Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: likeasong    04/03/2012    1 recensioni
Sophie non aveva mai pensato al suo futuro, semplicemente considerava che quello fosse già stato deciso: lei era nata per seguire le orme della madre. Tutti glielo ripetevano, tutti sembravano crederlo sul serio, tanto che lei aveva finito per fidarsi e impegnarsi per riuscirci. Sophie, presa dal lavoro, forse non capisce che si sta dimenticando di qualcosa, o di qualcuno.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo V
Ritorni

«Ho una notizia fantastica!»
Sophie stava camminando tranquillamente in uno dei tanti corridoi dell'istituto, facendo delle visite a diversi pazienti, e dovette allontanare un poco il cellulare dall'orecchio per evitare di perdere l'udito. «Louis, sono disposta ad ascoltarla solo se abbassi il tono di voce!»
«Agli ordini, mamma.» La risata dell'amico le giunse all'orecchio e fu spontaneo per lei sorridere a sua volta: era da tanto che non lo sentiva così felice.
«Allora? Vuoi dirmela o mi terrai ancora molto sulle spine?»
Louis aspettò alcuni secondi in silenzio per poi dire: «I ragazzi vengono a Doncaster!»
Sophie rafforzò la presa sul cellulare o quello sarebbe caduto al suolo nel giro di pochi attimi. Si avvicinò ad una sedia che era stata lasciata di fianco ad una finestra e si abbandonò sopra. «Cosa.. che cosa vuol dire? I ragazzi?»
L'amico dall'altra parte della linea sbuffò. «Sophie, quando fai così mi fai dubitare della tua intelligenza! I ragazzi sono gli ex componenti del gruppo, quello di cui io facevo anche parte.» Le rispose con un leggero tono sarcastico, a cui la ragazza cercò di non fare caso.
«Ah, fantastico!» La sua voce era tutt'altro che entusiasta e sperò vivamente che Louis non se ne accorgesse (cosa molto probabile, considerato il livello di felicità che doveva avere in corpo al momento). «E quando arrivano?»
«Anche tu non vedi l'ora? Lo sapevo!» Sophie alzò un sopracciglio, ma decide di lasciarlo continuare, mentre si portava una mano tra i capelli e alzava gli occhi al cielo. «Comunque, tra due giorni. E rimangono in città per un mese!» La ragazza deglutì, ma il suo corpo non reagiva più a nessuno stimolo e si trovo così a tossire. «Stai bene?»
«Mai stata meglio.. Che ne dici se ne riparliamo, eh? Ho del lavoro da fare.» Non aspettò la risposta e premette con forza sul pulsante rosso del suo telefono.
Si avviò a passo di marcia verso la macchinetta del caffè, che aveva intravisto al fondo del corridoio, e, dopo aver inserito le monete, schiacciò con la stessa rabbia sull'etichetta “caffè lungo”.
“Non è possibile.” pensò.
Sophie aveva una lista molto corta che elencava le cose che odiava nel mondo e gli One Direction erano in quella lista. Non li aveva amati quando le avevano portato lontano Louis, non li aveva amati perché a causa loro Lottie si ritrovava dentro il suo istituto, non li aveva amati tutte le volte che Louis si era sentito  triste per la loro mancanza. Ma più di tutto, odiava il fatto che Louis avesse nel cuore solo loro.

