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Autore: Cathy Earnshaw    07/03/2012    1 recensioni
Alcesti è una giovane donna orgogliosa e intraprendente. Vive con la madre e le tre sorelle minori nella ricca città di Darkfield grazie all'eredità lasciata loro da Sir Merthin, suo padre, Cavaliere scomparso in circostanze non accertate. Ma il vento sta per cambiare. La ragazza sta per intraprendere un viaggio sulle orme del genitore che la porterà a scoprire il potere della magia, il valore dell'amicizia e la forza dell'amore.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Dall’aspetto non gli si sarebbero dati più di trentacinque anni, ma Alcesti sospettava ne avesse molti di più. I lunghi capelli castani erano raccolti il una coda, gli occhi scuri scrutavano la ragazza che stava loro di fronte con un velo di malizia.
- Sembra che, questa volta, Cappuccetto Rosso non sia arrivata a casa della nonna…- canticchiò.
- Forse, Cappuccetto Rosso cercava la casa del lupo…- rispose Alcesti, ironica.
Il Capobranco sorrise, mostrando i denti affilati.
- In questo caso, l’ha trovata-.
Si avvicinò, per fermarsi a pochi passi dalla ragazza.
- Quello che mi domando è perché la cercasse…- sussurrò.
- Per consegnare un messaggio. Di Alia- concluse la Fenice.
Gli occhi del Capobranco si ridussero a due fessure.
- Chi sei? Perché la valorosa città che rappresenti ti ha mandata qui sola?- domandò.
- Sono Alcesti, e non c’era bisogno di nessun altro per compiere questa missione-.
I lupi scoppiarono a ridere, ma il loro capo li zittì.
- Credi di essere abbastanza forte da contrastarci, forse?-
Alcesti sbottò in una risata.
- Ti sembro pazza? No, so benissimo di non poter avere la meglio su di voi. Ma so anche che se dovesse accadermi qualcosa qui, in città non ne sarebbero per nulla contenti, perciò… non vuoi conoscere il messaggio che ti porto?-
- Lo so cosa vuole Alia- rispose secco.
Alcesti riprese:
- In tal caso, avete tre possibilità: uccidermi e prepararvi ad accogliere entro una settimana l’esercito; rifiutarvi di tornare nelle vostre terre e prepararvi ad accogliere entro una settimana l’esercito; oppure, scelta più saggia, ritirarvi nei confini stabiliti dal patto e interrompere le scorribande verso sud. Alia non tollererà una nuova aggressione-.
Sulla radura calò il silenzio, interrotto solo da qualche brontolio sinistro. Tutti attendevano la decisione del loro capo, che camminava nervosamente avanti e indietro. Quando si fermò bruscamente, la platea trattenne il respiro.
- Sembra che Alia non abbia considerato una quarta possibilità-.
- Non esiste una quarta possibilità- ribatté Alcesti.
L’uomo sorrise e si avvicinò alla ragazza.
- Esiste, invece. Se, per esempio, tu diventassi una bella lupacchiotta…?-
Alcesti sorrise mostrando una sicurezza che era ben lungi dal provare.
- Questo non è possibile- rispose semplicemente.
I lupi scoppiarono in una risata fragorosa, che il loro capo ignorò. Aveva fiutato guai. L’innaturale sicurezza della ragazza aveva colpito nel segno.
- Che vuoi dire?-
- Sono immune al vostro veleno. Per questo sono venuta solo io. Non potreste trasformarmi nemmeno se fossi io stessa a supplicarvi-.
L’uomo si rabbuiò per un secondo, poi i suoi lineamenti si distesero. Sorrise maliziosamente.
- È un vero peccato-.
Fece un giro attorno alla ragazza camminando lentamente. Quando le fu nuovamente davanti, le scostò i capelli e accostò il naso al suo collo.
- Che buon profumo…-
Alcesti si irrigidì. L’uomo fece un passo indietro.
- Sai, noi siamo in parte lupi, ma in parte anche uomini…-
In quel momento, un ululato si alzò dalla schiera. Joseph. Il Capobranco sembrò ascoltare con preoccupazione il suono sinistro, poi disse tra sé e sé:
- Questo complica notevolmente le cose-.
Poi, rivolto ad Alcesti:
- Sei pessimista se pensi che Alia impiegherebbe addirittura una settimana ad arrivare qui. Se dovesse succederti qualcosa, domattina di buon ora il Principe sarebbe qui con l’intero esercito! Cosa aspettavi a dirmi che stai col grande capo?! Dai, seguimi!-
Si voltò e, aprendosi un varco tra la folla, si diresse verso una capanna più grande delle altre. Aprì la porta, fece entrare l’ospite e la richiuse. Si sedette su una sedia e le fece cenno di fare altrettanto.
- Sono Vincent. Sono il Capobranco- si presentò.
- Sei tu il primo licantropo ad essere giunto qui per mare moltissimi anni fa, vero?-
- Si- si limitò a rispondere Vincent.
Dopo un lungo silenzio, domandò:
- Non abbiamo possibilità, vero? Alia ci attaccherebbe davvero?-
- Senza dubbio. Lady Philippa non è una donna indulgente-.
L’uomo sospirò.
- Questi confini, ormai, ci stanno stretti. I miei compagni vogliono vedere il sole-.
- La zona a est è disabitata… il patto vi limata anche in orizzontale?-
- Si, il patto prevede una limitazione su tutti e quattro i fronti. Trasgrediremmo ugualmente e, scusa la brutalità, ma a sud c’è più cibo-.
Alcesti rifletté qualche minuto, poi disse:
- Se ottenessi un’espansione verso est, mettereste fine alle scorribande a sud?-
- Può darsi- sussurrò Vincent.
- Può darsi non mi basta! Io posso tentare di ottenere qualcosa per voi, ma pretendo lealtà. Se non rispetterai l’accordo tornerò personalmente alla guida dell’esercito!- esclamò.
- D’accordo, d’accordo, non scaldarti. Si, ti garantisco che rispetterò l’accordo, se riuscirai a guadagnare un corridoio per l’oceano-.
Alcesti annuì, chiedendosi come fare a spiegare il problema a Kysen.
- Fermati con noi qualche giorno! Ho fatto preparare una capanna per te!-
- Di già?- domandò stupita la ragazza.
- Mi piacciono le prede che hanno carattere!-
 
