Crossover
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Autore: Registe    05/03/2012    3 recensioni
Prima storia della serie "Il Ramingo e lo Stregone".
In una Galassia lontana lontana (ma neanche troppo) l'Impero cerca da anni di soffocare l'eroica Alleanza Ribelle, che ha il suo quartier generale nella bianca citta' di Minas Tirith, governata da Re Aragorn e dal suo primo ministro lo stregone Gandalf. I destini degli eroi e malvagi della Galassia si intrecceranno con quelli di abitanti di altri mondi, tra viaggi, magia, avventure, amore e comicita'.
In questa prima avventura sulla Galassia si affaccia l'ombra dei misteriosi membri dell'Organizzazione, un gruppo di studiosi dotati di straordinari poteri che rapisce delle persone allo scopo di portare a termine uno strano rito magico da loro chiamato "Invocazione Suprema"...
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anime/Manga, Film, Libri, Telefilm, Videogiochi
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il Ramingo e lo Stregone'
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Capitolo 15 - Alla maniera degli umani


Tarkin

Tarkin




L'alba li colse ancora più esausti e spaventati di prima; nessuno di loro era riuscito a prendere sonno dopo i litigi della notte precedente.
Daala aveva gli occhi cerchiati di rosso, mentre Tarkin si era rifugiato di nuovo dietro la sua barriera glaciale di compostezza e indifferenza, ma Mara poteva percepire la tensione che lo attraversava. Marito e moglie si limitavano a ignorarsi a vicenda, come due perfetti sconosciuti che si trovano per caso a percorrere la stessa strada. Mara non riusciva a sopportare di vederli così.
In quanto alla guida... anche lui aveva le occhiaie, ma non erano nulla in confronto al grosso livido violaceo che gli era fiorito sulla guancia.
Te lo meriti. Ti meriteresti molto di peggio.
Era stata una sciocca a pensare di potersi fidare di lui. Solo perché i suoi modi erano gentili e aveva il faccino dolce e morbido di un bambino un po' spaurito non voleva dire che fosse una brava persona.
Tarkin ci aveva visto giusto fin dall'inizio.
Mistobaan era impenetrabile come sempre. Si presentò allo spuntar del sole nel loro alloggio, e senza una parola li condusse per una lunga serie di corridoi e sale fino a una piattaforma esterna. L'alba era uno spettacolo mozzafiato da quell'altezza: il sole sembrava molto più vicino, e la sua tenue luce rosata accarezzava le torri del Baan Palace avvolgendo il castello in un'atmosfera da sogno. Visto così poteva sembrare quasi un castello delle fiabe... ma Mara non era dell'umore per apprezzarne la bellezza. I suoi occhi si concentrarono invece sul gruppetto di persone che occupava la piattaforma, una serie di demoni che si inchinarono rispettosamente al passaggio di Tarkin.
Già... mi ero quasi dimenticata che ora lo credono il Cavaliere del Drago.
Per quanto la cosa fosse assurda, almeno potevano approfittarne per portare a termine quella stramaledettissima Prova senza rischiare la vita. Se Tarkin aveva il comando dell'operazione avrebbe potuto mandare il suo esercito di demoni a combattere al posto loro...
Il Kaspar con la falce li accolse con un sorriso da pubblicità di dentifricio, in tutto e per tutto simile a quello del Kaspar che conoscevano. Accanto a lui c'era Zam... o meglio, una creatura che ne aveva l'aspetto e che sosteneva di essere un demone di nome Hadler. Daala provò ad andarle vicino e parlarle, ma Mara si tenne in disparte. Era nauseata da tutte quelle illusioni, dalla rete di falsità e menzogne che i membri dell'Organizzazione stavano tanto sapientemente tessendo attorno a loro. Sentiva che se fosse rimasta in quel Castello ancora un po' le maglie si sarebbero strette ancora, e lei non sarebbe più riuscita a distinguere il falso dal vero... come era successo a Daala. Perché qualcosa era successo a Daala, non aveva alcun dubbio. Non credeva neanche un po' a tutte quelle storie del matrimonio per carriera e l'amore per Kratas. La sua amica non era così.
Solo che non aveva la più pallida idea di come farla rinsavire.
Una creaturina con le sembianze di Ash trotterellò accanto a Tarkin e piegò il ginocchio davanti a lui con deferenza: “Generale, al suo segnale siamo pronti a partire!”
“Molto bene, Larhalt.” Il governatore si mosse verso il centro della piattaforma, e tutti i presenti gli fecero immediatamente largo per consentirgli di passare. “DRAGHI!” la sua voce si librò alta e ferma nell'aria del mattino. “A ME!”
Un vento fortissimo si levò all'improvviso, e Mara fu costretta a schermarsi gli occhi con le mani. Poi il sole fu oscurato da un'ombra alata. Mara alzò lo sguardo e lo vide: il corpo sinuoso coperto di scaglie rosse e nere, le ali immense e membranose, e i fieri occhi cremisi, che li trafissero con uno sguardo in cui era racchiusa la saggezza di ere a lungo dimenticate. Zam talvolta si trasformava in una di quelle creature, ma questo era il primo vero drago in carne e ossa che Mara vedeva in vita sua. Il gigantesco animale atterrò sulla piattaforma facendola tremare, e chinò il capo squamoso di fronte a Tarkin in segno di sottomissione.
