Quella notte credo di aver dormito in modo
normale solo per la prima mezz’ora. Nessuno vide lo specchio illuminarsi sotto
il cuscino, nessuno sentì la dolce melodia che si spandeva nell’aria, nessuno
avvertì il forte profumo di rose. E nessuno si accorse
che io tremavo, sotto le calde coperte, e che all’improvviso la luce bianca che
lo specchio emanava m’investì completamente.
La prima cosa che pensai, in tutta
tranquillità, era quanto fosse straordinaria la mia
conoscenza di quell’ambiente. Sapevo perfettamente di
trovarmi nel mio salottino privato, sapevo di essere seduta sulla mia poltrona
preferita di seta rossa, sapevo che quello che stavo sorseggiando era un’Acquaviola, nonostante non ne avessi
mai bevuta. Sapevo che la magnifica stanza in cui mi trovavo faceva parte
di un meraviglioso castello molto grande, e che gli arazzi alle pareti facevano
capire a tutti che la nobile casata dei Nikres era
degna di rispetto tra i babbani quanto tra i maghi,
anche se erano una stirpe di maghinò. Sapevo anche
che le rose che stavo delicatamente annusando erano state appena colte dal
giardino del castello, e sapevo che la dolce melodia
che stavo ascoltando era stata composta in mio onore. Ma cosa più importante,
sapevo che colui che la stava suonando mi amava. E io amavo lui.
Mi voltai verso il giovane pianista. Gli
sorrisi con dolcezza, e lui, mentre premeva con disinvoltura e sicurezza i
tasti del mio pianoforte, ricambiava con sguardo tenero, per poi tornare a
concentrarsi.
Quelli erano i momenti che sapevo mi piacevano
di più: lui suonava e io lo ascoltavo. Lo osservai.
Mark Joshes.
Il mio Mark. Osservavo i suoi capelli corvini
illuminati dal sole, che gli ricadevano elegantemente sulle spalle
mentre era chino sulla tastiera. Guardavo i suoi occhi nocciola guazzare
da un “do” a un “si” a un “fa”, i suoi bei lineamenti
in un’espressione concentrata e serena. Il suo corpo
forte e ben allenato, agile nella scherma e nel duello quanto delicato e fermo
nella musica.
E guardandolo, mi
sentivo felice, anche se avrei avuto tutti i motivi per essere amareggiata. Io odiavo i miei
genitori.
In quel momento Mark
terminò la sua esecuzione e si alzò, facendomi un inchino e sorridendo. Mi
alzai e dissi:
- Era un pezzo bellissimo, Mark.
–
- Perché l’ho composto
per te, Julia. –
La sua voce mi incantava
sempre, così come il suo sorriso. Si avvicinò e mi diede un lungo bacio, per
poi abbracciarmi. Mi amava come io amavo lui.
- Julia, è tutto
pronto. Ho convinto mio zio a prestarmi una scopa. La mia nobile Stella Cadente
non può reggerci entrambi. Perciò tu cavalcherai una
Gloria Caelestis. Lo so che è un vecchio modello, ma
non può passarci nient’altro…e poi, con i tuoi genitori…-
- Lo so, - dissi io in tono irato, mentre
pensavo a loro, - ma non ti preoccupare. Ho preparato un po’ di pozione sonnifera…loro non sanno nemmeno cosa sia. –
- Stai attenta a non farti scoprire proprio
ora, - mi disse, - quale pozione hai preparato? -
- Non c’era scritto il nome, o meglio, c’era,
ma il libro era così vecchio che si era cancellato..
si leggeva soltanto la parola “Distillato”…si ottiene versando della radice di
asfodelo in polvere in un infuso di artemisia…ma il nome proprio…- Sicuramente
la conosceva. Lui era un mago esperto, laureato con ottimi voti. Mi aspettavo
da un momento all’altro le sue lodi per la preparazione del filtro. Invece…
Lo vidi impallidire.
- Non sarà mica…il Distillato della morte
vivente? – mi chiese in un sussurro.
