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Autore: fri rapace    05/03/2012    7 recensioni
Tonks è incinta e si reca alla sua prima visita medica con il marito.
Prima classificata al Contest: "Se esprimi un desiderio…fa’ attenzione!!" indetto da Lalani.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Andromeda Tonks, Nimphadora Tonks, Remus Lupin | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Remus seguiva mansuetamente Tonks, sforzandosi di tenere la mente completamente vuota. Era facile affidarsi a lei, sembrava così sicura di sé mentre apriva la porta dell’ambulatorio con decisione, sbattendosela sul naso!
“Ohi!” la sentì esclamare, prima di varcare la soglia di quello strano posto Babbano.
“Posso entrare anche io?” le chiese timidamente senza però staccarsi da lei, il cuore che gli batteva forte fin nelle orecchie.
“Certo che puoi, sei venuto apposta!” gli sorrise Tonks incoraggiante.
Al suo sguardo si unì quello della Guaritrice Babbana, che lo osservava bonariamente dall’altro capo di una scheletrica scrivania di metallo. Indossava un camice bianco ed era più giovane di lui, cosa che lo fece sentire, se possibile, ancora più nervoso.
Aspettò pazientemente che si fossero entrambi accomodati prima di iniziare a parlare.
“È il vostro primo controllo, suppongo,” esordì, annuendo di rimando ai loro cenni d’assenso. “Bene, di quante settimane è, signora Lupin?”
Tonks si rivolse a lui, ma l’aiuto che cercava cadde nel vuoto: anche restando nell’ombra riusciva a sostenere la situazione a fatica e l’essere interpellato rischiava di far traboccare definitivamente il vaso.
Visto che su di lui non poteva contare, Tonks decise di cavarsi dagli impicci da sola:
“In che senso?” chiese, strofinando i palmi delle mani sulle cosce.
Avrebbe dovuto accettare la proposta di sua madre, che si era offerta di accompagnarla malgrado snobbasse le cure Babbane, invece di risponderle orgogliosa che il papà del bambino era perfettamente in grado di starle accanto e sostenerla come si deve.
Lui non aveva detto nulla, ma in segreto aveva trovato l’occhiata sprezzante che gli aveva indirizzato Andromeda molto, ma molto più appropriata della fiducia di Tonks.
C’erano giorni in cui aveva una paura folle di parlare apertamente del bambino, come se le parole potessero fargli del male; in altri, invece, era il non parlarne a intimorirlo.
Sceglieva come comportarsi giorno per giorno, optando per la soluzione che più lo tranquillizzava.
Doveva ammettere che l’espediente, per quanto sciocco, lo faceva sentire al sicuro e che, per la maggior parte del tempo, riusciva a vivere la gravidanza di Tonks con ottimismo.
Casa sua, in confronto a quello che gli offriva il mondo esterno, era un oasi di felicità, e non era poi così difficile lasciarsi andare e vedere, almeno per un po’, tutto rosa cicca come i capelli della sua piccola.
Capì che forse l’aveva illusa, facendole credere di avere finalmente accanto l’uomo che si meritava… ma ora che non erano più a casa non c’era stratagemma che tenesse: temeva che tutto potesse finire, che l’inutilità delle sue infantili precauzioni gli venisse sbattuta in faccia.
“Signora Lupin, vorrei sapere da quanto tempo è incinta,” chiarì la Guaritrice, un po’ sorpresa dalla loro ignoranza.
“Oh… ehm…” si agitò Tonks, spettinandosi i capelli con una mano.
“Ultima mestruazione?”