***


Ormai erano quasi sei mesi che Sophie si recava a casa Tomlinson per fare da baby-sitter alle sorelle di Louis e non  lo vedeva più come un lavoro, perché era riuscita a farsi accettare da tutte quante e andavano molto d'accordo.
«Ieri mi ha telefonato Louis.» proruppe un giorno Lottie durante un grigio pomeriggio di fine novembre. Sophie alzò lo sguardo dal compito di Daisy che stava correggendo e la guardò curiosa. «Ti saluta.»
«Ah, davvero?» Cercò di mantenere un tono neutro, mentre sentiva una fitta a livello dello stomaco.
«Sì, ha detto che a differenza di come può sembrare, non ti ha dimenticato.»
La ragazza scosse leggermente la testa. «Lottie, odio farti fare la parte del messaggero, ma -considerato che tuo fratello vuole giocare a questo gioco- assecondiamolo, no?» La bambina annuì velocemente, contenta della responsabilità che i due giovani le stavano dando. «Quando lo risentirai, gli puoi gentilmente dire che il mio numero ce l'ha, così come ha anche una bocca per parlare e un cervello per pensare e gli sarei molto grata se li usasse tutti e tre in modo corretto.»
Lottie sorrise soddisfatta. «La tua frase è più difficile di quella di mio fratello!»
«Sì, ma io lo so che tu sei brava a ricordare le cose!»
Passarono diversi giorni da quell'avvenimento e, nonostante Lottie avesse recapitato il messaggio, Sophie non  ricevette mai nessuna chiamata o alcun messaggio da Louis. In realtà, le speranze che aveva avuto erano davvero poche e così non rimase troppo sorpresa o delusa da questo comportamento.

Pian piano il tempo passava e arrivò l'inverno che si portò dietro un freddo pungente, insieme ad un Natale meno sentito del solito e una notizia che lasciò Sophie con il cuore a pezzi: Louis era tornato a casa per le vacanze natalizie e lei non era venuta a saperlo. Infatti, come le disse in seguito Lottie, fu una decisione presa all'ultimo ed era rimasto per pochi giorni, per poi tornare in tour insieme ai suoi compagni. La sfortunata coincidenza fu che, in quel periodo, Sophie non si era dovuta recare in casa Tomlinson visto che la madre aveva preso ferie dal lavoro e non c'era bisogno di una baby-sitter.
Fu in quel momento che Sophie si ripromise di non versare più una lacrima per quel Louis che, nonostante la parole, sembrava tenerci così poco a lei. Capì che, forse, si era immaginata in lui un ragazzo che in realtà che non era. Era sempre stata brava a vedere ciò che la circondava con razionalità, ma quella volta aveva deciso di agire in modo diverso: aveva costruito un castello in aria e aveva esagerato, facendone uno troppo grosso, che ora si stava disintegrando mattone dopo mattone.

***

 

«Louis, se non ti rilassi, guido io!» Sophie gridò, quasi isterica, mentre osservava la macchina sbandare vistosamente per evitare di passare in mezzo ad una pozzanghera e bagnare due sfortunati passanti. «Oltretutto, la macchina è di tua madre. Penso che la voglia ritrovare nel garage intera.»
Louis non rispose, ma in compenso diminuì la velocità, rientrando finalmente nel limite segnalato dal cartello stradale che avevano appena superato. Avevano preso l'auto a sei posti della madre di Louis perché si stavano recando all'aeroporto di Doncaster, che si trovava a pochi minuti fuori dalla città, per recuperare i suoi quattro amici.  Nonostante il tragitto piuttosto corto, Sophie li considerò i più lunghi della sua vita e, una volta messo piede a terra, sperò che il momento di tornare a casa arrivasse il più tardi possibile.
«Non ho guidato così male.» Tentò di difendersi Louis, mentre passavano attraverso le porte scorrevoli dell'ingresso del piccolo aeroporto.
«Ti conviene stare zitto.»
Si avvicinarono al tabellone degli arrivi, facendo scorrere lo sguardo sui pochi voli presenti. «Ritardo di mezzora da Londra. Ci mancava anche questa.» La ragazza sbuffò e si sedette su una scomoda poltroncina di ferro che sembrava tutto tranne che pulita.
«Se piove e il tempo è brutto, non è colpa mia.»
Sophie lo guardò stranita e si portò una mano alla fronte. «Guarda che non ti stavo incolpando.»
Louis alzò le spalle e si buttò anche lui su una sedia. «Mi sembrava che mi stessi dando la colpa per tutto: se non volevi venire, potevi dirmelo.»
«Se mi avessi lasciato parlare, invece che entrare in casa mia e trascinarmi fuori con la forza, avrei potuto dirtelo.»
«Quindi, mi stai dicendo che non volevi venire.»
«Esatto, Tomlinson.» Sophie si morse la lingua. Odiava il fatto che non riusciva mai a pensare prima di parlare e diceva sempre la prima cosa che le passava per la testa.
Il ragazzo si alzò di scatto e si diresse verso il bar che si trovava dalla parte opposta della sala d'attesa.
«Louis, Louis, aspetta. Per favore.» Sophie gli corse dietro e lo fermò, prendendolo per il braccio.
«Lo so che non ti vanno a genio i miei amici,» mentre parlava il ragazzo si girò verso di lei, «ma l'unica cosa che ti chiedo è di non mostrare a loro questo tuo odio. Sono stati i miei compagni di vita per diversi anni e voglio ancora bene ad ognuno di loro.» Fece una piccola pausa, prendendo un respiro profondo. «Vorrei davvero tanto che tu riuscissi a capire il motivo di questo mio affetto nei loro confronti e quanto esso è importante. Sono certo che anche loro capiranno quanto ne ho io verso di te.. anzi, lo sanno già, perché parlavo sempre di te quando eravamo insieme.»
Sophie fece un passo avanti e lo strinse in abbraccio, appoggiando al petto la testa e ascoltando il battito del suo cuore. Alzò lo sguardo e fissò il volto dell'amico, trovandosi due pozzi azzurri che già la stavano osservando. «Davvero parlavi di me?» sussurrò la ragazza, distogliendo un attimo lo sguardo, mentre le guance le si imporporavano.
Louis annuì leggermente e cercò lo sguardo dell'amica.
«Va bene, Louis. Solo perché ti voglio bene cercherò di andare d'accordo con loro.»
«Ti voglio bene anch'io.» rispose il ragazzo, stringendola un po' di più e facendole fare una piccola piroetta.

