VII - Conclusione provvisoria
"… Ed ora passiamo alle notizie locali" disse la giovane
speaker del telegiornale delle tredici. "Gli inquirenti stanno ancora indagando
sull’incredibile evento accaduto due giorni fa in una strada di Brooklyn". Il
suo volto venne sostituito da una ripresa aerea del famoso ponte: la telecamera
effettuò una zoomata su un pennacchio di fumo che si levava dalla strada. Anche
da lontano si potevano scorgere alcune persone che eseguivano strani movimenti.
Ogni tanto dei bagliori si accendevano e spegnevano, illuminando la strada.
La speaker continuò: "le autorità non hanno voluto rilasciare dichiarazioni
in merito all’accaduto. Una fonte interna all’esercito ha però dichiarato che si
tratterebbe di un esperimento compiuto dalle forze armate nell’ambito della
lotta al terrorismo. Testimoni affermano che i cinque uomini coinvolti
nell’incidente si sono dileguati nel nulla. Ed ora le…"
Mediok spense la
televisione. "Avete fatto un bel casino" disse a McVes in piedi nel suo studio
privato.
"Non potevamo comportarci in maniera diversa".
"Lo so. Ed è
questo che mi preoccupa". Mediok si alzò dalla sua poltrona e andò alla finestra
panoramica che dava sul centro cittadino. Quando era preoccupato era solito
gettare un’occhiata in strada per scacciare i pensieri cattivi. Quella volta non
funzionò.
Little Town era una città di tredicimila anime dove tutti si
conoscevano e stimavano. Era una piccola comunità isolata dal mondo fatta
eccezione per un’unica e poco trafficata strada interstatale. Gli abitanti erano
tutte persone selezionate: si trattava di stimati professionisti, artisti,
scienziati di tutto il mondo che vi avevano la residenza. Tutti loro
appartenevano al Popolo o avevano con esso un grado di parentela piuttosto
stretto. Mediok stesso aveva una figlia che aveva sposato un locale, un
terrestre. Avevano due figli grandi, entrambi facevano parte a pieno diritto
della loro comunità.
D’altronde, molti di quelli che ora facevano parte del
Popolo non erano che discendenti alla lontana di quel primo, piccolo gruppo di
persone che era sopravvissuto al cataclisma di tredicimila anni prima.
"Forse
dovremo prepararci per una evacuazione" disse Mediok continuando a fissare lo
scorcio di Little Town visibile dalla sua finestra.
"Maestro, quel Night non
era un agente del Predatore. Non era qui per noi. Voleva quel Karlos".
"A
proposito: ho letto il tuo rapporto. Tipo interessante. Come sta? Si è ripreso
dalle ferite che ha subito?"
"Si. Ha capacità di recupero a dir poco
sorprendenti. La sua biologia è simile alla nostra e a quella dei locali, com’è
logico che sia ma… ha qualcosa di diverso. Il dottor Simmons lo stava visitando
quando sono venuto da te: forse sarà in grado di dirci qualcosa di più
preciso".
"E quel Night? Che fine ha fatto?"
"Come ti ho raccontato, dopo
lo scontro Dex e io eravamo gli unici in grado di reggerci in piedi. Abbiamo
preso Karlos ed Ethan e siamo fuggiti usando un incantesimo di invisibilità. Non
ho idea di cosa sia successo a quel cacciatore di taglie".
"Deve essere
sopravvissuto" sentenziò Mediok. "L’esercito non ha trovato alcun corpo nel
cratere e il vostro attacco non può averlo vaporizzato".
"E tu come lo
sai?"
Mediok gli rivolse uno dei suoi sguardi che lo lasciavano perplesso.
"Ho qualche amico nelle forze armate. Chi credi che abbia diffuso la voce
dell’esperimento con le misure anti-terrorismo? Chi ha coperto la vostra fuga
attraverso undici Stati?"
