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Autore: Melanto    08/03/2012    6 recensioni
Aria. Acqua. Terra. Fuoco. Alla disperata ricerca del Principe scomparso, mentre nel cielo rosseggia un'alba che odora di guerra. Una lotta contro il tempo per ritrovare la Chiave Elementale, prima che finisca nelle mani del Nero, e salvare il pianeta.
Siete pronti a partire?
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Alan Croker/Yuzo Morisaki, Hajime Taki/Ted Carter, Mamoru Izawa/Paul Diamond, Teppei Kisugi/Johnny Mason
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Elementia Esalogy'
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ELEMENTIA
- The War -





CAPITOLO 14: All'ultimo respiro (parte I)

Via Crociata – Sistema Montuoso del Nohro Sud, Regno degli Ozora, Terre del Sud Meridionali

“Ancora con ‘sta storia del Principe veggente?! Ebbasta!” Mamoru sbuffò così sonoramente che, secondo Teppei, dovevano averlo sentito fino alla fine della Via Crociata, e cioè a Punta Maar.
“Sapevo che non avrei dovuto dirtelo, ma pensavo fosse importante” sospirò Yuzo con marcata rassegnazione. Introdurre con la Fiamma l’argomento delle predizioni del Principe era sempre un rischio, quello di sentirlo sbraitare e borbottare per ore. Eppure il volante era conscio dell’importanza di quel particolare e voleva mettere in chiaro il suo pensiero: ovvero che c’era qualcosa che non quadrava.
“Ho sentito le parole ‘Principe’, ‘veggente’ e ‘Mamoru che si incazza’?” si interessò subito il tyrano, rallentando il passo del proprio cavallo per raggiungere i due compagni più arretrati. Hajime fece altrettanto. “Certo la terza non è proprio esatta, ma rende l’idea del tuo sbuffo.”
Mamoru ruotò gli occhi al pensiero di quanto si sarebbe divertito, proprio Teppei, a prenderlo in giro dopo aver saputo l’ennesima previsione – azzeccata – da parte del giovane Ozora. Già si stava divertendo, a quanto pareva.
“Di che stavate parlando?” chiese il Tritone e Yuzo decise di spiegare quello che aveva saputo e ciò che ne pensava.
“Pare che il Principe avesse predetto il mio arrivo a Ghoia. Zia Haruko mi ha raccontato che una delle guardie personali della scorta del Principe si è recata in città in gran segreto ed eludendo i controlli dei tirapiedi di Van Saal. Si è presentata alla locanda e ha chiesto proprio di lei e di nessun’altra. Con sé recava un messaggio da parte dal Principe, scritto su di un foglietto.”
Manco a dirlo, al tyrano si illuminò lo sguardo. “E che diceva?!”
‘Il passato sta tornando’.”
Tra tutti, il Tritone sembrò essere quello che, a ogni nuova previsione riuscita del giovane Ozora, rimaneva più perplesso; un po’ come lo stesso volante. Per Teppei, invece, era una cosa normale, attribuibile alla presenza della Chiave Elementale, e quindi niente di così sconvolgente, mentre per Mamoru era semplicemente assurdo e lui scettico per natura.
“Davvero?” Hajime inarcò di più il sopracciglio. “Ha indovinato un’altra volta?”
“Non incominciate a farvi strane idee” intervenne subito la Fiamma per evitare che i suoi compagni credessero a quell’assurdo insieme di coincidenze.
“E tu non vorrai ancora impuntarti sul fatto che sia un caso, vero?”
“Perché? Per te cosa sarebbe, altrimenti? E’ ovvio che non ha nulla a che vedere con ciò che abbiamo affrontato!”
Ma stavolta fu Yuzo a contraddirlo. “La penso esattamente come Hajime” esordì, attirandosi lo sguardo infastidito della Fiamma. “Era proprio di questo che volevo parlarvi.”
“Hai qualche idea?” domandò il Tritone con serietà.
“Non di preciso, però se ci facciamo caso siamo arrivati in molti luoghi in cui avevano bisogno di noi o in cui la nostra presenza si è rivelata utile per qualcosa.”
“Ah, sì, certo. E la nostra utilità a Sendai qual è stata?” replicò Mamoru in tono sprezzante, ma nell’attimo stesso in cui lo disse, desiderò essersi morso la lingua. Distolse lo sguardo, mentre cadeva il silenzio e si beccava anche le occhiatacce congiunte di Hajime e Teppei. “Scusa. Ho parlato a vanvera.”
Non seppe dire se rimase più sorpreso o sollevato dalla risposta che ottenne.
“A Sendai siamo stati utili a Yoshiko.”
Yuzo non parve ferito dalla sua uscita infelice, ma lui si sentì lo stesso un verme per quello che aveva detto. A volte aveva degli ottusi comportamenti ingrati che si sarebbe preso a pugni da solo.
Il fatto era che non poteva davvero accettare che ogni tappa di quel viaggio fosse stata già calcolata, definita a priori per fare in modo che loro si trovassero nel posto giusto al momento giusto. Anche la sua visita a Dhyla, allora, era stata già decisa?
Perché?!
Perché qualcuno avrebbe dovuto stabilire la loro strada ancor prima che partissero da Raskal?
