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Autore: pinzy81    08/03/2012    3 recensioni
E se Edward perdesse Bella, l’amore della sua vita? E se Renesmee non nascesse mai? E se il branco si disperdesse? E se, dopo molto tempo, i Cullen tornassero a Forks? E se un’altra ragazza incrociasse il loro cammino? Sono molti se, tutti quelli a cui ho pensato io dopo aver letto Breaking Dawn. Questa è la mia versione della storia se…
Genere: Erotico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
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Cara Page,
ti sembrerà sicuramente strano ricevere questa lettera, inviata oltretutto da un emerito sconosciuto, ma la voglia di contattarti era troppa e il mio spirito romantico mi ha suggerito questo mezzo d’altri tempi.
Ci tengo a precisare che non sono un maniaco che ti vuole ossessionare con atroci oscenità, ma è anche vero che questo non è molto rassicurante per te. In fondo, se fossi veramente uno squilibrato, negherei.
Sto perdendo il filo del discorso ed è proprio questo il punto: tu riesci a farmi perdere. E non ha senso!
Io non ti conosco, non so chi tu sia o come sia la tua vita. Non ho mai avuto modo di confrontarmi con te o di godere semplicemente della tua compagnia, quindi non so da dove venga il mio interesse. Non che tu non sia più che degna dell’attenzione di un uomo, data la tua avvenenza, ma questo modo di fare non mi appartiene e mi spaventa.
So che sarebbe molto più semplice presentarmi e lasciar che tu giudicassi da sola se sono degno o meno della tua attenzione, ma sono un codardo.
Ne ho passate tante, Page, credimi e non so se ho la capacità di ributtarmi in quel mare che per me è ancora sconosciuto dopo molti anni di vita.
E allora perché ti scrivo, ti starai chiedendo?
La verità è che non lo so neanche io. La verità è che forse lo faccio più per me che per te. La verità è che ho iniziato a scriverti per fare più chiarezza nei miei pensieri ed invece ho ottenuto l’effetto contrario.
Ripeto, tu riesci a farmi perdere.
Non credo che questa missiva ti verrà mai recapitata. Forse rimarrà sulla mia scrivania a prendere polvere per sempre, ma una cosa te la voglio dire e spero di avere, prima o poi, la possibilità e il coraggio di parlartene a quattr’occhi. Mi piaci, Page Harrison.
Mi piace il biondo dei tuoi capelli e il ghiaccio dei tuoi occhi. Mi piace il rossore sempre presente sulle tue guance e le tue gambe lunghe. Ma soprattutto il modo in cui le accavalli.
C’è molto altro che mi affascina di te, ma se mi dilungassi oltre probabilmente finirei veramente per sembrarti un maniaco.
Perdonami se ti ho turbato con le mie parole, Page. Sono solo le follie di un uomo perso.

 

 

Era rimasta sulla soglia della porta, troppo impegnata a leggere per entrare in casa. Appena terminato si scoprì a cercare altri fogli in quella busta dalla carta pregiata, ma non c’era altro. Poi un biglietto più piccolo e molto meno elegante attirò la sua attenzione. Un messaggio vergato, evidentemente, da un’altra mano, ma che voleva riprendere la scrittura dell’originario autore.

 

Come vedi alla fine mi sono persuaso ad inviarti la lettera già che, una volta scritta, era di tua proprietà.

 

Aveva lasciato il plico sul tavolo, tentando di ignorarlo, ma qualsiasi cosa facesse si ritrovava sempre ad orbitargli intorno. E così per tutto il giorno.
Nel letto, a notte inoltrata, non serviva a niente voltare le spalle a quel punto della casa. Era come se un enorme occhio di bue fosse puntato sulla lettera.
«Oh, è ridicolo!»
Page si disse, allora, che con una camomilla avrebbe potuto prendere sonno. Ma niente. Quella presenza era troppo scomoda.
Prese il suo diario tra le mani e le parole uscirono con una scioltezza innaturale.

 

Uomo perso,
scusami se mi rivolgo a te con questo epiteto, ma non mi hai lasciato altra scelta non fornendomi il tuo nome vero.
Mi trovi assolutamente d’accordo con te: sei un codardo. Normalmente ti direi di prendere la carta con cui mi hai scritto, di farne un bel rotolo stretto stretto e di ficcartelo su per il culo insieme alle tue sdolcinate smancerie. Ma è proprio qui l’anomalia che mi ha sconvolto: non sembra che tu abbia la minima intenzione di molestarmi. Sembrava di più la pagina di un diario che l’azione di un maniaco sessuale.
Comunque stai tranquillo, non ho intenzione di sbandierare ai quattro venti le tue parole, pavoneggiandomi con le amiche. Mi sembra evidente che le tue vere intenzioni non erano di farmi recapitare queste pagine, ma che ti sono state sottratte.
Ti scrivo per dirti che c’è una cosa che ci accomuna: anche io credo di essere una codarda. Il mare di cui mi parli, pieno di pesci, non mi appartiene. In passato mi sono impegnata a nuotare in esso, sperando inutilmente di evitare la solitudine, ma quello che ho imparato è che vivo meglio nel mio piccolo acquario d’acqua dolce che nella vastità del mare. Mi circondo temporaneamente di compagni di gioco per poi lasciarli andare.
Trovo assolutamente scorretto, inoltre, che tu sappia come sono fatta, come si evince dalla descrizione che dai di me, mentre io non conosco neanche il tuo nome.
In fondo, però, non mi conosci per niente: non basta certo un piccolo caso di stalking per intimidirmi.
Concludo dicendoti che se dovessi avere bisogno di perderti nuovamente, puoi presentarti e lasciare che sia io a decidere se sei degno di attenzione o meno. Ma sappiamo entrambi che tutto questo non accadrà: sei un codardo.
Accavallando sensualmente le gambe ti saluto. Page

