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Autore: MotaCarota    05/03/2012    16 recensioni
Abigail, una delle tante ragazze che devono imparare ad avere più fiducia in loro stesse, un Tomlinson insolente sarà capace di farle perdere la testa?
Madison, pallavolista popolare nella scuola, una di quelle persone che ha sempre il consiglio giusto. Ma non aveva mai pensato a come sopravvivere senza il suo Liam.
Coleen, dopo una delusione non crede più nell'amore, si è chiusa in se stessa e pensa solo allo studio. Riuscirà un riccio a farle cambiare idea?
Effie, tipica ragazza innamorata del suo principe azzurro, che lei ritiene irraggiungibile, è così impossibile farsi notare dall'irlandese più popolare della scuola?
Lux, la ragazza facile che trascorre gli intervalli nel bagno maschile, impegnata nelle sue scappatelle senza impegno. Forse il ragazzo dalla pelle ambrata avrà un altro effetto su di lei?
Cinque ragazze, un solo desiderio: la felicità.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Coleen.
 
 
Le nostre labbra provocarono un leggero rumore appena si dischiusero, la sua mano si alzò per poi posarsi sul mio viso e scostarmi una ciocca di capelli quando ancora le nostre bocche non si erano staccate. Aprii un occhio di soppiatto per spiarla, richiudendolo subito dopo e compiacendomi da sola per aver trovato un ragazzo così perfetto come era Harry, davvero non avrei potuto chiedere di meglio. Staccai a malavoglia le mie labbra dalle sue.
“Ma lo sai che ti amo?” domandò lui sarcastico, adoravo quella sua dolcezza così dolce.
“In effetti me lo chiedevo da tempo, ma volevo saperlo da te.”
“Ora lo sai” disse per poi riposare le labbra sulle mie, stampando un delicato bacio al gusto di mela, probabilmente dovuto al suo adorato succo, che aveva bevuto poco prima. La campanella trillò, annunciando la fine dell’intervallo e di quel nostro momento che pareva così perfetto.
“A dopo” lo congedai io con un sorriso sulle labbra.
“Ciao piccola.” disse per poi allontanarsi e percorrere il lungo corridoio che lo portava alla sua classe. Non potei fare a meno di spiarlo di nascosto, camminava quasi sulle punte dei piedi; adoravo il suo modo di vestire, anche quel giorno portava i suoi immancabili pantaloni dal cavallo basso che lasciavano intravedere i boxer. Ero davvero felice di aver trovato uno come lui, Harry riassumeva tutti i miei bisogni in un’unica persona, mi sentivo davvero fortunata. Ad un tratto vidi comparire quella barbie, anche lei indossava i suoi immancabili trampoli, e quella sottospecie di straccetto inguinale che lei chiamava gonna. Si avvicinò al viso di Harry per poi lasciargli un pietoso e appiccicaticcio bacio. Ma perché non se ne tornava nel reparto giocattoli? Ero sicura che Ken iniziasse a sentire la sua mancanza! Sbattei i piedi sul pavimento, mi stressava vederla sempre appiccicata a Harry, non che fossi gelosa ma la cosa mi preoccupava un poco.
“Hey, tutto bene?” domandò Abigail, vedendomi furiosa.
“Guardali, guardali!”
“Ma chi?” domandò per poi nascondersi dietro l’angolo con me e guardare Harry e Caroline in lontananza.
“La vedi quella.. quella.. Aah! Non riesco nemmeno a definirla! Brutta usurpatrice dei beni altrui!” sbottai di colpo furente.
“Col! Stanno solo parlando! Non essere gelosa, lo sai che Harry ti ama.”
“Massì certo, ma quella mi preoccupa … E poi non sono gelosa!” Abigail scoppiò in una fragorosa risata, tenendosi le mani sulla pancia.
“Ma a chi la vuoi raccontare, Col? A momenti sfondi il pavimento, hai del fumo che ti esce dalle orecchie!”
“Vabe, un pochino sì lo ammetto, ma è normale. Vorrei vedere chi non sarebbe geloso con una modella assatanata che sta alle calcagni del suo fidanzato!” sbraitai presa dall’isteria.
“Ti capisco perfettamente Col, ma pensa che Harry è un ragazzo affidabile, non va di certo con la prima che passa, specie se si tratta di quella Caroline, te l’ha anche detto che non gli piace, cosa vuoi di più?”
“Già, hai ragione Abbie, sono io che devo stare più tranquilla.” conclusi incrociando le braccia al petto.