“Ah! Quello lo ricordo!” saltò su, rianimandosi come se avesse appena ricevuto un aiuto durante un’interrogazione particolarmente ostica. “Ovviamente mi sono arrivate il giorno che ci siamo sposati!”
Ovviamente,” alzò le sopracciglia l’altra. “Succede praticamente a tutte, il giorno delle nozze.”
Le due ridacchiarono complici, spezzando un po’ la tensione, ma Remus se ne accorse appena, sprofondato com’era nelle proprie paure.
“Tre mesi, sono passati tre mesi.”
“Perfetto, allora si stenda sul lettino per l’ecografia. Immagino sarete impazienti di vedere il vostro bimbo per la prima volta.”
“Vedere il bambino?”
“Ecografia?” gracchiarono entrambi, fissandola smarriti.
La donna aggrottò la fronte, con tutta l’aria di starsi chiedendo in che razza di mondo vivessero.
“Non sapete cos’è un’ecografia?”
Non ne avevano mai sentito parlare, al San Mungo non esisteva nessuna pratica del genere.
“Certo, le vostre madri non ne avranno fatte, ma ormai è una pratica comunissima.”
Vedendo che il loro sguardo rimaneva assente, si decise a spiegare:
“Quel macchinario accanto a lei, signora Lupin, permette di vedere all’interno del suo ventre. Su quello schermo vedrete il vostro bimbo in tempo reale.”
Remus sentì Tonks prendere un generoso respiro, trattenendolo poi tra le labbra dischiuse.
“Ok,” mormorò senza lasciarselo sfuggire, la voce un po’ strozzata.
Si sdraiò su un lettino coperto con della carta e si slacciò i pantaloni, calandoli un poco sui fianchi, così come la Guaritrice le aveva chiesto di fare.
Remus si spostò sulla sedia accanto a lei come in trance e rimase immobile a fissarla.
L’ultima volta che era stato così vicino a farsela sotto aveva sette anni e aveva bevuto di nascosto tre delle Burrobirre di suo padre. Dopo aveva anche vomitato, e non escludeva che gli potesse succedere anche nel presente.
“Non ne abbia a male, signor Lupin, ma lei è il papà più terrorizzato che abbia mai visto,” osservò la Guaritrice, come per spronarlo a riprendersi.
“Con questa eco... eco… cosa, si vedrà se il bimbo è sano?” si sforzò di cavarsi di bocca lui.
“Se avesse delle malformazioni lo vedremmo. Ma sua moglie è ancora molto giovane, non ci saranno problemi, vedrete.”
Remus scosse la testa.
Lei, ma io...”
“La sua età non conta. Avrebbe forse potuto ritardare un poco il concepimento, nulla di più.”
Remus si arrese, sapeva che era inutile cercare di spiegare cosa lo tormentava senza rivelare informazioni che avrebbero violato lo Statuto di Segretezza, oltre che indicarlo definitivamente come squilibrato.
Tonks si agitò sul lettino.
“Il concepimento proprio non è stato un problema, glielo assicuro!” tagliò corto irrequieta.
La Guaritrice passò la manopola che teneva in mano sul suo basso ventre e Remus si concentrò su quello strano massaggio, fissando i fluidi movimenti con insistenza.
La mano della donna scese un po’ più in basso e lui scorse le mutandine di Tonks che sporgevano dai jeans che indossava: erano al rovescio.
La scoperta lo scosse profondamente: era certo che non fosse stata la sbadataggine a farle commettere l’errore, ma la paura. Non sapeva perché, ma fu proprio quel particolare a fargli capire quanto anche lei fosse fragile in quel momento, eppure i segnali che avrebbero dovuto suggerirglielo non erano mancati per tutta la visita.
Era stato comodo vederla più forte di lui ad ogni costo. Un’ombra s’intromise nel suo campo visivo: non sapeva da quanto tempo fosse lì ad aspettarlo, ma all’improvviso seppe cosa fare per rimediare al proprio egoismo.
 