Wow... fossi in lui a questo punto mi gaserei...
Altre ombre si disegnarono nel cielo, altri draghi apparvero al richiamo del loro padrone, ciascuno di forma e colore diverso, sebbene nessuno grande come il primo. Accanto a lei Daala e Mu erano a bocca aperta di fronte a quello spettacolo imponente, ma Tarkin era tranquillo come se in vita sua non avesse fatto altro che allevare draghi.
Al contrario di loro, il governatore aveva messo a frutto la notte insonne nel migliore dei modi. Si era studiato la parte, comprese Mara non senza ammirazione. Probabilmente aveva estorto a Mistobaan tutte le informazioni possibili su questo fantomatico Cavaliere del Drago, e si era preparato per interpretare il suo ruolo al meglio. Era confortante sapere che almeno uno di loro non aveva perduto la lucidità e il sangue freddo.
Quando tutti i draghi furono atterrati Tarkin si voltò verso di loro e parlò: “L'umano ribelle Dai ha paura di affrontarci in campo aperto, ed è corso a nascondersi nella capitale di Papunica! Quello sciocco pensa che mura di pietra, frecce infuocate e quadrelli bastino a difendersi dal potere dei draghi e della nostra magia. Spetta a noi mostrargli quanto è folle il suo errore, e insegnare agli abitanti della città che c'è un solo destino per chi osa sfidare la famiglia demoniaca!”
I demoni alzarono i pugni al cielo e acclamarono il discorso di Tarkin. Il governatore sguainò una spada che portava legata dietro la schiena (Tarkin con una spada?! Ci manca solo Saruman con gli aghi da maglia e potrò dire di averle viste tutte!) e levò la voce al di sopra delle urla di esultanza dei demoni:
“PER LA FAMIGLIA DEMONIACA! PER IL GRANDE SATANA!”
I demoni erano in delirio; al grido di “Viva il Grande Satana” si precipitarono verso i draghi e vi montarono sopra, spiccando il volo nel cielo roseo e arancione dell'alba. Tarkin guardò verso di lei, facendo un impercettibile cenno con la testa in direzione dell'enorme drago rosso e nero. Mara capì immediatamente. La Forza rispose pronta al suo comando, e il governatore si sollevò in aria con una tripla capriola e atterrò con grazia sul dorso del drago. Dal suo sguardo furioso dedusse che non aveva gradito l'acrobazia aerea, ma Mara si limitò a fargli l'occhiolino e sorridergli mentre aiutava Daala a salire nello stesso modo. Il drago era talmente grosso che poteva portarli tutti e tre con facilità.
Bene governatore, siamo nelle tue mani adesso. Spero che tu abbia idea di come si fa a far volare questo coso.
Ma il drago non ebbe bisogno di comandi: spiccò il volo con un ruggito possente e sfrecciò dietro gli altri, raggiungendoli in un attimo e mettendosi alla testa del gruppo. Tutto ciò che Mara, Tarkin e Daala dovettero fare fu reggersi alle protuberanze squamose sul dorso del drago e pregare di non cadere, mentre dietro di loro il Baan Palace diventava un puntino sempre piu' lontano nell' immensità del cielo.



La prima cosa che Mu fece appena sceso dal drago fu vomitare.
“Oh, la nostra eroica guida soffre il mal d'aria.”
Con le occhiaie, il livido sulla guancia e la pelle di un pallore quasi verdognolo a causa del mal d'aria Mu sembrava veramente uno straccio usato. Forse una o due Stanze prima Mara gli avrebbe teso la mano e lo avrebbe aiutato a rimettersi in piedi, ma ora si limitò a lanciargli un'occhiata carica di disprezzo.
“Vedi di non fartela addosso quando inizierà la battaglia.”
Senza aspettare risposta gli voltò le spalle a andò a raggiungere Tarkin, intento a studiare una mappa che gli aveva consegnato Mistobaan.
Erano atterrati in una vasta pianura di fronte alla città. Le mura di pietra erano alte e i cancelli sprangati, e strizzando gli occhi si riusciva vedere un tenue riflesso blu e violetto tra le cime delle torri e le cupole dei templi: gli abitanti avevano eretto una barriera magica. I campi coltivati attorno alla città erano deserti.
Ci aspettavano. Questo mondo è ancora al Medio Evo come tecnologia, ma la magia è molto più presente che nella nostra Galassia. Anche se abbiamo i draghi non dobbiamo abbassare la guardia.
“Mandate un esploratore su un drago dietro quelle colline laggiù.” stava dicendo Tarkin. “Sapevano del nostro arrivo, potrebbero avere dei rinforzi nascosti pronti a prenderci alle spalle con qualche trappola magica.”
“La barriera intorno alla città è incredibilmente potente.” disse Mistobaan. “E ha una particolarità: ci impedisce addirittura di volarle al di sopra. E' come se fosse un campo respingente...”
