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Autore: watereyes    04/03/2012    5 recensioni
Federica Terreni ha diciassette anni, un'avversione totale per le materie scientifiche e una sfortuna cronica.
Per una volta però, la dea bendata sembra esserle amica: ha un ragazzo che la ama e un sette e mezzo in chimica di cui vantarsi fino alla maturità.
Ma, si sa, sfortunati si nasce e sfortunati si resta. Dopo l'incontro, o meglio, lo scontro, con Filippo Lombardi, alias ragazzo più popolare della scuola, una pioggia di avvenimenti piomba sulla testa della povera Federica.
Tra sorelle isteriche, fratelli gelosi, migliori amiche con nomi epici e pesci col raffreddore che cosa succederà?
STORIA MOMENTANEAMENTE SOSPESA
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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1- Avvenimenti sorprendenti

Capitolo 1 – Avvenimenti sorprendenti

- Basta così, Terreni. Torna al tuo posto.

Mi blocco ancora a metà della frase e –faticosamente- mi costringo a chiudere la bocca. Mi dirigo verso il mio banco, ancora rigida come un baccalà e attendo, con il fiato sospeso. Clio, la mia migliore amica, mi sorride incoraggiante. Cerco di ricambiare, ma mi esce soltanto una strana smorfia: chimica è per me la peggiore materia mai esistita, persino più insidiosa del latino. Come se non bastasse, la mia professoressa, Elvira Rossi, ed io ci detestiamo cordialmente. Non c’è un motivo preciso. Semplicemente, non ci siamo mai prese, ecco tutto. Mettetela come volete, caratteri incompatibili, segni zodiacali discordanti (in realtà non so quando è nata, ma potrei indovinare più facilmente quanto tempo fa. Almeno un secolo, direi, quando la chimica era ancora considerata come alchimia): fatto sta che è da due anni che le ore di chimica e biologia sono diventate il mio inferno personale e per strappare la sufficienza devo fare i salti mortali.

Quindi è perfettamente comprensibile che io me ne stia seduta sul bordo della sedia, tesa come una corda di violino e con le mani che artigliano con forza il sottobanco.

- Bene, Terreni.. sette e mezzo.

Sbam. Sento ancora l’eco della mia mascella sfracellata sul pavimento, mentre guardo la Rossi con gli occhi fuori dalle orbite. Che cosa ha appena detto? Sette e mezzo? È impazzita per caso? Mai –ripeto- mai, in questi due anni sono andata oltre il sei e mezzo nella sua materia, nonostante i miei sforzi. Cos’è questo repentino cambiamento? Forse è diventata buddhista e crede che il suo karma avrà una spinta positiva facendo una buona azione?

Clio interrompe i miei vaneggiamenti mentali con un pizzicotto sul fianco. Ancora barcollante, mi alzo (di nuovo) e le porto il mio diario. Mi aspetto quasi che si metta a gridare: “Pesce d’aprile! Non avrai pensato sul serio di poter prendere sette e mezzo?!”. Invece, con la sua calligrafia spigolosa, disegna un bel sette virgola cinque con tanto di firma. Mi ridà il diario e mi soppesa per qualche secondo con lo sguardo:

- Sa una cosa, Terreni? – se ne esce poi – lei è una continua sorpresa.

Senti da che pulpito.

 

Comunque, non sono una che medita troppo sulle cose (soprattutto se le vanno bene), perciò intasco soddisfatta il mio bel sette e mezzo e mi lancio in una chiacchierata senza pari con Clio –anche lei esaltata per il risultato inaspettato- beccandoci una sacra sgridata dal prof d’italiano, ma sono talmente felice che quasi non me ne accorgo.

Verso la fine della terza ora comincio ad agitarmi. Sono inquieta e non riesco a stare ferma, nemmeno per un secondo.

- Insomma, vedi di darti una calmata! Sembra che tu abbia un mazzo di carciofi sotto il sedere!

Che simpatica.

- È che non vedo l’ora di dirlo ad Alex! – esclamo gongolante.

Alex è il mio ragazzo, stiamo insieme da un mese e mezzo. Stranamente, anche se frequentiamo la stessa scuola, non c’eravamo mai parlati, ma ci siamo conosciuti grazie ad un litigio. Lo so che sembra strano ma è così. Ero su un autobus e stavo discutendo ferocemente con l’autista –una vera carogna senza cuore- perché non voleva credermi quando dicevo di aver dimenticato l’abbonamento a casa e non voleva farmi salire sull’autobus, nonostante fuori piovesse che Dio la mandava. Eravamo nel bel mezzo della nostra gara di a chi urla di più, quando una voce gentile alle mie spalle si è intromessa, esclamando:

Basterà fare una telefonata alla centrale degli autobus, no? Tutti gli abbonati annuali sono registrati lì.