***

 
Tonks stava ancora trattenendo il respiro quando il quadro appeso al muro di fronte a lei si illuminò.
Era una specie di televisione, questo l’aveva capito, quello che ancora non riusciva a concepire è che lì dentro avrebbe visto quel bambino che ancora non poteva neppure sentire muovere: solo il leggero gonfiore della sua pancia suggeriva che sì, c’era davvero.
Sentiva freddo sopra l’inguine, dove l’ecografo scivolava sulla sostanza spremuta dalla Guaritrice, e si stupì nel comprendere che era in quel punto che cercava il bimbo.
“Ma è così in basso?” chiese confusa. “Credevo fosse sotto l’ombelico, dove mi è venuta la pancetta.”
“Lo credono tutte,” la rassicurò dolcemente la Guaritrice. “Ma in realtà il gonfiore che vede è il suo intestino che è risalito nel ventre per fare spazio all’utero.”
A Tonks sfuggì un sorriso, malgrado l’ansia non poté fare a meno di notare il lato comico della cosa.
Cercò d’istinto la mano di Remus.
“Oh, Remus, ci credi che sono mesi che accarezziamo il mio intestino? Si sentirà di certo molto coccolato, lui!”
Era davvero divertente, ma la sua mano era ancora vuota e si sentì all’improvviso spaventata da morire all’idea che sarebbe rimasta così, sospesa nell’aria, nuovamente abbandonata.
Dopo lo shock della fuga di Remus era diventata ossessiva in una maniera mai conosciuta prima: per scaramanzia evitava di fare qualunque gesto che lo mettesse alla prova, come se un semplice e spesso ininfluente tentativo potesse costarle una nuova separazione.
All’inizio si accusava di aver perso la fiducia in lui malgrado sostenesse apertamente di averlo perdonato, ma poi aveva capito che quello che aveva smarrito era la fiducia in se stessa.
Remus non aveva idea del coraggio che le era occorso per costringerlo ad accompagnarla alla visita. Sapeva, malgrado la serenità che spesso mostrava, che non aveva ancora risolto i suoi problemi, ma aveva troppo bisogno di lui per lasciar vincere i loro rispettivi timori.
Stava ormai per rassegnarsi, quando qualcosa guizzò sulla televisione e contemporaneamente il calore di un’altra mano inghiottì la sua, allentando il groppo che le si era formato in gola.
Si strinsero spasmodicamente l’uno con l’altra mentre davanti ai loro occhi prendeva forma una sagoma bianca scalciante.
“Per Merlino, è proprio un bambino vero!” esclamò, sconvolta da quella che le pareva la magia più grandiosa a cui avesse mai assistito.
“Ed è perfetto,” sottolineò la Guaritrice. “Vedete la manina?”
“Cinque dita,” mormorò Remus emozionato. “Ha… cinque dita… È…”
“È normale!” gli venne in soccorso Tonks, le lacrime di sollievo che le pungevano i lati degli occhi. Non ne aveva mai parlato con nessuno, ma anche nei suoi incubi il bambino aveva spesso preso la forma di un lupo. Non era però stato quello a disturbarla, quanto il dolore che aveva letto nei suoi occhi: lo stesso di Remus.
Come tutti i genitori del mondo, anche lei desiderava che suo figlio fosse sano e felice.
Non stava più nella pelle mentre lo osservava incantata avvicinare i pugni al profilo del viso, muovendoli energicamente. Capì che stava cercando la bocca e dopo svariati tentativi la trovò e iniziò a succhiarsi il pollice.
“Secondo la mamma cos'è?” si sentì interrogare da molto, molto lontano.
“Eh?”
“Una femmina o un maschietto?”
Lei ci pensò su, senza scollare un secondo gli occhi dal bebè, fino a che a un certo punto si sentì ispirata.
“Una femmina, sicuro. Le mamme le sentono queste cose, no?”
“E secondo il papà?”
“Un maschio.”
La risposta era stata così decisa da spingerla a voltarsi verso di lui.
“Sul serio?” s’informò.
“Sì,” confermò lui, giocherellando con le sue dita.
“Ah. Allora ritratto tutto, è un maschio. Remus ha molto più intuito di me.”
Era ancora troppo presto per individuare con sicurezza il sesso del bimbo, spiegò loro la Guaritrice, estraendo dal macchinario Babbano delle fotografie di quello che avevano visto sul televisore, ma a loro non importava, maschio o femmina era lo stesso.
“Starà bene, hai sentito? È perfetto!” le sorrise Remus accompagnandola fuori dall’ambulatorio, sempre tenendola forte forte per mano, lo sguardo rapito.
Tonks sapeva che la licantropia non rientrava tra le malattie che i Babbani studiavano, ma non le importava: Remus diceva che era un maschio e gli credeva. Soprattutto, diceva che sarebbe stato bene, e per la prima volta da quando era rimasta incinta, fu lei ad affidarsi totalmente a lui.
 