O, addirittura, ancora prima che partissero dalle rispettive scuole?
Detestava l’idea di venir mossi come fossero niente più che pedine su di un grande scacchiere.
Si volse per guardare il volante e non lesse dolore né rancore per ciò che aveva detto. No, nemmeno il distacco dell’Autocontrollo.
“Scusa…” mormorò di nuovo, questa volta affrontando i suoi occhi.
Yuzo sorrise e scosse appena il capo, per fargli capire che non c’era alcun problema.
“Ma chi e perché avrebbe dovuto orchestrare una cosa simile?” Teppei espose le stesse perplessità che aveva anche la Fiamma, lasciando ad Hajime il primo tentativo di risposta.
“Il Principe?” Dopotutto le profezie erano le sue.
“E il motivo?”
Il Tritone cercò consiglio nel volante che però si ritrovò a scrollare le spalle.
“Se fosse davvero il Principe non avrebbe senso.” Si intromise la Fiamma. “Avrebbe dovuto saperlo che sarebbe stato catturato, no? Non mi verrete a dire che tra tutte le sue fantomatiche predizioni, lui non abbia visto giusto il proprio rapimento? Andiamo.”
“Anche questo è vero…” sospirò Hajime, ma Teppei mostrò subito la cieca convinzione secondo cui certe cose avvenivano per un motivo preciso.
“Il perché deve esserci, anche se noi non siamo ancora riusciti a trovarlo. Prima o poi lo capiremo e, anche se può sembrare contraddittorio, resta la questione che il Principe abbia fatto delle profezie. E le abbia indovinate tutte.”
Mamoru scosse il capo di fronte alle sue certezze ottuse e storse la bocca infastidito, come al solito, da tutta la faccenda della preveggenza.
Al suo fianco, Yuzo gli rivolse un’occhiata più attenta.
Gli sembrava che stesse meglio; attraversare il Nohro non era stato facile per lui, e anche se il colorito della pelle era divenuto molto prossimo alla normalità, era sicuro che soffrisse ancora dei postumi della febbre, seppur si ostinasse a non ammetterlo.
Nel lungo percorso per aggirare il sistema montuoso, avevano cercato di evitare le zone più innevate, percorrendo quelle che, al minimo, assomigliavano a Rhanka.
Mamoru era stato particolarmente silenzioso durante la traversata e solo ora, che l’avevano superato e tornavano a immergersi nelle foreste Lulha meridionali, aveva ripreso a spiccicare qualche parola in più, ma le montagne erano ancora con loro, così come la neve; ci sarebbero voluti giorni prima di liberarsene del tutto.
Yuzo aveva avvertito chiaramente il nervosismo verso quel limite fisico contro cui non poteva vincere e che lo faceva sentire in colpa per aver costretto l’intero gruppo a effettuare la deviazione non prevista.
“Come va?” Gli domandò a un tratto e l’altro fece spallucce, stretto nel cappotto foderato di pelliccia pesante. Distolse lo sguardo e non rispose.
Yuzo non demorse. “La febbre bassa?”
“Sta passando.” Ma mentre lo diceva un brivido improvviso gli attraversò con forza la schiena e anche il volante se ne accorse.
Mamoru storse la bocca, ruotando gli occhi con fastidio.
“Hai freddo?”
“Solo un po’”, minimizzò la Fiamma, “tra le spalle, ogni tanto…”
Senza star lì a pensarci, Yuzo gli prese il polso, facendo scivolare la mano all’interno dell’ampia manica del cappotto. Rilasciò piano il vento di shurhùq e vide l’espressione di Mamoru mutare e rilassarsi nel momento in cui sentì il calore diramarsi dal braccio alla schiena, riscaldandolo proprio lì, nel punto in cui sentiva più la morsa del gelo.
La Fiamma si calmò, reclinando il capo all’indietro e socchiudendo gli occhi con piacere. Respirò a fondo, godendo di quel calore che gli sollevava un po’ gli abiti e lo accarezzava con delicatezza e cura. Poi riaprì le palpebre, storcendo la bocca in una smorfia.
“Non preoccuparti” disse, sottraendo bruscamente la mano al contatto di Yuzo. Non voleva ancora dipendere da lui in quel modo che non lasciava scampo, ma assoggettava senza la possibilità di liberarsi.
Il vento cessò e il calore lo abbandonò con la lentezza d’un addio. Un brivido improvviso lo punse al centro della schiena e gli fece accentuare la smorfia.
“Sei proprio sicuro?” domandò ancora il volante e si vedeva che era preoccupato.
Mamoru stemperò l’espressione guercia, appoggiando entrambe le mani inguantate sulla sommità della sella.
“Sì, tranquillo. Il clima inizia a farsi meno pungente e poi non voglio che ti stanchi più di quanto hai fatto durante la traversata.” Drizzò la schiena e assunse un piglio orgoglioso. “Sono una Fiamma di Fyar, dopotutto.”
“Lo sai che per me non è un problema…”
“Lo è per me.” Di nuovo un tono brusco e lo sguardo deciso.
Già a Rhanka gli aveva impedito di usare il Controllo dell’Inconscio per due notti di seguito, ma durante il passaggio attraverso il Nohro era divenuto addirittura necessario e questa cosa lo aveva innervosito molto più del freddo in sé.