“... ma nulla che gli inarrestabili draghi del Generale non possano abbattere, giusto?” fece Kaspar con un sorriso. Continuava a far roteare la falce tra le dita, un gesto che Mara trovava estremamente irritante.
“Non ho intenzione di caricare a testa bassa senza prima sapere con cosa ho a che fare.” ribatté Tarkin.
“Non la facevo così timoroso, Generale.”
L'occhiata che Tarkin lanciò alla creatura con la falce era omicida allo stato puro. Mara agì senza pensare: chiamò la Forza a sé e la fece prorompere fuori in un istante, una raffica letale di energia invisibile. Kaspar venne colpito in pieno e rotolò a gambe all'aria, finendo ad almeno sei metri di distanza. Quando si rimise in piedi con fatica Mara vide che i suoi occhi erano dilatati per la paura.
“Questo era solo un avvertimento, Killvearn.” la voce di Tarkin era glaciale. “La prossima volta non sarò così magnanimo.”
Con grande gioia di tutti, Kaspar si morse la lingua e tacque. Tarkin lo allontanò ordinandogli di andare in esplorazione, e inviò un altro gruppo di demoni sotto il comando di Zam/Hadler a valutare l'estensione della barriera magica sotto le mura. Mara e Tarkin rimasero soli insieme a Mistobaan, Mu e Daala.
“In due facciamo un Cavaliere del Drago piuttosto decente, eh governatore?” A dispetto di tutto, a Mara scappò un sorriso.
“Ottima coordinazione, non c'è che dire.” anche Tarkin sembrava divertito. “Vedi di restarmi sempre vicina. Avrò ancora bisogno dei tuoi trucchetti Jedi.”
“Prima o poi si accorgeranno che qualcosa non va.” sentenziò Mistobaan. “E Killvearn non ha tutti i torti. Stai dando l'impressione di temere il nemico, umano. Nella famiglia demoniaca la vigliaccheria non è ammessa.”
“Nel nostro mondo la chiamiamo prudenza” ribatté Tarkin. “E ho combattuto abbastanza battaglie da sapere cosa devo fare.”
“Ma non battaglie come questa. Voi umani siete subdoli e meschini in tutto. Noi attacchiamo a viso aperto, senza paura. La fede nel nostro Grande Satana ci sostiene.”
Tarkin fece un profondo sospiro: “Questa invece nel nostro mondo si chiama stupidità.”
Mistobaan probabilmente avrebbe ribattuto con qualche altra idiozia sul Grane Satana, ma Daala non gliene diede il tempo: “Basta così. Non siamo qui per un confronto culturale. Dobbiamo far crollare questa stupida città.” C'era rabbia nella voce di Daala, una furia repressa a fatica. Mara la percepiva, ma non era difficile da scorgere nei suoi occhi occhi verdi e freddi, nelle mani strette a pugno, nei muscoli tesi, nella mascella serrata.
“Dannazione, abbiamo dieci draghi. Cosa può avere quella barriera di tanto diverso da uno scudo deflettore?!”
Daala non si fermò ad attendere la risposta. Si allontanò a grandi passi e raggiunse il demone più vicino, prendendolo per un braccio.
“Il Generale ha dato ordine di attaccare.” la sentirono dire. “Che i draghi concentrino tutto il fuoco su un unico punto delle mura. Voialtri restate a coprirli con gli incantesimi, in caso di risposta da parte della città. E in fretta, il Generale vuole finire prima di pranzo.”
“Forse lei è un Cavaliere del Drago ancora migliore di noi due messi insieme.” sospirò Mara, mentre dieci fauci di drago si spalancavano all'unisono, vomitando un torrente fuoco sul lato ovest delle mura.
“Ci mancava solo questa...” Tarkin poggiò la fronte sul palmo della mano, sospirando.
“E' la magia che ti preoccupa, Tarkin?” Mara sapeva bene che il governatore detestava nel modo più assoluto qualsiasi cosa legata alla magia. Era un uomo pragmatico, che aveva costruito la sua fortuna sull'abilità politica, sugli imperi finanziari e i prodigi tecnologici: un autentico figlio della Galassia. La magia era irrazionale, inspiegabile e sfuggente, e non si lasciava controllare facilmente come un plotone di assaltatori imperiali o un turbolaser in grado di far saltare in aria interi pianeti. “Oppure è Daala?”
“E' da quando è iniziata questa storia assurda che sono preoccupato.”
“Già.” sospirò lei. Nella Stanza della Memoria di Alderaan lo aveva detestato e insultato, ma ora si sentiva solidale con lui. Dovevano restare uniti, i loro avversari erano altri. Tarkin l'aveva accusata di fraternizzare con il nemico quando l'aveva vista ridere e scherzare con Mu nelle fogne, e aveva ragione. Glielo disse.
“Ti perdono giusto perché ho l'impressione che tu c'entri qualcosa con il livido che ha sulla guancia.” Non la stava guardando: i suoi occhi erano concentrati sull'attacco in corso, e le fiamme dei draghi accendevano il suo viso scarno di inquietanti bagliori arancioni e rossastri.