Quando fu sola nella sua casetta di legno costruita in tempo record, Alcesti sfoderò carta e penna. Doveva spiegare a Kysen la situazione. Sapeva già che il Principe non avrebbe condiviso le sue impressioni. Ma qualcosa si doveva pur fare. Dopo quasi un secolo di oscurità, desiderare la luce del sole le sembrava un desiderio per lo meno legittimo. Affidò a Corax il resoconto del suo viaggio e del suo colloquio con Vincent, sperando in una risposta celere. E così fu. Prima di notte ricevette il secco no del Principe alla richiesta e l’ordine di rientrare immediatamente. Pur sapendo che Kysen si sarebbe infuriato, ignorò l’ordine.
 
Il giorno seguente, Vincent mostrò ad Alcesti Licantropia. La comunità era formata da una settantina di uomini-lupo, che necessitavano di una quantità considerevole di cibo. Cibo che iniziava a scarseggiare. All’interno della comunità non vi era gerarchia: l’unico elemento ad essere considerato superiore per rango era Vincent, che era stato il fondatore. La loro piccola cittadina verde era molto diversa da una città umana. Prima di tutto non esistevano ospedali perché i licantropi erano molto resistenti, quindi non contraevano malattie, e le loro ferite si rimarginavano da sé. Poi non vi erano scuole perché non potevano avere figli (o cuccioli, a seconda del punto di vista). Non c’erano luoghi di culto, perché non avevano Dei. L’umidità era una vera condanna: nel folto della foresta accendere un fuoco era pericoloso, perciò non vi era rimedio.
Vincent sembrava molto ben informato sugli avvenimenti degli ultimi anni in città. Probabilmente ogni recluta metteva a disposizione del branco le sue conoscenze. Sapeva dell’ordinazione di un nuovo cavaliere e della morte del Capitano della Guardia.
- Sei davvero immune?- domando improvvisamente alla ragazza.
- Certo! Credevi l’avessi detto solamente per prendere tempo?-
- Beh, sinceramente si…-
Alcesti sbuffò. Odiava non essere persa sul serio.
- … comunque questo spiegherebbe tutto- aggiunse Vincent sopra pensiero.
La ragazza lo guardò in attesa che proseguisse, ma quando fu chiaro che non avrebbe terminato spontaneamente la frase, chiese:
- Tutto cosa?-
Il Capobranco la guardò di sottecchi.
- Non abbiamo l’impulso di attaccarti. Sei stata assalita quando hai varcato i nostri confini perché questi erano gli ordini, ma non per istinto. Sembra che a contatto con te la natura umana abbia il sopravvento su quella ferina. È possibile che la spiegazione stia nella tua immunità. Forse se non ti possiamo infettare non ti percepiamo come preda…-
- Forse- sussurrò Alcesti, che iniziava a capire. – Ma ho un’altra teoria. Quando sono diventata cavaliere, ho manifestato i poteri della Fenice. È un animale magico, si racconta che le sue lacrime curino ogni male. Per questo sono immune ai veleni. Credo che, in qualche modo, la mia vicinanza inibisca il veleno che scorre nelle vostre vene… per questo vi sentite più umani. È successo anche con Joseph quando l’avete attaccato. A quanto pare, però, è un effetto temporaneo…-
Vincent annuì.
- Si, credo che tu possa avere ragione. Dovremmo tenerti qui!- concluse con un sorriso.
 
