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Autore: FaDiesis    05/03/2012    6 recensioni
Dal capitolo 3:
Correvamo per i corridoi laccati di bianco dell'aeroporto di Eneta, affannati e gridando un "di qua!" di quando in quando.
Eravamo in ritardo. Terribile ritardo.
E il tutto solo perché litigando, in macchina, ci eravamo distratti e avevamo sbagliato strada. Un sacco di tempo perso per niente.
Alla fine eravamo arrivati, ma mancavano cinque minuti alla partenza del nostro volo.
Con la mia solita sfortuna, arrivammo al gate proprio in tempo per vedere l’aereo decollare nel cielo plumbeo.
Ci buttammo demoralizzati sulle sedie della sala d’attesa.
Passammo un quarto d'ora abbondante a borbottare e discutere di chi fosse la colpa, quando, all'improvviso una figura indistinta ci piombò davanti.
Era atterrata con una gamba piegata e una distesa, e le mani fasciate poggiate leggermente a terra.
Si alzò lentamente.
Piegò la testa.
E sorrise.

- STORIA IN PAUSA A TEMPO INDETERMINATO -
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Image and video hosting by TinyPic Una luce rossa brillò a fianco a me, mi riscosse e scossi la testa incredula.
Non ci potevo credere! Avevamo passato trenta minuti interminabili, camminando nello sporco e arrancando nel buio, per cosa? Avevamo una barriera di terriccio che ci sbarrava la strada!
Come potevamo pretendere di andare avanti?!
Il rantolo arrabbiato di Paco mi riscosse dal mio momento di assoluto pessimismo.
Mi accorsi che la sua sfera luminosa, prima di colore azzurrino, ora era rosso acceso. Strano, pensai.
-Cosa facciamo?- sospirò Sean.
Paco tastò il muro con fare esperto, misurandolo e controllando il materiale. Dopo aver annusato delle zolle staccate con la forza, e averle schiantate contro la parete laterale -non capii se in uno scatto d'ira o per vedere la sua resistenza- il bambino si girò verso di noi e affermò: - Argilla.
-Fresca o ...?- chiese Sean, guardandolo con aria speranzosa. Aveva ragione a sperare, se era fresca avevamo qualche possibilità di riuscire a scalfire il muro.
-O...! -rispose Paco sconsolato.
Accidenti, la faccenda si complicava.
-Sai fare uno Scalfito?- domandò Sean.
Paco annuì.
-Credi di potere riuscire a farlo?
-Non ho abbastanza energia.- grugnì il ragazzino. Notai che la sfera stava diventando sempre più brillante.
-Io neanche...
Un'idea assurda mi balenò per la mente. Aveva meno del quaranta per cento di probabilità di riuscita, ma c'era pur sempre una speranza, no?
-Avete un fiammifero?- chiesi, interrompendo la conversazione e parlando per la prima volta da quando ci eravamo fermati.
Sean si girò di scatto verso di me, come se si fosse improvvisamente ricordato che c'ero anch'io.
-Un fiammifero?! -disse, scorbutico- Che ci fai, con un fiammifero?
Paco invece si frugò nella borsa di lino e mi passò un lungo stecchino marrone chiaro.
-Grazie- sussurrai, mentre lo sfregavo sulle le pareti di roccia grezza del tunnel. Provai una, due, tre volte e finalmente alla quarta si accese una tremula  scintilla arancione.
Sollevai il fiammifero all'altezza della mia faccia e lo osservai.
Mi era sempre piaciuto il fuoco... Da piccola restavo sempre incantata davanti al camino di casa ad osservare le calde lingue di fuoco che con la loro danza dagli intensi colori avvolgevano il legno e lo bruciavano sempre di più, fino a ridurlo in cenere. Mi affascinava il fuoco, sarei stata capace di fissarlo per ore, se non fosse per il troppo calore.
Guardai l'estremità del bastoncino consumarsi  lentamente  e  il fumo salire con le sue spirali grigie.
Perfetto, pensai soddisfatta mentre osservavo il fumo dirigersi verso un punto preciso della barriera.
Mi diressi alla sinistra del muro e notai con un certo compiacimento le spire plumbee infilarsi in un foro che si intravedeva appena.
-Guardate- dissi agli altri.- Dall'altra parte c'è spazio, quindi il muro non è tanto spesso.
Presi un bastone da terra e, impugnandolo con entrambe le mani, diedi un forte colpo vicino al buco. Pezzi di argilla secca caddero rumorosamente e il foro si allargò.
-Come hai fatto a capirlo?- mi domandò incredulo Sean.
-Basta accendere qualcosa di combustibile e vedere dove va il fumo, no?-spiegai, assumendo di  proposito  un tono da sapientina.
-Questo non ci aiuta un granchè... -bofonchiò lui.
Paco si avvicinò, mi prese il bastone dalle mani e lo battè contro la parete, proprio come avevo fatto io un momento prima. -Invece sì -disse, dando un ultimo colpo -Non dico che possiamo riuscire ad abbatterlo
del tutto, ma se il muro non è spesso, si riesce a provocare un buco sufficientemente grande e...
-... a passarci attraverso!- conclusi.
A forza di colpi eravamo riusciti a fare un foro di circa un metro di diametro,  sufficienti a far passare Paco, che aveva una corporatura piccola e snella, ma non per me, ne tantomeno per Sean.  Sarebbe bastata una
bottarella e secondo me era fatta...