-…Potrebbe essere. Era il più semplice e
veloce, e assicura un effetto istantaneo..-
- Julia, quella
pozione è potentissima. Se hai sbagliato solo una
piccola dose, gli effetti saranno irreversibili. –
- Quanto irreversibili? – la mia voce tremò, non ero una strega esperta.
- Morirebbero.-
- O mio Dio! – ero
terrorizzata. Non avevo mai provato la pozione prima, e non volevo di certo
uccidere i miei genitori! Li odiavo, certo, ma non li avrei mai assassinati!!
- Mark, dobbiamo
impedire che la bevano! Non sono
sicura delle mie abilità in pozioni…presto! Prima che la cameriera serva il the…l’ho versata nella teiera che utilizzano alla
cinque! –
- Julia…sono le 17.30. Ormai l’avranno bevuta! – mi fece notare lui,
con la voce che tradiva la mia stessa inquietudine.
- OH DIO! – Il mio grido non uscì dalla stanza
insonorizzata, solo io e lui lo sentimmo. Poi mi
precipitai fuori dalla porta, su per le scale, salii,
più veloce, nonostante il lungo e sfarzoso vestito m’impedisse in tutti i modi
di saltare come io avrei voluto…ricordo perfettamente la sensazione d’impotenza
che provavo, impedita da quei fastidiosi abiti, da quelle scarpe ricche ma
scomode, e il mio immenso terrore di aver sbagliato. Stavo già piangendo, nella
mia furia di arrivare nel salottino privato dei miei genitori, che in quel momento
come minimo mi avrebbero punita per tutte le regole
del galateo che stavo oltraggiando. Spalancai la porta senza il minimo cenno di
buona educazione che loro avevano tanto faticato per farmi imparare. E allora li vidi.
Mia madre, i suoi biondi capelli raccolti in un’elegante chignon, il lungo e vaporoso vestito purpureo
bagnato sulle ginocchia per la tazza di the che era caduta dalle sue mani non
appena aveva bevuto il primo sorso. Le palpebre pesantemente chiuse sugli occhi
verdi.
Mio padre, i capelli scuri scompigliati perché
male appoggiati su un prezioso cuscino, il jabot di
seta tutto storto, il prezioso vestito in damascato e la camicia bianca
macchiati di gocce di the. Lo aveva bevuto tutto d’un
sorso, perché ne prendeva pochissimo. Anche lui aveva
gli occhi chiusi.
Mi avvicini in silenzio, perché c’era la
possibilità che dormissero e che io avessi preparato il filtro in modo
corretto.
- Julia…-mi sussurrò
dietro Mark, che mi aveva seguito.
- Shh…- feci io,
accostandomi a mia madre. Le mani mi tremavano mentre
si allungavano a tastarle il polso alla ricerca del battito.
Mi bastarono pochi secondi. Il senso di colpa
e il terrore mi sopraffarono, rendendomi il mondo e
la vista oscuri. Nell’attimo prima di cadere svenuta
mi accorsi che Mark mi aveva afferrato al volo tra le
sue braccia forti.
Mark fu il mio ultimo
pensiero.
Mark.
Mi svegliai sul mio letto, nella mia stanza, nel mio castello. L’ultima
cosa che avrei voluto.
Tutto a monte.
Settimane di preparazione, bisbigli, fughe dai castighi, menzogne, tutto
inutile.
Realizzai dopo qualche secondo ciò che era
successo. Ero ancora vestita, perciò non era stato un sogno. Mi misi a
piangere. Piansi come non avevo mai pianto in vita
mia.
Avevo ucciso i miei genitori. Ero
un’assassina. Io, un’assassina.
Ero sempre vissuta nell’agio e nel lusso, pur
non volendolo. Sapevo cosa c’era oltre la mia meravigliosa e lussuosa prigione:
la gente che languiva negli stenti, i nobili che toglievano tutto ai poveri.