Odiava dover dipendere dagli altri, soprattutto se questo significava dover vedere il volante cadere in un sonno talmente profondo da non essere svegliato da nulla. Era sempre stato suo il compito di proteggere i compagni e d’improvviso si era ritrovato a essere un peso. Non riusciva proprio a digerirlo.
Distolse lo sguardo, volgendolo alla strada che ora si apriva pianeggiante e dalla vegetazione che tentava di guadagnare più spazio possibile su quel terreno impervio, dalle temperature proibitive. “Hai già consumato troppe energie con quell’incantesimo che non voglio che usi.”
“Era necessario, lo sai anche tu. E a me non è dispiaciuto affatto cercare d’esserti utile. Purtroppo i miei incantesimi che sfruttano l’aria calda sono limitati; per quel poco che posso, lasciamelo fare.”
Yuzo non perdeva il modo di impuntarsi quando si trattava di aiutare chi gli stava intorno e lui non sapeva se dirsene felice perché, nonostante gli eventi di Ghoia, quel suo lato era rimasto lo stesso o sentirsi infastidito perché non aveva mai sopportato il modo cieco in cui offriva tutto sé stesso per fare del bene al prossimo.
Sbuffò e non rispose. Non aveva voglia di mettersi a discutere, soprattutto con lui, così preferì restare in silenzio e interromperla lì. Gli occhi costretti a non girarsi per valutare l’espressione del compagno.
Quello che lo stupì, fu che Yuzo non insistette. Di solito avrebbe finito col prenderlo per sfinimento, gli avrebbe fatto saltare i nervi e si sarebbero trovati – o, meglio, lui si sarebbe trovato – a sbraitare fino a che uno dei due, tra Hajime e Teppei, non avrebbe provveduto a chiudere la faccenda. Invece, il volante proseguì in silenzio al suo fianco, rispettando il suo non voler dargli spiegazioni.
Lo aveva compreso, come sempre.
La cosa lo calmò, facendogli addirittura perdere il piglio nervoso in favore di uno più quieto.
Davanti a lui, Hajime e Teppei, che avevano ripreso a cavalcare con un passo più sostenuto del loro, avevano rallentato per aspettarli. Quel punto della Via Crociata tornava a essere stretto, preso tra le montagne alle spalle, la foresta incostante e spuntoni di roccia granitica che si ritrovavano lungo il cammino verso valle, anche se la pendenza non era molto acuta.
In direzione opposta, scorse un somarello stanco tirato da un vecchio. In sella portava un bambino imbacuccato fino a i denti e dietro, trotterellando, li seguiva un grosso cane nero, dal pelo folto.
Quelle zone erano dedite alla pastorizia e lungo la strada avevano scorso alcune greggi pascolare libere nei tratti meno impervi.
“Ehi, Mamoru!” Teppei si era girato per poterlo guardare. “Qual è la nostra prossima tappa?”
L’interpellato pescò il diario di viaggio da una delle sacche.
“Hemur, del Dogato di Tha Laziska” disse, richiudendo il volume e mettendolo via.
Teppei arrestò del tutto la propria cavalcatura e cavò la cartina ormai logora per le volte che l’avevano aperta e richiusa durante quella missione. Agilmente scese da cavallo, la spiegò e l’appoggiò contro il dorso dell’animale, valutando la loro posizione e quella della destinazione.
Hajime si appoggiò con i gomiti sulla sommità della sella, sporgendosi in avanti. Gli mancava dormire in un letto e aveva un fastidioso mal di schiena per le ore passate a dorso del cavallo o sdraiato sulla dura terra.
Il tyrano fece schioccare la lingua, seccato. “Abbiamo ancora due-tre giorni prima di arrivare e le nostre provviste non sono messe bene.” Con le dita indicò la strada da percorrere che mancava alla meta.
Mamoru e Yuzo si fermarono appena furono abbastanza vicini.
Senza scendere da cavallo la Fiamma diede un’occhiata alla cartina e si rese conto che, sì, tre giorni di viaggio non glieli levava nessuno e solo le Dee sapevano che voglia aveva di dormire in un posto caldo, con un brodo caldo, bagno caldo, fuoco caldo. Caldo, caldo, caldo.
“Che dici, se lanciassimo i cavalli al massimo potremmo recuperare qualcosa.”
Lui scosse il capo. “No, le bestie sono già parecchio provate per la traversata del Nohro. È un miracolo se sono ancora tutte e quattro vive; avevo calcolato che ne avremmo perso una o più. Ci è andata meglio del previsto, anche perché abbiamo deviato.”
Mh, quindi?”
“Quindi niente, Teppei. Passo solito e un paio di notti ancora all’aperto. Prima che al terzo giorno faccia buio dovremmo esserci.”
L’altro annuì, anche se non era troppo convinto, però si rese conto che Mamoru aveva ragione. Seguendo le indicazioni di Hajime si mise a cercare una strada più breve e che fosse più agevole anche per gli animali; che fosse pieno Yòkoza non aiutava affatto, visto che la neve, lì sul Nohro, era già caduta dal mese di Yùkiza. Anzi, sulle vette era addirittura perenne e d’intorno continuava a essere una fedele compagna. Trovare un posto dove poter stare al caldo avrebbe giovato a tutti.