“Bene, fai la brava allora eh. Ora scappo che ho il test di scienze!” disse schioccandomi un leggero bacio sulla guancia per poi sparire dietro l’angolo.
 
Uscii dalla classe appena la campanella concesse la pausa pranzo, trovai Harry in corridoio impegnato ad abbuffarsi con un panino più grosso di lui, colante di maionese.
“Buon appetito!” esclamai ridendo, il modo in cui cercava di evitare di macchiarsi la polo bianca era davvero buffo.
“Grazie” biascicò lui.
“Non si parla a bocca aperta, Styles, non lo sapevi?” E ci mancava l’oca del malaugurio! Caroline comparve, avvicinandosi come una pantera che ha appena puntato la sua prossima preda, supposi che non si trattasse affatto del panino. Quegli occhi verdi, contornati da un pesante trucco nero, fissavano Harry in un modo a dir poco malizioso, quasi volesse avventarsi su di lui da un momento all’altro.
“Me ne dai un pezzo?” domandò con quella vocina stridula e fintamente dolce, io mi limitai a fulminarla con lo sguardo. Harry alzò le spalle per poi porgerle il suo amato panino, che a mio parere non avrebbe più fatto ritorno. Mi rivolse un’occhiata dolce, squadrando poi Caroline che era completamente inadeguata in quel momento.
“Grazie!” squittì lei dopo aver strappato un pezzo di panino più grosso della sua bocca. “Oh, sei tutto sporco, Harry!”
“Dove?” bofonchiò lui indicandosi la bocca con l’indice.
“Aspetta ti aiuto io.” gli rispose per poi leccarsi il pollice e passarglielo sul lato sporco delle labbra. L’unica cosa che in quel momento mi fece distrarre da quella scena pietosa fu l’espressione di Harry, che sembrava avere un significato molto vicino al “Toglimi immediatamente le mani di dosso.”Ne fui compiaciuta, nella mia mente apparve il tabellone dei punti che segnava Caroline 0, Coleen 1. Era solo l’inizio di un’ardua battaglia. Mi schiarii la voce, cercando di fare il più rumore possibile, notando che la bocca di Harry sembrava perfettamente pulita, ma le dita di Caroline erano ancora impegnate e massaggiargli le labbra. Quale concetto di “Levati di torno” non gli era chiaro?
“Ecco, ora sei perfetto!” esclamò saltellando sui tacchi.
“Bene Harry, ora che ne dici di fare una chiaccheratina a quattr’occhi?” domandai alludendo al fatto che Caroline avrebbe dovuto smuovere le tende “Ciao Caroline, è stato un piacere!” esclamai sarcastica salutandola con la mano. Anche Harry la congedò con un cenno del capo, non curandosi più di tanto di lei. Ma che bravo, stava proprio imparando bene!
“Allora vi lascio, anche io ho da fare.” disse lei con un sorrisetto falso sulle labbra, forse illusasi che ce ne fregasse qualcosa.
“Brava, fai così.” sussurrai quando ci ebbe lasciati soli.
Harry ed io la guardammo andare via, barcollante su quei trampoli che nemmeno lei sapeva portare. Dopo averla squadrata ci guardammo per poi scoppiare a ridere.
“Oh Styles, sei un po’ sporco qui!” squittì per imitarla, facendolo scoppiare a ridere. “Oh guarda Caroline, tu questo non lo puoi fare!” aggiunsi prima di appoggiare le labbra sulle sue e baciarlo con passione, quasi immaginandomi che Caroline potesse vederci e morire di gelosia.
“Che scema che sei!” commentò lui.
Sì sì, chiamami anche scema ma devo tenerti ben stretto, non le darò mai e poi mai la soddisfazione di averti, tu sei solo mio, deve anche solo provare a toccarti! - pensai tra me, prima di sorridere e riappoggiare le labbra sulle sue.
 
 
Madison.
