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Autore: dawnechelon    08/03/2012    1 recensioni
«Caro diario, i ricordi fanno male. »
Si dice che l'uomo tema solo ciò che non conosce, ma non è affatto vero.
Io conosco il dolore, eppure riesce ancora a farmi paura.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jeremy Gilbert
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I giorni scorrono lentamente, monotoni e privi di ogni significato.
Non riesco a trovare pace, non c’è serenità all’orizzonte: vedo solo buio.
La voragine del dolore si è squarciata completamente, e mi sta inghiottendo senza alcuna pietà.
Sto camminando su una vecchia fune, che rischia di lacerarsi in un attimo.
Ho perso il mio equilibrio, e ad ogni passo, sento che sto per cadere.
Non riuscirò a raggiungere l’altro capo della fune, non riuscirò ad raggiungere la felicità.
Avevo cominciato questo viaggio con lei, con la mia Anna.
Era lei la mia forza, era lei il mio coraggio, ed insieme eravamo giunti a metà strada.
Il passo successivo avrebbe determinato un cambiamento radicale per me, per noi: le avrei chiesto di trasformarmi in uno come lei, per poter vivere l’eternità con lei.
Allora saremmo diventati una sola anima, saremmo stati legati da un vincolo più forte del sangue e della morte, per l’eternità.
Ma giunto a metà strada, lei mi aveva abbandonato: era caduta nell’abisso della morte, e non ne sarebbe più tornata. La morte che l’aveva presa a me, era la seconda morte, e da quella non sarebbe più potuta tornare indietro.
Così mi sono ritrovato a metà del viaggio, del nostro viaggio, da solo.
Ed anche se so che dovrei continuare la mia vita, perché lei vorrebbe vedermi felice, non potrei riuscirci mai. Come potrei raggiungere la felicità, quando lei era la mia felicità?
Lei era la mia forza, ed ora sono debole.
Lei era il mio coraggio, ed ora mi sento un codardo, perché la vita mi fa paura.
Le corde del mio cuore sono fragili, come quelle di una vecchia chitarra, che al solo tocco si potrebbero staccare.
Non riuscirò a sopportare altro dolore, morirei.
I fili che tengono la mia anima si stanno assottigliando, e diventano fragili ogni giorno di più.
Ogni parte di me si indebolisce, come se mi avesse colpito un cancro.
Forse è proprio questo che ho: un cancro al cuore.
Ma non esistono chemio terapie che possano guarirmi, non ci sono medicine per il mio cuore. Il mio cancro è fulminante, e presto mi porterà a spegnermi.
Ogni mia cellula si spegnerà, il mio cuore smetterà di battere, ed il mio corpo diventerà freddo.
Si dice che al mondo siano poche le malattie gravi, e rare. La mia fa parte di esse, perché non c’è rimedio che la scienza conosca. No, un rimedio al mal di cuore non esiste.
Sento che senza di lei non riuscirò a vivere, perché nulla ha un senso senza di lei.
Come posso dire di star vivendo, quando respiro a malapena?
Mi sento chiuso in un mondo che mi schiaccia, e mi sopprime, senza pietà.
Non c’è ossigeno, nel mondo del dolore.
Lei, Annabelle Johnson, la mia Anna, la mia debolezza, la mia luce, se n’è andata, per sempre.
Vedo la mia vita abbreviarsi bruscamente, perdere colore e forma: sono un automa.
Uno straniero in terra straniera che vaga, senza sapere dove si trova.
  
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