Nel mentre, Mamoru si sollevò, drizzando la schiena un po’ anchilosata e che ancora risentiva delle basse temperature. I brividi si erano acuiti all’improvviso e in maniera fastidiosa. Arricciò le labbra. Eppure erano in una zona meno fredda di quelle attraversate all’inizio del Nohro.
La sua espressione non passò inosservata al volante e nemmeno il modo in cui cercava di muovere le spalle per scacciare il fastidio.
“Sono peggiorati?” chiese il giovane, comprendendo il problema.
“Sì. Dannazione.”
“Hai bisogno del mio aiuto?”
“No, ce la faccio.” Masticò un insulto e finalmente si volse a guardarlo. “Non capisco perché! Fino a un attimo prima non erano tanto insidiosi!”
I brividi restavano incastrati tra le spalle, gli pungevano la spina dorsale giusto al centro, tra le scapole, sempre in uno stesso punto. Tra le ossa percepì una sensazione spiacevole, di disagio. Poi le orecchie presero a fischiare.
Aye!” salutò il vecchio, passando con il somarello, il bambino e il cane.
Loro risposero al saluto con un cenno del capo.
Il bambino fece emergere una manina inguantata, sorridendo al volante. Quest’ultimo rispose con un altro sorriso e agitando anch’egli la mano. Quando si volse, si portò due dita all’orecchio.
Mamoru se ne accorse. “Non stai bene?”
“No, no! E’ che ho un fischio fastidioso.” S’affrettò a tranquillizzarlo, ma la Fiamma, invece, inarcò ancora di più il sopracciglio.
“Anche tu?”
Yuzo parve sorpreso.
“Ragazzi, per caso vi fischiano le orecchie?” Mamoru interruppe la conversazione di Hajime e Teppei i quali lo guardarono con perplessità, prima di scambiarsi un’occhiata tra loro.
“Beh, un po’, perché?”  rispose il tyrano.
“Ora che me lo fai notare…” Anche il Tritone si rese conto di quel fischio sottile di cui non si era accorto prima, preso com’era stato dal discorso.
La Fiamma assunse un’aria pensierosa. L’intensificarsi dei brividi, la sensazione di disagio gli parvero quasi delle avvisaglie, se poi si teneva conto che a tutti fischiavano le orecchie il quadro poteva essere letto come un monito di qualche tipo.
Forse di pericolo.
Con impazienza si mosse sulla sella, facendo vagare intorno lo sguardo. Tra la neve a macchie, che scendeva dalla montagna, e le fronde degli alberi non c’era nessuno a parte loro e il vecchietto con somaro che si allontanava piano verso il Nohro.
Mamoru cercò le loro figure e le seguì con gli occhi. In quel momento gli parvero anche fin troppo silenziosi, soprattutto con un bambino e un cane al seguito, anche se, col freddo che faceva, doveva ammettere d’esser stato il primo a peccare di loquacità. Abbassò lo sguardo sulla neve seguendo, con gli occhi, le macchie scure lasciate dalle impronte del vecchio e del cane. Scosse il capo, tornando a scrutare nella vegetazione imbiancata, prima d’avere un’intuizione.
Le impronte del vecchio e del cane.
“E quelle del somaro?!”
Si volse: non c’erano.
Il grosso cane nero, l’ultimo a chiudere la fila, girò il muso verso di loro. Verso di lui.
Gli occhi gialli brillarono di nero per un solo istante.
I brividi si fecero coltelli nella schiena di Mamoru che tese le labbra e tirò le briglie.
Stregoni!” gridò e tutto quello che avvenne, nei concitati momenti successivi, fu talmente veloce da essere surreale.
Mamoru caricò un’enorme sfera di fuoco e la esplose, lanciandola contro il gruppo di maghi neri, mentre i suoi compagni realizzavano l’intera situazione.
Rab na bela rei!” mormorò il vecchio, portando due dita davanti al viso. Dal palmo dell’altra mano, rivolto agli Elementi, partì un globo di energia nera e purpurea che contrastò l’incantesimo della Fiamma.
Dal cozzare e annullarsi delle due magie, il cane spuntò fuori con un balzo, le zanne snudate e gli occhi neri in ogni loro parte. Mamoru lo scorse all’ultimo momento ed ebbe solo il tempo di pararsi col braccio che l’animale gli fu addosso. Affondò denti e artigli nell’avambraccio, trascinandolo giù dal cavallo, con un ringhio rabbioso.
La neve attutì il colpo, ma non il dolore che la Fiamma represse per non urlare e dar soddisfazione al suo avversario.
Mamoru!” Yuzo provò a correre in suo soccorso ma il bambino, che fino a un attimo prima era stato sorridente e grazioso, si lanciò contro di lui emettendo un verso acuto che graffiava i timpani. Il volante lo allontanò con una folata di vento prima che potesse raggiungerlo, ma non sembrò abbastanza. Il nero invase la sclera del suo avversario, mentre il ghigno era candido e perfido. Il volto paffuto era ora una maschera di orrore e mostruosità. Provò un secondo assalto e, ancora un volta, il volante fu costretto a lanciarlo via con i suoi incantesimi. Svelto abbandonò il cavallo e si librò in volo. Nelle mani richiamò il potere dei fulmini, pronto a scaricarli sullo Stregone, ma questi rideva con lo stesso stridore di una iena.