-Ehi, Sean- dissi, guardando il ragazzo- Hai mai giocato a rugby?
Lui annuì, sospettoso.
-Beh, ti andrebbe di dare una... spallata, al muro?
-Cosa?!- esclamò.
 -Noi non ci passiamo ancora, ma se tu dai una piccola botta qua, dovremmo farcela.- feci pat pat sul muro, con la mano ancora sporca di fango.
Sean alzò gli occhi al cielo, ma poi si tirò su le maniche, prese la rincorsa e si scaraventò sul muro.
Si udì uno schianto rimbombare nel tunnel e una nuvola di polvere si sollevò.
Guardai preoccupata Paco, ma lui mi rassicurò con un occhiata e con la testa mi indicò il punto in cui avevamo bucato la barriera d'argilla.
Sean  che stava riemergendo tossendo da tutta quella polvere mi lanciò uno sguardo non proprio amichevole.
-Se mi viene un livido, è colpa tua.- borbottò, massaggiandosi il braccio sinistro.
Mi venne da ridere. Visto così imbronciato, con tutti i capelli biondi impolverati che gli cadevano disordinati sugli occhi e i vestiti stropicciati era proprio buffo.
-Che hai da ridere??- esclamò infastidito lui. Io scossi la testa e passandogli davanti gli scompigliai i capelli affettuosamente, poi mi infilai nel foro.
Feci un po' fatica, ma riuscii comunque ad arrivare dall'altra parte.
Appena misi la testa fuori, istintivamente arricciai il naso. C'era un odore terribile.
Sembrava quasi... uova marce.
Paco, che intanto mi aveva raggiunto assieme a Sean, disse portandosi una mano davanti al naso: -È zolfo.
Ah, ecco come si chiamava quel minerale! Ricordavo che ne esisteva uno con questo odore disgustoso...
Ci trovavamo in uno spazio quasi aperto. Infatti eravamo in un luogo che per metà era coperto di roccia, mentre per l'altra metà mostrava chiaramente il cielo aperto. E proprio davanti i nostri occhi si trovava
un'enorme piscina naturale, circondata da strane rocce appuntite. Più in là c’era una scalinata naturale,  mentre un ruscello sotterraneo portava l'acqua chissà dove, aldilà del tunnel.
Immaginai fosse sulfurea, visto l’odore nauseabondo.
E in quel momento mi accorsi di cosa avevo appena realizzato.
Acque sulfuree! Forse la pergamena non si riferiva alle terme, ma a questa specie di lago!
Esposi la mia teoria agli altri.
-Potrebbe essere - borbottò Sean, mentre Paco annuiva. -Ma...
Figuriamoci se non c'era un ma.
-... tu noti qualcosa di... non so, diverso?- chiese alzando le sopraccciglia.
Feci scorrere lo sguardo su ogni particolare della grotta. Notai che le rocce spigolose erano nere, di un materiale ruvido, somigliavano a delle stalagmiti. Il soffitto sopra di noi invece sembrava la
continuazione del tunnel, con l'unica differenza di essere meno gocciolante di umidità mentre l'acqua di sicuro non era calda. Sembrava uno specchio, piatto e luccicante, che rifletteva perfettamente il soffitto. Era affascinante, con quelle sue piccole onde leggere che increspavano di tanto in tanto l a superficie argentea.
In effetti,  nonostante tutto quella specie di caverna non mi sembrava poi così speciale.  Scossi la testa in direzione di Sean.
Mi avvicinai al bordo del piccolo lago, stando però ben attenta e restando a circa un metro di distanza dalla riva spumosa.
Il palmo della mia mano sfiorò leggermente l'acqua scura, più volte, con calma.
Immersi il dito ma immediatamente lo ritrassi per il gelo.
All'improvviso, capii che non poteva essere lì l'oggetto descritto della pergamena.
Non sapevo perché, ma ne ero sicura.
Mi alzai con decisione  e dissi che dovevamo andarcene, che perdevamo solo tempo.
-Che?- domandò Sean con la fronte corrugata. -Ma... prima avevi detto che la pergamena poteva riferirsi a questo posto!
-Non mi chiedete niente... Me lo sento, non è qua. -mi giustificai meglio che potei.
Paco mi guardò.
-Forse penso di sapere cosa intendi.-disse -Provi quasi una repulsione, per questo posto?
Annuii con vigore. Erano esattamente le parole che cercavo!
Lui accennò ad un sorriso, forse il secondo che gli vedevo da quando lo conoscevo. -Succede anche a me.
Ricambiai il sorriso riconoscente.
-Bene... Ora che ci siamo... -esclamò ironico Sean, accentuando quel "ci "- accordati, che ne dite di andarcene da qua? Questo posto puzza.
-Si, si! -acconsentii io, felice di muoverci da quella grotta che mi respingeva.
Ci guardammo intorno, e decidemmo di seguire le scale naturali in fondo, che sicuramente davano all'aperto.
Salimmo velocemente -fortunatamente gli scalini non erano scivolosi- e uscimmo, ansiosi di respirare aria fresca e pulita.
Il verde ci abbagliò.
Sì, il verde.
Enormi pianure ci sovrastavano, e una brezza leggera ci sferzava il viso.

Le petite angle du FaDiesis

Hola!
Ed ecco anche il quinto capitolo...
Che ve ne pare? :D
Giusto una piccola domanda... Secondo voi, la lunghezza dei capitoli va bene? O sono troppo corti o troppo lunghi? Me lo chiedo sempre... :)
Bene, se vi va mi farebbe piacere ricevere un commentino...
Baci =*


   
 
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