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Autore: Lady Hime    05/03/2012    4 recensioni
[SOSPESA]
« Ehi Naruto! Cos’è quella faccia triste? ».
Naruto fissò il volto rilassato di Kiba Inuzuka per qualche istante, ignorando la sua domanda.
Lanciò una lunga occhiata al corridoio, annusò l’aria e riprese a camminare, sotto lo sguardo attonito dell’amico.
Odore di cioccolata, ed all’orizzonte nauseanti coppiette tutte love-love.
Se c’era una ricorrenza che Naruto odiava era senza alcun dubbio San Valentino.
(SasuNaru, rossa in futuro forse)
Genere: Avventura, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha, Un po' tutti | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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An unforgettable 14 February



Naruto non aveva mai visto una pistola dal vero, tantomeno a venti metri di distanza. Non aveva però dubitato un momento dell’autenticità dell’arma né gli era saltato per la testa l’idea che tutto potesse essere un assurdo scherzo, di quelli che si vedono in tv, che fanno quasi ridere quando si nota con quanta facilità i poveri sciagurati cadono nella burla.
Non riusciva a muoversi, si sentiva un topino caduto dritto dritto nella trappola del gatto, il minimo movimento avrebbe potuto essergli fatale. La persona di fronte a lui, quasi a fiutare la paura che piano piano si stava impossessando del biondo, alzò di scatto lo sguardo, prima nascosto dalla frangia troppo lunga, e premette il grilletto, una, due, tre volte, ma fu solo il rumore del battito accelerato del cuore di Naruto che si diffuse per la stanza.

Scarica.

La pistola era scarica. Naruto avvertì il terrore che si era impossessato di lui in quei secondi scemare lentamente, il suo respiro tornare regolare mentre la figura nera continuava a premere il grilletto, in modo ossessivo, come se non comprendesse l’assenza dei proiettili nella pistola. Fu allora che Naruto lo notò, fu allora che incontrò davvero i suoi occhi.
C’era qualcosa di malsano in loro, qualcosa che gli impediva di vedere, qualcosa che lo rendeva folle.
Sarebbe stato quasi bello, quello guardo, che brillava sul volto coperto di sangue.

Sangue.

Naruto sbatté le palpebre una o due volte, per accertarsi che la paura non gli stesse giocando brutti scherzi, in quel contesto pericolosamente hollywoodiano.
Era decisamente sangue quello sul ragazzo, sul pavimento, sui vestiti. Ed era troppo. Non che Naruto fosse un accanito studioso di anatomia, ma riconosceva quando la vita era pericolosamente appesa ad un filo rosso.
«Ehi, stai bene…?». Domante intelligenti, si rimproverò il biondo dandosi del deficiente, avvicinandosi lentamente alla figura di fronte a lui «non hai una bella cera…».
Decisamente non l’aveva; le gambe pallide, che reggevano quasi per miracolo quel corpo magro, erano imbrattate di rosso, sicuramente sangue, e di nero, come se fosse caduto rovinosamente diverse volte, le braccia erano avvolte da bende bianche, che di candido non aveva però più niente, tantomeno l’aspetto, ed il volto, beh, sembrava ridotto peggio del resto.
Al suono della voce di Naruto, quello si bloccò all’improvviso, ma non parve minimamente intenzionato a rispondergli, anzi, eliminò qualunque contatto visivo con il biondo; abbassò la testa e fece cadere sul pavimento la pistola, che con un tonfo fastidioso piombò sul vecchio parquet.
Non ci voleva niente a capirlo, perfino Naruto lo intuì. Il ragazzo tentò uno scatto verso la finestra da cui era entrato, peccato che le gambe non approvarono la scelta.
Durò un attimo, la gamba destra dello sconosciuto, che aveva puntato all’uscita, cedette, accompagnando il corpo in una caduta cieca, che Naruto non riuscì ad impedire: si ritrovò a pochi centimetri dal corpo incosciente che giaceva sul pavimento, in una pozza di sangue.

«Merda».

 

Sakura Haruno era una ragazza ordinaria, senza particolari vizi o capricci, amava tante cose e ne odiava altrettante; la cosa che più non tollerava, nemmeno per un minuto, era l’essere completamente ignorata.
Quando quel pomeriggio era uscita da scuola, e non aveva visto Naruto ad aspettarla, come d’abitudine, una pericolosa vena aveva iniziato a pulsarle sulla tempia.
A ben pensarci, Sakura aveva subito capito perché Naruto se l’era svignata a gambe levate, quindi non se l’era particolarmente presa, convinta che l’amico le avrebbe telefonato per la serata.
Eppure niente, nisba, nada, Naruto non l’aveva richiamata.

In un primo momento le era passato la testa di chiamarlo lei, non certo per scusarsi per il comportamento tenuto la mattina, ma per sapere se stava bene, se non era finito in ospedale per una lavanda gastrica come due anni prima (non l’aveva fatto apposta, di sostituire la farina con la calce!), ma poi l’orgoglio aveva preso il sopravvento.

«Dio, mi sto comportando come una ragazzina che ha litigato col ragazzo» sbuffò Sakura accendendo il computer. Sbirciò le news sulla homepage della posta elettronica, tasse che salivano, insignificanti ragazze famose, più per scandali che per talento, in vacanza la propria nuova fiamma, buco nell’ozono sempre più grande…solite cose.
Tranne una, che colpì l’interesse di Sakura solo per la foto che copriva tutta l’intestazione della seconda pagina.

«Evaso di prigione…» iniziò a leggere, ma il telefonino iniziò a squillare.

 

-          N a r u t o –

 

«Si pr---».

«Sakura chan! Come si ferma un’emorragia?»

 

Naruto aveva pensato per prima cosa di chiamare un’ambulanza, ma c’era stato qualcosa che l’aveva fatto tentennare; un paranoia, niente di più, eppure quando aveva preso il cellulare, invece dell’ospedale aveva composto il numero di Sakura. La voce squillante dell’amica aveva provato a salutarlo, ma lui aveva avuto il bisogno più urgente di chiederle aiuto.
«Sakura chan! Come si ferma un’emorragia?». A ben pensarci, nemmeno sapeva se c’era un’emorragia, come gli era uscita poi una parola così complicata in un momento di panico come quello.
Aveva sentito il panico anche dall’altra parte. «Naruto cosa stai---?»
«Lo sai non è così? Hai fatto il corso di primo soccorso!»
«E’ una cosa completamente diversa, per una cosa del genere devi chiamare un’ambulanza subito! Ma poi dove sei, che stai---».

Riattaccò. Che stupido, avrebbe dovuto farlo fin dall’inizio.
Compose il numero giusto.
Osservò i numeretti per qualche istante, poi di nuovo il ragazzo, poi di nuovo il telefonino.
Si chiese per un secondo se non fosse l’essere più stupido del pianeta; stava cercando di difendere colui che un secondo prima gli aveva puntato un’arma e aveva indugiato giusto due secondi prima di premere il grilletto.
Perché si stava facendo paranoie inutili, maledizione.
Fece per cliccare “chiama”, quando un movimento lo fece sussultare.
Rivolse uno sguardo alla figura stesa a terra. Magari era pure già morto e lui stava indugiando se chiamare soccorsi. Idiota. Gli voltò le spalle e premette il tasto.

«Non chiamare nessuno».

Ma fu interrotto.

 

____

Scusate, mi ero prefissata di aggiornare ogni settimana, ma tanto so che non ce la farò mai.
E ora mi odierete perché non vi ho detto chi è Mr. Pistolero #ride
Grazie delle recensioni :) fanno sempre piacerissimo

   
 
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