 
 
Strinsi quel biglietto tra le dita, non avevo mai odiato così tanto un pezzo di carta, i miei occhi erano fissi sulla scritta “Parigi”, già Parigi, la città più bella del mondo, la città dell’amore.. In quel momento detestavo Parigi e tutte quelle frasi fatte che si usavano per descriverla, non era vero niente. Me lo stava portando via l’amore, mi stava portando via tutto, tutto quello che mi ero costruita a Londra. Volevo morire, avrei voluto strappare quel biglietto in mille pezzi, avrei fatto qualsiasi cosa per non partire, tutto quello che desideravo era rimanere lì e continuare normalmente la mia vita, non mi sembrava di chiedere l’impossibile. Pensare che Parigi fosse la città degli innamorati, dove tutti si baciano sotto la Tour Eiffel, dove tutti sono felici, mi faceva venire voglia di vomitare, come facevo io ad essere felice se il mio amore si trovava a quattrocento kilometri da me? Detestavo il fatto che la gente pensasse che io avessi una vita perfetta, quella che tutti vorrebbero vivere, quella fatta di feste, divertimento, amore, amicizia. La pallavolista popolare, quella fidanzata col capitano della squadra più figo della scuola, quella che si veste bene, che adora la moda e che probabilmente diventerà una stilista. Mi sentivo la persona più fortunata del mondo a possedere tutte queste cose, ma la mia vita non era affatto perfetta. Forse era colpa mia, avevo fatto male ad abituarmi a tutta questa “perfezione”, dovevo immaginare che prima o poi qualcosa sarebbe cambiato. Forse era meglio non possedere proprio niente, rispetto ad avere tutto ma doverlo lasciare. Era una della cose più orribili che mi potessero capitare, e io dovevo affrontarla, dovevo adeguarmi al volere di mio padre, potevo ringraziare solo lui. Evidentemente la mia vita non era poi così perfetta, per giudicare bisogna conoscere, non si può dare un parere così a prima vista, bisogna sapere i fatti. Non riuscivo davvero a credere che quel giorno fosse arrivato, avevo le spalle al muro, non potevo fare più nulla in quel momento. Chiusi gli occhi per un istante, trattenendo le lacrime che già iniziavano a spingere, avrei riaperto gli occhi e mi sarei risvegliata da un brutto sogno, già era solo un incubo, mi sarei svegliata tra le braccia di Liam e avrei cominciato una nuova giornata con lui e con tutti gli altri, nulla sarebbe cambiato. Riaprii gli occhi ma quello che vidi era esattamente come prima, tre valigie per terra e l’armadio vuoto. Non era un incubo, era la mia cazzo di vita, era tutto vero, dovevo smetterla di farmi illusioni. Quel fatidico giorno che temevo, quello a cui cercavo di non pensare “perché tanto mancava un’infinità di tempo”, era arrivato. Quelle tre settimane erano forse state il periodo più bello della mia intera esistenza. Le avevo trascorse nel migliore dei modi, cercando di vivere ogni momento come se fosse l’ultimo, cercando di non pensare a quando sarebbero finite. Mi sarebbe mancato tutto, anche le cose che odiavo, i discorsi di Effie che non uscivano mai dall’argomento “Quanto è bello Niall Horan”, l’arroganza di Lux nel scegliere le sue prossime prede, l’estrema timidezza di Col che si ostinava a pensare che una vita senza uomini fosse la migliore, la paura di Abigail, che si sentiva inferiore persino a quel cretino di Tomlinson. Ma anche la bidella maligna che sbatteva sempre la porta in faccia anche se si era in ritardo di pochi minuti, come le oche della classe accanto che non facevano altro che starnazzare dalla mattina alla sera. Probabilmente i loro pensieri erano rivolti al colore dello smalto che avrebbero messo il giorno seguente, mentre io ero lì a rimuginare il passato e a pensare a quanto fossi stata fortunata fino ad allora.
“Piccola, sei pronta?” Liam mi riportò sulla terra, smuovendomi dai miei pensieri.
“A quanto pare sì” mormorai con voce tremante prima di prendere la borsa e il trolley.
In meno di mezzora arrivammo in aeroporto, dove gli altri ci stavano aspettando. Dopo averli salutati tutti ci recammo nell’atrio, dove cercammo il mio volo sul grande schermo.
“A che ora parte l’aereo?” domandò Zayn.
“Alle undici, quindi tra venti minuti.” risposi con voce roca; venti minuti erano terribilmente pochi, mi sentivo morire.
“Facciamo il check in intanto” propose Niall. Una volta raggiunto il check in, Liam mi aiutò a caricare tutte le valigie sul rullo le quali, dopo essere state etichettate, sparirono; vederle andare via mi fece male, le avrei riviste soltanto a Parigi, da sola.
Mancavano circa dieci minuti all’imbarco, eravamo leggermente in ritardo, corremmo subito al reparto di controllo passeggeri, dove avrei dovuto separarmi dai miei amici, il fatale momento era arrivato. 