“Sagace come al solito.” sorrise lei. Poi sospirò. “Vorrei che il maestro Maul fosse qui. Lui non perderebbe l'ottimismo nemmeno in una situazione simile.”
Dopo l'Imperatore Maul era stato suo secondo maestro nelle arti Sith, e anche se ora combattevano su fronti opposti Mara non aveva mai smesso di ammirarlo.
“Darth Maul?” C'era una lieve nota di stupore nella voce del governatore.
“Beh, sì. Tu sei lo stratega, ma il supporto morale del Trio Destroyer è lui.”
“Trio Destroyer?” Tarkin si voltò verso di lei, fissandola come se avesse perso la ragione.
“Che nome ridicolo!”



L'inferno si era scatenato sulla pianura di Papunica.
I campi erano in fiamme, e così gran parte degli edifici della città. Le grida delle persone che bruciavano arrivavano fin lassù dove Tarkin, Mara e Daala osservavano la battaglia in groppa al possente drago rosso e nero. Spinto dal massacro della sua gente il ragazzino di nome Dai era uscito allo scoperto con la sua spada portentosa: non doveva avere più di dodici o tredici anni, ma era agile, velocissimo e resistente, e i suoi colpi erano prodigiosi. Usava la lama in un modo che Mara non aveva mai visto prima, causando onde d'urto di potenza spaventosa con un semplice fendente. La spada magica scintillava nelle sue mani come una saetta, e con un solo colpo aveva tagliato in due uno dei draghi più piccoli. Un gruppo di maghi e guerrieri si batteva al fianco dell'eroe bambino, presso i cancelli della città ormai sfondati. Gli altri abitanti erano fuggiti, o bruciati, o morti. Mara aveva notato che dopo un po' i loro corpi carbonizzati si rianimavano, come i Ribelli all'uscita delle fogne di Alderaan; ma non appena si rimettevano in piedi le fiamme li consumavano di nuovo, tra urla di dolore e una puzza di carne bruciata da far rivoltare lo stomaco.
Stanare il ragazzino e i suoi compagni non era stato semplice. Malgrado la determinazione di Daala, la tattica del concentrare tutto il fuoco su un unico bersaglio non aveva sortito l'effetto desiderato. Dalle torri della città era iniziato un bombardamento serrato di proiettili magici: Mistobaan e altri demoni avevano eretto una barriera a loro volta, e la battaglia era ben presto entrata in una fase stallo.
“Così non va, sta diventando una guerra di trincea.” Mara aveva percepito il nervosismo di Tarkin.
Un dardo di saette crepitanti era arrivato fino a loro, e solo i suoi riflessi Jedi li salvarono dal finire abbrustoliti: Mara sollevò una mano e il proiettile deviò la sua traiettoria, rimbalzando a terra e disperdendosi in mille rivoli di energia scintillante.
Ma non tutti i mali vengono per nuocere, perché fu proprio quell'incidente a far venire a Tarkin un'idea.
“Se però i loro incantesimi riescono ad attraversare la barriera...”
“Governatore, se la fai crollare diventi il mio mito ufficiale!”
E Tarkin ce l'aveva fatta. Urlando per sovrastare il frastuono della battaglia aveva ordinato a draghi e demoni di colpire i solo i punti della barriera da cui uscivano i proiettili magici del nemico.
“Probabilmente la barriera si apre per un istante al passaggio dei loro incantesimi... altrimenti non potrebbero colpirci!”
Era stato un lavoro lungo, perché non era facile colpire nel punto e nel momento preciso in cui la barriera si apriva, e i maghi nemici, al sicuro dietro le mura, erano sempre pronti a rinforzarla. Ma alla fine Daala ci aveva visto giusto: i draghi erano draghi, e sul lungo periodo la loro potenza di fuoco ebbe la meglio. Loro non si stancavano presto come i maghi umani.
Caduta la barriera la battaglia era finita, ed era cominciato il massacro.
Almeno fino a quando non era sbucato il ragazzino.
“E' incredibile... la sua spada può tagliare il fuoco dei draghi...”
Mistobaan fluttuava accanto al loro drago, sorretto da un incantesimo di volo. Mara si rivolse a lui: “Davvero nel vostro mondo esiste una persona così potente? Un semplice ragazzino...”
“Per la media umana è potente, è vero. Ma la sua forza non è nulla in confronto al potere della famiglia demoniaca.”
“Né tantomeno in confronto al potere del Cavaliere del Drago.” disse una voce alle loro spalle.
Il Kaspar con la falce non ne aveva avuto abbastanza, a quanto pareva. Ora si teneva a maggiore distanza da Tarkin, anche lui fluttuando pigramente tra un drago e l'altro, ma la luce maligna nei suoi occhi non era domata. E il suo sorriso... quel suo maledettissimo sorriso era ancora lì, e le faceva venire una voglia matta di prenderlo a pugni.
“Generale, lei potrebbe mettere fine a questa farsa in men che non si dica. Perché non affronta il ragazzino in duello? Le basterebbe starnutire per cancellarlo dalla faccia della terra.”