 

Ma a chi mai avrebbe potuto recapitare la sua risposta? Non aveva un indizio su chi fosse l’autore della lettera. La cosa la intrigava sempre di più.
Negli anni aveva ricevuto le avanches di diversi uomini, ma quel metodo che veniva dal passato la faceva sentire stranamente speciale. Una principessa. Come nei film.
Purtroppo lei aveva imparato anche troppo presto che la vita non è un film e che le donne quasi mai vengono trattate come principesse.

 

***************

 

«EJ!» La porta d’ingresso era quasi uscita dai cardini e nella casa apparentemente deserta riecheggiavano ancora quelle due lettere.
Edward era fuori di sé. Ma come aveva potuto fargli una cosa del genere? Suo figlio? Stava troppo a stretto contatto con Alice, questo era certo.
«EJ! Ti sto aspettando.» Ma la rabbia che l’aveva spinto ad allontanarsi alla velocità della luce dalla casa della professoressa Harrison stava già scemando.
«Mi dispiace, non avrei dovuto intromettermi.» Non era male come inizio per scusarsi e il cucciolo di casa sapeva bene come giocare le sue carte per ottenere il perdono di qualcuno. Ma in fondo non era neanche una tattica. EJ era sincero, era dispiaciuto.
Un sospiro, poi un altro.
«Se ti vedesse tua madre…» Abbandonato sul divano bianco Edward fece cenno al ragazzo di avvicinarsi.
«Che direbbe?» La curiosità divorava il piccolo Cullen, come ogni volta che si parlava di Bella.
«Si sarebbe arrabbiata da morire. Lei odiava chi decideva per conto suo cosa era meglio per lei.»

 

Restai ad ascoltare le sue riflessioni muta come un pesce.
«Aggiusterò la tua auto entro domattina, nel caso tu voglia usarla per andare a scuola», mi assicurò.
Serrando le labbra, sfilai le chiavi e scesi meccanicamente dal pick-up.
«Chiudi la finestra se vuoi che stanotte me ne stia lontano. Capirò», mi sussurrò appena prima che sbattessi la portiera.
Mi trascinai in casa e sbattei anche la porta d'ingresso.
«C'è qualcosa che non va?», chiese Charlie dal divano.
«Il pick-up non parte», ruggii.
«Vuoi che ci dia un'occhiata?».
«No. Riprovo domattina».
«Vuoi usare la mia macchina?».
Di solito avevo il divieto di usare l'auto della polizia. Evidentemente Charlie era impaziente che tornassi a La Push. Almeno quanto me.
«No, sono stanca», farfugliai. «'Notte».
A passi pesanti salii le scale e mi precipitai alla finestra. Diedi una spinta brusca alla cornice di metallo: si chiuse con uno schianto e il vetro tremò.
Restai a fissare le vibrazioni del vetro nero a lungo, finché non si fermò. Poi, con un sospiro, spalancai completamente la finestra.
 
«Ma poi ti perdonava sempre.» Ecco… come si poteva rimanere arrabbiati con EJ?
«Si,» disse Edward tirandolo a sé per abbracciarlo dolcemente «poi mi perdonava sempre.»
 
 
 
Ciao a tutti!
Avete visto che ho ricominciato a postare a pieno ritmo? Come ogni giovedì sono qui a commentare con voi “Imperfetto”. Edward comincia a perdere il suo proverbiale autocontrollo, mentre Page è dura. Ma nessuno dei due è matto: Edward comincia ad essere conteso tra il ricordo della sua povera moglie e il presente con Page, mentre la professoressa Harrison ha un passato un po’ complicato… vedrete.
Veniamo ai ringraziamenti: grazie a chi mette “Imperfetto” tra i preferiti, seguiti e ricordati, grazie a chi mi lascia ogni volta due righe per dirmi che ne pensa del capitolo, grazie a chi pubblicizza questa storia. Ringrazio anche voi che leggete in silenzio, si anche voi.
Un’ultima cosa e poi vi lascio stare: ho indetto da poco un contest “Gli insoliti noti” e c’è stata una risposta positivissima. Sono rimasti pochi posti e spero proprio che qualcuno di voi prenda gli ultimi posti liberi. Fate un giro sul forum, ok?
Baci
 
Pinzy

 

   
 
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