Guardai uno ad uno i visi dei miei amici, che si strinsero intorno a me, capendo che era arrivato il momento dell’addio. Li strinsi forte, scoppiando in lacrime, che rigarono amare le mie guance arrossate. Appena si allargarono, lasciandomi libera per un attimo, li abbracciai uno ad uno, cercando di dire loro le cose più belle che potessi.
“Appena torni, esigo che mi cucini dei gaufre eh, Maddie!” esclamò Niall con gli occhi lucidi, annuii con un flebile sorriso per poi abbracciarlo forte, i suoi abbracci erano forse i migliori del mondo. 
Louis, Zayn e Harry si strinsero intorno a me, mi sentivo protetta tra le loro braccia, mi sarebbero mancati anche loro, e mi stupii vedere anche i loro volti rigati da lacrime. I loro profumi si mescolarono in quell’abbraccio che non mi sarei mai aspettata. Non avevo un legame particolare con loro, ma evidentemente ti accorgi di quanto tieni alle persone nel momento in cui le devi lasciare. Appena mi lasciarono Lux e Effie mi vennero incontro, abbracciandomi, circondai le spalle di una e dell’altra con le braccia.
“Ti racconterò ancora di quanto è bello il mio irlandese.” sussurrò la bionda.
“E io ti riassumerò la nuova lista delle scappatelle, o forse dell’unica persona con cui..” I singhiozzi fermarono la sua voce tremante, entrambe scoppiarono a piangere e appoggiarono la testa sui miei capelli, così che potei sentire i loro fremiti sul corpo. Basta, non ce la facevo più, ero stanca di piangere, ero stanca di dover dire addio, di sapere che la vita in Francia non sarebbe mai stata come quella a Londra, volevo scomparire, volevo dissolvermi e riapparire a Parigi, saluti e viaggio compiuti. Appena lasciai andare Lux, Col mi buttò le braccia al collo.
“Quanto mi mancherai, Maddie? Voglio avere tue notizie almeno ogni due giorni eh, mi raccomando! Non ti libererai facilmente di me, la distanza non basta, sei davvero una buona amica, mancherai a tutti, non riesco a immaginare la scuola e le giornate senza di te.” sentivo suo fiatone sul collo e le sue lacrime bagnarmi le guance. La strinsi più forte che potevo, avrei preferito chiudere gli occhi e trovarmi già a Parigi che dover affrontare quell’addio.
 
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Mi staccai da lei e Abigail si buttò su di me, stringendomi tra le sue braccia.
“Sei stata la migliore migliore amica che mi potesse capitare e lo resterai sempre, Maddie, non puoi neanche immaginare il bene che ti voglio, sei davvero la persona più importante della mia vita, è stupido dire che mi mancherai, sentirò il bisogno di te come l’aria, ma ti chiamerò sempre, te lo prometto. Ci terremo aggiornate su tutto, non è vero?” disse prima che i singhiozzi potessero interrompere le sue parole. Annuii ancora, non riuscivo a parlare. Mi strinsi nell’incavo del suo collo soffocando un urlo di rabbia e battendo i piedi per terra. Anche per me sarebbe stata ardua senza di lei, anzi quasi impossibile, mi sarebbe mancata da morire, la mia migliore amica. 
Le mie amiche si allontanarono un poco da me, seguite dai ragazzi, mentre Liam mi si avvicinò, sfregandosi il naso e chiudendo gli occhi per non piangere. Si buttò su di me, stringendomi tanto da farmi quasi male, il suo profumo mi invase, forse sarebbe l’ultima volta che l’avrei sentito. Il suo viso si posò sulla mia spalla, mentre le sue labbra lasciavano forti baci sul mio collo. Lo sentivo tremare, il suoi brividi passarono dal suo corpo al mio, entrambi eravamo incapaci di parlare, entrambi piangevamo come bambini, entrambi desideravamo solo stare insieme.
“Scrivi un diario.” mi disse secco “Scrivi un diario come se parlassi con me” sciolse l’abbraccio e mi puntò gli occhi nei miei “Al tuo ritorno lo leggeremo insieme e penseremo a quanto abbiamo sofferto, allora avremmo solo da pensare che staremo per sempre insieme, nulla ci separerà mai più.” Gli saltai di nuovo al collo, le mie lacrime bagnarono il suo collo e la sua maglia. Singhiozzai mentre lui per tranquillizzarmi mi accarezzava la schiena delicatamente e mi cullava tra le sue braccia. 