Quante volte avevo assistito ad esecuzioni pubbliche solo perché il povero
aveva chiesto la carità ad un ricco? Quante volte avevo visto un nobile
uccidere un povero solo perché gli attraversava la strada o non lo salutava?
Ogni singola volta avevo maledetto la morte e il potere,
avevo maledetto gli assassini.
Ed ora era io
l’assassina.
Mi alzai a sedere e continuai a piangere calde
lacrime, quando sentii qualcuno che mi abbracciava.
Sapevo chi era. Gli tolsi il mantello
dell’invisibilità e lo abbracciai, affondando la testa sulla sua spalla. Mark piangeva insieme a me il suo
dolore e la sua tristezza. Non per i miei genitori, ma per me. Mi sussurrò
qualcosa che non capii.
Ora non provate ad immaginarvi un dolore
simile. E’ talmente grande che non ci sono parole. Io avevo sempre odiato i
miei genitori, eppure…
- Mark, ti prego,
non lasciarmi sola! – implorai. Non volevo che anche lui mi lasciasse, dopo quello che era successo.
- Non lasciarmi perché sono
un’assassina!-continuai.
- Non dirlo mai più, tu non sei un’assassina, è successo tutto per errore, non potevi sapere…
- Sono stata io, sono
stata IO! E’ un mio errore Mark! – gridai, quasi
isterica. Impazzivo dal dolore.
Lui mi costrinse a guardarlo negli occhi.
- E’ un nostro errore, NOSTRO,
perché io ti amo, e se sei stata tu, sono stato anche io. E
adesso ne pagheremo le conseguenze. -
-Tutti i nostri progetti…i nostri
sogni…distrutti! Li ho distrutti! E…Mark…li ho uccisi! –
Non potevo più fermare le
lacrime, e Mark non se la sentiva di
controbattere. Gli fui grata perché mi lasciò sfogare per quasi mezz’ora, senza
dire niente ma solo abbracciandomi. Alla fine riuscii a calmarmi e a parlare a
mente più lucida.
- Julia, lo so che è
immensamente difficile parlarne, ma…dobbiamo decidere cosa fare. Sappi prima di
tutto che io sono e sarò sempre con te. –
Mi baciò per darmi fiducia, sapeva bene che io
avevo paura che adesso si allontanasse da me. In quel momento lo amavo ancora
di più.
- Mark…-
- Lo so, anche io ti amo, Julia.
Ma questo non importa al resto del mondo. – Si fece
serio. Sapevamo entrambi quali possibilità avevamo.
- Possiamo scappare, subito. Nasconderci a
casa mia, i miei capiranno, e insabbiare la cosa. Oppure possiamo far finta che
sia stato qualcun altro…ma nella tua società babbana la prima ad essere sospettata sarai tu, e poi io.
Soprattutto se non si troverà la causa del decesso: verrai
condannata come strega e bruciata sul rogo…e non puoi ancora fare magie, sei
senza bacchetta, e io non potrei intervenire da lontano. Oppure…posso
usare la mia magia… prima di arrivare a tanto. –
- Cosa potresti
fare?- chiesi, in un gemito.
- Potrei cancellare i ricordi delle persone
che verrebbero a conoscenza della situazione: i
domestici, il prete, i medici…-
- Ma io mi sentirei
sempre colpevole…-
- Potrei...cancellare anche la tua, di
memoria. Farti vivere senza il rimorso. –
Sapevo quanto gli era costato proporre
l’ultima idea, e apprezzai la sua onestà, ma rifiutai. Ero colpevole. Dovevo
pagare.
- Mark, ascoltami:
io pagherò, confesserò, e sicuramente mi condanneranno al rogo. Non posso
vivere con il rimorso. Mark, guardami, ti prego. Se mi ami, non seguirmi. Aumenteresti il mio dolore. –
- Non chiedermi una cosa del genere! Io posso
morire solo in due modi: con te o per te. Quindi, se
tu vuoi confessare, io sarò con te. Salirò al rogo con te. E…guardami…qualunque
cosa tu dica o faccia, io ci sarò. –
Non parlai. Sapevo che l’avrebbe fatto. Sarebbe morto per me. Ero anche egoista. Piansi di nuovo e
lo guardai. Lui era sereno.
