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Autore: Nidham    06/03/2012    4 recensioni
Breve elucubrazione della mia ladra nel momento piu' triste del videogioco, quando una scelta porta a tragiche conseguenze. Fatemi conoscere il vostro parere, visto che è anche il mio primo tentativo^^
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Devo congratularmi?”

La voce bassa e canzonatoria di Zevran si fece lentamente strada nei miei pensieri e mi accorsi di essere rimasta ferma, per non so quanto tempo, al centro della tenda, con lo sguardo sperso e la mente completamente annebbiata.

Alistair mi aveva accompagnato e si era dileguato canticchiando, con passo veloce e sguardo felicemente ebete, mentre borbottava qualcosa su sacerdoti e Leliana e vestiti...

Mi voltai verso l'elfo, o forse fu lui a spostarsi di fronte a me, perché non ero ancora troppo padrona di me stessa e dei miei movimenti.

Di sicuro alzai lo sguardo e lessi la più completa incredulità nei suoi occhi, anche se, probabilmente, altro non erano che lo specchio dei miei.

Meccanicamente gli mostrai la piccola statuina di pietra dura, a forma di non so quale orripilante mostro, che Alistair mi aveva dato al posto del più classico anello.

 

Se avessi potuto fare a modo mio – aveva detto, mentre ancora continuava a baciarmi e carezzarmi, come fossi stata la cosa più preziosa e fragile del suo mondo – se avessi potuto rendere tutto perfetto, adesso ti offrirei un brillante grande quanto il palmo della mia mano... anche se magari avrei dovuto rubarlo, visto che non credo avrò troppo denaro nemmeno come re!” Il sorriso fanciullesco che mi aveva dedicato mi aveva fatto ridere piano e sciogliere tra le sue braccia, mentre continuava “Ma so che a te non piacciono le cose perfette, quindi ho pensato di darti un pegno diverso del mio amore...” A quel punto aveva tirato fuori dalla bisaccia una delle sue buffe bambole e me l'aveva offerta, rimettendosi in ginocchio, proprio secondo le più comuni tradizioni.

 

Zevran me la prese dalle mani, osservandola scettico, ma senza commentare.

“Quindi la bella notizia è vera?” sentenziò, dopo un attimo, nascondendo lo stupore dietro un sorriso assolutamente troppo brillante, per essere sincero.

“E' una bella notizia?” chiesi a me stessa quanto a lui.

Finalmente riuscii a muovermi, ma non fu un gran miglioramento, perché iniziai a camminare avanti ed indietro per la tenda, come un leone in gabbia.

“Di solito i matrimoni lo sono.”

La sua voce rimaneva troppo controllata e appena un po' ironica. Era triste, lo sentivo come se me lo stesse urlando a pieni polmoni. Sapeva quanto fosse assurdamente malinconica e dolorosa quell'idea, al di là della sua possibile poesia e bellezza.

Un matrimonio è l'esaltazione della vita, ma io l'avrei celebrato giusto la notte precedente al mio più che probabile funerale!

“Eilin...” Mi prese tra le braccia, interrompendo il mio folle peregrinare e riportando il mondo sul giusto asse. Gli appoggiai la testa sulla spalla e lasciai che mi carezzasse i capelli. Il suo profumo era caldo e reale, mischiato all'odore del sangue e della fatica.

“Avrei dovuto rifiutare. Avrei dovuto saperlo...”

“Devi fare solo ciò che vuoi, ciò che credi meglio per te stessa.”

“Io non lo so più cosa voglio, Zev” a quel punto stavo quasi gridando, ma, per fortuna, la voce rimaneva ovattata contro il suo petto. “Un matrimonio! ti rendi conto? Certo che lo desidero! L'ho desiderato da quando mi sono accorta di essermi innamorata di lui.”

“Quindi, per una volta, il nostro beneamato bietolone ha fatto una mossa saggia.”

“No! Sì...dannazione, non lo so, capisci?”

Zevran annuì piano, stringendomi con più forza, quasi temesse potessi andare in pezzi, come quella notte al castello dell'Arle, quando solo le sue braccia mi avevano impedito di perdere me stessa.

In un modo o nell'altro, Alistair riusciva a mandarmi fuori di testa; sbuffai, esasperata.

“Già era difficile fingere che tutto fosse normale, che ci fosse speranza... che ci fosse un domani...”

“Lo so.”

“Adesso ho accettato di sposarlo, di giurargli eterno amore, eterna fedeltà... di sicuro il mio adorato sposo non dovrà preoccuparsi di essermi fedele a lungo!”

“Eilin!” Zevran mi scosse, scostandomi appena da sé e fissandomi con fermezza. “Non dire sciocchezze! Queste battute sagaci sono una mia prerogativa, non tua.” Sorrise, mitigando il rimprovero con un bacio sulla fronte.

Abbassai lo sguardo e rimasi in silenzio, finché lui non si chinò a cercare i miei occhi e sorrise.

“Io credo dovresti essere felice, come ogni sposina che si rispetti.”

Al mio tentativo di protesta, mi chiuse le labbra con il dito.

“Ascoltami per un attimo, prima di bofonchiare” aspettò di vedere se l'avrei interrotto ancora e riprese. “Non nego che tu abbia ragione, nei tuoi timori su Riordan, anch'io sono scettico sulle sue possibilità. Ma non mi sarei nemmeno mai aspettato che Alistair tirasse fuori il coraggio e ti facesse la proposta! Il mondo è evidentemente impazzito!”

Sorrisi, scuotendo la testa.

“Una cosa l'ho imparata nei miei lunghi anni oscuri, prima che una bellissima principessa mi raccogliesse dal ciglio della strada e si prendesse cura di me...” lo disse con tono scherzoso, ma c'era stato un brivido, nella sua voce, e le sue mani avevano aumentato la stretta su di me, prima di continuare. “Possiamo avere un'idea molto certa di quale sia il nostro futuro, ma non lo conosceremo mai finché non sarà diventato passato. Forse domani morirai” di nuovo mi strinse con più decisione. “Forse moriremo tutti e il Flagello cancellerà il nostro ricordo. O forse festeggeremo per i prossimi cinquant'anni una splendida vittoria e io verrò a insidiare le tue figlie, non appena saranno abbastanza grandi da assomigliare alla madre!” gli diedi una pacca scherzosa, ma non lo interruppi. “Non possiamo conoscere niente, finché non lo avremo vissuto. Quindi ti chiedo: al di là di ieri e di domani, tu vuoi, oggi, diventare la moglie di un Custode imbranato che presto sarà anche il nostro riverito sovrano?”

Il mio cuore perse un battito, mentre annuivo inconsapevolmente e mi rendevo conto, ad un tratto, che di lì a pochi minuti sarei stata una sola persona, di fronte a tutto il mondo, con l'uomo che amavo, che gli avrei offerto le mie promesse, così come già gli avevo offerto il mio cuore.

Sorrisi, con aria ebete.

“Bene” Zevran si staccò lentamente da me, continuando a fissarmi; c'era dolcezza, nei suoi occhi, una gioia pacata e profonda al di là di un velo di malinconia “Allora, questo è il momento giusto per chiederti se posso baciare la sposa...”

Non attese risposta, né avrei saputo dargliela.

Le sue labbra si posarono sulle mie, fresche e delicate come un fiocco di neve, morbide come un abbraccio e risolute come la verità.

Fu solo un attimo e fu al di fuori del tempo. Poi mi carezzò la guancia con la punta delle dita e si dileguò nelle ombre, portandosi via un minuscolo frammento della mia anima.

  
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