Aratna koi!
E folgori nere emersero dal terreno, intrecciandosi a quelle di Yuzo per legarlo in un mortale tiro alla fune dove più cercava di liberarsi, più altre folgori spuntavano con l’intento di trafiggerlo. Intanto, lo Stregone sotto le mentite del vecchio cercò di approfittarne e visto che era difficile tentare di colpire Mamoru senza ferire anche la bestia che gli stava sopra, puntò Yuzo ancora in cielo e troppo occupato a pensare al suo avversario-bambino per curarsi di lui. Provò ad attaccarlo, ma la terra tremò violentemente sotto i suoi piedi, costringendolo a inginocchiarsi poiché non più in grado di mantenersi in equilibrio.
“Non avere fretta!” Gli intimò Teppei, i pugni battuti al suolo per generare il terremoto e i denti snudati in un sorriso di battaglia.
“Questo vale anche per te!” Lo ammonì Hajime, al suo fianco. “E vedi di non-”
“Non c’è tempo per pensare!” replicò il tyrano e in un attimo si era già buttato nella mischia, col Tritone che sbuffava rassegnato.
“…lanciarti allo sbaraglio. Ma con chi parlo io? I muri mi ascoltano di più.”
Il somaro, che non lasciava impronte, corse incontro a Teppei, sbuffando fiato viola e acidulo che scioglieva la neve in un attimo. Il tyrano lo superò con agilità, guardandosi alle spalle.
Hajime!
Ma il Tritone aveva già le mani al suolo. Sospirò con una certa rassegnazione prima di rilasciare la sua magia. Centinaia di aghi di ghiaccio spuntarono dal manto nevoso, trafiggendo l’animale in un attimo e bloccandolo lì, senza che potesse muovere un passo.
Il somaro rimase immobile per una frazione di secondo e poi si dissolse in un fumo viola scuro che corse di nuovo al vecchio, il suo padrone.
Hajime fece scioccare la lingua, deformando la bocca in una smorfia. “Un incantesimo.”
Il fumo s’avvolse al braccio dell’uomo, raccogliendosi nel palmo; il tempo di una nuova formula e assunse la forma di una lunga lancia che venne scagliata in direzione del tyrano. Quest’ultimo, a pugno chiuso, era quasi addosso al suo nemico.
“’Fanculo!” Con un braccio si parò dal colpo. La lama cozzò contro la pelle, resa coriacea come pietra da un incantesimo di difesa, senza fargli un graffio ma sfregiando invece la spalla dove l’incantesimo dello Scudo non riusciva ad arrivare, poiché ad azione limitata. Eppure nemmeno si accorse della ferita, vibrando la poderosa percossa. La terra tremò di nuovo quando affondò il pugno nel suolo: lo Stregone era riuscito a evitarlo per un soffio. “Non credere di potermi sfuggire in eterno, vecchio mio.”
Quella era, per tutti loro, la prima volta che avevano a che fare con degli Stregoni.
Al riparo delle mura scolastiche era impossibile trovarsi faccia a faccia con i servitori della Dea Kumi. Così come era difficilissimo arrivare allo scontro nel vivo delle città dei Regni degli Ozora. Gli Stregoni c’erano, sparsi su tutto il territorio, ma incontrarli era molto più arduo di quanto sembrava. Per lo più, restavano aggregati in basi nascoste in zone impervie e dagli ambienti sfavorevoli. A quanto pareva il Nohro con le foreste Lulha rientravano tra questi.
Ma affrontare degli Stregoni non era affatto facile, soprattutto se si veniva sorpresi all’improvviso, come era capitato a loro, e non si procedeva con un piano ben elaborato. Non era come dare una lezione a un Naturalista folle. Assolutamente no.
Hans fu proprio il bastardo cui pensò Mamoru, ancora costretto al suolo dal cane rabbioso. I denti avevano abbandonato il braccio e abbaiava furiosamente nel tentativo di azzannarlo alla gola. L’assassino di Sendai non era stato altro che un fuoco di paglia, un principiante pieno di ego, mentre la bestia che gli stava sopra aveva una forza paurosa se ancora non era riuscito a liberarsene. Non pensava che gli incantesimi di Mutazione della Forma, spesso usati dagli Stregoni Manipolatori, potessero essere fatti talmente bene da non permettergli di rendersi subito conto con chi avevano a che fare. Se non fosse stato per quel fischio alle orecchie… Ma dopotutto lui non aveva mai fronteggiato uno Stregone in carne e ossa e quindi non aveva idea di come potesse riconoscerne uno. Avvertiva la magia, questo era vero, ma quando gli erano passati accanto non aveva percepito nulla, segno che uno dei tre doveva essere uno Stregone Illusionista.
Ringhiando, la Fiamma riuscì ad afferrargli il pelo e l’orecchio per tenerlo fermo.
“Levati di dosso, maledetto figlio di puttana!”