Dopo quasi quarantacinque minuti di attesa, finalmente le porte degli arrivi si aprirono e ne uscì una cinquantina di persone con valigie al seguito. Louis e Sophie cercarono con lo sguardo i quattro ragazzi e non fu difficile intravederli al fondo della fila.
«Siete sempre gli ultimi!» urlò Louis, correndo loro incontro.
«E' tutta colpa di Zayn..!» mormorò un biondo, che stava dando un morso ad un panino dalle dimensioni tutt'altro che normali.
«Come al solito..» ridacchiò Louis insieme agli altri. «Ragazzi, questa è la mia amica Sophie.»
«Ah, finalmente ti conosciamo. Io sono Harry. Louis ci ha parlato così tanto di te, ma non ci aveva mai detto che eri così carina.» Sophie avvampò, mentre stringeva la mano al riccio e spostava lo sguardo verso Louis, che stava mandando un'occhiata di fuoco all'amico.
«Harry, non è questo il modo di presentarsi. Io sono Liam e perdona il suo comportamento.»
«Bisognerebbe perdonare il modo banale con cui cercava di fare un complimento.» Sophie guardò le risate generali che aveva creato con quella frase, mentre poggiava una mano sulla spalla del riccio, che affranto aveva abbassato la testa.
«Finalmente qualcuno che ti risponde come si deve. Io sono Niall e credo che diventeremo ottimi amici.»
«Lo stesso vale per me. Sono Zayn!»
«Ah, il ritardatario!»
Ridendo, si avviarono insieme verso la macchina, anche se Louis e Sophie rimasero indietro di pochi passi. «Grazie.» bisbigliò lui al suo orecchio e le lasciò un leggero bacio sulla guancia, prima di allontanarsi. Sophie posò la mano nel punto esatto in cui le labbra di Louis avevano toccato la sua pelle e le sembrò di andare a fuoco.


 



dalma's corner
bubusettete!
se ve lo stavate domandando (o forse no?), sì, sono ancora viva!

sono riuscita a ritagliarmi un po' di tempo per continuare la storia, ma.. questo capitolo non mi convince come dovrebbe! Proprio per questo motivo, mi piacerebbe molto ricevere delle recensioni con le vostre opinioni (buone o cattive che siano)!
Strano, ma vero, oggi il mio angolino sarà più corto del solito, perchè devo correre a studiare filosofia!
Un bacione! :)
@_iwantcookies
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: likeasong