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Autore: LightsTurnOff    04/03/2012    3 recensioni
E nel garage potè ammirare la decappottabile d'epoca rosso fiammante che il padre aveva destinato a quel suo progetto folle per la sua età. Ma, si sa, quando i genitori sono più folli dei figli è difficile scamparla. Salì per la stretta scalinata in legno scuro, tendente al rossiccio e coperta da un tappeto verde bottiglia, che portava al piano superiore e, quindi, alla parte abitata della casa.
La sua camera era a piano terra, proprio dietro l'enorme sala da pranzo, una camera del tutto normale, piena di carta appesa ovunque e, dove non vi erano posters e foto varie, le superfici della stanza erano coperte di scritte di tutti i colori e di tutte le grafie. La sua preferita era quella sopra il letto, l'aveva scritta lui quando aveva si e no dodici anni:
"Cosa vuoi fare da grande?"
"Cambiare il mondo."
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Moneydrop

Capitolo uno


Il sole era ormai sceso del tutto quando Matt potè iniziare a pensare che forse era quasi arrivato.
La sua decappottabile aveva divorato 428 miglia con una sola sosta che si era consumata in un autogrill dopo circa 3 ore e mezza di viaggio; Matt aveva saziato i suoi bisogni fisiologici divorando un panino col burro d'arachidi e facendo la fila nello squallido bagno del retro. Ogni singola porzione di pareti e pavimento era incrostata di ogni sorta di schifezza e in quel momento ringraziò di essere un uomo. Per una donna sarebbe stato impossibile fare qualsiasi cosa senza beccarsi una qualche malattia, lì dentro.
L'orologio sul cruscotto lampeggiava le 9.12 pm quando il ragazzo imboccò l'uscita 48 per Sullivan Avenue in direzione Eastmoor Avenue/Mission Street.
La caviglia destra ormai doleva terribilmente, era il suo primo lungo viaggio e non era allenato. Tirò fuori Cowboys From Hell dei Pantera che ormai era finito e si limitò ad ascoltare una stazione radio locale che in quel momento annunciava le previsioni del tempo: sole, sole e sole. D'altronde cosa si aspettavano, in California?
Si rese conto di essere arrivato a Daly City quando, nonostante il buio, iniziò a notare il profilo delle montagne in lontananza. Qualsiasi cartolina della città la ritraeva come Matt la stava vedendo in quel momento, con le San Bruno Mountain che facevano da sfondo.
Aveva organizzato alla perfezione solo questa notte, la prima notte, per poi affidare al caso il resto del viaggio.
I soldi che aveva con sé se li era guadagnati nell'estate precedente con un piccolo aiuto da parte del padre, si era concesso solo un piccolo lusso: una piccola camera a 69 dollari nel motel in pieno stile californian ranch El Camino Inn. Daly City distava solo un quarto d'ora d'auto da San Francisco, la sua prima vera meta.
Girovagò un po' prima di riuscire a trovare Mission Street - una larga strada con tanto di spartitraffico a dividere le corsie - ma ci fu un solo attimo per trovare il suo alloggio. Approfittò del parcheggio di un supermercato sulla sinistra e poi finalmente, spense il motore.
Matt rimase seduto in macchina per un po', con le braccia incrociate dietro la nuca. Sentimenti contrastanti affollavano il suo cuore fino ad arrivare al cervello, per confonderlo, dissuaderlo.
Non poteva negare a nessuno che forse quell'avventura lo spaventava, si ritrovava solo a gironzolare per lo Stato senza meta né certezze. I soldi avrebbero potuto non bastare, l'auto poteva giocargli un brutto scherzo, o semplicemente poteva stancarsi di stare solo.
E cosa avrebbe fatto poi?
Era esattamente come uno di quei film on the road dove poteva succedere di tutto, ma quella era la vita reale e non era così scontato che ogni problema si risolvesse.
Quando scese fece attenzione a non sbattere la portiera e afferrò il suo unico borsone da uno dei sedili posteriori.
"Buonasera, posso esserle utile?"
Una donna sulla quarantina sorrise ad un Matt Sanders spaesato e titubante, un ragazzino. La signora fu subito colta da un attacco di tenerezza, si rese subito conto che aveva quasi a che fare con un bambino che, chissà per quale atroce motivo, si trovava lì in una delle città con la maggior concentrazione di asiatici e ispanici. Lei infatti aveva una carnagione olivastra e capelli nerissimi, una grazia ed un sorriso luminoso che le 20 siliconate potevano solo sognare.
"Salve.." rispose lui, avvicinandosi. "Avevo prenotato una camera a nome Sanders."
La donna chinò lo sguardo su un quaderno aperto sul tavolo e scorse un elenco.
"Ah, eccoti qua. Vieni, ti accompagno."
Il ragazzo si stupì di quella gentilezza e rimase fermo ad aspettare che la proprietaria lo superasse per poi farsi guidare fino alla sua stanza che lei aprì.
"Ecco la sua stanza ed ecco a lei le chiavi, le auguro una buonanotte."
"Mi scusi." proruppe Matt, quasi interrompendola. "Posso pagare domani mattina?"
"Sì certo, non si preoccupi. A domani."
Matt rimase solo nel corridoio interdetto, non si aspettava di essere accolto così.
La camera che aveva prenotato non era un granché, pero' tutto sommato valeva il suo prezzo: pulitissima ed ordinata, peccato per le ridotte dimensioni e il mobilio che sembrava rimasto al Far West.
Il ragazzo fece appena in tempo a sdraiarsi sul letto dopo aver abbandonato il borsone in un angolo che il suo cellulare prese a squillare furioso.
"Ciao mamma sì tranquilla, sono appena arrivato. Il viaggio è andato bene ma scusa adesso sono esausto, ti chiamo domani ok? Saluta papà."
Attaccò senza aspettare che sua madre lo salutasse a sua volta ma non lo fece per maleducazione anzi, voleva solo riposare. Il cellulare scivolò sulle lenzuola bianche profumate di detersivo.
A Matt piaceva tanto rimanere sdraiato sul letto a pancia in su a fissare il soffitto mentre fantasticava, pensava e ricordava, ma purtroppo l'afa di Daly City e la stanchezza di una giornata passata a guidare, ebbero la meglio sulla sua fantasia.