Con l’altra mano gli esplose una sfera infuocata sul ventre, scagliandolo lontano. Il guaito di dolore dell’animale fu acuto, ma si rialzò quasi subito. Rapidamente scrollò la neve dalla pelliccia. I denti tornarono a snudarsi, mentre Mamoru si rialzava.
Il sangue colava in rivoli rossi dove le zanne erano riuscite ad affondare, arrivavano al polso, lungo le dita, piovevano sul candore della neve in piccole gocce.
“Vuoi riprovarci, pulcioso bastardo?” Lo incitò, ma questa volta non si sarebbe fatto atterrare.
Il cane tese le orecchie all’indietro, snudando le zanne in quello che parve quasi un ghigno di sfida. Caricò con le zampe pronto a muoversi quando un urlo stridulo lo fece girare di scatto, imitato dalla Fiamma.
Più lontano, entrambi scorsero il bambino che penzolava nel vuoto, le caviglie strette dai fulmini di Yuzo. Lo Stregone, intento a ingaggiare battaglia col volante, era scivolato sulla neve che Hajime aveva sciolto con un incantesimo e Yuzo si era liberato dalle sue folgori nere, lo aveva afferrato per i piedi e ora lo stava facendo oscillare nell’aria.
Il volante caricò la corda di fulmini e lo lanciò lontano, contro gli alberi.
Il cane si disinteressò totalmente a Mamoru e, con uno scatto di reni, riuscì ad agguantare il bambino al volo; le zanne affondate nel cappotto pesante che stava indossando. Il piccolo sussultava e tremava per l’effetto dell’elettricità.
“S-sono… scivolato… pêe chaai(1)” piagnucolò.
L’animale, che era quattro volte il bambino, se lo caricò sulla groppa, poi puntò lo sguardo dritto su Yuzo, che restava ancora in volo. Il ringhio basso, il muro arricciato e feroce, le orecchie calate. Gli occhi neri tornarono gialli e la sua voce risuonò, forse più roca per via della forma che aveva assunto.
“La tua faccia… me la ricorderò.” Poi si volse in direzione del vecchio che continuava a ingaggiare battaglia con Teppei. “Sakun!
Ma l’altro era troppo preso dallo scontro per dargli ascolto.
Il cane sbuffò nella neve, con fastidio. Si mosse, saltando agilmente i suoi avversari, grazie ai vantaggi che la forma animale gli dava e caricò il tyrano.
Quest’ultimo colse la macchia scura piombargli addosso grazie alla coda dell’occhio. Con un tuffo di lato, riuscì a evitarla, rotolando poi sul manto nevoso.
L’animale si frappose fra i due contendenti. “Sakun, basta giocare! Lasciamo il campo”, i suoi occhi gialli si puntarono sugli Elementi, “per ora.”
L’uomo annuì. Sollevò due dita e pronunciò il suo incantesimo. “Dessòla.
L’attimo dopo, scomparvero in una nuvola di fumo nero e il silenzio tornò a riempire lo spazio circostante.
Gli Elementi non si mossero per i momenti successivi, mantenendo i sensi tesi e attenti a ogni minimo suono o percezione. Gli sguardi vagarono veloci tra le fronde per percepire, nel bianco immacolato, anche la più piccola macchia.
Una folata di vento fischiò sopra le loro teste.
“Se ne sono andati” espirò Mamoru, non avvertendo né brividi né fischi alle orecchie.
“Quello era un incantesimo di Dissoluzione” spiegò Hajime in tono basso. “Sono ancora nei paraggi, si saranno mossi solo di poche centinaia di metri, massimo un chilometro da qui.”
“Quanto basta per mettere la giusta distanza e fuggire.” Lo sguardo della Fiamma si assottigliò. “Non possiamo lasciarceli scappare.”
“A questo penseremo dopo le medicazioni” Yuzo atterrò con eleganza, avvicinandosi al compagno con passo svelto.
“Ma così rischiamo di perderli!” Si impuntò Mamoru per nulla intenzionato a restare con le mani in mano. Anche Teppei fu d’accordo.
“Battiamo il ferro finché è caldo; uno dei loro non era messo bene, se li trovassimo riusciremmo a sconfiggerli!”
“Cercate di ragionare, invece di buttarvi allo sbaraglio come dei suicidi.” Il tono di Hajime fu di rimprovero, mentre raggiungeva il tyrano. “Con gli Stregoni basta distrarsi un attimo per perderli di vista e a quest’ora avranno già usato degli altri incantesimi o degli Aprivarco per allontanarsi di più.”
Tch!” Mamoru girò il capo, stringendo i pugni. Il dolore del morso sembrò non essere tanto importante, ma quando sentì il viscido del sangue sotto le dita abbassò lo sguardo, fissandolo con fastidio.
“Fammi vedere.” Yuzo gli prese il braccio, cercando di valutare l’entità della ferita. I denti avevano trapassato i tessuti pesanti del cappotto, riuscendo ad affondare dentro la carne.
Mamoru gli vide storcere le labbra, anche se alla fine non era nulla di grave. Per un attimo si sentì importante per lui, anche se effettivamente non si era mai fermato a pensare quale fossero i reali sentimenti che Yuzo nutriva nei suoi confronti. Era sempre rimasto focalizzato solo su sé stesso, sapendo che il volante teneva ad averlo vicino, ma ignorando fino a che punto. Il dolore gli parve quasi scomparire del tutto. Poi, quella frase detta dallo Stregone sotto spoglie di cane tornò alla mente.