- Julia, una volta
che avremo pagato, staremo insieme. Per sempre. –
- All’inferno, vero?-
- No, in un’altra vita. Ho bisogno del tuo
consenso. Posso fare un incantesimo che si attiverà alla nostra morte.-
- Se servirà a farci
stare insieme…qualsiasi cosa. –
- Sembra terribile, detto così, ma è l’unica
soluzione. Vedi, esiste un modo per cui un mago può
spezzare la propria anima e riporla dentro un oggetto, un’animale, e perché no,
una persona. Ogni pezzo si chiama Horcrux.-
- E tu vorresti
dividere le nostre anime? – ero spaventata alla sola idea.
- Si, perché in questo modo, se saremo
fortunati, potremo incontrarci di nuovo…e poi non sarà doloroso. –
Mark però mi stava
nascondendo qualcosa. Nessuno dei due sapeva mentire.
- C’è qualcosa che mi devi dire, vero? Mark, avanti, - dissi, accarezzandogli il viso con la mano,
che lui prese e strinse, - non sai mentire. Dimmi. –
Mark non voleva dirmelo.
Evidentemente pensava che se mi avesse detto che la
condizione da pagare era stata già fissata mi sarei sentita ancora più in
colpa. Ma non voleva mentirmi.
- Per…svolgere l’incantesimo bisogna
sacrificare una vita umana…e noi…abbiamo già pagato. Per questo possiamo
farlo.-
Quelle parole mi sconvolsero, devo ammetterlo,
ma non era una sua colpa. Da quello che sapevo sulla magia sapevo
che esistevano incantesimi di quel tipo.
- Si. D’accordo. Fallo. Però…-
mi allontanai dal letto per andare a prendere un oggetto sul tavolo. Era
l’ultimo regalo che mi aveva fatto mia madre. “Per controllare di essere sempre
impeccabile” mi aveva detto. Lo presi con delicatezza, mentre una lacrima
scendeva sul vetro lucido del mio specchio ovale.
- Vorrei che fosse questo l’oggetto che dovrà
ospitare una parte di te.-
Mark mi guardò con aria
confusa.
- E’ l’oggetto più caro che ho, in loro
ricordo…e tu sei la cosa più importane per me. E’ logico fare questa associazione. –
Lui abbozzò un sorriso, per quanto permettesse la situazione.
- In quanto a me…vorrei essere trasportata in
una persona.-
- Perché? E’
rischiosissimo! In un oggetto sarebbe molto più sicuro…-
Ci avevo già pensato. Spiegai il motivo di
tale richiesta.
- In questo modo potrò sapere cosa ci sarà
successo…e spingere colui o colei che mi ospiterà a cercare questo specchio
dorato. –
- Hai già qualcuno in mente? –Mi chiese lui,
con apprensione. –Qualcuno di cui possiamo fidarci?-
La mia scelta era molto limitata. Potevo
fidarmi solo di un mio caro amico.
- Kyle – risposi
semplicemente.
- D’accordo. Dovremo andare ad
avvisarlo…sperando che accetti.-
- Spero di si. -
Ci fu un attimo di silenzio
e consapevolezza, poi ci abbracciamo per incoraggiarci. Il mio Mark aveva accettato le mie condizioni e si preparava;
avevamo inoltre modificato l’incantesimo in modo che il mio Horcrux
potessi deciderlo all’ultimo momento, cioè avrei
scelto tra tante persone quella che mi avrebbe ospitata solo in punto di morte,
se Kyle non avesse accettato.
Non posso dirvi come il mio Mark compì l’incantesimo. Era magia Oscura, lo
sapevo perfino io che di magia sapevo pochissimo. E
sapevo bene che tutto era sbagliato, avremmo dovuto
semplicemente morire, ma l’amore offusca il giudizio. E
noi ci amavamo, tanto.