Mara raccolse di nuovo la Forza dentro di sé. Stavolta lo avrebbe colpito più duramente: forse non poteva uccidere né lui né nessun altra di quelle dannate illusioni, ma poteva sempre rompergli un osso o due. Ci avrebbe pensato due volte prima di venire a provocarli ancora.
La risposta di Tarkin la anticipò: “Sarebbe disonorevole intervenire nella battaglia del generale Hadler. Ha reclamato il ragazzino per sé, diamogli la possibilità di dimostrare il suo valore.”
Era vero. Il demone con le sembianze di Zam sembrava avere un conto in sospeso con il ragazzino Dai, e non appena le mura erano cadute aveva chiesto a Tarkin di poterlo affrontare personalmente. Ben felice di lasciare la prima linea ad altri, il governatore aveva acconsentito con entusiasmo.
Hadler/Zam non era l'unico a trovarsi nel cuore della battaglia. Tarkin aveva negato a Mu il privilegio di cavalcare un drago, e con una dose non indifferente di sadico piacere gli aveva ordinato di andare a combattere in prima linea.
“Vediamo fin dove sei pronto a spingerti per proteggerci.”
Gli occhi di Mu si erano fatti grandi per la paura, ma il sacerdote aveva serrato le labbra e senza emettere un solo lamento si era diretto verso il fronte come un martire che sale sul patibolo.
Mara si concentrò su di lui. Se quel Dai era un membro della resistenza contro i demoni, allora probabilmente Mu lo conosceva. Sempre se non aveva mentito riguardo al suo passato.
Ex sacerdote, ex membro della resistenza, servitore dell'Organizzazione... ma chi è davvero quel tizio?
Malgrado le sue paure non se la cavava male in combattimento, come già aveva dimostrato nella Stanza di Alderaan. Lo osservò mentre erigeva un Muro di Cristallo, contro il quale si schiantarono in rapida successione almeno cinque palle di fuoco senza che nessuna di esse riuscisse minimamente a scalfirlo. Tre maghi circondavano il sacerdote in armatura, ma Mu non badava a loro, si limitava a respingere gli incantesimi che gli arrivavano contro, cercando un varco per disimpegnarsi. Un guerriero vestito di rosso che indossava un grosso paio di occhiali sbucò all'improvviso alla sua destra, brandendo una spada scintillante di energia magica. Mu se ne accorse una frazione di secondo troppo tardi; il Muro di Cristallo respingeva gli attacchi magici, ma non aveva alcun potere contro i colpi fisici, e il guerriero lo oltrepassò con tutto il suo corpo, sollevando la spada sopra la testa per sferrare un affondo micidiale. Mu riuscì a stento a sollevare le braccia davanti al volto, e la lama cozzò senza danno sulle protezioni dell'armatura d'oro. Il colpo però fu così forte che Mu perse l'equilibrio e incespicò all'indietro, finendo a schiena per terra. La spada del guerriero rosso scintillò, catturando i raggi del sole, e come la scia di una stella cadente sfrecciò verso la testa del sacerdote...
All'ultimo momento Mu alzò una mano, il palmo aperto rivolto verso l'avversario.
“Star... STARDUST REVOLUTION!”
Il guerriero rosso si trovava a pochi centimetri da Mu, e la cascata di stelle lo travolse in pieno. L'impatto fu talmente forte che i suoi piedi si sollevarono da terra; gli occhiali volarono in una direzione, la spada in un'altra, e lui fu scaraventato contro il tronco di un albero, accasciandosi a terra come un cencio per non rialzarsi più. Con tutta la velocità che le sue gambe malferme gli consentivano, Mu si rimise in piedi e si guardò intorno. I tre maghi di prima erano impegnati contro altri avversari; nessuno badava a lui. Iniziò a correre in direzione di Dai, mentre nelle sue mani prendeva a brillare un nuovo incantesimo.
Pazzo! Neanche i draghi riescono a far fuori quel ragazzino!
Dai stava fronteggiando due draghi da solo, e non accorse del sacerdote che gli arrivava di corsa alle spalle. Mu lasciò che la magia nelle sue mani raggiungesse l'intensità massima, poi sollevò entrambe le braccia sopra la testa e aprì le dita di scatto, liberando con un urlo l'onda di energia.
Per un attimo Mara si concesse di sperare.
Quando il polverone sollevato dallo Starlight Extinction si diradò, Dai era ancora in piedi. Anche da quella distanza Mara riuscì a distinguere il terrore dipingersi sul viso stanco di Mu quando il ragazzino si voltò verso di lui, muovendo la spada in un gesto quasi casuale, come se volesse semplicemente scacciare una zanzara fastidiosa.
Mara si ritrovò a gridare senza pensare: “MU, NO!!”
L'onda d'urto del fendente lo prese in pieno, squassando il suo corpo come un tornado con una foglia secca. Pezzi di armatura d'oro volarono ovunque e caddero a terra con un forte clangore metallico. Mu fu scagliato poco lontano, logoro, contuso, sanguinante.
Non si muoveva più.