“La tua faccia… me la ricorderò.”

“Cerco di recuperare il mio cavallo per trovare delle bende con cui medicarti” disse il volante. Spaventate, le cavalcature si erano disperse nei boschi, ma non dovevano essere andate troppo lontano.
Lui lo trattenne. Lo sguardo fisso in quello del compagno bruciava più del solito. La pece ribolliva, inquieta.
“Dovessimo re-incontrarli, sta’ attento.”
“Anche tu.”
“Yuzo, non hai capito. Quello ti ha puntato.”
Il volante accennò un sorriso che potesse in qualche modo tranquillizzarlo. “E’ il minimo, visto che credo d’aver ferito il suo fratellino.”
“Appunto per quello” insistette, lasciandolo andare. “Non abbassare la guardia.”
Yuzo si limitò ad annuire prima di scomparire nella vegetazione.
Mamoru sbuffò. “Mi preoccupo troppo.” Si disse, consapevole di non essere mai stato così apprensivo verso nessuno, ma non poteva fare diversamente quando in gioco c’era la sicurezza del volante. Era stato così fin dall’inizio, magari velandolo di superiorità e fastidio, ma ora le cose erano cambiate e non erano le manie di superiorità a tenerlo in tensione. Quello Stregone aveva uno sguardo che non gli piaceva per niente.
Poco distante, Hajime stava controllando la ferita di Teppei.
“E’ un graffietto” minimizzò quest’ultimo. “E me lo sono fatto solo perché la lama è rimbalzata contro il mio incantesimo Scudo.”
“Beh, il tuo graffietto sanguina, quindi vediamo di farlo smettere, mh?” Il Tritone si guardò intorno con uno sbuffo contrariato. “Speriamo che Yuzo riesca a trovare i cavalli. Abbiamo ancora un po’ di strada da fare per giungere a Hemur, dannazione, e non possiamo restare troppo tempo al freddo o finisce che a Mamoru tornerà la febbre.”
“Vuoi smetterla di preoccuparti tanto?”
Hajime fulminò Teppei con l’occhio non coperto dal ciuffo. “Io mi preoccupo perché tu non lo fai! Ma ti è sembrato quello il modo di lanciarti nella mischia?!” Gli schioccò le dita contro la fronte. “Erano tre Stregoni, pezzo di idiota! Non ci si getta tra le braccia del nemico senza prima avere un piano, non te l’hanno insegnato a scuola?!”
Aouh!” Il Tyrano si massaggiò la fronte, aggrottando le sopracciglia. “E quando me lo creavo il piano?! Ci hanno attaccato all’improvviso!”
“Non cercare scuse!”
“Non sono scuse…” borbottò, mortificato per quel rimprovero, ma sembrò subito ritrovare il sorriso, afferrando la collana che gli aveva regalato Hajime per il suo compleanno. “E comunque non mi sarebbe successo niente. Ho la mia squama portafortuna, no?”
Lo disse con un tale candore che il Tritone arrossì .
Quando si volse, borbottando una serie di ingiurie e ‘incoscienza’, ‘irresponsabilità’, ‘idiozia’, Teppei fu sicuro di essersela scampata come al solito. Conosceva Hajime come le sue tasche e sapeva sempre cosa dire quando l’amico partiva all’attacco.
Lentamente sospirò, arricciando le labbra. “Certo che… un cane che parla…”
“Era uno Stregone, Teppei, sotto incantesimo di mutazione.”
“Sì, lo so. Però… un cane che parla fa sempre effetto, no? E’ il primo che vedo.”
Non aveva mai affrontato degli Stregoni sul campo. Conosceva qualche rudimento sui loro incantesimi principali, ma non se ne sapeva molto. Di sicuro, Hajime e Yuzo erano molto più ferrati a causa del legame che avevano con l’Onice. Però, da quel poco che aveva visto era rimasto profondamente colpito: combattere contro di loro era stimolante.
“Per fortuna non erano andati troppo lontano.”
Yuzo emerse dalla boscaglia, stringeva le briglie dei cavalli, ancora visibilmente agitati per il trambusto scatenato dallo scontro. Tiravano, soffiavano, il loro fiato si condensava in nuvole bianche nel freddo che ancora colpiva, lì, alle pendici delle montagne. Il volante cercò di acquietarli, carezzando i loro musi, e sembrò funzionare.
Dalla borsa, che portava legata alla propria sella, estrasse il necessario per effettuare dei bendaggi di fortuna; una volta a Hemur avrebbero fatto vedere le ferite a un Naturalista esperto, per evitare infezioni.
Passò garze e unguenti lenitivi anche al Tritone, prima di raggiungere la Fiamma, che si lasciò fasciare senza proteste, ma con la mente già proiettata alla prossima mossa da compiere per riuscire a non perdere le tracce di quei maghi da strapazzo.
Dal canto suo, Teppei masticò quell’“Ahio!”, sotto i gesti molto meno delicati di Hajime.
“Ma come?” ridacchiò quest’ultimo con una punta di perfidia. “Non era solo un ‘graffietto’? Quante storie!”
E lì, il tyrano capì che non era il caso di rispondere o la vendetta di Hajime sarebbe stata ben peggiore.