L’autista ed io ci bloccammo, ansimanti e infastiditi per la voce che aveva interrotto il nostro match. Ci voltammo per vedere chi fosse stato a risolvere il problema tanto in fretta e così brillantemente, ma il poco fiato rimastomi andò a farsi benedire non appena lo vidi. Dio, quel ragazzo era.. mi veniva in mente solo un aggettivo, divino. Ed era ancora poco. Rimasi a guardarlo a bocca aperta.

- Allora? Mi hai sentita? – mi chiese il ragazzo, con aria interrogativa.

- Eh? – balbettai, rossa come un gambero. Dietro di me sentii la risata soffoca dell’autista e sperai ardentemente che gli venisse un tremendo bruciore di stomaco il giorno del cenone di Natale. Ma come potevo aver sentito quello che mi aveva detto? Ero troppo impegnata a guardare il movimento delle sue labbra e le gocce di pioggia che si impigliavano fra i suoi capelli.

- Ho detto – ripetè paziente il ragazzo, senza dare in alcun modo l’impressione di dubitare della mia sanità mentale – come ti chiami?

Per un lungo istante –in cui probabilmente sia il ragazzo, che l’autista, che il resto dell’autobus che seguiva con interesse lo sviluppo della vicenda pensarono che fossi da internare d’urgenza- rimasi a fissarlo in silenzio con la bocca spalancata (sospetto che ci fosse anche un accenno di bava); per fortuna riuscii all’ultimo momento a collegare le mie sinapsi per capire la domanda che mi aveva fatto e rispondere:

- Federica. Mi chiamo Federica Terreni.

L’autista borbottò qualcosa che suonava molto come un “Alleluia” e si attaccò al telefono. In meno di un minuto risolvemmo la faccenda e, dopo un'altra battaglia di sguardi da sfida mancata tra me e l’autista, andai a sedermi in fondo all’autobus, appoggiando la testa al finestrino e infilandomi le cuffiette dell’ipod, in un misero tentativo di conservare un briciolo di dignità.

- Ehi – mi chiamò una voce, al di sopra degli strilli e dei colpi di percussione della canzone – ti spiace se mi siedo qui?

Mi girai e vidi di nuovo quel sorriso da infarto. Cercando di mantenere un’aria indifferente, feci un cenno d’assenso.

- A proposito, grazie per prima. Mi hai salvata – dissi, cercando di fare un timido sorriso e sembrando più che altro una con una paralisi facciale da botox mal riuscito.

Per fortuna non sembrò accorgersene e ricambiò con un sorriso -che in comune con il mio aveva solo il nome -talmente abbagliante che se la Mentadent l’avesse visto l’avrebbe scritturato su due piedi per una pubblicità e rispose:

- Figurati, è stato un piacere. A proposito, mi chiamo Alex Barra.

- Piacere. Barra, hai detto? Mi sembra di averlo già sentito.. – meditai con aria cogitabonda. Poi l’illuminazione mi colse:

- Scusa, ma che scuola fai?

Alex sorrise sotto i baffi (rischiando di nuovo di accecarmi), come se si aspettasse quella domanda:

- Vado al liceo classico – rispose.

Spalancai gli occhi, sorpresa – Davvero? Anche io! Ecco perché avevo già sentito il tuo nome..

Alex si mise a ridere di fronte alla mia aria sorpresa, che ricordava molto quella di una triglia e disse:

- Anch’io sapevo già chi fossi. Sei in quarta C, giusto?

- Giusto. E tu sei..?

- In quinta A.

Non so come, ma da quel momento in poi la conversazione divenne piacevole e scorrevole come una sciarpa di seta. Era sorprendentemente facile e piacevole parlare con lui. Così piacevole che non mi accorsi di aver perso la mia fermata, ma lui fu tanto carino da accompagnarmi fino a casa, sotto quel diluvio universale. Mi chiese di uscire e iniziammo a frequentarci. Stiano felicemente insieme da allora e io sono la persona più schifosamente fortunata di tutta la terra.

- Fede? Fede! Ti prego, smettila di farti film mentali su te e Alex da soli in un stanza in mia presenza! Mi fai impressione! – esclama Clio, riportandomi bruscamente coi piedi per terra.

Non so perché, ma a lei Alex non piace molto. Non so, cercano di mantenere un rapporto civile l’uno verso l’altra, ma lo fanno solo per affetto nei miei confronti, altrimenti, ne sono certa, si scannerebbero allegramente.