Non ricordava di essere saltata giù dal drago; non aveva nemmeno idea del perché lo avesse fatto. Prima ancora di rendersene conto si ritrovò in ginocchio tra il fango e la polvere, il corpo esanime di Mu stretto tra le braccia.
Il sacerdote respirava ancora.
“Stupido! Cosa credevi di fare?!”
“Volevo... solo... aiutarvi... io...”
“Zitto.” gli ordinò. Lo sollevò senza fatica; era così leggero senza armatura. Lontano dalla città, protetti da una barriera magica creata da Mistobaan, erano ammassati i feriti, affidati alle cure di un paio di demoni guaritori. Mara lasciò Mu nelle loro mani; il sacerdote continuava a gemere e supplicarla di recuperare la sua armatura, ma lei lo mise a tacere: “Zitto e lasciati curare. Meglio perdere l'armatura che la pelle, no?”
Un demone dai capelli verde smeraldo poggiò le mani sul petto di Mu e intonò una litania incomprensibile. Pian piano le sue dita si illuminarono di un bagliore dorato, e Mara vide che le ferite del sacerdote iniziavano a rimarginarsi. Tirò un sospiro di sollievo.
“Cosa... cosa facciamo adesso?” la voce di Mu era debole, poco più che il pigolio di un pulcino.
Mara scosse la testa: “Non ne ho idea. Se non ce la fanno nemmeno i draghi... “ lanciò un'occhiata ai demoni che ancora combattevano. Quello che sembrava Zam era sempre in prima linea, ma se il suo viso era identico a quello dell'amica lo stesso non si poteva dire dei suoi poteri. “Se solo la vera Zam fosse qui...”
Mu sollevò lievemente la testa: “Zam?”
“Lei.” indicò Mara. “Ma è solo un'illusione creata da questa stupida Stanza. Quella vera potrebbe trasformarsi in un drago lei stessa, e di certo non si farebbe buttare giù da un ragazzino.” sospirò “Nessuno è potente come lei.”
Già, e di sicuro se fosse qui al mio posto avrebbe già sconfitto tutta l'Organizzazione e raso al suolo questo maledetto Castello...
Un'improvvisa folata di vento proveniente dall'alto la distolse dai suoi pensieri. Rivolse lo sguardo verso il cielo e vide il drago rosso e nero planare dolcemente nella sua direzione. Fece un rapido cenno di saluto a Mu e spiccò il salto, atterrando sul dorso rugoso della bestia alle spalle di Tarkin e Daala.
Non la aspettavano buone notizie: marito e moglie avevano ripreso a litigare.
“E tu saresti il grande stratega? Ti stai facendo fare a pezzi da un ragazzino!”
“Non è un ragazzino quello!” si difese Tarkin. “E' una belva! Riuscirebbe a tenere testa persino a Zam! Cosa pretendi che...”
“Avevi dieci draghi, ce ne sono rimasti tre! Ti sei divertito a giocare al Cavaliere del Drago, ma la verità è che non hai la minima idea di quello che stai facendo!”
“Perché, tu sì?! Allora prego, prendi il comando, illuminaci! Sbalordiscici!”
Mai Mara si era sentita sola come in quel momento. Prigioniera in un Castello misterioso, non poteva fidarsi di nessuno di coloro che le stavano attorno. Mu era ambiguo e pieno di segreti, Mistobaan era una delle creatura più inquietanti che avesse mai incontrato... e poi c'erano i membri dell'Organizzazione, sfuggenti e sempre avvolti nell'ombra. Tarkin e Daala sarebbero dovuti essere suoi alleati, i suoi punti fermi, ma loro... erano cambiati.
Il Castello li ha cambiati, pensò, reprimendo a stento un brivido.
Daala sembrava completamente un'altra persona, e Tarkin... Tarkin non ricordava più il Trio Destroyer. Boba e Maul, i suoi amici di una vita... era come se per lui non fossero mai esistiti.
Le ci volle una buona dose di coraggio per affrontare il passaggio successivo nella logica di quel ragionamento.
Potrebbe aver cambiato anche me.
Era una prospettiva così terrificante che si rifiutò persino di pensarci. Cercò invece di tenere la mente occupata concentrandosi sulla battaglia: il demone con le sembianze di Zam e altri sotto il suo comando stavano ancora combattendo contro Dai e i suoi, ma erano sempre di meno. Oltretutto loro non si rigeneravano come gli avversari.
E nemmeno i draghi se è per questo. Maledizione.
Estese le sue percezioni verso la battaglia, cercando di abbracciarla tutta con i propri sensi, di insinuarsi tra le pieghe della magia che permeava l'aria intorno a demoni e umani in lotta e rendeva l'aria satura di energia crepitante. Sondò le aure di tutti, alla ricerca di un punto debole, di una smagliatura nell'intreccio di fendenti che intessevano un'impenetrabile ragnatela difensiva intorno al giovanissimo Dai. Doveva pur esserci un particolare, un punto da cui far partire una controffensiva, un dettaglio che era sfuggito a tutti loro...
