parliamo- Ma chi non lo è?
- Sì, hai ragione. Anch’io sono un po’ nervoso.
Devo sembrare incredibilmente triste, perché lei solleva il mio viso dolcemente e inarca le sopracciglia, chiedendo con voce flebile:- C’è forse qualcosa che non va? Harry, se non vuoi venire.. se.. no, devi esserci! Sei la persona più importante, per noi-esita- e lo sai anche tu.
- Speravo di essere la persona più importante per Te..
- Harry, cerca di capire.. Ti prego. Ne abbiamo parlato. Sei il migliore amico che abbia mai avuto e..
- Oddio! E’ tardissimo! Se non faremo presto, addio!- cerco di essere convincente nella mia esclamazione. Amico, pfui! Perché, LUI cos’era??
- Porta Fanny con te.
- Non è al massimo della sua forma- dico io lasciando che la fenice mi salga sulla spalla. Indosso un mantello scuro, simile a quello che aveva Silente quando ero studente ad Hogwarts. Chiudo la porta dell’ufficio, ed intravedo il campo di Quidditch dalla finestra presso cui sono solito pensare.
*
EPILOGO
Tutti sono vestiti a festa, nel parco di Hogwarts. E’ luglio, e non si odono i vocii degli studenti.. Peccato, avrebbe ravvivato l’atmosfera un po’ di giovinezza. Non che ci siano pochi ragazzi.
C’è Harry Potter, con uno strano bagliore nello sguardo. Ron Weasley sospira, guardandosi intorno nervoso. Ecco arrivare Hermione Granger, una delle streghe più brillanti del mondo Magico, a braccetto con “L’uomo dalla cicatrice” come lo soprannominano i giornalisti malevoli della Gazzetta del Profeta.
C’è una strana atmosfera. Nessuno sembra essere pienamente felice.
La cerimonia ha inizio.

§ IL narratore ritorna ad essere Harry § Nd Owe

Ci sono anch’io. In questo marasma, saluto distrattamente i volti noti. Incrocio persino Luna, che mi sorride di sottecchi e si unisce a noi. Decidiamo di sederci accanto. E’ lei l’altro testimone. I suoi occhi sognanti e le sue fantasie trovano banchetto qui, in questo parco dove tutti abbiamo scorrazzato. Riconosco il luogo in cui fu umiliato Piton nella sua giovinezza da quaggiù, e mi sembra di sprofondare.
Hermione mi sembra tesa. Guardo il sole estivo posarsi su di lei, i raggi del sole non se ne andranno mai dal suo viso… nel suo bellissimo vestito scuro, sorride senza molta convinzione a tutti durante la cerimonia. Per un attimo i nostri occhi si incrociano. Lei sospira, e si volta. LA signora Weasley, dietro di noi, è irrimediabilmente commossa. Credo che dovremmo sorbircela per tutta la durata del matrimonio.
Quando confermano i loro voti, mi sento cedere. Chiedo permesso a Luna, e mi rifugio ancora una volta nel mio ufficio. E’ solo allora che arriva il mio sospiro, il TERZO sospiro. L’ultimo.
Fanny vola libera sulle teste dei miei amici. Forse loro si chiederanno dove sono andato. Non mi interessa.
Forse anche Silente è stato molto infelice, obbligato dai suoi doveri.
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So che è triste, e anche che poteva essere migliore. Ma comunque.. che dirvi.. commentate, commentate!!!!!!
Owe
  
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