Appena rientrata nella sua capanna, Alcesti scrisse nuovamente a Kysen. Gli spiegò la sua teoria e come l’aveva elaborata, descrisse il territorio di Licantropia e raccontò com’era la vita dei suoi abitanti. Tentò di fargli capire che il Capobranco era disposto a sacrificare l’intero suo popolo per raggiungere il suo obiettivo. E questo avrebbe assottigliato le schiere dell’esercito di Alia. Purtroppo, su questo non c’erano dubbi.
            “Non c’è proprio altra soluzione?”
In poche parole il Principe aveva saputo esprimere chiaramente tutti i suoi dubbi e le sue preoccupazioni. Alcesti capiva: era oltremodo rischioso aprire un era di concessioni. Ma sapeva che un’altra soluzione questa volta non c’era.
            “La guerra” rispose semplicemente.
Poche ore dopo, Corax le recapitò due copie di un contratto di cessione avente a oggetto una fascia di due chilometri di larghezza che portava direttamente all’oceano. In cambio, si pretendeva rispetto assoluto dei confini. Pena la guerra.
Alcesti portò il contratto, firmato dalla Regina, a Vincent, che lo controfirmò senza esitazione.
- Attenti a come vi comportate, adesso. È stata dura ottenere questo accordo. Se non lo rispetterete, la mia vendetta sarà tremenda…- ammonì la ragazza.
- Puoi stare tranquilla. Conviene più a noi che a voi rispettarlo- la rassicurò il Capobranco.
 
La mattina seguente, i lupi accompagnarono Alcesti fino al confine di Licantropia. Salutò Joseph con un po’ di malinconia. Chissà se l’avrebbe più rivisto…
- Grazie, amico mio. Mi hai salvato la vita un paio di volte negli ultimi giorni…-
- Diciamo che siamo pari- rispose con un sorriso il lupo.
Avvicinandosi per salutare la sua ospite, Vincent domandò:
- Sicura di non volerti fermare qui?-
- Sicura-
- Mi rimpiangerai…-
- Speriamo di no, Vincent! Grazie per l’ospitalità…-
- Grazie a te per l’accordo!-
Con un sorriso, Alcesti si congedò per varcare il confine diretta verso casa.
 
- È andata meglio delle più rosee aspettative, mi sembra!-
Clodia era ricomparsa al suo fianco pochi minuti dopo, quando era sicura di non essere più visibile. Il viaggio sembrava più piacevole al ritorno. Ritrovarono i loro cavalli esattamente dove li avevano lasciati e lanciarono un’ultima occhiata alla capanna solitaria ai margini di Kellenwood. In poche ore, varcavano le mura di Alia.
I Cavalieri le attendevano nel cortile delle stalle. Dopo quel soggiorno in un mondo surreale, dopo il freddo e l’umido della foresta, dopo la paura di morire, ritrovare l’abbraccio di Kysen sembrava un sogno. Uno dei più belli. 
   
 
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