Per fortuna, proprio in quel momento suona la campanella, risparmiandomi la fatica di inventarmi una scusa pietosa sui miei film mentali con Alex. Scatto in piedi, rovesciando la sedia, e schizzo fuori dalla classe. Sto andando talmente veloce che vado a sbattere contro quella che sembra una montagna in rapido movimento. Atterro di sedere e chiudo istintivamente gli occhi per il contraccolpo con il freddo e poco morbido pavimento. La montagna davanti a me –che si rivela essere un ragazzo- esclama:

- E guarda dove vai!

- Guarda dove vai tu, piuttosto! – rispondo, furibonda. Mi alzo per vedere in faccia chi è la mia prossima vittima e quasi mi viene un colpo.

È Filippo sono-bello-solo-io Lombardi, alias dio del calcio, del sesso… in ogni scuola esiste un individuo del genere (purtroppo), più comunemente etichettato come “ragazzo più popolare”.

Ora, su questi personaggi corrono un sacco di luoghi comuni, come quello del “bello e stronzo (che può variare anche a quello del “bello e dannato” se l’espressione del ragazzo è perennemente incazzosa) ” e del “bello e impossibile”. In più, si sa che questo tipo di studente cambia ragazza con la stessa frequenza con cui si cambia le mutande (si spera), ha un ego smisurato e la simpatia di un pezzo di legno.

Filippo Lombardi rispetta scrupolosamente tutte queste caratteristiche standard (tranne quella del “bello e dannato”. Anzi, è fin troppo felice per i miei gusti).

- Tu saresti? – mi fa, inarcando il sopracciglio con intenzione.

- Tu saresti? – gli faccio il verso – chi saresti tu, semmai! Chi ti credi di essere? – sbotto, cercando di aggirarlo, ma riesco a compiere solo qualche passo perché mi si piazza davanti, bloccandomi la strada.

- Siamo maleducati, eh? Di solito, quando qualcuno ti fa una domanda, si risponde.

- Di solito, quando si va addosso a qualcuno, si chiede scusa – ribatto acida.

- Sei stata tu a venirmi addosso! Comunque, chi sei?

- Federica Terreni, quarta C. Diciassette anni, diciotto a dicembre, fratello maggiore di venti, sorella minore di quindici. Frequento il liceo classico, adoro la Vespa e faccio ginnastica ritmica. Mi piace leggere e non mi piace perdere il prezioso e cronometrato tempo della ricreazione a parlare con dei rompiscatole, quando potrebbe essere impiegato in modi decisamente migliori. Quindi, cortesemente, ti spiacerebbe levarti di torno?

- Però, che vita interessante. E in che modo ancora migliore potrebbe essere impiegato il tuo tempo, se parlare con me non lo è già abbastanza? – fa lui, con un sorriso divertito che gli conferisce una faccia da schiaffi che la metà sarebbe sufficiente.

- Per esempio, potrei andare dal mio ragazzo che mi sta aspettando a sole tre classi di distanza per festeggiare il mio inaspettato sette e mezzo in chimica e stare con lui fino alla fine della ricreazione.

Il ghigno di Filippo si allarga:

- Se consideri quell’attività migliore che lo stare con me, prego, vai pure – si sposta per farmi passare e si volta, andandosene.

Io, spiazzata per il repentino cambio di comportamento del ragazzo, non mi muovo. Filippo si gira e, da sopra la spalla, mi lancia uno sguardo ammiccante ed esclama:

- Ci si vede in giro!

Mi volto e mi incammino verso la classe di Alex con un diavolo per capello, senza riuscire a levarmi dalla testa lo sguardo che Filippo mi ha lanciato prima di sparire tra la marmaglia di studenti urlanti.

Ma che cavolo vuole questo tizio?

 

Spazio autrice (scriverlo gasa più di quanto pensassi):

Buongiorno! O buonasera, a seconda dell’orario in cui avete letto questa pseudo-storia.

Vi ringrazio all’infinito per essere passate di qua e vi ringrazierò ancora di più se vorrete lasciare anche solo un misero commento. Così, per sapere se la storia vi è piaciuta o vi ha fatto schifo e se vale la pena di proseguirla. È una storia senza pretese, la scrivo per divertirmi e nella speranza di farvi divertire, almeno un po’.

So che finira non è successo niente di interessante e i personaggi sono stati solo introdotti, ma mi piacerebbe lo stesso sapere che ne pensate.

Grazie, al prossimo capitolo!

Besoos

P.S.

Se avete domande, richieste, consigli ditemi pure, sono tutta orecchi! :D 

   
 
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