L'urlo di Daala la riportò alla realtà. Mara trasalì; il drago si era inclinato su un fianco, e perdeva quota a una velocità impressionante. Urtarono la chioma di un albero, e Mara rimase impigliata tra i rami, finendo sbalzata dal dorso del drago. I rami le graffiarono il viso e le braccia mentre lei precipitava al suolo, rotolando tra le radici e la terra fresca. Dolorante, si risollevò a fatica su un gomito, cercando con lo sguardo che fine avevano fatto Tarkin e Daala.
Il drago si era accasciato a terra a qualche metro di distanza da lei. Sangue rosso vivido sgorgava copioso da uno squarcio trasversale che attraversava l'ala destra per tutta la sua lunghezza.
Non erano state le armi dei guerrieri di Dai a colpirlo, né i loro incantesimi. Ricoperta di sangue fino al manico, una falce inchiodava a terra l'ala ferita del drago.
Tarkin e Daala giacevano a terra accanto al corpo dell'enorme animale, bloccati da una delle sue zampe. In aria, poco sopra le loro teste, Kaspar rideva sguaiatamente, circondato da una doppia schiera di falci che gli volavano intorno a velocità sempre piu' elevata.
Mara tentò di rimettersi in piedi, ma la gamba destra cedette sotto il suo peso, lasciandola senza fiato per il dolore improvviso.
In alto, le falci si immobilizzarono simultaneamente, e Kaspar smise di ridere.
Inutilmente Tarkin e Daala lottavano per liberarsi dal peso della zampa del drago. Le falci ruotarono con terrificante lentezza fino a puntare nella loro direzione. Kaspar sollevò una mano, il volto illuminato da un sorriso folle.
“NO!”
Kaspar fece per abbassare la mano...
“KILLVEARN!”
L'urlo fu talmente potente che per un attimo coprì il frastuono della battaglia. Kaspar si voltò di scatto, le falci ancora sospese intorno a lui, e si ritrovò faccia a faccia con Mistobaan.
Il demone fluttuava a poca distanza da lui, gli occhi gialli scintillanti nelle tenebre del suo volto incappucciato.
“Hai fatto i conti senza di me.” fu tutto quello che disse. Mara sentì un orribile stridore metallico, e vide il sorriso di Kaspar congelarsi e distorcersi in una smorfia orribile, gli occhi di ghiaccio dilatati per il dolore, le pupille minuscole come punte di spillo. Il mago si piegò su se stesso, portandosi le mani al petto, e allora Mara abbassò lo sguardo e le vide: cinque punte acuminate che lo trapassavano da parte a parte, tingendosi pian piano del suo sangue.
Erano gli artigli della mano destra di Mistobaan.
Il demone li ritrasse con uno strattone, e Kaspar precipitò a terra senza un lamento, accasciandosi come uno straccio usato.
Le falci erano sparite.
Mistobaan ritrasse gli artigli, pulendosi il sangue sulla tunica. Le due luci gialle sotto il suo cappuccio erano immobili, impenetrabili.
Pochi minuti dopo si ritrovarono tutti a far compagnia a Mu nella zona feriti. Mistobaan aveva liberato Tarkin e Daala dalla zampa del drago, e aveva incaricato un demone di portare lontano il corpo di Kaspar, in caso dovesse rianimarsi.
La battaglia andava avanti, interminabile e sempre uguale, e il ragazzino e i suoi compagni non i stancavano mai.
“Grazie Mistobaan.” disse Daala. “Ci hai salvati.”
Il demone si limitò a fissarla con i suoi enigmatici occhi gialli, ma non disse nulla.
Non erano feriti gravemente, e la magia guaritiva dei demoni faceva davvero miracoli. In pochi minuti Mara sentì il dolore alla gamba ridursi sempre di più fino a diventare appena un leggero fastidio, e infine anche quella sensazione scomparve.
Tarkin era stato il più fortunato, e a parte pochi graffi e l'uniforme sporca e in disordine sembrava in piena forma.
E sorrideva.
“Quel Kaspar era molesto esattamente come il suo originale.” disse, rivolto a tutti loro. “Ma mi ha fatto venire un'idea.” Mara sentì rinascere la speranza dentro di lei. Le idee di Tarkin erano famose per essere tremendamente efficaci.
“Le tattiche demoniache non hanno funzionato.” Tarkin gettò uno sguardo di sbieco alla battaglia. “E' il momento di giocarcela alla nostra maniera.”



Un Jedi può offuscare le percezioni altrui, se lo desidera, ed evitare di essere visto e sentito, camminando sulla terra come uno spettro impalpabile. Certo, c'è sempre il rischio che qualche Maestro o mago particolarmente abile ti scopra comunque, ma il ragazzino Dai non rappresentava un pericolo in questo senso. Lui era un concentrato di forza bruta, energia allo stato puro. La sua spada poteva tagliare in due un drago, ma di certo non poteva avvertirlo di nemici in avvicinamento.