Si svegliò solo quando il sole riuscì a penetrare il leggero tendaggio che proteggeva la stanza dai violenti raggi del caldo sole della California. In effetti in quella stanza si poteva facilmente notare come quelle sottili tende di cotone non servissero veramente a nulla, vinte dalla potenza della luce solare. Il mobilio posto di fronte la finestra era rovinato, o almeno lo era lo smalto che ricopriva il legno; secco e raggrinzito se ne veniva via come un niente.
Matt borbottò qualcosa solo per alzare il lenzuolo leggero fino al naso e girarsi dall'altro lato per continuare a poltrire senza che il sole bastardo gli bruciasse i suoi sensibili occhi chiari! Moriva di caldo ma sapeva che non poteva restare scoperto o non avrebbe più preso sonno; vecchia abitudine, ormai non riusciva più a stare senza quel pezzo di stoffa addosso. Fatto sta che il suo primo giorno di vacanza lo avrebbe passato a dormire come un ghiro, lo aveva promesso a se stesso. Allora perché non ci riusciva? Le stava provando tutte, si girava e rigirava ora da un lato ora dall'altro, respirava ora con il petto ora con la pancia, fantasticava sul suo viaggio, pensava alle canzoni del suo gruppo preferito... era anche alla centoduesima pecora porca troia!
"Cristo, possibile che non riesco a dormire proprio oggi?!" sbottò mettendosi di scatto seduto e fissando l'odiatissimo orologio che troppo spesso gli aveva rubato il suo tempo.
9.02 a.m.
E lui che pensava di alzarsi non prima delle undici.. ma non faceva i conti con l'abitudine, quell'amica fedele dell'uomo da cui questo non può che dipendere e guai se viene a mancare; quando l'abitudine viene stravolta l'uomo cade, sempre più giù. E questo non era successo a Matt, città diversa, situazione diversa ma il suo corpo, abituato a svegliarsi alle sette, non gli avrebbe concesso un sonno più lungo di quello; non era pronto a spezzare la catena dell'abitudine. Così si alzò e si diresse mollemente verso il piccolo bagno candido da fare schifo eppure fin troppo accogliente.
L'acqua tiepida sul viso caldo fu un sollievo per Matt che si sentiva intorpidito dalla nottata. Chiuse gli occhi e alzò il capo in direzione del getto d'acqua, lasciandola scivolare sulla sua pelle, tirata per via della giovane età e della muscolatura già ben piazzata. E quella scendeva, passando dal viso al busto, non risparmiando il suo tepore neanche al più remoto angolo del corpo del neodiplomato che si godeva la doccia in tutta calma, senza nessuno che gli avrebbe rotto per liberare il bagno. Intanto pensava a come avrebbe occupato il suo tempo quel giorno lì a San Francisco, ma prima di tutto avrebbe dovuto pagare il motel, voleva essere libero da pensieri inutili mentre faceva il turista provetto... se così si vuole definire uno che tutto cerca tranne che fare foto in musei idioti di cose che, tra l'altro, si trovano già sui libri.