“Sarei disposto a tutto pur di essere insieme a te, Madison. Non sarà di certo uno stupido viaggio a separarci, nemmeno la peggior catastrofe di questo mondo potrebbe farlo. Io ti amo, è questo ciò che conta, non mi interessa nient’altro.” Le sue mani scivolarono dietro la mia nuca per poi portare il mio viso al suo, lo baciai dolcemente, nel miglior modo in cui potessi farlo. Sentivo le sue labbra muoversi incerte e tremanti sulle mie, provava esattamente quello che provavo io. Le dischiusi per poi staccarmi da lui, i singhiozzi mi impedivano di continuare a baciarlo, non ce la facevo. Quello sarebbe stato l’ultimo bacio che gli avrei dato. Ad un tratto Louis mi fece notare che era giunta l’ora dell’imbarco, ci avvicinammo tutti al metal detector, sotto cui sarei dovuta passare solo io. Mi tolsi gli anelli e la collana che stavo indossando per metterli nel cestino insieme alla borsa che sarebbe passata sotto un macchinario che doveva controllare che non contenesse liquidi o oggetti appuntiti. Il cestino arrivò dalla parte opposta, dove degli addetti al lavoro la raccolsero per poi darmela. Ma io rimasi lì, non volevo oltrepassare il metal detector, mi avrebbe separata definitivamente da loro, da Liam. Mi voltai un’ultima volta verso Abigail e gli altri, piangevano e mi facevano Ciao con la mano. Sorrisi forzatamente, quando ancora le mie lacrime scorrevano sul mio viso. Mi voltai immediatamente dall’altro lato, come se non volessi vederli. Senti la mano di Liam stringere la mia con forza, mi girai verso di lui guardando per l’ultima volta quanto fosse bello.
 
 
“Avanti signorina, è il suo turno.” mi disse un uomo che controllava l’andamento dei passeggeri. Se per un istante non avevo avuto più la forza di piangere, questa ora era tornata maggiore di prima. Scoppiai in lacrime, ristringendomi un’ultima volta al petto di Liam, che mi accarezzò i capelli per poi posarmi un dolce bacio sulle labbra. Mi allontanai da lui, stendendo poi il braccio per riuscire a tenere stretta la sua mano. Ad un tratto dovetti lasciarla, le mie dita si allungarono più che poterono per raggiungere le sue, ma in un istante dovettero abbandonarle definitivamente. Lasciai la sua mano e sentii le gambe cedere, il respiro mancare, le mani tremare. Passai sotto il metal detector e, malgrado sperassi con tutto il cuore che rilevasse un qualcosa che mi impedisse di partire, non suonò e l’uomo mi lasciò passare salutandomi con un “Buon viaggio.” Volevo letteralmente svenire e svegliarmi a Parigi, durante il viaggio non avrei fatto altro che piangere e piangere ancora, malgrado sia le forze che le lacrime cominciassero a mancarmi. Dopo aver preso un pullman che mi portò ai piedi dell’aereo, salii a bordo dove caddi in un sonno profondo e tormentato. Al mio risveglio le hostess informavano i passeggeri che l’aereo era atterrato con successo, ero a Parigi, avevo lasciato il mio mondo a quattrocento kilometri di distanza da me. Appena riaccesi il cellulare ricevetti un nuovo messaggio, era Liam.
-Mi manchi già-
Rilessi quelle tre parole almeno una decina di volte per rendermi conto che per quanto avrei voluto tornare indietro, per quanto avrei voluto averlo con me, nulla di questo era possibile. La mia vita era a Parigi ora e la sua a Londra, la Manica ci separava e, malgrado non ce l’avessi mai fatta, dovevo resistere e adeguarmi. Una lacrima solcò il mio viso, ero terribilmente distante da tutto e da tutti, e ancora non capivo per quale motivo ero stata condannata ad un tale supplizio.
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Ma posso mai piangere anche io? Poveraccia dai mi faccio pena da sola. çç
Ho fatto tremila prove ma il link della canzone me lo lasciava incollare solo così, bah
Spero che vi sia piaciuta la canzone, e che abbia contribuito al momento drammatico (?)
Scusate ma sono un po' di corsa.
Ringrazio le meravigliose persone che seguono/preferiscono/ricordano ma soprattutto le 12 che hanno recensito! Voi mi volete proprio morta :D
Grazie davvero di cuore, non finirò mai di dirvelo :)
Ora vi saluto, spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento.
Un bacio, MotaCarota :)
 
 
  
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