Mara si spostò lentamente in avanti, sfruttando la copertura dei resti delle mura della città. Il terreno era pieno di pietre e detriti, ma i suoi piedi calpestandolo non emettevano il minimo rumore. Estese i suoi sensi, all'erta, ma nessuno badava a lei. I nemici erano tutti oltre le rovine, lo sguardo rivolto verso la pianura, dove Tarkin e i demoni stavano facendo sfilare gli ostaggi. Mosse un altro passo, avvicinandosi ancora. Sbirciò in una fessura tra una pietra e l'altra: Dai le dava le spalle, a pochissimi metri da lei.
La tregua era stata un'idea di Tarkin. Poiché i nemici si rigeneravano ogni volta, i demoni avevano iniziato a prenderli prigionieri anziché ucciderli, e Tarkin aveva proposto una tregua per restituirli ai difensori della città.
“In cambio vi chiediamo solo i corpi dei nostri morti, per poterli seppellire con gli onori che meritano.” aveva detto, gridando dal dorso del drago (l'ultimo rimasto) per farsi sentire da Dai.
Il ragazzino aveva commesso la sciocchezza di accettare.
“I Ribelli sono tutti uguali, da qualsiasi mondo provengano.” aveva commentato Tarkin con un sorriso sadico. Poi Mara li aveva lasciati per andare a nascondersi tra le rovine. Un demone l'aveva portata in volo, facendo un giro largo per non farsi scorgere dai nemici. La sua parte era la più delicata, nonché cruciale per la riuscita del piano.
Un gruppo di maghi alla destra di Dai fece levitare i corpi dei demoni morti, innalzandoli in modo che Tarkin e i suoi potessero vederli distintamente.
“I corpi sono qui. Prima però liberate i prigionieri.”
Mara avanzò fino a dove poteva senza perdere la copertura dei massi caduti. Rimaneva comunque un buon tratto scoperto tra lei e Dai, ma i suoi poteri le consentivano di agire anche da quella distanza. Malgrado ciò, la velocità restava fondamentale: Dai era circondato da alleati, maghi e guerrieri dal potere non indifferente, che l'avrebbero distrutta non appena avessero capito cosa aveva intenzione di fare.
Il piano originario di Tarkin prevedeva che fosse Mistobaan ad andare al suo posto, ma il demone si era rifiutato categoricamente.
“Non è onorevole.” aveva sentenziato, e non c'era stato verso di smuoverlo dal suo proposito.
L'onore deve essere veramente importante per i demoni. Avrebbe potuto uccidere Kaspar colpendolo alle spalle, ma ha preferito guardarlo negli occhi. E così ha perso il vantaggio della sorpresa, e ha corso il rischio di farsi colpire a sua volta.
Mara invece non aveva rimorsi: quelle erano solo illusioni, e lei era stanca, tremendamente stanca. Voleva tornare a casa.
Tarkin segnalò ai demoni di liberare i prigionieri. Fortunatamente, al contrario di Mistobaan, loro gli obbedivano ancora. Una fila di uomini e donne feriti e laceri iniziò ad avanzare verso Dai e i suoi. Era il momento.
Mara chiamò a sé la Forza, e lasciandosi guidare dall'istinto colpì, veloce come un serpente che scatta sulla preda. Mosse il braccio in direzione di Dai e serrò il pugno, e all'istante il ragazzino si portò le mani al collo, annaspando disperatamente alla ricerca di aria. Mara sfruttò l'attimo di smarrimento degli avversari e sollevò l'altra mano, facendo un gesto verso di sé. Il corpo di Dai volò verso di lei, e in un istante la lama rossa della sua spada laser era alla sua gola, mentre con l'altro braccio lo teneva immobilizzato e con la sola forza della mente manteneva la presa ferrea sulla sua gola. Dai scalciava disperato, ma la mancanza d'aria lo rendeva troppo debole per reagire.
“FERMI O LO AMMAZZO!”
I guerrieri avevano sguainato le spade e le maghi dei maghi brillavano già della luce dei primi incantesimi, ma tutti si immobilizzarono all'istante come statue di sale alla minaccia.
La spada di Dai era nel fodero, appesa alla sua cintura. Mara la fece scivolare fuori con la Forza, afferrandola con la stessa mano che impugnava la spada laser.
Non appena le sue dita toccarono l'elsa il mondo fu invaso da un'accecante luce bianca. Per un attimo si ritrovarono a fluttuare in un mare di luce senza sopra ne' sotto, ma ormai era una sensazione familiare, e Mara la accolse con gioia.
Avevano superato la Prova.
Una volta tanto Mara fu persino felice di rivedere le pareti bianche del Castello dell'Oblio. La spada di Dai era sparita insieme a tutto il resto, ma Mu, con sua grande gioia, indossava di nuovo l'armatura.
Stravolti, si lasciarono cadere sul pavimento, tutti tranne Mistobaan, che continuava a fissarli dall' oscurità del suo cappuccio. Lui non si stancava mai, né mangiava o aveva bisogno di dormire.
Mara invece si sentiva come l'avesse calpestata un branco di rancor, e senza chiedere nulla a nessuno si appoggiò alla parete e chiuse gli occhi.
Pochi minuti e già fluttuava felice tra le braccia di Morfeo.


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Fonte della fan art a inizio capitolo: http://el-woopo.deviantart.com/art/GRAND-MOFF-TARKIN-90185967
  
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