"Sessantanove dollari," lo informò la donna dietro il bancone della reception mentre il ragazzo si era messo a cercare il portafogli. Non ricordava bene dove lo aveva messo la sera prima però ricordava di aver fatto benzina, quindi da qualche parte era. Però era da un buon cinque minuti che tastava a vuoto tutte le tasche che aveva addosso, da quelle del jeans a quelle della camicia bianco sporco che aveva messo su.
"Ehm... torno subito."
Il suo fu solo un breve borbottio, scattò subito in direzione della sua camera con una fretta addosso paurosa, iniziando ad affollare la sua mente pensieri poco auspicabili. Fu per via di tutta questa fretta che fece difficoltà ad aprire la porta ed una volta dentro mise a soqquadro tutto l'ambiente. Quindi è ben immaginabile il suo sollievo nel trovare il portafogli di pelle nero nello zainetto scuro vicino il mobiletto. Immaginabile però non è la sua espressione nell'aprirlo nella saletta in cui gli ospiti del motel potevano sedere comodi.
"Cristo!" esclamò il giovane Sanders, sbiancato di colpo rendendosi conto che lì, dove poche ore prima c'erano i soldi, ora era semplicemente vuoto; un deserto non era più vuoto a dirla tutta.
C'era un altro ragazzo lì nella sala, gli occhiali da sole sul viso però non permettevano di andare oltre le labbra sottili e i capelli decisamente scuri. Nascosto dalle lenti oscurate degli occhiali, stava osservando tutta la scena ridendo sotto i baffi mentre il biondo girava e rigirava il pezzo di pelle nera sperando di trovare almeno quei sessantanove dollari che gli servivano per saldare il conto. Il tipo si alzò e andò alla reception subito dopo che Matt si era avvicinando e stava tentando di balbettare che gli avevano fottuto i soldi quando aveva dimenticato lo zaino al bancone dell'autogrill. Il ragazzo dai capelli scuri lo spostò come se lo conoscesse da anni senza neanche una parola, nonostante Matt avesse avuto da ridire.
"Sessantanove giusto?"
Mise settanta dollari sul tavolo sotto gli occhi spalancati del giovane, ancora indeciso se incazzarsi perché quello gli aveva rubato il posto; anche se in fondo gli aveva fatto un favore.
"Signore ma lei ha già saldato il conto," replicò perplessa la giovane donna aggrottando le sopracciglia  guardando interdetta le banconote sul tavolo
"Infatti sono per il suo conto... gli hanno fottuto i soldi presumo."
Non aggiunse altro, non aspettò neanche il dollaro di resto, sparì semplicemente dalla scena, come il narratore che vive per un applauso e poi svanisce, lasciando la narrazione all'attore.
"Ehi aspetta!"
Si sentì afferrare dal braccio e fu costretto a voltarsi, trovandosi faccia a faccia con due occhi verdi, grandi, macchiati di beige qui e lì. Due occhi perfetti per un esteta.
"Che vuoi?" sbuffò il moro scocciato, alzando gli occhi al cielo.
"Secondo te? Mi hai appena pagato la stanza!"
"E allora?"
"Te li devo restituire."
Matt era irremovibile, non permetteva all'altro di sfuggirgli.. e al moro non andava affatto bene. Fece forza così che il biondo perse forza e lui si sganciò, allontanandosi ancora una volta, più velocemente ora, dirigendosi alla sua auto.
"Vuoi aspettare?!"
"Che palle... tanto ci rivedremo."
E fu così che mise in moto, lasciando Matt solo nel parcheggio.




 

Shizue's & Dom's corner


Hola! indovinate un po'? *rullo di tamburi* Sta volta -per una volta almeno- è colpa di Shizue se postiamo con tre secoli di ritardo.
Ed ecco il primo capitolo! :D speriamo sia di vostro gradimento, con la promessa di aggiornare più velocemente!
Ed ora passiamo a ringraziare/spupazzare/ adorare/ whatelse le nostre bellissime/ fantastiche/ adorabili: The Cactus Incident and LOVE IS LIKE SUICIDE, che con le loro recensioni rallegrano sempre la giornata! v.v
Ovviamente grazie anche a chi preferisce/ricorda/segue o semplicemente legge.
Alla prossima
Shizue e Dom.
   
 
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