***

 
“Non sono convinta.”
Andromeda aveva atteso con ansia il ritorno della figlia dalla visita medica. Riponeva ben poca fiducia nelle cure Babbane, ma aveva comunque sperato che potessero essere di qualche utilità. Ninfadora non poteva recarsi al San Mungo - grazie al marito era considerata una criminale dallo stesso Ministero per cui aveva lavorato fino a non molto tempo prima - ed era impensabile affrontare alla cieca una gravidanza anche quando non c’erano ragionevoli dubbi sulla salute del bambino, figuriamoci nel caso di sua figlia.
Una volta le augurava di avere un figlio pestifero come lei per punirla di quello che le aveva fatto passare, ora glielo ripeteva per il motivo opposto: visto l’alternativa, sarebbe stata una benedizione per tutti un piccolo Metamorfomagus testardo e disubbidiente.
Alzò gli occhi dal foglietto nero che Ninfadora e Remus le avevano mostrato con una gioia tale da farle sospettare persino che avessero bevuto.
“Sicuri che non sia uno scherzo?”
“Mamma, quello è il tuo nipotino! Non è bellissimo?”
“Io vedo solo una sagoma bianca immobile. Non è neppure una fotografia…”
Remus allungò una mano verso di lei e le portò via svelto l’immagine dalle mani, come se temesse che volesse strapparla e gettarla via.
“È esattamente come dev’essere, visto che le fotografie Babbane sono immobili,” le disse gelido.
Lo squadrò stupita: non aveva mai osato rivolgersi a lei con un tono simile.
“Mi hai presa per un’idiota? Lo so benissimo come sono le foto Babbane, ” ribatté acida, pensando di metterlo a tacere.
“Bene, allora sai anche che questo non è uno scherzo.”
Fece per replicare con un commento terribile, a cui, doveva ammetterlo, non credeva più neppure lei: lui era lo scherzo. Uno scherzo della natura.
Ma si fermò appena in tempo, dominando, per amore della figlia, l’impulso di dire quello che le passava per la testa.
Malgrado il suo sforzo Ninfadora scoppiò a piangere a diritto, spingendola a portarsi una mano alla bocca, per controllare che fosse rimasta chiusa davvero.
Ted e Remus, come spesso era successo in altre occasioni, si avvicinarono a lei contemporaneamente, ma per la prima volta Remus non si fece indietro, lasciando campo libero al suocero.
Ted aveva condiviso con lei il rifiuto nei confronti di quel genero così sbagliato, repulsione, però, sempre più spesso sostituita da qualcosa di diverso. Andromeda aveva capito che Remus era bravo a farsi voler bene, persino lei a volte si lasciava conquistare dalle sue maniere, e sospettava che Ted fosse capitolato del tutto. L’avere pochi anni di differenza aveva di sicuro aiutato i due uomini ad avvicinarsi, ma allo stesso tempo acuiva la gelosia da papà di Ted, che ora lo osservava torvo prendere il suo posto nel consolare la figlia.
Capiva il suo astio: Remus si era fatto indietro troppe volte davanti ai suoi doveri nei confronti di Ninfadora ma, per quanto lei stessa desiderasse fargliela pagare, quello non era il momento. Andava invece incoraggiato, perché era di lui che Ninfadora aveva bisogno e nulla, per lei, era più importante del benessere di sua figlia.
“Dora? Non è da te, che ti succede?” le sussurrò Remus dolcemente.
“Non lo so! Sono commossa!” esplose lei, turbata dalla propria reazione quanto loro.
“Le illazioni di tua madre sulla diagnostica Babbana ti hanno commossa?”
“Ma no! Credo sia stata la eco-roba-là!”
“Ma… sono passate più di due ore,” cercò di essere ragionevole lui.
Ninfadora sbatté un piede a terra con rabbia.
“Ma quanto rompi! Cosa te ne frega?”
Andromeda sospirò. Quell’imbranato si stava perdendo in chiacchiere inutili con una donna in piena crisi ormonale. Negli ultimi mesi era stata licenziata, si era scoperta incinta, era stata mollata dal marito e, obbligata a rinunciare al suo ruolo nell’Ordine della Fenice, non solo doveva accettare che lui continuasse a rischiare ogni giorno la vita, ma che lo facesse anche al posto suo, quando solo lo stress di cercare di non cadere come suo solito venti volte al giorno per non far male al bambino sarebbe dovuto bastare a farla crollare.
“Abbracciala, idiota!” sbuffò. “E stai attento alla fotografia del mio nipotino, che così la sgualcisci!” lo avvertì, riprendendosi l’immagine Babbana con uno sguardo minaccioso.
Guai a lui se avesse osato insinuare che la sua richiesta era la dimostrazione che lei aveva avuto torto! Il suo nipotino era bellissimo anche ritratto nella scadente fattura Babbana, tutto lì.