[1]PEE CHAAI: è tailandese e significa ‘fratellone’. :3


…Il Giardino Elementale…

E finalmente il nostro gruppetto entra in contatto con dei veri Stregoni, non di certo delle minchie lesse come Hans XD.
Penso fosse arrivato il momento, visto che ci stiamo avvicinando alla fine della storia: questo è il terzultimo capitolo e, mi rincresce moltissimo annunciare, che non ho ancora cominciato il 15 \O/
Questo mi fa ancora più supporre che non riuscirò a finirlo per tempo, poiché anch'esso è molto concitato e denso di avvenimenti, come questo che avete iniziato a leggere e che, vi ricordo, sarà composto da cinque parti.
Farò il possibile per scrivere più che posso in queste cinque settimane, in modo comunque da non farmi aspettare troppo, qualora non dovessi riuscire a tarminarlo in tempo.
X3 avete indovinato chi sono i tre Stregoni che hanno incontrato i nostri eroi, vero?

:**** come sempre, un ringraziamento speciale e sentito a tutti coloro che continuano a seguirmi senza mollare! :3 grazie infinite. *abbraccia tutti*


Galleria di Fanart (nessuna aggiunta)

- Elementia: Fanart

Enciclopedia Elementale (nessuna aggiunta):

1) Enciclopedia Elementale – Volume Primo: Le Scuole Elementali e l’AlfaOmega
  • Capitolo 1: La Scuola di Tyran
  • Capitolo 2: La Scuola di Alastra
  • Capitolo 3: La Scuola di Fyar
  • Capitolo 4: La Scuola di Agadir
  • Capitolo 5: Gli Stregoni dell’AlfaOmega


  • 2) Enciclopedia Elementale – Volume Secondo: Elementia: storia e caratteristiche

  • Capitolo 1: La Storia
  • Capitolo 2: La Magia in Elementia
  • Capitolo 3: Le Divinità di Elementia


  • 3) Enciclopedia Elementale - Volume Terzo: Cicli di Studio e Titoli

  • Capitolo 1: Cicli di Studio
  • Capitolo 2: Titoli


  • 4) Enciclopedia Elementale - Volume Quarto: Gli Ozora ed i Gamo

  • Capitolo 1: La faida tra gli Ozora ed i Gamo
  • Capitolo 2: L'Armata Reale della famiglia Ozora
  • Capitolo 3: Le Legioni della famiglia Gamo


  • 5) Enciclopedia Elementale - Volume Quinto: Classi Magiche e Professioni

  • Capitolo 1: Elementi e Sacerdotesse Elementali
  • Capitolo 2: Erboristi e Stregoni
  • Capitolo 3: Naturalisti e Alchimisti


  • 6) Enciclopedia Elementale - Volume Sesto: Il Calendario Elementale

  • Capitolo 1: Generalità
  • Capitolo 2: Mesi
  • Capitolo 3: Festività (pagg 1 e 2)


  • 7) Enciclopedia Elementale - Volume Settimo: Le Terre dell'Oltre

  • Capitolo 1: Generalità
  • Capitolo 2: Paràdeisos
  • Capitolo 3: Gefüra
  • Capitolo 4: Infero
  • Capitolo 5: Creature: Salamandre
  • Capitolo 6: Creature: Silfidi, Ondine, Gnomi
  • Capitolo 7: Creature: Driadi, Diavoli
  • Capitolo 8: Creature: Maustaki
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