McVes restò in silenzio per qualche minuto, poi
disse: "l’evacuazione è necessaria per motivi diversi, vero? Ce ne andiamo
perché stanno cominciando a sospettare, non è così?"
Mediok scrollò le
spalle. "Loro sospettano sempre. Noi li lasciamo fare. Se sono indecisi su chi e
cosa siamo, non agiranno prima di esserne certi. Il dubbio li paralizza".
"E
questo è bene o è male?"
"Entrambe le cose".
"Che piani hai per il
futuro?"
"Ci occuperemo del signor Karlos. Quando starà meglio voglio
scambiare quattro chiacchiere con lui".
"Non penso che gli farà piacere. Uh,
avrei una cosa da chiederti, Maestro".
"Sentiamo".
"Come procede
l’addestramento dei ragazzi?"
"Bene. Imparano in fretta. Anche troppo: temo
che molto presto voi anziani verrete superati". Mediok si lasciò sfuggire un
sorriso.
"E Johnny Heremus?"
"Conferma le nostre aspettative. Un paio
d’anni e sarà pronto".
"Li abbiamo un paio d’anni?" domandò McVes senza
nascondere la sua preoccupazione.
"Vorrei poterti dare una risposta sicura,
ma la verità è che non lo so" rispose Mediok.
I due rimasero in silenzio.
"Hai fallito di nuovo".
"Sono accaduti degli imprevisti" si
difese Night.
Si trovava di nuovo nel Limbo, in una zona isolata. Aveva usato
le ultime energie che gli restavano per sfuggire a chi gli dava la caccia. Non
era sicuro di essere sfuggito ai suoi inseguitori, ma doveva approfittare di
quell’attimo di tregua per fare rapporto al suo superiore. Il collegamento
magico a distanza gli costava energia e fatica, ma non poteva farne a meno.
C’erano delle informazioni di vitale importanza che doveva comunicare ad ogni
costo.
"Draken non sarebbe contento del tuo operato".
"Lascia stare
Draken" sbottò Night irato. "La situazione è più complicata di quanto tu creda.
I locali di questo mondo non sono degli sprovveduti".
"Lo sapevamo
già".
Gli occhi di Night si spalancarono come se volessero saltar fuori dalle
orbite. "Lo sapevate e non mi avete avvertito?"
"Non era necessario farlo.
Per te sarebbe stata una informazione superflua che ti avrebbe distolto dal tuo
incarico".
"Dannazione! Mi hanno quasi ammazzato! Se avessi saputo
che…"
"Cosa? Cosa avresti potuto fare?"
Night non rispose. Stava
cominciando ad intuire la verità nascosta sotto le menzogne che i suoi
committenti gli avevano propinato fin dall’inizio.
"Dobbiamo rivedere i
nostri piani" disse il suo superiore.
"Io sono fuori" disse Night
seccamente.
"Nessuno è fuori se non lo decidiamo noi" rispose gelido
l’altro.
"Beh, io lo sono".
L’altro rimase in silenzio. "Te ne
pentirai".
"Non vi permetterò di usarmi nuovamente come esca. Perché l’avete
fatto? Chi o cosa volevate attirare allo scoperto?"
Il suo superiore si
lasciò andare ad una risata. "Lo scoprirai fra breve".
Night si guardò
attorno nervosamente. Si sentiva addosso lo sguardo di occhi famelici che lo
spiavano continuamente. La "cosa" che lo stava braccando era riuscito a
trovarlo. "Non finisce qui" disse Night in tono minaccioso. "Prega che non ti
riveda mai più".
L’altro rise ancora. "Addio, Night" disse un attimo prima di
interrompere il legame magico che li univa.
Night rimase solo, nell’oscurità.
La "cosa" era a pochi passi da lui.
Se in quel momento qualcuno si fosse
trovato a transitare in quella zona apparentemente tranquilla e isolata del
Limbo, avrebbe certamente sentito rimbalzare sulle pareti l’eco di urla
terribili.
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