Prima Classificata: Magie Babbane di Fri

- da 0 a 10 per la correttezza grammaticale, lessicale e stilistica: 9,5/10 Hai uno stile davvero impaccabile: mescola umorismo e malinconia in modo intenso e dolcissimo, e allo stesso tempo la tua storia non perde di fluidità…neanche le numerose digressioni sulle emozioni dei personaggi danneggiano la continuità della trama, che rimane lineare chiara e precisa. Le scene narrative e quelle descrittive/introspettive sono ben bilanciate, in modo da non prevalersi l’una sull’altra e da mantenere solido e preciso l’equilibrio delle scene. Il lessico, anche se non particolarmente intenso e poetico, è comunque efficace, sia nelle scene drammatiche sia in quelle più allegre: riesce a mantenere entrambe naturali ed esaustive. Dato che sono molto esigente in questo pannello e di rado do il punteggio ottimale, ho deciso di non dartelo per due imprecisioni grammaticali: hai scritto “a diritto” invece che “a dirotto” e “un’oasi” senza apostrofo…comunque considera che hai ottenuto un punteggio davvero eccellente, considerando i miei standard!

- da 0 a 10 per lo sviluppo del desiderio/indizi:10/10 Anche in questa sezione hai fatto uno splendido lavoro: il missing moments da te scelto risulta esaustivo e intenso, sia dal punto di vista emotivo sia per la trama ricca di dettagli e particolari innovativi. È anche estremamente originale: spesso mi è capitato di leggere della gravidanza di Tonks, ma mai di eventuali analisi su di essa o comunque da questo punto di vista. Anche il personaggio di Andromeda, anche se non risulta essere la protagonista , ha comunque uno spessore notevole e una caratterizzazione tutta sua. Non posso che premiarti con il punteggio pieno!

- da 0 a 10 per la caratterizzazione dei personaggi: 9,5/10 Anche in questa sezione, sei stata molto precisa e allo stesso tempo innovativa: ho apprezzato moltissimo l’interpretazione di Tonks e Remus, ed entrambi risultano non solo IC, ma anche estremamente realistici e intriganti. Tonks, anche se a prima vista sembra la solita burlona pasticciona, in realtà sta vivendo l’inattesa gravidanza(a proposito…solo di tre mesi? Di solito si annuncia una gravidanza proprio dopo aver “superato” la soglia dei primi mesi, e considerando che c’è già stata la fuga di Remus, Tonks dovrebbe essere un po’ più avanti con la gravidanza…ma rispetto comunque la tua interpretazione personale) con ansia e aspettativa. Le sue reazioni alla vista di suo figlio sono di una naturalezza disarmante, sia quelle più spiritose sia quelle più intense(non trovo fuori luogo neanche il suo crollo emotivo). La sua sfiducia nei confronti di Remus è giustificata e, anche se in certi passaggi l’ho trovata un po’ esagerata, IC con il suo personaggio. Anche Remus in certi punti l’ho trovato un po’ troppo devastato, ma per il resto mi è sembrato fedele all’originale: terrorizzato all’aspettativa di un figlio deforme, innamorato eppure insicuro di se stesso, incerto sul suo futuro come sul presente, tenero e pieno di speranza per la sua nuova famiglia. Anche Andromeda è piuttosto IC: è preoccupata per la figlia, tosta, energica, e, proprio come una vera Black, provvista di una buona dose di orgoglio e acidità….in certi passaggi l’ho trovata un po’ troppo maligna nei confronti di Remus, ma, per il resto, l’ho trovata credibile e realistica. I difetti che ho evidenziato comunque sono tutti minimi e non hanno particolarmente intaccato il tuo punteggio, che risulta comunque ottimale.

- da 0 a 10 per l'originalità: 8,5/10 Il punteggio non totale in questa sezione dipende fondamentalmente dall’uso di una delle coppi più famose sia tra i volumi sia nel fandom e nell’uso di un missing moments molto in uso per questi due personaggi, ovvero uno che tratta del periodo ella gravidanza(anche se devo riconoscere che il tuo è davvero innovativo). Ovviamente, tutti gli altri elementi della storia sono solo pregi: la simbiosi del tuo stile e del tuo lessico, la caratterizzazione, intensa e originale, dei tuoi personaggi e la trama, ricca di dettagli e innovativi colpi di scena.
Totale: 38,5/40
   
 
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